Sette
campanelle
colorate
Osservai queste sette
ragazze. Il loro petto non avrebbe conosciuto altri respiri, né
il loro cuore altri battiti.
Sembravano
davvero in un letto di morte,
adagiate tranquillamente sul terreno.
Loro stavano là, in
quel vicolo bianco, senza vita.
Non mi chiesi come fossero
morte: la morte è irreversibile. Ti lascia lì,
esattamente dove sei, senza che tu possa andare da nessuna parte.
L'unica ragione per cui
versai qualche lacrima fu per il mio aspetto malconcio.
Non possedevo alcun ricordo
di qualcuno che mi avesse amata. Specialmente non a prima vista.
Queste ragazze avevano
ognuna una campanella colorata, pegno dell'amore della loro famiglia.
In tutta la mia vita, io non avevo mai avuto in dono una campanella.
Eppure io ero lì, viva, mentre queste ragazze, che erano state
amate incondizionatamente dalle loro famiglie, erano morte. Poteva
essere stato del veleno. O magari qualche malattia. Anche io, forse,
sarei stata trascinata via dal vento freddo della morte. Eppure,
comunque stessero le cose, io ero viva. Una parte del mio cuore rise.
“Vi sta bene. Basta osservare l'evidenza: voi mi avete deriso,
ed io sono sopravvissuta. Avete pagato con la vita il prezzo della
vostra crudeltà. Guardate! Io sono viva!”.
Ma per quanto urlassi,
nessuna di loro aprì gli occhi. E le mie lacrime non si
fermarono.
Quando presi una dopo
l'altra le loro campanelle, giurai a me stessa che non mi sarei
dispiaciuta per loro. Non dopo aver sofferto così tanto nella
mia vita. Avevo il diritto di ridicolizzare la loro vita e la loro
morte.
Le sette campanelle che non
mi appartenevano squillarono in vano nell'aria, come i rintocchi
delle campane di un funerale.
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