IN
TRAPPOLA
Il
sinistro ed improvviso rombo di un tuono fece sobbalzare l'intera
tavolata, interrompendo le chiacchiere spensierate e l'abbuffata più
colossale dell'anno.
-Come
al solito, vi scomponete per un nonnulla.- disse Kei, che non aveva
fatto una piega e aveva continuato a mangiare come se non fosse
accaduto niente.
-Sei
tu che hai qualcosa di anormale- rispose Takao, guardando poi fuori
dalla finestra: -Strano, il cielo da questa parte è sereno. Il
temporale deve essere ancora lontano.- constatò, riprendendo a
far sparire le melanzane fritte. Ormai avevano quasi tutti terminato
di cenare, e naturalmente Takao era rimasto per ultimo. Non tanto
perché mangiasse lentamente, quanto perché divorava
cibo in quantità industriali.
-Che
facciamo adesso? Non ho voglia di guardare film.- intervenne Julia
posando definitivamente la forchetta sul piatto vuoto e osservando
gli amici uno per uno. Hilary e Mao alzarono le spalle, mentre Takao
prese la parola: -Andiamo a fare un giro.- propose.
-Però
facciamo qualcosa di adatto alla serata. Dopotutto è la notte
di Halloween.- aggiunse Rei con un sorriso enigmatico.
-A
meno che non vogliate passare la festa a mangiare tonnellate di roba
e a guardare film fino alla mattina, come al solito.- concluse Takao
alzando le spalle.
Hilary
lo guardò, seccata: -Detto da te è buffo. Ad ogni modo
non ho voglia di fare niente di rischioso o spaventoso, quindi
tenetelo a mente!-
-Oh,
avanti! È Halloween!- ripetè Takao, con un tono
insistente.
-Ho
detto di no.-
Mao
si intromise: -Dài, Hilary. Tanto uccideranno prima loro.-
-Di
che diavolo stai parlando??- esclamò la castana, fra il
divertito e il terrorizzato.
-Lo
sapevo, voi ragazze siete paurosissime.- buttò lì
Takao, ben consapevole di ciò che avrebbe scatenato. -Cosa?
Nemmeno per sogno, io sono d'accordo, qualunque cosa vogliate fare!-
protestò Julia, fulminandolo con i grandi occhi dorati e
minacciosi.
-Ok,
allora...che ne dite di andare ad esplorare la villa abbandonata?- le
sfidò Takao in risposta.
-Mh...
quella nel bosco a nord?- chiese Mao, titubante.
-Esattamente.
In macchina ci arriveremo in una mezz'ora.-
-Quindici
anni fa dei ragazzi hanno fatto la stessa cosa e non li hanno più
trovati- li informò Hilary, evidentemente seccata.
-Bah,
saranno le solite leggende metropolitane. Non ne ho mai sentito
parlare!- insistette Takao.
-Me
l'aveva raccontato mia madre quando ero piccola. In più è
devastata, ti ricordo che è sprofondata nel terreno e come
minimo ci crolla addosso. Senza contare che una bambina, poco tempo
dopo che le fondamenta della casa avevano ceduto, stava giocando lì.
Non ha visto un buco, è caduta dal secondo piano ed è
morta. Non so in che modo, ma si è impiccata. Dicono che
quella casa sia maledetta, date le disgrazie che sono successe-
Takao
non si arrese: -Ooh, avanti. Evidentemente è una di quelle
storie che si raccontano ai bambini per farli stare alla larga da
posti strani. Come si sarebbe impotuta impiccare per sbaglio?!-
-Intendo
dire che potremmo farci male anche noi, a quest'ora e con questo
buio. E no, non voglio sparire misteriosamente nel bosco, se non ti
dispiace!-
-Hilary,
nessuno è mai sparito nel bosco. Staremo attenti a non
lanciarci da qualche finestra e se il pavimento finisce credo di
potermene accorgere e non cadere nel vuoto. Appurato questo, cosa mi
dite, andiamo? O avete troppa paura?-
Le
tre ragazze si guardarono. Era evidente che la meno convinta fosse
Hilary, tuttavia alzò lo sguardo ed annuì:
-D'accordo.Tanto, come ha detto Mao, faremo in modo che prendano
prima voi.-
Max,
in preda agli atroci dolori di una forte indigestione, rimase a casa,
coricato sul divano e insistendo perché andassero lo stesso
anche senza di lui. Hilary, dal canto suo, avrebbe preferito essere
al suo posto. Si impose di prendere la cosa come meritava, ovvero
come una sciocchezza. Sarebbero arrivati alla villa, avrebbero fatto
un giro e poi sarebbero tornati a casa a vedere il film, come al
solito. Nulla di cui preoccuparsi.
Avevano
recuperato due o tre torce dall'armadio di Takao, dal momento che era
ormai notte fonda e il bosco sarebbe stato ben poco illuminato.
-È
tetro. Inizio a percepire l'inquietudine.- annunciò Julia una
volta che si furono inoltrati fra i primi alberi, illuminando con le
torce il sentiero tracciato.
-Ormai
è tardi.- rispose Rei, il cui umore non era invece minimamente
scalfito. Quanto a Kei, la sua indifferenza alla situazione risultava
impressionante. I ragazzi camminavano fra gli alti arbusti che
assumevano forme spettrali per via della tremolante e scarsa
illuminazione.
-Oh!!-
esclamò Takao, facendo spaventare a morte Hilary, Mao e Julia
che si fermarono di botto e strillarono. -Che succede??- chiese la
prima con voce acuta, illuminando l'amico.
-Niente,
mi chiedevo se avessi chiuso a chiave la porta d'ingresso. Siete un
po' tese o sbaglio?- sogghignò Takao riprendendo a camminare,
fra le risate di Rei.
-Idiota...-
bofonchiò la ragazza, seguendolo. La distanza non era affatto
indifferente, dato che stavano camminando da almeno un quarto d'ora e
per il momento non vi era traccia di case diroccate o edifici simili.
Le aree sembravano sempre uguali, ogni ombra acquistava forme
spaventose agli occhi di Hilary che afferrò il primo braccio
che gli capitò a tiro, nel tentativo di rassicurarsi. -Sei una
fifona.- le sussurrò Kei, che tuttavia non la allontanò
e lasciò che continuasse a camminare attaccata al suo polso.
