Al sapore di
bignè ~
prompt: #016,
celebration
«Non mi avevi detto questa cosa del
compleanno, biondina.»
Rapunzel non ha protestato quando Eugene l’ha
trascinata nel portico, lontano dalla vista dei gendarmi. La mano libera dal
bignè è calda, morbida e impasticciata di quel colore viola con
cui ha pasticciato la piazza; Eugene non si è neppure accorto di
stringerla ancora, non prima di distogliere l’attenzione dai soldati e
focalizzarla su di lei. Per qualche motivo non riesce a ritrarre subito la sua.
Non gli dispiace poi così
tanto, quel viola.
Quando
alza lo sguardo, Rapunzel ha l’aria più
felice del mondo. Mangia ancora il suo bignè, gli occhioni
verdi appena socchiusi, e non dà segno di voler lasciare andare
la sua mano.
«Dev’essermi sfuggito» si giustifica; e lui
ostenta uno sbuffo.
«Lo
dici a un cavallo pazzo che non vede
l’ora di trovare il suo momento di gloria scorticandomi vivo – e ti
sfugge di dirlo a me, il tuo salvatore. La vita può
essere davvero un’enorme delusione!»
Rapunzel ride, gioiosa, assolutamente noncurante della sua
tragedia greca. E Eugene ha tutto il tempo di pensare che forse ne è valsa la pena, di affidare i suoi sogni dorati a
lei, se in cambio gli è concesso di sentire questa risata. È il
riso di una persona che ha appena cominciato a vivere; nessuna corona
tempestata di gemme preziose avrà mai lo stesso valore.
Un momento.
Non è buon segno pensare così profondamente.
Tutto ciò è molto poco Flynn. Devono
essere i bignè; sì, sicuramente sono andati a male. Sta già
annusando il suo con circospezione – quando lei lo distrae di nuovo.
«Ma
non c’era motivo di dirtelo. Stai già facendo tanto per me.»
«Vero.»
Occhieggia i gendarmi, ancora troppo in vista per i suoi gusti, e preferisce
tornare a guardare lei. Sì, è una visuale indubbiamente
più graziosa. «Ma se l’avessi saputo avrei potuto farti un
regalo.»
«Oh,
Eugene» ed è dolcissima,
molto più dolce dei bignè, la nota divertita con cui pronuncia il
suo [vero] nome; «non c’è dono più grande di questa
giornata, davvero. Mi stai facendo il più bel regalo del mondo.»
La guarda
a lungo. Non saprebbe dire perché
sia così piacevole, stare a guardare i suoi occhioni
verdi, il viso contornato dei fiori che legano i suoi lunghissimi capelli d’oro,
il sorriso che gli rivolge e che probabilmente sicuramente non ha mai rivolto prima a nessun altro – perché
non c’è stato mai nessuno, per lei, mai nessuno. Come per lui. Magari
è solo per questo che la sente così vicina. Magari il calore di quella sua mano impasticciata non c’entra per
niente.
«Può
darsi; ma non sia mai detto che un gentiluomo come me non degni una fanciulla
come te di un vero regalo di
compleanno.»
Rapunzel sorride ancora: forse sta per fare dell’ironia
sulla faccenda del gentiluomo. Ma non gliene dà il tempo. Lo fa prima di
poterci pensare, prima che Flynn prenda il sopravvento su Eugene.
Veloce,
si china in avanti e bacia leggero le sue labbra morbide, al sapore di bignè.
E
poi si ritrae, sogghigna ai suoi occhi spalancati e alle sue guance rossissime
e scappa via, perché i gendarmi sono finalmente usciti dal vicolo. E torna
Flynn.
La piazza
è ancora piena di musica, e la festa di Rapunzel
è solo all’inizio. Ma mentre si allontana, ingollando la sua
pasta, Eugene rimpiange
già il calore della sua mano.
[ 560 parole ]
Nota: Ho guardato Rapunzel con un’emozione
che la Disney, ad essere onesta, mi ha negato per anni – con pochissime
eccezioni – e ho subito sentito la necessità impellente di
scrivere su questa coppia adorabile. In particolare ho fangirlato
sulla sequenza della piazza e sulla brevissima scena in cui si vedono Eugene e Rapunzel in una sorta di portico, intenti a mangiare
pasticcini, assicurandosi che le guardie nel vicolo non li vedano. L’ho
trovata di un fluff spaventoso e ho deciso di adattarla alle mie idee –
ok, devo essere sincera? Io lo vedo più che plausibile, un bacio
antecedente a quello del finale. Perché, nel momento in cui entrambi
comprendono i loro sentimenti, Rapunzel si avvicina
al viso di Eugene come se per lei baciare
fosse la cosa più naturale del mondo, quando sappiamo tutti benissimo
che essendo vissuta per diciotto anni in una torre non dovrebbe avere la minima
idea su come comportarsi in queste situazioni... Da lì mi sono detta: perché
non potrebbe esserci un missing moment che spieghi
tanta naturalezza? Ed ecco spiegata la mia licenza poetica <3 Come si fa a
resistere a questi due?!