Metamorfosi
Dopo un lungo periodo di pausa ritorno on-line, per così dire.
Mi spiace di avervi fatto penare per così tanto tempo, ma ho
avuto un periodo non facile, dal quale piano piano sto riuscendo ad
emergere.
Ed eccomi qui, di nuovo, a raccontarvi uno dei miei tanti
"secondo me è andata così!", con la speranza di aver
fatto un buon lavoro, di aver dato una buona interpretazione, ecco a
voi questa shot, che rappresenta un po' il mio ritorno! Quindi,
sperando che sia
di vostro gradimento, vi lascio alla lettura, promettendovi quanto
prima
di aggiornare tutte le mie store! In primis Sangue Blu!
Ah, avrei anche una piccola richiesta da fare ... Se vi è tra
voi un Beta che ha voglia di correggere qualche mia storiella non esiti
a contattarmi! Anzi... CONTATTATEMI! Io purtroppo non riesco a
correggere i miei vecchi scritti e cancellarli e ripostarli non mi
sembra giusto nei confronti di chi aveva speso delle buone parole per
me! Dunque spero tantissimo che ci sia qualcuno all'ascolto che voglia
aiutarmi!
Vi ringrazio davvero molto per l'attenzione!
Buona lettura,
Yori
-Il ritorno-
Pensiero
di un animo confuso, che ha perso tutto, che non sa' più
dov'è, che cerca incessantemente quella parte che gli manca, che
è svanita nel nulla. Ma ora che è polvere anch'ella saprà
ritrovar il suo pezzo mancante?
Il suo sguardo vagava incerto in quel luogo mai visto. Aveva
sentito un forte dolore al petto, poi più nulla, se non
un'accecante luce che le aveva impedito di veder ogni
cosa. Ora era lì, in quel luogo sereno e pacifico, in quel luogo
che mai i suoi occhi avevano guardato o desiderato. Aveva inteso subito
quale fosse il mondo in cui, questa volta, si era cacciata. Si
portò una mano al petto. Come immaginava. Il battito era assente, lei era morta.
Strano come la morte non le avesse fatto poi così paura, a dire
il vero, non si era neppure accorta di aver perso la vita, era stato
tutto così improvviso che non aveva avvertito nulla. Ora
sì, però, ora sentiva che qualcosa le mancava in quel
prato verdeggiante e ricco di fiori. L'aria era buona, tutto sembrava
sereno, ma Bulma aveva altro per la testa. Si guardò alle
spalle, osservò in giro, non c'era nessuno intorno a lei. Che
fosse morta sola? Eppure ricordava di esser con tutti i suoi amici, di
esser con Chichi. Ah, no Chichi ... Chichi era stata la prima a morire,
per mano del mostro rosa.
Era morta, questo era pur vero, ma come era successo? Come
era
accaduto? Si era trasformata in una caramella, come gli altri abitanti
della Terra, o magari era divenuta una torta con fragole e panna?
Forse, pensò, era pur sempre peggio star dall'altra
parte, esser lì a guardar qualcuno morire, piuttosto che esser
soggetto della morte. Aveva mosso i primi massi, si sentiva come se non
avesse peso, come se fluttuasse nell'aria. Non le piaceva quella nuova
sensazione. Lei che era una sognatrice di nascita, aveva sempre amato
rimaner con i piedi per terra. Sospirò avvicinandosi a quello
che sembrava un precipizio, dal quale provenivano dei rumori. Si
sentiva, tutto sommato, tranquilla, non ne poteva più di stare
sulla Terra con il terrore di Majin Bu. Pensò poi a Trunks, a
cosa gli
era capitato, chissà se era ancora vivo, chissà se li
avrebbe salvati tutti. Quel bambino così gioioso che doveva in
ogni tempo
rimaner orfano, perder quella figura che tanto amava, ed esser ancora
una volta la speranza per tutti.
E pensare che
prima del ritorno di Goku tutto stava cambiando. Invece ora si
ritrovava ad affrontare le sue paure, i suoi tormenti, ma soprattutto
una nuova perdita. Si sporse per veder al di sotto cosa vi fosse e, al
di là delle nubi, sentì un gran vociare e vide delle figure che non
riusciva, però, ben a distinguere, si muovevano freneticamente, sembravano tutti indaffarati.