-Io
l'avevo detto che non ci volevo venire.-
-Ragazzi,
non è che ci stiamo allontanando troppo?- chiese Mao incerta,
cercando di ignorare un movimento che aveva scorto alla sua destra,
tra gli alberi, ma che al novanta per cento era solo frutto della
suggestione.
-Macché,
so dove stiamo andando. Fidatevi.- rispose tranquillo Takao, che
camminava un po' più avanti rispetto agli altri, insieme a
Julia.
-Comincia
a rallentare il passo, non mi va di correre!- si lamentò Mao,
mentre il un fruscio alla sua sinistra la fece sudare freddo. -Avete
sentito?- mormorò, fermandosi.
-No.
Che cosa?-chiese Rei, puntandole la torcia addosso. -Un rumore...
aspettate-
Sempre
dalla stessa direzione udirono distintamente un respiro, che in quel
silenzio tombale echeggiava senza difficoltà. Hilary trattenne
il fiato, stringendo con forza il braccio di Kei.
-Che
diavolo è?- chiese, tesissima. -Non mi piace, andiamo via!-
-Sarà
stato un animaletto notturno! Santo cielo non pensavo fossi così...-
-Takao,
prova a dire di nuovo che sono una fifona e ti spacco la torcia in
testa.- ringhiò la ragazza, riprendendo a camminare dietro di
lui. Julia si unì nella protesta: -E sei pregato anche di
smetterla.-
-Di
fare cosa?- chiese Takao perplesso, voltandosi verso di lei. La
spagnola si sentì gelare.
-Sei
lì. Sei lì! Quindi non puoi essere qui!- esclamò,
alludendo al fatto che l'amico non fosse accanto a lei, dov'era fino
a un attimo prima. Ma allora chi diavolo le aveva toccato i capelli?
-Chi
mi ha sfiorato i capelli? Non fate gli idioti!- continuò,
guardandosi intorno in maniera convulsa. Gli altri sembravano saperne
meno di lei.
-Julia,
eri due passi indietro rispetto a noi...- mormorò Rei.
Qualcosa
scricchiolò alle spalle della ragazza, che sentì
chiaramente uno spostamento d'aria dietro di sé: urlò
con tutto il fiato che aveva in gola e scattò a tutta
velocità, superando gli altri.
-Julia!!-
esclamò Rei andandole dietro, mentre Kei si ritrovava Hilary
praticamente addosso, tremante: la castana avrebbe avuto la stessa
reazione dell'amica, se non avesse avuto paura di muovere un passo in
qualunque direzione.
-Fermi,
non separiamoci!- strillò Mao, rincorrendo a sua volta Rei.
Julia
intanto udiva indistintamente i passi che la seguivano, e senza
pensare se appartenessero ai suoi amici o a qualunque cosa ci fosse
in quel bosco, continuò a correre, tenendo la torcia davanti a
sé. Doveva andare piano per non sbattere contro qualche tronco
d'albero, stando attenta a dove metteva i piedi e a non cadere. Alzò
la torcia e si fermò di scatto, aprendo la bocca ma senza
riuscire ad emettere alcun suono. Fra due arbusti molto vicini tra
loro stava in piedi e la fissava una sagoma spaventosa. Dal poco che
vide per via della fioca illuminazione, al posto della testa aveva
una grande zucca arancione, con una smorfia terrificante.
Indietreggiò,
mormorando parole senza senso. La creatura fece un passo verso di
lei, che finalmente trovò le forze di lanciare un urlo che
squarciò l'aria.
-JULIA!!-
esclamò Mao cercando di raggiungerla. Tuttavia non aveva la
torcia, e si rese conto troppo tardi di essersi allontanata troppo.
Il buio la circondava, e le voci degli amici sembravano davvero
troppo lontane. Quella di Julia invece, acuta e terrorizzata, pareva
provenire da ogni angolo. -Dove siete?!- gridò la cinese
procedendo a tentoni.
Nel
frattempo Hilary, Kei e Takao erano rimasti indietro.
-Julia!
Avete sentito...?- mormorò Hilary, tremante.
-Adesso
la ripeschiamo, sono sicuro che era solo una corrente d'aria e che si
è spaventata per niente.- disse Takao, andando a sbattere
contro qualcosa e sobbalzando: -Ehi!-
-Siete
qua... le ho perse.- annunciò Rei, ansimante per la corsa.
-Come
hai fatto a perderle?- chiese Kei perplesso. Poi puntò la
torcia, guardò oltre le spalle di Hilary e sgranò gli
occhi. La ragazza si voltò di scatto e sentì il cuore
balzarle dritto in gola, mentre il volto...sempre che di volto si
potesse parlare, di un orrendo mostro era rivolto verso di lei.
Distinse chiaramente la strana forma della testa, che pareva una
zucca orribile. Due buchi neri al posto degli occhi sembravano
fissarla, maligni, e una bocca dai contorni affilati e irregolari
completava la visione. Urlò forte come non aveva mai fatto in
vita sua, mentre con un agile scatto quell'essere spariva di nuovo
fra gli alberi. La ragazza arretrò, finendo addosso a Kei.
Non se ne curò e indicò un punto imprecisato,
sconvolta: -Cosa...cosa diavolo era?!-
Takao,
turbato quasi quanto lei, le mise una mano sulla spalla: -Non ne ho
idea...-
-Troviamo
gli altri e andiamocene- stabilì Kei, deciso come al solito.
Rei annuì e si voltò verso la parte del bosco in cui
Mao e Julia si erano allontanate. Le chiamò a gran voce, e i
quattro udirono una fioca risposta.
-Bene,
forse ce la caviamo in fretta. Ragazze, da questa parte!!- esclamò
Takao sventolando la torcia nel tentativo di farsi notare.
-No,
no smettila! Attirerai quella... quella cosa!!- piagnucolò
Hilary tirandogli insistentemente la manica. L'altro si voltò
e cercò di tranquillizzarla: -Se n'è andato, hai visto?
