CAPITOLO 1: L'INIZIO
DELLA NUOVA VITA DELLO SCORBUTICO ADAM
Una giornata comune, questo lo era per molti, di sicuro non per me,
laureato in psicolgia con il massimo dei voti ho passato anni a cercare
un lavoro in un ospedale, cosa che non sono mai riuscito a fare, ho
lavorato alle scuole elementari come psicologo scolastico, praticamente
inutile il mio ruolo intervenivo in pochissimi casi, ma ricevevo
comunque un buono stipendio, neanche male direte, ma alla fine il
destino ha deciso di darmi un occasione nuova, ed ecco che oggi 12
settembre 2010 per me sarebbe stato il primo giorno come insegnante di
psicologia nel liceo scientifico Alfieri, avevano da poco aperto
l'indirizzo psico socio pedagogico e cercavano chiaramente degli
insegnanti, fatto sta che ho avuto la fortuna di passare tra i primi
candidati dopo il concorso.
Riguardo me, il mio nome è Adam Navarro, ho 40 anni, sono
alto 1.81, di stazza robusta, non mi definirei grasso o magro, sono
qualcosa di indefinibile, capelli marroni abbastanza lunghi, insieme ad
una barba e dei baffi non troppo folti, occhi marroni e un espressione
sempre tra il serio, triste e l'arrabbiato, ho una voce profonda, ma
non troppo.
Sentimentalmente la mia vita fa schifo, non ho mai avuto una ragazza al
di fuori di una ragazza quando ero giovane, si chiamava Railey, era
davvero bella, ma dopo il...brutto fatto, non la ho più
sentita.
Vivo a Selice in uno squallido bilocale in centro, un conodminio pieno
di gente fuori dal comune, prima abitavo in un monolocale ma dopo
quel...brutto fatto, ho passato tanto tempo via da Selice, ci ero
tornato da 15 anni e non è cambiato assolutamente niente da
quella volta, è sempre la solita città tra il
vuoto e l'affollato.
Mi definiscono come un misantropo, un falso solitario, la
verità è che mi piace davvero la solitudine, ma
ho molte cose che rimpiango perchè non ho.
Caratterialmente oltre la misantropia, sono un tipo abbastanza
scorbutico, critcone, sarcastico, odioso, e bastardo, ma tutto
è dovuto fidatevi, inoltre mi piace molto l'ironia e odio
chi è ripetitivo nei miei confronti, detto questo ritorniamo
a quella giornata del 12 settembre.
La mattina mi alzai tra il fetore di quelle lenzuola che non cambiavo
da 2 mesi, sceso dal letto con il piede spostai dei vestiti sparsi per
la stanza alla ricerca di una camicia che potevo definire come pulita,
ma mi scorraggiai presto e ne dovetti prendere una nuova dall'armadio,
insieme alla giacca marrone con le toppe ai gomiti, tipico da
insegnante universitario che mi ero preso 3 giorni fa in occasione del
mio nuovo posto.
Appena vestito mi diressi in cucina dove presi solamente un bicchiere
d'acqua in quanto non avevo mai niente da mangiare in frigo o in
dispensa, solo in rari casi, non pranzavo molto spesso a casa e se lo
facevo prendevo da mangiare dal take away dietro l'angolo, si trattava
di un ristorante indiano, mi piaceva la cucina indiana, sopratutto il
pollo al cherry, invece la colazione e il pranzo la facevo altrove,
precisamente dove mi stavo dirigendo ora.
Dopo aver preso la mia 24 ore nuova, come la giacca, e con dentro,
fascicoli e il libro di testo per insegnare mi diressi al Bar da Rinos,
un luogo squallido frequentato da poco gente, ma ci andavo li
perchè sono abitudinario, il cibo non costava molto, era a
metà precisa tra la scuola e casa mia, conoscevo gente del
Bar, ed era poco affollato.
Sceso per strada notai come nonostante fosse Settembre il caldo era
tipico di una dannata giornata estiva, indossavo tutti abiti
decisamente non estivi, compresi i miei vecchi Blue Jeans e le mie
scarpe da ginnastica, so cosa pensate, giacca da professore, jeans da
giovani e scarpe da ginnastica, dove sta il senso? vi dirò
che mi piace l'abbinamento che somiglia vagamente ad un giovane vecchio.
Arrivato all Bar da Rinos, subito fui accolto dai soliti 3 clienti.
"Lars: h..heilà Adam"
"Kirk: Oh, ma chi è arrivato!"
"Demetria: buongiorno Adam"
"Ronald: giovinastro!"
Lars era un disoccupato 25enne che viveva 2 piani sopra di me insieme
alla madre, era biondo alto 1.85, occhi azzurri, capigliatura sempre in
ordine e un fisico mingherlino con una voce davvero bassa e tra l'acuto
e il grave.
Caratterialmente era timido e riservato, spesso balbettava o si
dimenticava parole, spesso molto insicuro specialmente quando ordina
nei bar o nei ristoranti la pietanza o la bevanda.