Quello doveva
esser l'inferno. Pensò. Lui doveva esser là.
Per un attimo
ringraziò Majin Bu per averla uccisa, in questo modo aveva la possibilità
di parlar con lui di capire...
Bulma Briefs era decisamente la donna più pazza del mondo, chi altri avrebbe potuto aver tali desideri?
Chi altri avrebbe amato ancora un uomo che aveva sterminato delle persone davanti hai suoi occhi?
Bulma Briefs non aveva mai avuto un senso particolarmente logico nelle
cose che faceva, ma diamine era pur sempre la ragazzina che era partita
alla folle ricerca delle sfere del Drago, cosa si poteva pretendere da
lei?
Ora che aveva trovato il suo agognato principe azzurro, nel caso
più nero che azzurro, non avrebbe di certo potuto lasciarlo
andare per dei semplici dettagli, no?
Era morto, ok, ma che importava c’erano le sfere. Era la prima
volta che si ritrovava a pensarlo, ma certo c'erano le Sfere del Drago!
Ma lui sarebbe ritornato in vita? Forse, avevano già purificato
la sua anima malvagia e allora non l'avrebbe mai più rivisto,
non avrebbe mai potuto capire, chiarirsi. Guardò sotto di sé,
ancora una volta, e deglutì. Doveva scendere all'inferno,
doveva andar a riprenderselo prima che fosse troppo tardi.
Ma lui, era davvero il suo principe azzurro? Si meritava cotanta devozione?
Principe nei fatti era, ma era davvero quel principe azzurro. Mentre
moriva si trovava a pensare se quel giorno lontano non fosse partita
cosa sarebbe stato di lei. Un'inutile donna tra tante, probabilmente una scienziata
di grande fama, ma non avrebbe avuto quello che davvero
desiderava, la sua più grande avventura: l'amore ...
Aveva fatto
proprio bene a partire.
E se avesse espresso il suo desiderio di aver la sua dolce metà
in quel tempo lontano, che cosa sarebbe successo? Si sarebbe ritrovata
comunque a saggiar l'inferno e toccare, nel contempo, il cielo?
Sì, ne era certa, Vegeta
ragazzino sarebbe apparso davanti a lei, loro erano destinati ad amarsi
in ogni tempo e in ogni sorte. Bulma sapeva bene che quel viaggio
intrapreso
a sedici anni era valso a quello, era partita per trovare l’amore
della sua vita e alla fine l'aveva trovato.
Vegeta aveva ancora molto
da imparare, ma era l’amore con la A maiuscola. Quindi si
meritava la sua devozione, meritava il suo sangue. E lo promise in quel
momento a se stessa, mentre guardava le fiamme degli inferi: se mai
fosse tornato tutto normale, se mai in un futuro ce ne fosse stata
l'occasione: gli avrebbe donato anche la sua vita.
"Dove stai andando, Bulma?"
Una voce alle sue spalle, la scienziata si voltò immediatamente riconoscendone il suono.
Quindi, come pensava, non solo lei era morta.
"Chichi!"
La donna dispiegò un sorriso, anche se vi era poco di cui sorridere, non
aveva detto nulla si erano solo guardate. Era la prima volta che si
ritrovavano nell'oltremondo. Loro così abituate a pianger gli
altri, che si ritrovavano ora dall'altra parte ... Beh, sorvolando che
entrambi i loro mariti era già deceduti, nessuno oltre ai loro
piccoli bambini era rimasto sulla Terra a piangerle e ricordarle.
"Chichi! Sei qui anche tu! Pensavo di non poter riveder nessuno."
"Certo che ci sono anche io, sono morta prima di te! A proposito, in che cosa mi sono trasformata!?"
Bulma era rimasta per un attimo a fissarla, stranita per quella domanda.
"Beh ...." Aveva tentennato Bulma. " Mi sembra in un uovo!"
Chichi
aveva storto il naso, come al solito Bulma era stata più
fortunata di lei trasformandosi in uno splendido cioccolatino.
