TEKE ME TO THE PLACE I LOVE 2
TAKE ME TO THE PLACE I LOVE(1)
CATTOLICA - Agosto 1996
Siete mai stati DAVVERO FELICI? Vi auguro di sì, ma io intendo
quella felicità pura, che vi rende leggeri, che vi fa viaggiare
con la mente in posti sconosciuti e fantastici dove la sofferenza, se
mai l'avete provata, è una cosa lontanissima, dove tutto vi
sembra possibile, dove il domani sarà un giorno ancora
più meraviglioso di oggi e dal quale non vorreste mai venire
via, ma nel quale vi rifugiate quando siete tristi. Allora, siete mai
stati COSI' FELICI?
Rachele lo fu per due settimane nell'agosto del 1996, quando a diciotto
anni ancora da compiere si ritrovò con i suoi amici di nuovo a
Cattolica. Ovviamente nessuno di loro era più il bambino di
quando si erano conosciuti ormai dodici anni prima, e non lo era
neanche il sentimento che legava tutti e tre, nel bene e nel male. Se
dodici anni prima insieme giocavano a biglie e facevano il bagno in
mare, ora, nel 1996 loro tre insieme continuavano a divertirsi
come dei bambini, ma avevano anche scoperto quanto profonda può
essere un'amicizia e quanto importante sia avere qualcuno accanto
che ascolta tutti i deliri giovanili senza giudicare, ma anzi avendo la
straordinaria capacità di capire quello che si prova da un solo
sfuggente sguardo. In pratica loro tre insieme si sentivano
invincibili.
Di quelle due settimane Rachele immaginava che ci fossero state le solite partite
a beach-volley e bagni in mare come tutti gli anni; già lo
immaginava perchè in effetti non se lo ricordava con esattezza.
Le uniche cose che ricordava chiaramente erano le interminabili
passeggiate che loro tre facevano sulla spiaggia, la sera...la
sera...la notte più che altro. Dopo un veloce giro in centro per
prendere un gelato o per bere qualcosa, raggiungevano la spiaggia e si
sdraiavano su tre lettini, guardando le stelle e parlando di qualunque
cosa venisse loro in mente; che fosse stupida o esistenziale, non
importava. Stavano lì sdraiati per ore e ore, fino a notte
fonda, senza che a nessuno dei tre venisse sonno, perchè parlare
di tutto così sinceramente era talmente liberatorio da essere
quasi esaltante.
Quell'estate Rachele prese la sua prima (e unica)
sbonza...sbronza...più che altro si era trattato di una quasi-sbronza. Era
stata sufficiente una tequila bum-bum per farle girare leggermente la
testa. A quel punto non aveva più bevuto niente, perchè
perdere le ore di chiacchiere insieme ai suoi amici sulla spiaggia per
colpa di uno stupido stordimento post-alcool sarebbe stato da idioti.
Tuttavia la tequila, quella sera, le aprì una serie di
riflessioni interiori, le uniche che non comunicò ai suoi
amici, nè in quell'occasione, nè mai in futuro. Come al
solito erano sdraiati su tre lettini di qualche bagno fra Rimini e
Gabicce Mare, senza sapere esattamente a che altezza fossero, e stavano
parlando di cosa avrebbe potuto succedere nelle loro vite una volta
fatta la maturità:
-Cosa sarà di noi...dopo...?- chiese Rachele, la cui logica nei
concetti era stata parzialmente spazzata via dai fumi della tequila
bum-bum, guardando le stelle sopra di loro.
(Ok, non parlavano sempre di concetti esistenziali come quello. Due
minuti prima Marco aveva chiesto: "Cosa fa un gatto nell'acqua?" e
Rachele aveva risposto immediatamente: "Galleggia!". Dopo una buone dose di risate
tutti e tre insieme era stato Christian a porre una domanda: "Cosa
fanno due galli nello stesso pollaio?". Marco aveva risposto senza
neanche pensarci un secondo: "Litigano per la gallina migliore...".
