Un
leggero
scampanellio lo avvertì dell'arrivo al piano desiderato, ma
quello
che si aprì agli occhi di Mac Taylor quando si spalancarono
le porte
dell'ascensore, sembrava a
tutti
gli effetti un altro mondo.
La
reception era
talmente bianca da far male agli occhi, ed era presidiata da una
ragazza asiatica che sarebbe potuta essere tranquillamente una top
model. Non si curò di lui,
troppo
impegnata a gestire da sola almeno
sei linee telefoniche grazie ad una cuffia che le pendeva
graziosamente dalla testa, senza sformare in alcun modo il
caschetto
perfetto
di capelli corvini lisci e lucenti.
Il
detective si
avvicinò al banco di legno chiaro, ma la ragazza
sembrò ignorare
totalmente il suo tentativo di chiederle informazioni.
“Mi
scusi...”
iniziò a parlare, cercando di attirare la sua attenzione.
La
receptionist
alzò un indice dall'unghia perfettamente laccata in sua
direzione
“Solo un attimo.”
Mac si
ritrovò ad
aggrottare la fronte, pronto a tirare fuori il proprio distintivo per
far capire alla ragazza la gravità del motivo della sua
presenza lì.
“Mac!”
si
sentì chiamare, invece, proprio mentre stava mettendo mano
al badge.
L'uomo
si voltò,
riconoscendo così il volto familiare del detective Don Flack
che gli
faceva segno di seguirlo.
“Vieni,
da
questa parte.” disse di nuovo il giovane, facendogli cenno
con una
mano.
Il
capo della
scientifica lo seguì con passo svelto, immettendosi con lui
in un
corridoio quasi asettico le cui pareti erano decorate da quadri
incorniciati che contenevano le
copertine
più riuscite della
rivista. Modelle, attrici e star della tv vestiti con capi di alta
sartoria ammiccavano nella loro direzione da quei rettangoli di
cartoncino lucido mentre
i due
uomini procedevano lungo quel dedalo
di uffici dalle pareti in vetro.
“Questa
gente sa
che cos'è successo?” domandò il
detective Taylor, mentre
osservava con fronte corrucciata gli impiegati di Runway schizzare di
qua e di là, indaffarati come
formiche
in un formicaio.
“Decisamente
sì.- confermò Don scrollando le spalle- A quanto
pare un omicidio
non è sufficiente a fermare una redazione di moda.”
I due
poliziotti
raggiunsero finalmente l'ultimo complesso di uffici che si affacciava
su un disimpegno decisamente più ampio di quelli che avevano
visto
fino a quel momento.
Un'ampia
parete di vetro si apriva su una stanza
grande e luminosa i cui due lati erano occupati da due postazioni
scrivania gemelle, ordinate e decisamente costosissime.
Sulla
destra
riuscirono a intravedere un cucinotto perfettamente arredato,
elegantemente nascosto da un angolo strategico dell'ufficio, e alle
spalle della scrivania poco
distante, svettava
un armadio a muro
dall'elegante porta scorrevole lucida e bianca.
Dalla
posizione in
cui si trovavano riuscivano a vedere l'interno dell'elegante ufficio
dove il corpo di una donna giaceva ancora sulla moquette dall'aria
decisamente costosa.
“Chi
è la
vittima?” domandò Mac, facendo un cenno nella
direzione del
cadavere.
“Miranda
Priestly, direttrice di questa rivista.- spiegò il detective
di
origini irlandesi- È stata ritrovata morta nel suo ufficio
questa
mattina.”
L'altro
annuì ,
per poi voltarsi verso una delle scrivanie che occupavano la stanza
in cui si trovavano “Il cappotto e la borsa sono stati
letteralmente lanciati su quella
scrivania.- commentò,
indicando i
due oggetti che pendevano incuranti del fatto che la loro padrona non
li avrebbe più indossati- Forse era di fretta per qualche
motivo.”
Dalle
loro spalle
arrivò una voce nasale “Miranda faceva
così tutti i giorni. È
compito delle sue assistenti sistemare le sue cose.”
“Ma
che
personcina deliziosa.” borbottò Don prima di
voltarsi verso un
uomo che indossava degli occhiali di tartaruga e un improponibile
completo a scacchi.
“Sono
Nigel, art
director di Runway.” spiegò di nuovo lui,
giocherellando con
noncuranza con un grosso anello dalla pietra vistosa.
“Quello
che ha
trovato il cadavere.” specificò quindi Flack.
Mac
annuì “Come
mai si era recato nell'ufficio della signora Priestly?”
Nigel
fece roteare
gli occhi, come se quella fosse stata l'ennesima volta in cui
rispondeva a quella domanda “Miranda mi ha chiamato
stamattina: mi
ha detto che doveva
parlarmi
di qualcosa di molto urgente e che mi
avrebbe aspettato nel suo ufficio. Quando sono arrivato l'ho trovata
morta.”
“Sembrava
preoccupata?Spaventata da qualcosa?” incalzò Don,
cercando di
immaginare un possibile scenario.
“Direi
di no.
Sembrava più...infastidita.- rispose l'art director, dopo
una breve
pausa in cui sembrò cercare il termine più
appropriato per
descrivere l'umore di Miranda-
Ecco,
infastidita è la parola
esatta.”
I due
detective si
scambiarono uno sguardo. Quello poteva significare qualcosa.
“Le ha
detto da cosa?” chiese Mac.
“No,
ma se non
fosse successo questo l'avrei
saputo presto, ci può giurare.- Nigel annuì con
convinzione- Niente
di quello che infastidiva Miranda era destinato a durare.”