Dobbiamo recuperare quelle due e andare avanti-
La
ragazza spalancò la bocca: -Cosa?! Non ne hai abbastanza?!
Torniamo subito a casa, Takao!-
-Merda...
merda- imprecò Julia, procedendo piuttosto decisa fra gli
alberi e seguendo le voci dei suoi amici che la chiamavano. Il
terrore che quell'essere le comparisse davanti dapprima quasi le
aveva impedito di fare una qualunque mossa che non fosse stare
immobile in mezzo alla radura. Poi era bastato un fruscìo
proveniente da qualche parte intorno a lei e si era fiondata verso
quella che riteneva essere la direzione da cui era venuta. Nello
stesso momento Mao, fino a quel momento sola e al buio, quasi gioì
nel vedere a qualche metro di distanza qualcuno del suo gruppo, che
brandiva una torcia e si muoveva a passo affrettato. Corse, ansimando
per la fatica, e afferrò Julia per un braccio, naturalmente
facendola morire di paura: -Oddio!! Mao, sei tu!-
-Sì!
Dove sono gli altri?- chiese, finalmente un pochino rilassata.
-Da
quella parte... Mao, tu non l'hai visto?- chiese piano Julia
riprendendo a camminare.
-Visto
cosa?- A quella risposta la spagnola deglutì, illuminando
davanti a sé e abbagliando Kei.
-Ehi,
abbassala- protestò, mentre Hilary lo superava e abbracciava
le altre due.
-Grazie
al cielo, siete qua...- sospirò Julia. -Non avete idea di cosa
ho visto-
La
castana annuì: -L'abbiamo visto anche noi. Difatti ora ce ne
andiamo, e di corsa!- stabilì, puntando la torcia di Julia
dritta in faccia a Takao con fare minaccioso.
-Che
palle, Hilary! Proprio sul più bello!- ebbe il coraggio di
protestare l'altro, e ricevette un calcio negli stinchi che lo fece
gemere dal dolore. -Ahi! Sei matta?!-
-Ascoltami
bene, c'è una... una roba indefinita discretamente
spaventosa che ci sta inseguendo da mezz'ora, e tu ancora vuoi
infilarti in quella accidenti di casa?! Ma che hai nel cervello?
Adesso ce ne andiamo, e non mi interessa quello che la tua mente
distorta vuole fare!- esclamò, ricevendo consensi da Julia e
Mao, che non capiva di cosa stesse parlando dal momento che era
l'unica a non aver visto il mostro dalla testa di zucca, ma che
comunque era abbastanza spaventata da voler andarsene.
-Ooh,
che palle...- ripetè Takao, scontento. Mao intanto continuava
a guardarsi attorno: -Posso sapere di cosa state parlando? Io non ho
visto niente-
Rei
prese la parola: -Girati e lo scoprirai-
Mao,
sempre più perplessa, aggrottò le sopracciglia e si
voltò, così come fecero gli altri. Le tre ragazze
gridarono per l'ennesima volta in un coro perfettamente
sincronizzato. Mentre Julia e Mao iniziavano a darsela a gambe,
Hilary fece un passo verso la famigerata creatura e le diede un forte
colpo sulla testa che... cadde per terra, accompagnata da una sonora
imprecazione. Julia alzò la torcià e la puntò in
faccia a un Max decisamente stordito e dolorante.
-Hilary,
sei sempre così delicata!- la apostrofò l'americano,
massaggiandosi la testa bionda.
-Max?!-
esclamò Mao, incredula. Hilary scosse la testa, furiosa: -Non
ci posso credere...- mormorò, in una perfetta dimostrazione
della quiete prima della tempesta.
Takao
scoppiò a ridere, imitato ben presto da Rei: -Ci siete
cascate! Bella interpretazione, Max!- esclamò il giapponese,
correndo dall'amico e dandogli un cinque. -Grazie, grazie!-
-Voi...
maledetti...- ringhiò Hilary voltandosi lentamente e
guardandoli uno per uno: -Si può sapere cosa diavolo vi è
saltato in mente?! Idioti!!-
Takao
era letteralmente piegato in due dal ridere. Perfino Kei sembrava
divertito dalla cosa.
-Eravate
tutti d'accordo! Kei! Perfino tu?- chiese Hilary, sfinita.
Il
ragazzo alzò le spalle, vago: -È Halloween-
-Siete
degli imbecilli! Stavo per perdermi da sola nel bosco, per poco non
mi è venuto un infarto e voi... smettetela di ridere!-
protestò Julia tirando un calcio alla zucca di Max, che rotolò
tra gli alberi. -Ehi, quella mi piace! Volevo tenerla!- disse
l'americano.
-Avanti,
era solo uno scherzo! Siamo stati bravi, no?- chiese Rei, cercando di
utilizzare un tono estremamente ragionevole.
-"Uno
scherzo" un corno. Stavo per rimancerci secca!- gli fece notare
Mao, che per alcuni lunghi momenti aveva temuto che sarebbe rimasta
da sola a vagare in eterno in quel bosco.
-Ragazzi,
smettiamola di litigare e in marcia! Ho intenzione di esplorare
quella casa e ora che non c'è più nessun... mostro-
intervenne Takao, soffermandosi in particolare sulla parola mostro e
lanciando un'occhiata eloquente ad Hilary -... direi di andare!-
La
castana, provocata ormai fin troppo, scosse la testa: -Neanche per
sogno. Pretendi anche che ti seguiamo? Così ci fai morire di
nuovo di paura?- chiese, ironica.
-Se
anche non volessi seguirci, direi che ormai ci siamo.- rispose
l'altro, indicando un punto poco lontano da loro. La villa si ergeva
in tutta la sua antica maestosità alle loro spalle. Era
evidentemente in rovina, coperta di piante rampicanti e ben poco
attraente, almeno così sembrava, dal momento che era immersa
nell'oscurità parzialmente attenuata dalla luce della luna che
spuntava fra le nuvole nere.
-Santo
cielo...- mormorò Mao, lasciando la bocca leggermente aperta.
-Ok,
torniamo indietro! Io là dentro non ci voglio entrare, lo
volete capire?! E non cambio idea- insistette Hilary, esasperata.