"Dove stavi andando?" Aveva sospirato e cambiato argomento la donna dell'eroe che anche nella morte manteneva la sua
serietà e il suo rigore. Bulma pensò che lei non sarebbe
mai stata in grado di aver al suo fianco un uomo che non la metteva al
primo posto. Beh ... Vegeta aveva sempre messo in primo piano: Goku, gli
allenamenti, la sua gloria di guerriero e soprattutto il suo amato
orgoglio, ma lei sapeva che in tutto questo un pensiero per lei e per
Trunks c’era; perché erano loro il suo mondo, la sua casa,
la sua patria, il suo agognato regno in cui poteva regnare in pace. A Goku, invece, non bastava la Terra, la sua
famiglia i suoi amici, per lui la cosa più importante era mettersi
alla prova, superare i suoi limiti. Bulma si era chiesta con gli anni,
se Goku fosse mai stato in grado si amare, forse a suo modo lo era, ma
l’abbandono era la parola che più le veniva in mente
pensando a lui. Bulma l’aveva sempre considerato un caro amico,
il più caro, ma lui cosa pensava di lei? Chi era il suo migliore
amico, con chi si confidava? Chi lo capiva? Lei a volte proprio non
riusciva a comprenderlo, come aveva potuto abbandonare Chichi sapendo che
aspettava un bambino? Come aveva potuto lasciare Ghoan, che aveva
ancora bisogno di lui, che aveva dovuto far da padre a quel fratellino,
nato già orfano? Anche Vegeta l’aveva abbandonata incinta,
anche lui l’aveva fatto, per inseguire i suoi sogni, ma poi era
tornato da lei, perché aveva bisogno del suo sostegno,
perché aveva bisogno di sentirsi parte di qualcosa, lui che non
aveva più niente. E lei l’aveva viziato, in quegli anni,
l’aveva viziato come si fa con un bambino piccolo, aveva
sopperito alle sue mancanze con tutta se stessa. In parte c’era
riuscita a cambiarlo, ma non del tutto. I Sayan hanno la testa
più dura del cemento e devono sbatter da soli contro i
problemi per risolverli. Così com’era stato per Vegeta
durante il Cell Game, dove aveva perso se stesso. Ora che era tornato
il Principe sanguinario di un tempo, Bulma si sentì di colpo sollevata a quel pensiero.
Ora che aveva ritrovato se stesso, forse avrebbe compreso meglio
ciò che voleva davvero essere. Guardò di nuovo in basso.
"Volevo andare da lui ... Pensi sia possibile?" Chiese rispondendo
all'amica. Chichi sorrise e le pose una mano sulla spalla. Quando tutto
sarebbe finito,
se tutto fosse finito, finalmente Vegeta avrebbe potuto fare la sua
scelta con consapevolezza: tornare come un tempo o rimanere
con lei?
Ma che diceva erano entrambi morti, forse non l’avrebbe
mai più rivisto, forse l'aveva perso per sempre. No, aveva la netta sensazione che tutto sarebbe
andato per il meglio, e che una volta tornata la calma, avrebbe
di sicuro scoperto se doveva sortire la medesima sorte di Chichi, esser
a sua volta abbandonata.
Solo in quel momento capì
che Chichi aveva fatto il suo stesso ragionamento e che aveva lasciato
andare Goku, perché solo così sarebbe stato felice e se
stesso. Bulma sapeva che non avrebbe potuto sopportar la lontananza di
Vegeta, ma per la sua felicità l’avrebbe lasciato andare.
Ad un tratto tutto diventò bianco, non c’era più
nulla intorno a lei solo un bianco accecante, chiuse gli occhi e sentì lentamente i piedi poggiare sulla terra ferma.
La riflessione porta a dei risvolti strani, che nemmeno noi sappiamo spiegare.
A volte siamo più forti di
quello che può sembrare in superficie, a volte riusciamo a
compier scelte e ad esser consapevoli di esse senza sforzo alcuno.
Di colpo si comprende tutto e si torna a guardare il sole.
Aprì lentamente gli occhi e un cielo azzurro accolse le
sue iridi color del mare più profondo. Inspirò l'aria a
pieni polmoni e il suo petto ricominciò a muoversi a ritmo.
Comprese pian piano che tutto era al suo posto, le sue mani, le sue
gambe, persino i suoi capelli, sembrava tornato tutto come prima.
Osservò di nuovo davanti a sé, si sentiva più
leggera.
"Ti piace star sulla Terra? Non è un bel pianeta? Dimmi Vegeta non è il più bel posto dell'Universo?"
