ARTIDE
Non
ricordo perché quell’Airone dovesse ad ogni costo
cancellare le tracce che si lasciava dietro, perciò non mi
sforzerò di
parlarne.
So
solo che gli erano state concesse cinque opportunità per
portare su di sé il fuoco che ardeva ad Ovest e diffonderlo
verso Nord, dove in
realtà non avrebbe trovato né alberi
né foreste.
Lì
vivevano altri animali, altre piante… fu solo al quinto
tentativo che le sue ali riuscirono ad insediare il fuoco che nulla
lascia dove
passa; chiunque lo seguisse, per qualsiasi motivo lo stesse facendo,
doveva
aver rinunciato alla sua cattura.
Anche
l’Orso polare sperimentò, assieme all'Uomo, suo
compagno di viaggio, cosa significasse la troppa vicinanza con
quell’elemento,
così prorompente, mai visto prima; fu a quel punto che
dovette separarsi da lui.
L’Airone
finì nelle fredde acque dell’Artide, dove vide i
suoi peccati e le ragioni per cui stava scappando riflessi tra le onde.
Riconobbe
le sue colpe cancellate assieme alla vita di tutti quei suoi compari
animali
che aveva ucciso col suo gesto folle, dettato dall’angoscia e
dall’impudenza;
quando tornò in superficie, dopo un lungo pianto silenzioso,
si accorse che le
penne sul suo corpo, ora violacee e bruciate nella fuga stessa, si
erano
tramutate in specchi d’acqua trasparenti e luccicanti quanto
i cristalli di
ghiaccio.
Fece
giusto qualche passo sul pelo dell’acqua, abbandonando
la morsa fredda che lo attanagliava, prima di incontrare
l’Orso appena in parte
ai suoi piedi.
«Ciao,
hai visto il mio compagno?»
L’Airone
decise di non rispondergli, lo avrebbe trovato irrispettoso nei suoi
confronti.
«L’ho
perso mentre l’incendio divampava… ho visto i rami
secchi prendere fuoco e poi,
sempre più rapidamente, logorare irrimediabilmente le poche
piante di cui ci
nutrivamo.»
Una
morsa gli strinse il cuore, mentre si domandava quale prezzo il suo
gesto
avesse realmente richiesto: la vita di chi non era sfuggito
all’incendio o la
possibilità per chiunque altro di sopravvivere in quel
territorio, già così
spoglio ed inospitale?
«Comunque
non importa, va bene lo stesso.»
Continuò
l’Orso, noncurante; sembrava, in qualche modo, aver
dimenticato la sofferenza
per la perdita del suo compagno di viaggi.
«Però,
prima di risalire in superficie, ho visto scendere nelle
profondità dell’acqua
anche un Ragno, un Coccodrillo, una Zanzara ed una Vespa, assieme a me;
mi
chiedo se si siano salvati. Li hai più visti?»
L’animale
aveva la parvenza di una palla di neve, con le sue curve morbide, ma il
pelo
che ne copriva totalmente il corpo lo faceva assomigliare
all’Airone, nella sua
elegante trasparenza. Nuotava al suo fianco, mentre parlava, e non
sembrava
ostentare alcuna stanchezza, nonostante lo avesse visto coi propri
occhi colare
a picco. Si chiese se non dovesse preoccuparsi della salute di se
stesso,
anziché di quella del Ragno e della Zanzara.
Fece
dunque un cenno di diniego, stavolta, esprimendo sinceramente il
proprio
dispiacere.
«Non
vorrei viaggiare da solo e anche tu sembri aver perso la tua compagnia;
ho
deciso di seguire i tuoi spostamenti.»
Seguitò
il viaggio senza meta: l’Orso parlò lungo giorno
dopo giorno di sé e dell'Uomo,
di come avessero affrontato insieme quell’incendio prima di
separarsi; giungeva
puntualmente il vuoto di memoria dell’Orso ogni qualvolta i
ricordi si
avvicinassero a quel momento. Per l’Airone, fu come sentire i
propri sensi di
colpa affiorare dal suo cuore ed iniziare una lenta tortura senza fine;
condivise il viaggio con la frustrazione e l’Orso,
tentò di espiare il proprio
senso di colpa ascoltando attentamente il nuovo e solo compagno di
viaggio che
avrebbe mai avuto.
«Sai,
ho visto l’ombra di un uccello in volo verso la foresta, il
giorno
dell’incidente…» disse casualmente
l’Orso, il diciannovesimo giorno.
«Era
una figura maestosa, ma in qualche modo mi sembrò che
qualcuno lo stesse
mettendo alle strette. Era come impazzito. Su di sé portava
una maledizione
che, sfortunatamente, si scagliò sull’intera
vegetazione, portando la morte alla
maggior parte di chi vi si trovava e privando chi restava di una
probabilità di
sopravvivenza.»
L’Airone
ebbe timore di venir allontanato da quell’animale, non appena
si rese conto che
stava parlando di lui; si chiese se ne fosse vagamente cosciente o se
ne avesse
ormai la certezza.
«È
caduto
in mare dando luogo ad un impatto fortissimo, ma… ricordo
che ne uscì con solo
addosso un mantello di tristezza e il corpo ormai pulito di ogni
fiamma. Era
come se fosse stato purificato, perdonato dalle fredde acque
dell’Artide. Come
se fosse diverso, completamente diverso da ciò che era stato
prima di
entrarvi.»
L’Orso
continuò nei suoi elogi, evidenziando insistentemente
l’aggettivo pulito,
quanto mai adatto a descrivere
le penne e le piume dell’Airone che lo affiancava lungo il
tragitto.
Trascorsero
delle ore in questo modo, parlando dell’esperienza folgorante
e delle nefaste
conseguenze che aveva portato, fin quanto, dietro alla cresta di
un’onda
particolarmente alta, l’Orso vide celarsi l’enorme
sagoma di un Ragno che
camminava a pelo dell’acqua. Come lui, un Coccodrillo dalle
fattezze di un
cristallo trasparente e luccicante avanzava nella sua direzione.
L’Orso
catturò l’attenzione dell’Airone,
additandoli: «Vedi?» disse. «Sono loro!
Per
fortuna si sono salvati.»
Li
guardò meglio, irrazionalmente felice di vederli, e
sentì come un richiamo che
lo invitava a seguirli. Sentiva la necessità impellente di
raggiungerli e
affiancarsi a loro, percependo che la loro meta fosse in
realtà la stessa alla
quale era destinato a sua volta.
«Sono
i miei nuovi compagni di viaggio…»
E
fu
in quel momento che l’Airone parlò per la prima
volta, dopo lunghe settimane di
silenzio: «Io non potrò accompagnarti se
sceglierai di unirti a loro.»
Non
seppe mai dire se di paura fosse stato ciò che aveva mosso
la sua voce, seppe
solo che la gioia dell’Orso, seppur mascherata dalla consueta
maschera di
spensieratezza, fu tale da portarlo a riflettere nuovamente sulla
scelta che
gli si prospettava.
«No,
non credo lo farò. Guardali, dopo tutto: stanno
già cambiando direzione… in
realtà, a loro non importa dove vado o cosa
faccio.»
L’Airone
fu felice di non condividere l’eternità con la
solitudine.
1…
2…
3…
4…
5…
Note di Any
È
tutto solo un sogno, una pellicola con più smagliature ed in
correzioni che
trama.
Ma
va
bene così. Il nonsense forse è anche questo.
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