Takao
si issò sul basso cornicione del primo piano e chinò la
testa per non sbatterla sul legno. Avevano trovato un'entrata sul
retro, una finestra al primo piano priva del vetro. Stando attenti
alle schegge e ad eventuali frammenti di varia origine entrarono
tutti, aiutandosi a vicenda e illuminando l'area con le torce. Hilary
entrò per ultima, odiando Takao con tutte le sue forze anche
quando lui le tese una mano e la aiutò a salire. Ma fu Kei ad
attutirle la caduta quando la ragazza saltò dentro. -Tutto
ok?- le chiese, atono. Lei annuì, troppo offesa per spiccicare
parola che non fosse un insulto o un'imprecazione. In quel momento
avrebbe volentieri preso a padellate tutti e quattro i ragazzi.
Loro, i loro stupidi scherzi e quella stupida ricorrenza di
Halloween.
Erano
entrati in una stanza enorme, che a giudicare dalle dimensioni e dai
lampadari che pendevano dal soffitto pareva un salone. Julia illuminò
le pareti dall'intonaco ingiallito che cadeva a pezzi e con dei
quadri completamente rovinati ancora appesi. L'arredamento era
scarso, dal momento che gran parte del contenuto della casa era stato
portato via anni prima. Alle altre finestre c'erano ancora le tende,
un tempo bianche come lo erano state le mura. Ondeggiavano
sinistramente, trascinate mollemente dalla corrente d'aria continua
che penetrava da ogni angolo della casa diroccata.
Hilary
sentì un brivido percorrerle la schiena, e non fu provocato
solo dal freddo. Cercò con lo sguardo un modo per uscire dalla
stanza: -Da quella parte! Se la porta è chiusa voglio vederti
piangere, Takao- disse, indicando la porta scura sulla destra.
Il
ragazzo si affrettò, abbassò la maniglia e riuscì
ad aprirla, per poi guardare l'amica con aria arrogante: -Piangere,
io? Ma per favore- disse, poi uscì, ritrovandosi in un
lunghissimo corridoio buio. Gli altri lo seguirono e illuminarono
maggiormente l'area. Mao sobbalzò, osservando il muro e
incrociando lo sguardo della sua immagine riflessa su un vecchio
specchio pieno di crepe.
-Un
classico.- disse Rei, ridacchiando e mettendole una mano sulla
spalla. Lei sbuffò e forzò un sorriso, tranquillizzata
comunque dalla presenza fisica del proprio ragazzo accanto a lei.
-Non
mi piace. Ci crollerà tutto in testa. È fatiscente-
constatò Julia, nelle orecchie il suono sinistro dello
scricchiolio dei loro passi sul legno del pavimento.
-Non
ci sono divieti. Evidentemente non è a rischio- disse Kei,
conciso come al solito.
Superarono
una serie impressionante di porte che collegavano l'andito ad
altrettante stanze. Takao e Max provarono ad aprirle, ma una dopo
l'altra le trovarono chiuse.
-Merda.
Al primo piano sono tutte chiuse- protestò Takao provando ad
aprire l'ultima porta in fondo al corridoio, senza successo. Gettò
un'occhiata alle scale, di cui non riusciva a distinguere la fine, e
poggiò un piede sul primo gradino. Lo scricchiolio non lo
intimidì e prese a salire, seguito dagli altri. Nello stesso
momento Max, ancora nel corridoio, abbassò con decisione la
maniglia di una porta, che si aprì: -Yes!- gioì,
affacciandosi all'interno della camera insieme a Julia.
-Cosa
c'è qui dentro?- sussurrò la ragazza, accostandosi
all'amico e facendo un po' di luce. Max alzò le spalle ed
entrò, mentre Julia faceva un cenno a Rei, l'ultimo del
gruppetto che si era avventurato verso le scale. Il cinese non la
scorse e scomparve al piano superiore. -Uff... Aspettami, Max!-
La
spagnola raggiunse l'altro all'interno della stanza, sentendo subito
un'aria più fredda.
-Che
freddo, accidenti. Ma da dove arriva quest'aria? Le finestre da fuori
sembravano tutte ch...- non terminò la frase perché la
porta si chiuse di colpo, sbattendo forte e facendoli sobbalzare.
-Queste
correnti sono strane! Continuo a dirlo!- sbottò Julia.
Max
sospirò per lo spavento e corse a riaprire la porta. La tirò
verso di sé ma non accadde nulla. Ritentò, forzando di
più la pressione sulla maniglia e trafficando con la
serratura, ma fu tutto vano.
-Non
si apre...- mormorò.
-Non
prendermi in giro, apri quella porta-
L'americano
tirò, spinse, forzò, per poi lasciar provare Julia.
Dopo pochi secondi e tanti tentativi si guardarono, desolati. -Non ci
credo... ok, chiamiamo gli altri. Magari da fuori si apre-
Julia
annuì e prese il cellulare dalla tasca per poi cercare in
rubrica il numero di Mao.
-Non
c'è campo- annunciò, atona. Scrisse un sms che
puntualmente non fu inviato e rimase salvato nella posta in uscita.
Max rimase zitto e pensieroso per un attimo, dopodiché iniziò
a picchiare sul legno della porta: -Ragazzi!! Siamo qui!! Ehi, mi
sentite??- esclamò, battendo forte. Julia annuì,
fissando le tende che oscillavano ininterrottamente.
-Torneranno
subito indietro. Si accorgeranno che non ci siamo e scenderanno giù
subito-
-Come
hai fatto a non accorgerti che non c'era nessuno dietro di te?-
chiese Mao, perplessa, mentre scendeva di nuovo le scale assieme a
Rei.
-Non
lo so, stavo ascoltando voi e mi sono distratto. Avranno trovato una
stanza e staranno cercando passaggi segreti o cose del genere...-
-Meno
male che ce ne siamo resi conto quasi subito. Max? Julia!?- chiamò
Mao, camminando rasente il muro per orientarsi meglio alla fioca luce
della torcia, la cui batteria stava esaurendosi.
-Li
avete ripescati?- chiese ad alta voce Takao, che li aspettava in cima
alle scale insieme a Kei ed Hilary. Mao rispose negativamente,
abbassando tutte le maniglie che le capitavano a tiro.
