Aleksandra non può giocare...non più

di sognatrice dark
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La piccola bimba dagli occhi di carbone affonda i piedi paffuti nella sabbia, un sorriso tranquillo mentre carezza con un dito il contorno di una margherita raccolta in un praticello né vicino né lontano.

Entrambe  si confondono col paesaggio circostante. 

Il mare calmo, senza alcuna fretta, spinge avanti e indietro le onde saline.

Lei spesso si chiede cosa lo facesse infuriare tanto da creare le tempeste, cariche di pioggia e gelo.

“Chi ti fa arrabbiare?” Chiede direttamente a quella massa sconfinata d’acqua.

Il cielo è pennellato rosso, e la bimba, Aleksandra, scorge la nera figura della piattaforma petrolifera, che emerge dall'acqua come un mostro. Una cosa brutta, che non deve stare lì.

La guarda, stringendo i pugni frustrata. Tutta colpa sua se il suo papà torna sempre tutto sporco di nero, e la sua mamma è sempre sola.

Spera solo che per una volta il mare crei una tempesta a fin di bene, e faccia cadere in acqua quel mostro di metallo.

Quanto piangeva, il giorno che aveva trovato il suo gabbiano preferito  abbandonato sulla sabbia, con le candide ali, che una volta era addirittura riuscita a sfiorare, coperte da quella sostanza appiccicosa.

Tutta colpa di quella melma nerastra se Gino era morto, e la sua maglietta preferita si era tutta sporcata di nero. La mamma l’aveva pure sgridata “Non devi giocare con le cose morte!”.

“Non devi giocare con le cose morte!”

Aleksandra non è mai riuscita a capire perché, però quella frase si è come scolpita nella sua memoria.

“Se faccio come dice la mamma…” abbassa gli occhi sulle chiazze nerastre che puntellano il pelo dell’acqua “…con cosa potrò giocare, se tutto muore?”

 




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