Ecco, in quel caso prima che tutti e tre ridessero passarono un paio di
secondi di tensione; Rachele, beata innocenza, non fu neanche sfiorata
dall'idea che la "gallina" in questione potesse essere lei.)
In ogni caso la domanda di Rachele fu seguita da un denso silenzio
durante il quale i suoi amici rifletterono su quello che avrebbero
voluto fare della propria vita. Siccome il loro silenzio si protrasse
per diverso tempo, Rachele si era voltata prima verso l'uno poi verso
l'altro e solo in quel
momento mise realmente e coscientemente a fuoco le Persone che aveva
al proprio fianco. Marco era decisamente il più esuberante e
pazzo di loro tre. Spigliato e con la battuta sempre pronta, non si
tirava mai indietro quando era il prorpio turno in una conversazione.
Ok, non era particolarmente attraente, i lineamenti del suo viso erano
un po' spigolosi e le orecchie a sventola non portavano di sicuro
armonia in essi, ma la sua spontaneità
aveva fregato anche Rachele, due estati prima. Christian, invece, era
decisamente più riservato; non che si facesse mancare la battuta
giusta al momento giusto, ma quando doveva comunicare qualcosa di
sè a qualcun'altro ci pensava sempre due volte. Era il
più riflessivo di loro ed aveva un tocco
di ombrosità che aveva sempre attratto Rachele un filo
più di quanto un semplice amico avrebbe dovuto. E poi,
fisicamente parlando, era decisamente in forma...molto in forma.
Guardandolo, mentre lui era concentrato su qualche stella nel cielo,
Rachele ripensò a tutte le estati passate insieme e
realizzò che era sempre stata affascinata da lui in modo
particolare...insomma per
farla breve, da piccola si era presa una cotta colossale che si
rinnovava tutte le estati e che, crescendo si era trasformata
in...in...cosa? Cosa provava esattamente Rachele per Christian in
quel momento, mentre erano sdraiati sulla spiaggia a parlare del
futuro? Beh, la ragazza non seppe definire quel sentimento, però
sapeva anche fin troppo bene che esso si traduceva fisicamente in un
fastidiosissimo e costante formicolio allo stomaco e in un impulso al contatto
fisico che lei doveva continuamente reprimere con disumana fatica.
Tuttavia due estati prima, l'uragano Marco l'aveva travolta con tutta
la sua follia e Rachele aveva dato il suo primo bacio. Sì, avete
ragione, non si fanno cose tipo trasformare il tuo migliore amico nel
tuo ragazzo, ma lì per lì e, soprattutto per mancanza di
esperienza, Rachele non ci aveva trovato niente di male. Finite le
vacanze, lei e Marco si erano tenuti in contatto per un po', poi era
risultato fin troppo evidente che mantenere seriamente una relazione a
distanza, che già in età adulta è una cosa di per
sè complicata, a sedici anni era un'impresa improba, per cui
avevano deciso di "rimanere amici"....o meglio lei era rimasta sua
amica, ma Rachele aveva sempre avuto la sensazione che, dopo
quell'estate, lui si sentisse in imbarazzo quando intorno c'era anche
lei.
Quell'estate Christian non c'era....sarà stato significativo questo fatto per determinare il corso degli eventi?
L'estate del 1996 fu l'ultima che i tre amici passarono insieme. Negli anni
successivi, si persero fra fidanzati e fidanzate, parenti
in Perù, vacanze-studio all'estero, esami universitari che da
soli non si sarebbero dati, lavoro e libri che dovevano andare in
stampa possibilmente includendo nel volume anche l'ultimo capitolo. Risultato?
Qualche contatto per
e-mail (ripensando ai quali Rachele si sentiva una perfetta stronza) auguri di
Natale e basta.
Mentre, durante la passeggiata a cavallo, l'odore della primavera
arrivava dritto e prepotente nel cervello di Rachele,
lei ripensò a quella sera, quella della sua prima e unica
quasi-sbronza, quando, forse per la prima volta, aveva fatto capolino
dentro di lei il concreto pensiero di Christian, un ragazzo e non di Christian,
il suo amico; quella sera sulla spiaggia lei aveva percepito
qualcosa di invincibile e potente che li legava tutti e tre. Che fine
aveva fatto?