-Ragazzi!?
Dove siete?- esclamò Rei bussando alle porte. Nello stesso
istante Max e Julia li sentirono e sorrisero, un po' rassicurati:
-Siamo qui dentro!- urlò la ragazza, battendo il pugno.
Udirono
la voce di Rei che continuava a chiamarli, nonstante fosse
esattamente dietro la porta.
-Sei
diventato sordo?! Siamo qui!- insistette Julia, prendendola a colpi
talmente forti da poterla buttare giù, cosa a cui sarebbero
presto ricorsi, dal momento che dall'esterno continuarono a non
sentirli.
-Non
ci posso credere! EHI!- gridò Max imitando Julia. Le botte sul
legno divennero spallate.
-Rei!
Mao! Ragazzi!-
Le
voci dei due si stavano gradualmente allontanando. Continuavano a
chiamarli, ed era decisamente impossibile che non li avessero
sentiti. Julia si mise una mano in fronte, senza capire cosa stesse
succedendo.
-Usciamo
dalla finestra, no?- disse Max, illuminandosi. Giusto, come avevano
fatto ad essere così stupidi? La spagnola sorrise di rimando
e si fiondò verso la tenda. La scostò e sentì un
gelo improvviso nello stomaco. In quella stanza non c'erano finestre.
-Sono
scomparsi. Dovevamo rimanere tutti insieme!- protestò Rei,
continuando a percorrere il corridoio del primo piano insieme a Mao.
Le porte erano tutte chiuse, esattamente come prima, e di Max e Julia
non c'era nessuna traccia. Controllarono ogni angolo, lottando contro
la penombra che li circondava: -Torniamo da Hilary e gli altri,
magari sono su con loro...- propose la ragazza levandosi della
polvere dalla spalla.
-Va
ben..aspetta, prima non abbiamo esplorato da quella parte, siamo
andati direttamente verso le scale. Andiamo a vedere!- propose,
avventurandosi verso quello che pareva un tunnel privo di lampioni e
invitando l'altra a seguirlo.
-Non
mi sembrava così lungo quando siamo arrivati. Guarda, ci sono
scale anche per scendere! Dev'essere una specie di seminterrato- notò
Mao, indicando la fine dell'andito.
-Saranno
scesi lì, è ovvio. Troviamoli in fretta-
Mao
andò dietro a Rei ed entrambi sparirono giù per le
scale.
Julia
fissava il muro, iniziando a sudare freddo. Non era possibile che non
ci fossero finestre, aveva sentito chiaramente il vento e visto le
tende muoversi. La porta aveva sbattuto a causa della corrente. Tutto
quello che stava accadendo era privo di senso. A meno che...
-Max,
sei un idiota. Mi avete seccato con i vostri scherzi ridicoli! Ora
fammi il favore di dire a quegli altri di smetterla di fare finta di
non sentirci e aprire questa porta, non è più
divertente!-
-Non
c'è nessuno scherzo! A meno che non ci abbiano chiusi dentro
per farci spaventare... io in ogni caso non ne so niente, te lo
giuro!- rispose Max, e il turbamento nella sua voce convinse l'amica.
-Ok,
evidentemente avevano voglia di divertirsi. Ma non ci possono tenere
chiusi dentro ancora per molto, vedrai che ora torneranno-
Max
annuì lentamente e cercò di concentrarsi sulla stanza
in cui si trovavano. Era più piccola dell'altra e ancora più
spoglia. C'era solo un armadio gigantesco addossato alla parete, sul
fondo.
-Fermo
dove sei. Non aprirlo- ordinò Julia, trattenendo Max per la
manica del maglione.
-Ma
dài! Siamo qui per esplorare, in attesa che quelli la smettano
con i loro scherzi esploriamo, no?- Detto questo l'Americano
si accostò all'armadio e lo illuminò, sfiorandolo con
le dita.
-Strano,
non c'è polvere. È nuovo ed è davvero bello,
chissà perché l'hanno lasciato qui-
-Non
mi interessa saperlo. Magari il proprietario della villa era un pazzo
e lì dentro ci sono i cadaveri, non aprirlo!- fu la supplica
fantasiosa di Julia.
-Accidenti,
hai una fervida immaginazione!-
La
spagnola fece due passi indietro, scuotendo la testa e osservandolo
da lontano. La luce era davvero poca, e la torcia era tenuta da Max.
-Posso
uscire?-
L'americano
si voltò verso Julia: -Come?-
-Non
ho detto niente...- rispose la ragazza, perplessa.
-Mi
hai chiesto se puoi uscire...- insistette l'americano.
Julia
scosse la testa con vigore: -Piantala, non ho detto nulla-
-Posso
uscire adesso?-
Sobbalzarono
entrambi, guardandosi intorno:
-Chi
c'è? Chi sei?!- esclamò Max illuminando dappertutto. La
stanza era vuota, su questo non c'era dubbio.
-Posso
uscire?-
Era
una voce abbastanza infantile, femminile. I due si guardarono, senza
sapere cosa fare.
-Viene...
viene da lì?- chiese piano Julia, indicando l'armadio.
-Mi
sembra di sì...-
Nessuno
dei due si sognò di controllare. Rimasero impietriti a fissare
a distanza l'oggetto della loro paura, puntando la torcia. La domanda
fu ripetuta ancora, con lo stesso tono di prima.
"NO!!"
fece per rispondere Julia, ma non riuscì a dire nulla, era
troppo impegnata a respirare.
L'anta
dell'armadio si aprì lentamente, con un cigolio che nel buio
risuonò in maniera esagerata. Julia strinse il polso di Max
fino a fargli male, mentre lo sportello si aprì il tanto che
bastava per permettere loro di scorgere un'ombra scura.
-Allora
esco. Invece voi non uscirete mai più di qui-
-Oh
insomma, ma sono diventati tutti scemi?! Avevamo detto di stare uniti
e scompaiono per i cavoli loro- protestò Takao, alzando gli
occhi al cielo.