Quante domande gli pose incuriosita
dal soggetto alieno che sonnecchiava sotto una pianta nel grande
giardino della Capsule Corporation.
"Tsk!"
Fu la sua unica risposta. Ma Bulma
non era certo il tipo che mollava la presa con tanta facilità, e Vegeta
era l'essere con il quale più si divertiva a esercitare le sue
doti di ottima oratrice.
"Dei pianeti che ho visto,
sicuramente la Terra è il più bello. E' il pianeta
più ospitale ed è così solare. Comunque mi
piacerebbe un tuo parere, visto che tu hai visto sicuramente più
pianeti di me! Ad esempio il tuo com'era? Così? Com'era il
cielo? C'erano piante? E ..." Si fermò vedendolo sollevarsi ed
allontanarsi da lei, sapeva di averlo infastidito, ma voleva a tutti i
costi fargli dire qualcosa, interagire con lui.
"L'aria è leggera."
Disse soltanto, per poi avviarsi verso la casa. Bulma arrossì, guardando la sua regale figura.
"L'aria è davvero leggera ..." Disse dando voce ai suoi
pensieri. Poi guardò in torno in cerca di lui, in cerca di
Trunks.
Ma solo i suoi amici erano lì, Chichi era di fronte a lei e la guardava perplessa.
"C... cosa è successo? Siamo tornati in vita? Ma come è possibile?"
Erano al Palazzo del Supremo, c'erano tutti, mancavano solo Trunks,
Goten e Junior, anche loro erano lì prima della loro morte. Ma
cos'era successo, com'erano tornati in vita? Che qualcuno avesse usato
le sfere? Chi aveva espresso il desiderio? Chi li aveva risvegliati da
quel torpore eterno?
Chi aveva sconfitto Majin Bu?
Si guardò intorno, ma non vi era nessuno dei suoi familiari.
“Trunks?? Dov'è Trunks?” La disperazione prese il sopravvento su di lei, dov’era il suo bambino?
Stava combattendo contro Majin Bu con Goten e Junior, forse ce l’avevano fatta?
“E Goten?” Chiese Chichi con la medesima apprensione.
Cercavano risposta entrambe da coloro che sapevano distinguere le
auree, per sapere, per comprendere.
Crilin si concentrò, aveva una figlia anche lui, ora comprendeva a pieno l'apprensione delle due donne.
“Sento le loro aure!”
“Ehi, Crilin io sento anche quella di Junior e di …”
Disse Yamcha che voleva esser di aiuto alle due mamme, ma forse anche a qualcun altro.
“Gohan!!”
Videl corse verso di loro, con le lacrime agli occhi. In così
poco tempo si era davvero innamorata di quel ragazzo così dolce
e forte. Dopo tutto quel casino l'avrebbe sicuramente invitato ad
uscire.
“Gohan!! Davvero Gohan!! Oh, che bello!!”
Chichi sorrise raggiante, i suoi figli stavano bene, Gohan aveva
persino torvato una bella ragazza. L'unica cosa che le mancava, come
sempre, era Goku. Neanche questa volta l'avrebbe visto tornare dal
campo di battaglia.
“Non si sente l‘aura di Majin Bu. Forse l‘hanno sconfitto.”
Aveva esclamato il maestro Muten, con un mezzo sorriso.
“Non … non sentite nessun altro?”
Bulma cercava conferme, sui volti degli amici, dalle loro parole.
Deglutì per l’agitazione, forse avevano evitato di parlar
di Vegeta perché era antipatico a tutti? O forse lui aveva
nascosto la sua aura perché non voleva farsi scovare.
“No, Bulma mi dispiace!”
Disse Crilin con amarezza.
Possibile che solo lui e Goku non ci fossero?
Possibile che non l’avrebbe davvero più rivisto?
Eppure era convinta che sarebbe tornato, non si sentiva il cuore in pezzi come quanto aveva sentito che era morto.
Persino Yamcha abbassò il capo. Bulma si morse le labbra,
ricacciando indietro i singhiozzi. Voleva viver con lui fino alla
vecchiaia, non perderlo così, voleva aver un altro figlio da
lui, voleva arrabbiarsi con lui per quanto aveva fatto, per non averle
esposto, come al solito, i suoi problemi, i suoi pensieri. Voleva solo,
semplicemente, dormire con lui, svegliarsi con lui, preparargli il
pranzo, portargli una tazza di caffé a letto, si perché
di tutte le cose della Terra Vegeta, adorava il caffé,
così come il Suhi, così come ... l'aria.* E a lei in quel
momento mancava, non voleva viver senza di lui.