Scomparso? Sciolto come neve al sole? Che amarezza...certo non è
che lei si fosse comportata granchè bene con i suoi amici.
Chiaramente i messaggi che si
era scambiata con Marco e Christian era totalmente diversi. Con Marco
scherzava e faceva battute stupide e piccanti sulle sue avventure
irlandesi (finita la scuola si era trasferito in Irlanda per trovare
lavoro), mentre con
Christian no. Con lui sviscerava i suoi problemi, si liberava e si
sfogava di tutto il caos che aveva in testa riguardo a tutto. Per
esempio sul fatto che non sapeva cosa fare della propria vita dopo la
maturità. Non aveva mai detto a nessuno dei due che a Bologna
c'era un editore abbastanza fuori di testa per accettare di pubblicare
quello che lei scriveva. Chissà perchè?
Ricordava perfettamente di
essersi confidata con Christian, tramite e-mail, quando si era
innamorata
del
suo istruttore di equitazione. Gli aveva raccontato quanto le
piacesse e quanto quello la facesse stare male. Ricordava perfettamente
di averlo praticamente sepolto sotto tonnellate di parole di angoscia e
disperazione. E poi? Poi la storia
con
l'istruttore si era concretizzata e lei e Christian non si erano
più sentiti...sì, Rachele si era comportata come una
stronza, e tutte le volte che ripensava a come stupidamente era finita
un'amicizia così profonda si sentiva un verme!
Ripensandoci le venne spontaneo insultarsi abbondantemente. Perchè lei
doveva essere stata dosì stupida? Improvvisamente un pensiero orrendo le squarciò la mente come un
coltello affilato: a parte sua madre, Christian era la persona che la
conosceva meglio sulla faccia della terra, e lei come si era comportata
con lui? Ma cosa diavolo aveva nella testa? Sabbia? Segatura?
Probabilmente una miscela di entrambe le cose!
Rientrando al maneggio, due ore dopo essere uscita, Rachele non era
più tanto sicura che una bella passeggiata a cavallo fosse la
soluzione migliore per liberare la mente. Ora aveva la sensazione che,
oltre ad essere una scrittrice finita già a venticinque anni, era anche un'idiota.
Per la cronaca, la storia con l'istruttore era andata avanti per sei
anni, poi, dopo due anni di convivenza, era finita miseramente con lui
a letto con un'altra.
(1) Da "Under The Bridge" - Red Hot Chili Peppers
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Gli eventi raccontati in questo capitolo ed in quello precedente
saranno più o meno
gli unici realmente accaduti di tutti quelli che
costituiranno questa storia. Rachele esiste
davvero, ovviamente non si chiama Rachele e, ahimè, non fa la
scrittrice (...e provate a indovinare chi è); anche Marco e
Christian esistono davvero. E' ovvia anche un'altra cosa, e cioè
che la "vera Rachele" non è stata così fortunata come lo
sarà quella della storia, per questo ci terrebbe a dire un paio
di cose. Primo vorrebbe porgere delle scuse gigantesche ai suoi amici;
purtroppo è troppo orgogliosa per implorare perdono in modo
esplicito, ma questa storia è il suo modo per farlo; secondo
vorrebbe far sapere loro che lei ha un suo "Posto Felice", nel quale
ritorna tutte le volte che è triste, ed è lo stesso della
Rachele della storia: l'estate del '96 quando tutti e tre passavano le
ore di notte sulla spiaggia a parlare di qualunque cosa. Quello
è stato l'unico momento in cui la vera Rachele si sia mai
sentita davvero libera di essere sè stessa e davvero parte di qualcosa. Per
questo vorrebbe ringraziare "Marco e Christian".
Lo so, non è molto e
loro non leggeranno mai queste righe, ma la "vera Rachele",
nonostante si stia imponendo con tutte le sue forze di smettere di
sperare, probabilmente non riuscirà mai a farlo.
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