-Invece
sarebbe proprio una cosa da te, lo sai? Scomparire per i cavoli
tuoi,intendo- lo ammonì Hilary. L'altro ignorò quella
giusta osservazione e si rivolse a Kei:
-Aspettiamoli
qui e nel frattempo diamo un'occhiata a questo piano. È un
quarto d'ora che non si fanno vivi-
-Mh.
Ok. Mi chiedo come sia possibile perdersi in un posto del genere-
Hilary
era perfettamente d'accordo: -Non si sono persi, di sicuro stanno
girovagando senza preoccuparsi minimamente di noi, come al solito...-
-E
facciamolo anche noi, no?- propose Takao, incamminandosi. Gli altri
due lo seguirono senza fare storie, anche se Hilary era sempre più
propensa a correre fuori da quella casa e tornare a immergersi nel
calduccio delle sue coperte. -Non andate così veloci, non vedo
nulla!- si lamentò, esasperata. Kei rallentò e le tese
una mano senza dire nulla. Mano che lei afferrò, sollevata.
Takao
era entusiasta come un bambino a Natale mentre osservava i quadri e
le ombre che avrebbero quantomento spaventato chiunque altro, ma non
lui. Adorava l'avventura e i brividi.
-La
sentite anche voi?- chiese a un tratto Kei, tendendo le orecchie. Gli
altri due si fermarono e fecero lo stesso, udendo a loro volta una
musica tenue e lontana. Pareva una canzoncina per bambini.
-Ok,
andiamocene subito- ordinò Hilary, tossendo per la quantità
incredibile di polvere che stava inalando quella sera. -Non ce la
faccio più, questo posto è troppo inquietante-
-Su
questo sono d'accordo. Guardate!- Takao indicò una porta
aperta da cui fuoriusciva uno spiraglio di luce. Vi si fiondò
immediatamente e gli altri due dovettero accelerare il passo per
stargli dietro. Entrarono nella stanza e ciò che videro li
lasciò interdetti.
A
terra c'era una moquette rossa e pulita; la carta da parati era beige
a fiori chiari, perfettamente intatta; dei divani bianchi e mobili
pregiati altrettanto ben tenuti facevano pensare che qualcuno li
sistemasse tutti i giorni. Un giradischi in funzione emanava la
musica che avevano sentito poco prima. Infine, il caminetto era
acceso e scoppiettava vivacemente.
-Ma...
io credevo che fosse abbandonata...- mormorò Hilary,
guardandosi intorno.
-Evidentemente
non lo è- rispose Kei, spegnendo il giradischi e fermando
quella musica fastidiosa.
Takao
tentennò: -Però è davvero strano...-
-Per
favore, andiamocene. Ve lo chiedo per favore- implorò Hilary,
spaventata.
-Sì...
va bene, andiamocene- acconsentì Takao, mettendole una mano
sulla spalla.
Nello
stesso momento la ragazza sentì qualcosa tirarle la maglietta
e si voltò di scatto. Come aveva pensato, non erano soli in
quella stanza. Una bambina la fissava con aria incuriosita. Sembrava
non avere più di otto anni, aveva un vestitino bianco tutto
sporco e i capelli neri, disordinati.
-Oddio!
Mi hai spaventata! Chi sei? E cosa ci fai in un posto come questo,
piccolina?- chiese Hilary, la voce che le tremava.
La
bambina fece un sorriso sghembo e non rispose.
-Ehi?
Sta parlando con te- insistette Takao. Quella portò lo sguardo
su di lui, e il sorriso si spense:
-Avete
tolto voi la canzoncina di Aiko?- chiese, con voce acuta.
-Eh?
Sì... Aiko saresti tu?- chiese Hilary in risposta, lanciando
un'occhiata a Kei.
-Perché
l'avete fatto? Siete cattivi. Non dovevate venire qui-
Non
aveva smesso di tenere il lembo della maglietta di Hilary, che tirò
leggermente perché la lasciasse. Ma la ragazzina non mollava.
-Infatti
ce ne stavamo giusto andando- intervenne Kei, e la bambina lo guardò
con odio. Hilary ebbe un tremito, ma cercò di continuare la
conversazione: -Senti, ma dove sono i tuoi genitori? Ovviamente non
vivi qui da sola... vuoi dirci perché sei in questa casa?-
chiese.
-I
miei genitori non ci sono. Ma non sono qui da sola, ho tanti amici
con me. Li volete vedere?- chiese, con un sorriso che le arrivava da
un orecchio all'altro. I tre ragazzi ebbero la stessa reazione nel
vedere che la ragazzina di nome Aiko aveva tutti i denti marci.
Sgranarono gli occhi e cercarono la porta con lo sguardo.
-Ehm,
noi in realtà avremmo fretta...- tentò Takao, facendo
un passo verso la porta. Aiko tese una mano e quella si chiuse,
sbattendo forte. Hilary sobbalzò e trattenne a stento le
lacrime.
-Non
è vero che avete fretta. Voi non volete vedere i miei amici!
Siete cattivi-
Kei
aveva l'aria di uno che da un momento all'altro avrebbe preso quella
bambina per i capelli e l'avrebbe lanciata giù da una
finestra, nonostante l'inquietudine che gli provocava. Perché
che non fosse una bambina normale ormai era appurato.
-Va
bene, va bene! Facci vedere i tuoi amici!- disse Hilary con tono
accondiscendente ma rotto dai singhiozzi.
-Evviva!
Su, venite con me!-
Aiko
prese per mano Hilary e i tre furono costretti a seguirla nel
corridoio. La castana lanciò uno sguardo di pura disperazione
verso Kei e Takao, che dal canto loro non erano meno terrorizzati.
-Siamo
quasi arrivati. Neri neri nuvoloni, pioggia, vento, lampi e
tuoni... Il fantasma del castello è rimasto senza
ombrello- canticchiò, dondolando il braccio avanti e
indietro. -...dalla torre fa cù-cù e poi cade a
testa in giù! E' caduto nel fossato, tutto quanto si è
bagnato, si è pigliato il raffreddore, ma non c'è
nessun dottore... Hilary, canti con me?-
La
ragazza scosse la testa, fra le lacrime: -Non... non conosco questa
filastrocca, mi dispiace-
-Oh.