Troppe domande, troppi quesiti, troppe paure, per una volta sola.
Ma basta una parola per farti riemergere dal fondo, della disperazione e da lì esplode la gioia.
Una voce riempì l'aria, una voce dura e
seria, una voce che le scaldò il cuore, che la fece sorridere,
che la fece sperare.
No, forse era la sua immaginazione a parlare non era davvero lui, non era il suo uomo, non era l’amore della sua vita.
“Vegeta! Questa è la voce di Vegeta, ma perché?”
Chiese più per conferma che per altro, sapeva che era la sua
voce, ma dov'era? Da dove parlava? Stava ancora combrattendo? Crilin le
fece segno di far silenzio.
Quindi lo sentivano anche loro, quindi lui era vivo!
Mentre ascoltava le sue parole, mentre alzava le mani verso il cielo, era certa della vittoria, era
certa che presto tutto sarebbe finito, che quella sera avrebbero
dormito insieme, avrebbero fatto l’amore di nuovo come sempre,
forse con più consapevolezza, con più amore. Era
orgogliosa di lui, aveva dimostrato di essere un eroe, aveva dimostrato
di esser cambiato, di esser lui il più forte, perché
aveva avuto il coraggio di amare, aveva avuto il coraggio di deporre le
armi e lasciarsi amare, e lei desiderava solo quello nella sua vita,
amarlo ed averlo al suo fianco per sempre.
Non sapeva cosa le avrebbe riservato il futuro, non sapeva cosa avrebbe
scelto Vegeta, non sapeva quali parole le avrebbe riservato il suo
uomo, e mentre la sua energia sgorgava dal suo corpo, sapeva che tutto
sarebbe cambiato davvero, e questa volta Vegeta avrebbe saputo casa
fare della sua vita.
Parole soltanto parole, in quel mondo
rinato, in quel cielo terso. L'attesa snervante di un principe
decaduto, che ha ormai trovato la sua via, che ha scelto la sua strada.
E appare sulla Terra, dopo aver distrutto il fato avverso, che tormenta
da sempre la sua gente. La malvagità è sconfitta, con la
forza dell'universo, con la forza dell'eroe più grande che si
sia mai visto, ma soprattutto con l'astuzia di un Saiyan, il Principe
dei Saiyan, che mai ha
dimenticato le sue origini, e che ha finalmente capito da che parte
stare. E questa volta non per convenienza, ma per scelta, perché
è quello che davvero vuole fare. E mentre viene teletrasportato
sulla terra, si sente leggero, si sente stranamente libero.
E appoggia i piedi al suolo, e guarda i loro occhi. E vede
finalmente qualcuno che lo aspetta a braccia aperte, con il sorriso,
con le lacrime sulle gote. E suo figlio corre verso di lui,
perché almeno per lui, per Trunks, il Principe oscuro è
un eroe, il più grande eroe, ma questa volta anche gli altri lo
guardano ammirati. E mentre suo il bambino gli stringe la mano, si
volta
per imbarazzo e sente la presenza di lei. Ed è curioso di sapere
come l'ha presa, se lo perdona per ciò che ha fatto, per
ciò che è sempre stato. E lui che non trema mai davanti a
nessuno, ora ha paura, ha timore di perderla dopo aver compreso che
è l'unica cosa che conta. E lei è lì, gli sfiora
la mano, e mentre Trunks grida a tutti quanto è meraviglioso suo
padre, lei si appoggia timidamente al suo petto, con il viso
con le mani. E' felice non c'è bisogno che lo dica. E allora lui
le
stringe la nuca con la mano guantata, e mentre il cuore batte
follemente nel suo petto di gurriero, le sussurra le uniche parole lei
si vuol sentir dire:
"Andiamo a casa."
E finalmente sa che è quella la sua strada, su quel pianeta azzurro dall'aria leggera.
* La storia del caffè è una mia liberissima interpretazione, ma l'ho sempre visto come: "amante del caffè"!
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