“Qualcuno ha minacciato la signora Priestly, di
recente?” domandò
il capo della scientifica.
L'uomo alzò un sopracciglio in sua direzione “Sta
scherzando,
vero?”
“Perché dovrei?” ribatté Mac
con tono piatto.
Nigel fece roteare gli occhi prima di rispondere “Miranda
riceveva
lettere minatorie continuamente: dagli animalisti, associazioni
anti-anoressia, modelle che sono state scartate
per i servizi su
Runway...Naomi ha minacciato di ucciderla per quella faccenda dei
capelli radi e delle extension, ma era tutto fumo e niente arrosto,
come al solito, e...”
Flack spalancò gli occhi chiari “Naomi come Naomi
Campbell?”
“Ne conosce altre?” domandò di rimando
l'art director,
parzialmente sorpreso dal fatto che quei poliziotti non
comprendessero appieno il ruolo di Miranda nel mondo della
moda.
“Queste minacce erano preoccupanti?”
“Per niente. Nessuno ha mai fatto nulla a Miranda.”
“Fino ad oggi.” concluse Mac, prima di allontanarsi
verso
l'ufficio della donna.
“Abbiamo bisogno di tutta la sua posta.” aggiunse
Don
rivolgendosi a Nigel, che annuì solennemente prima di girare
i
tacchi e sparire nel dedalo di corridoi.
L'interno
dell'ufficio di Miranda Priestly era, se possibile, ancora
più
moderno ed elegante del resto della redazione. Di fronte alla porta
si apriva una vista mozzafiato della
skyline
di New York grazie alle
finestre panoramiche che svettavano dietro alla scrivania dal ripiano
in vetro. Su di esso erano riposte ordinate alfabeticamente delle
riviste di
moda e
di attualità, affiancate da un sottobicchiere su
cui troneggiava una bottiglia di vetro che conteneva acqua minerale
di una marca esclusiva. Alle pareti erano appese
delle
foto di
famiglia, che però sembravano essere state scattate da un
fotografo
professionista, in cui due bambine esattamente identiche guardavano
imbronciate l'obiettivo.
“La
redazione di
Runway non si ferma mai.” disse Danny Messer come saluto al
proprio
capo che era appena entrato nella stanza che lui e Lindsey stavano
scandagliando
con
attenzione.
“Di
certo non
durante la lavorazione del numero di settembre e alla vigilia della
settimana della moda.” gli fece notare la donna, mentre
scattava
una foto a un angolo della
moquette.
“E
da quando tu
sai queste cose?- domandò Mac alzando un sopracciglio- Non
credevo
leggessi riviste come Runway.”
“Lo
faccio.-
ribatté Lindsey con una luce vivace negli occhi castani- La
nostra
igienista dentale ne ha diverse copie in sala d'aspetto. È
una
rivista interessante o, perlomeno,
decisamente
più interessante di
Auto Universe dal mio punto di vista.”
Danny
la fissò
stupito “Abbiamo un'igienista dentale?”
“Sì.-
ribatté
la giovane CSI cercando di fulminarlo con lo sguardo, ma finendo per
sorridergli divertita- Il fatto che tu continui a rimandare gli
appuntamenti per la tua visita
semestrale
non significa che lei non
esista.”
L'altro
gli
rivolse uno dei suoi soliti ghigni “A proposito, credo che
non
potrò andare la settimana prossima. Ho un sacco di
scartoffie di cui
occuparmi.”
“Danny!”
cercò
di protestare Lindsey, ma decise di lasciare perdere e immergersi di
nuovo nel proprio lavoro.
Si
chinò di
fianco al corpo senza vita di Miranda Priestly, domandandosi come
fosse possibile che quella donna indossasse delle scarpe il cui
prezzo, con tutta probabilità, era
superiore al suo stipendio e
quello di Danny messi insieme.
Stava
per passare
oltre quando i suoi occhi attenti notarono qualcosa.
“Che
cos'è
quello?” domandò Mac mentre la osservava sollevare
qualcosa con
una pinzetta di precisione.
“Un
frammento
blu.- rispose la donna, mentre lo infilava in un sacchetto di
plastica- Lo manderò in laboratorio.”
Il
capo della
scientifica annuì, mentre si voltava a guardare di nuovo
Miranda
Priestly.
Era
una bella
donna, pensò. Il volto era fiero, non legato ai canoni
tipici della
bellezza che stavano alla base della stessa rivista di cui era
direttrice. I suoi occhi erano verdi e
dal
taglio quasi felino, ma
ormai fissavano il nulla, senza espressione.
“Hey
Mac!- lo
chiamò Danny sventolando un sacchetto in cui campeggiavano
dei
lunghi fili marroni- Guarda cos'ho trovato.”
“Capelli?”
chiese conferma l'uomo, alzando un sopracciglio.
Messer
annuì
“Già, strappati alla radice. Scommetto che ci
saranno molto
utili.”
Lindsey
si mise le
mani sui fianchi, abbracciando l'intero ufficio con lo sguardo.
“Non
capisco.
Certo, era una donna molto odiata e con un sacco di nemici.-
riassunse la ragazza con la fronte aggrottata- Ma perché
ucciderla
proprio nel suo ufficio, dove
chiunque avrebbe potuto entrare e
scoprire il tutto?”
“La
domanda ora
però è un'altra.- ribatté Mac con
sguardo grave- Chi ha ucciso
Miranda Priestly?”
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