E va be', non importa. Ora vedrete i miei amici!- cantilenò,
mentre il corridoio si esauriva e li conduceva in una stanza
addossata alla parete, sul fondo. Aprì la porta: anche lì
il caminetto era acceso. Hilary gridò con tutto il fiato che
aveva in gola e cercò di fare un passo indietro, ma la bambina
la trattenne con una forza inaudita e la spinse dentro, per poi fare
lo stesso con gli altri.
Kei
e Takao non urlarono, ma solo perché erano troppo sconvolti
per farlo. Appesi alle travi del soffito c'erano una decina di corpi
che dondolavano, accompagnati dallo scricchiolio del legno.
-Non
vi piacciono i miei amici?- chiese Aiko, accigliandosi. Hilary si
accorse solo allora che aveva il collo ferito, come se fosse stata
strangolata. E che le macchie sul vestito sembravano essere sangue
rappreso. Nessuno dei tre ebbe la forza di rispondere o di muovere un
dito. Kei non riusciva a schiodare lo sguardo dal cadavere di Rei che
dondolava sinistramente, appeso per il collo: gli occhi erano
spalancati e sembrava quasi che lo stesse fissando. Mao, Max e Julia
(o meglio, i loro corpi senza vita) erano nelle stesse condizioni.
-Perché
non parlate più?!- strillò all'improvviso la ragazzina,
pestando i piedi a terra.
Takao
strinse i denti e parlò, mentre lacrime calde gli inondavano
il viso: -Sono... sono bellissimi- mormorò, chiudendo gli
occhi e ficcandosi le unghie nella carne della mano.
-Adesso
staranno qui con me a farmi compagnia per sempre. All'inizio non
volevano! Hanno cercato di andarsene via, non mi hanno voluta
seguire. Anch'io tanto tempo fa non sono potuta andare via, lo
sapete?- chiese, sorridendo ad Hilary.
-Ah,
sì? E come è successo?- intervenne Kei fingendosi
disinvolto e salvando l'amica -incapace di aprire bocca- dall'ira di
quel piccolo mostro. In realtà dentro si sentiva morire, ma
occorreva mantenersi razionali.
-Saltavo
con la corda, stavo giocando. Poi non so cosa sia successo, credo di
essere caduta in un buco. La corda si è impigliata in una
trave del soffito, e poi... Ricordo solo un grande dolore qui...-
mormorò, indicandosi la gola.
-E...
non sei potuta tornare a casa?- chiese Takao, devastato.
-No.
E anche loro adesso sono diventati come me. Non possono tornare a
casa- rispose, continuando imperterrita a sorridere. -E anche voi
rimarrete qui a giocare con me. Non tornerete a casa-
Hilary
parlò, ritornando in sé: -Noi non vogliamo tornare a
casa. Noi vogliamo stare qui e giocare con te- le disse, recuperando
un tono normale. Kei e Takao si guardarono, sconcertati. Era
impazzita
dallo
shock, probabilmente.
-Davvero?
Che bello, nessuno prima di adesso ha voluto rimanere qui con me! Voi
non siete come loro, che non volevano giocare-
-Esatto,
noi non siamo come loro- rispose Hilary piano, cercando di non
guardare i corpi dei suoi amici. Kei e Takao a quel punto capirono.
-A
che cosa giochiamo?- chiese subito la ragazzina, riprendendo la mano
di Hilary e continuando a farla dondolare avanti e indietro.
-Non
lo so, dimmelo tu. A cosa possiamo giocare in una casa così
grande?-
-Mmh.
A nascondino!!-
Hilary
finse di cadere dalle nuvole: -Oh! Ottima idea! Conto io e voi vi
nascondete? Sei piccola, magari non sai contare bene- propose,
forzando un sorriso che risultò più che altro una
smorfia. Ma l'altra non ci fece caso e scosse la testa: -No, non
voglio nascondermi, voglio contare io! Sono brava a contare-
Kei
e Takao in quel momento avrebbero baciato e abbracciato la loro
amica, colti da una sensazione strana. Un misto di orrore, tristezza
e speranza di uscire da lì sulle proprie gambe.
-Ah,
e va bene. Però dopo conto io, eh!- rispose Hilary.
-Sì!
Allora io conto! So contare fino a cento- esclamò la bambina.
Si accucciò in terra e chiuse gli occhi, cominciando.
Nello
stesso momento Kei, Takao e Hilary si fiondarono fuori dalla stanza e
corsero in corridoio, senza dire una parola. Rischiando di rompersi
l'osso del collo scesero le scale a due a due.
-Sono
morti... sono tutti morti...Hilary, avevi ragione! Si era davvero
impiccata da sola!- mormorava Takao.
-Non
pensarci. Dobbiamo andare via da qui- rispose Kei, sconvolto quanto
lui.
Hilary
intanto dava segni di panico puro: -Da dove siamo entrati? Non mi
ricordo che porta era!!-
-Era
l'unica aperta, no? La troveremo in fretta- la tranquillizzò
Kei, mentre sbucavano al primo piano. Hilary scoppiò a
piangere. Le porte erano tutte spalancate.
-Merda...-
imprecò Kei, trascinando i due amici per un braccio e
raggiungendo una stanza dall'altra parte del corridoio: -Mi ricordo.
Era questa- decretò, mentre entravano dentro in fretta.
Effettivamente
pareva che fosse proprio la stanza da cui erano entrati. Peccato che
la finestra aveva ancora il vetro.
-Non
è possibile. Sono sicuro che è questa, ne sono certo!-
disse Kei, cercando di aprirla con poco successo. Probabilmente erano
tutte sbarrate. Prese a pugni il vetro ma sembrava infrangibile.
-Quella
bambina è... è un demonio, non ci posso credere! Non ce
ne andremo mai di qui!- piagnucolò Hilary facendo marcia
indietro per uscire da lì. Ma la bambina in questione era
ritta di fronte a lei, e il suo sguardo trasudava ira ed odio.
-Stavate
scappando!!- strillò, furiosa. Hilary dovette sforzarsi per
non buttarsi a terra e piangere in eterno: -No, assolutamente no!
Volevamo solo nasconderci!-
-Non
è vero! Ve ne stavate
andando!!-
La
castana cercò di convincerla, ma ormai quella non la ascoltava
più. Le si gettò addosso e fu intercettata da Kei, che
le diede un pugno in piena faccia. Aiko cadde a terra, singhiozzando
e tenendosi le mani sul naso: -Mi hai picchiata!! Sei cattivo, mi hai
picchiata!!- ululò. Si alzò in piedi sulle gambette
malferme, alzò lo sguardo e Kei fu subito scagliato contro la
parete, fra le urla di Hilary. Quando la ragazzina gli si scagliò
contro, lui strappò la tenda e gliela lanciò addosso,
avvolgendola completamente e tenendola ferma: -Correte! Presto!!-
esclamò, rivolto agli amici che non se lo fecero ripetere due
volte. Kei tirò fuori dalla tasca l'accendino e appiccò
fuoco alla tenda, che in pochi secondi prese a bruciare. Quando non
potè più tenere il sacco informe per via del troppo
calore, Kei raggiunse Takao e Hilary fuori dalla stanza.
Cercò
di ignorare le urla raccapriccianti di quel mostro. -Mio dio...-
mormorò, sconvolto.
-Kei,
non è una bambina. È un demonio, lo sai. E al novanta
per cento quello che hai fatto non le ha torto un capello!-
intervenne Hilary. Takao annuì: -Aprofittiamone e cerchiamo
una maledetta via d'uscita!- aggiunse, e corse verso le scale che
conducevano al secondo piano, seguito dagli altri due.
-Dove
stai andando?!- esclamò Hilary, facendo fatica a stargli
dietro. Prima che potesse risponderle raggiunsero la stanza dove poco
prima avevano trovato i cadaveri.
-Perché
siamo tornati qui??!-
Takao
la guardò, poi indicò la parete: -Quella è
l'unica via d'uscita!-
-Ma
saranno cinque metri!- piagnucolò Hilary, disperata.
-Se
stiamo qui quella ci farà fuori. Andrò prima io e ti
prenderò al volo, d'accordo? Stai tranquilla- disse piano Kei,
mettendole le mani sulle spalle e guardandola dritto negli occhi. Lei
annuì, e lo guardò superare il corpo di Mao, sedersi
sul bordo, indugiare per un attimo e infine lasciarsi cadere giù.
Gemette per il dolore alle gambe, ma grazie al cielo non si era rotto
niente.
-No,
non posso...non ce la faccio!- disse Hilary asciugandosi le lacrime.
Takao la portò vicino al muro, spingendole la testa verso di
lui per farle distogliere lo sguardo dai cadaveri: -Andrà
tutto bene. È stata tutta colpa mia, e ora ti assicuro che ce
ne andremo di qui. Ma per favore, salta- le disse, fra le lacrime. La
ragazza annuì, e tremando si avvicinò al vuoto. Kei la
guardava e la invitò con un gesto a fare ciò che aveva
fatto lui.
-Ok...
ok, ce la faccio- mormorò, per poi balzare giù.
Credette che le sue ginocchia sarebbero esplose come pop corn, ma Kei
come promesso la prese praticamente al volo, attutendo la caduta.
-Grazie...-
gli disse, tirando su col naso. Mancava solo Takao, che stava per
raggiungerli. Hilary notò in quel momento che una grande
porzione della villa stava ormai bruciando.
Mentre
Takao si apprestava a saltare giù, un paio di mani lo spinsero
con violenza di sotto. Cadde in maniera scomposta davanti a Kei e
Hilary, che urlarono. La ragazza si chinò sull'amico che
sembrava privo di sensi, se non peggio: -Takao!! No!-
Alzarono
lo sguardo e incrociarono quello acceso e maligno di ciò che
restava di Aiko: era completamente carbonizzata, eccetto per gli
occhi. Quelli erano perfettamente intatti e carichi di perfidia. Kei
rabbrividì e afferrò il polso di Takao: non c'era
battito. Hilary emise un verso disperato e si accasciò a
terra, in uno stato semi-catatonico.
-Non
abbiamo ancora finito di giocare! Ma la casa sta bruciando. Potete
nascondervi nel bosco- disse la ragazzina. -Lui però non può
più giocare con noi- aggiunse, fingendo un tono dispiaciuto ed
alzando le spalle. Hilary strinse una mano di Takao e pianse più
forte:
-Siamo
finiti...- mormorò, mordendosi un labbro fino a farlo
sanguinare.
-Però
conto fino a dieci, stavolta! Altrimenti ve ne andate. Uno,
due, tre, quattro...-
Kei si lasciò cadere
accanto all'amica.
-Cinque,
sei, sette, otto...-
La strinse a sé e le
accarezzò la testa; lei soffocò i singhiozzi sul suo
petto.
-Nove...-
-Mi dispiace...- le disse piano
ad un orecchio, mentre una lacrima gli scivolava lungo il viso.
Hilary annuì e lo strinse più forte.
-Dieci.-
******
Salve
a tutti. Dopo tanto tempo torno a pubblicare qualcosa di nuovo.
Questa storia ha vinto il contest "Trick or Treat" indetto
dal forum "Scrivartisti appassionati"
http://scrivartistiappassionati.forumcommunity.net/?t=40788114
Riporto
i tratti salienti delle caratteristiche del contest:
~
Obblighi: Devono
essere presenti nel racconto, ed avere una certa rilevanza,una
zucca,
uno
scherzo ed
almeno
due personaggi principali. ~
Ambientazione: L'ambientazione
deve essere obbligatoriamente
notturna e
parte della storia deve svolgersi in almeno
uno (o
più) dei seguenti luoghi: *Casa stregata *Castello
abbandonato *Festa in maschera *Cimitero *Soffitta *Festa
scolastica *Festa a casa di amici *Bosco *Foresta *Casa
diroccata
Io
ho scelto di inserire la zucca con l'espediente dello scherzo di Max,
e ho scelto la casa diroccata, il bosco e la festa a casa di amici
(anche se è durata solo poche righe). Avrei voluto anche
inserire il cimitero, ma non bastavano le pagine XD
Spero
vi sia piaciuta, saluti a tutti!
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