Kirk è un mio amico da molto tempo, suonava la chitarra con
me quando eravamo giovani, lui è il custode del condominio,
ripara: tubature, doccie, caldaie ecc... fisicamente è alto
1.75, capelli neri con i boccoli lunghi fino alle spalle, un naso molto
a triangolo una voce da ragazzo nonostante i suoi 38 anni, anche lui
mingherlino come Lars.
Caratterialmente è un tipo che vive la vita in maniera
serena nonstante lo squallido lavoro che si ritrova a fare,
è circondato da una serie di eventi fortunati che si
contrappongono ad altrettante serie di eventi sfortunati, inoltre
è immune ai miei tentativi di offesa in quanto mi conosce
meglio degli altri e sa che fino a un certo punto scherzo, lui
è uno dei pochi che sa qual'è il punto preciso
tra lo scherzo e la serietà
Demetria invece è una ragazza in carriera, una giovane
32enne che lavora in banca come segretaria, lei abita affianco alla mia
porta, alla destra, fisicamente è alta 1.69 capelli marroni
lunghi, tenuti separate a meta precisa sulla riga della testa, uno
sguardo sempre tra l'acceso e l'ancor più acceso, e un
fisico davvero da donna attraente, anche se denota forme piccole in
punti caldi.
Caratterialemente è una donna alla quale piaccerebbe trovare
una relazione seria, ma che non riesce a trovare in quanto nessun uomo
sopporta il suo fare da perfettina nei rapporti, però per il
resto è solare, allegra e ottimsita in molte cose, peccato
pecchi nel realismo e nella razionalità
Ronald invece è un vecchiaccio che abitava con me nella
vecchia casa-magione dove eravamo aggregati su due piani con 4 stanze
monolocale ciascuna che erano chiaramente i nostri appartamenti in
affitto e lui è uno dei pochi vecchi abitanti che ho
reincontrato dopo il...brutto fatto, fisicametne è un
vecchiaccio qualunque, capelli bianchi con il riporto, una pancia da
vino, una postura molto gobba, se non sbaglio ha 73 anni, ma si sente
vivo come se ne avesso 20 appena compiuti.
Caratterialmente è uno che cerca la neutralità in
molte cose, però è vero che è uno
saggio che sa sempre cosa dire se c'è da dire qualcosa e
ogni volta che apre bocca dice qualcosa di mirato, per il resto
è come altri vecchi un totale demente.
entrato nel locale chiusi la porta e dissi un monotono e annoiato:
"Adam: Salve gentaglia"
Subito mi sedetti su una sedia del bancone, l'unica altra libera che
era rimasta, ce n'erano 6 ma tanto al massimo ne venivano occupate 4 da
noi; appena mi sedetti vidi un giornale, sembrava quello di oggi
così lo presi e mi misi a leggerlo, intanto Kirk si mise a
continuare a raccontare la storia che stava raccontando:
"Kirk: e insomma, vi dico che era vero, dentro le tubature della
signorina Ford ho trovato questo bracciale, non so come ci sia finito,
vi assicuro che era sporchissimo con ben pochi altri gioielli
abbandonati si possono trovare, ma con una bella pulizia è
tornato ottimale e pronto per esser venduto a qualche bifolco" Kirk
mostrando il bracciale di nuovo agli altri, la quale loro reazione fu
un grande interesse, Kirk si rivolse verso di me e mi disse:
"Kirk: hey, Adam, non la trovi una botta di fortuna la mia?"
Ma io non stavo nemmeno ascoltando ciò che diceva e dissi
solo:
"Adam: ah cazzo, il giornale è del 10, fanculo, hey
dov'è Eveline voglio il mio caffè"
Demetria subito voltandosi verso di me mettendo giù il
croassaint che stava mangiando disse:
"Demetria: è dietro la cucina, ha detto che vuole cominciare
a fare le pulizie di primavera"
Con una risatina corta che si spense in un attimo dissi:
"Adam: ah! pulizie di primavera a Settembre, quella è fuori"
Kirk riprese con violenza la sua domanda e disse
"Kirk: hey Adam, mi vuoi rispondere si o no? cosa ne pensi?"
Guaradando quel bracciale la mia reazione più spontanea fu:
"Adam: oh bello...a chi l'hai rubato?"
"Kirk: davvero spiritoso, io ora devo andare, la doccia del signor
Harris non funziona di nuovo, a dopo"
Gli altri salutarono Kirk, mentre io cercavo qualcosa di interessante
nel quotidiano di due giorni fa, anche un necrologio di uno che mi
stava sulle palle mi andava bene, ma niente di niente, così
dopo essermi arreso arrotolai il giornale e lo lanciai su uno dei
tavoli vuoti che era dietro di me, in tutta risposta Lars fu il primo a
dirmi
"Lars: n...n...nervoso eh?"
"Adam: ecco a voi Lars lauerato con 110 e lode in ovvietà"
"Demetria: eddai Adam, smettila di accanirti sempre così
contro Lars"
Con occhi di rimando verso il cielo dissi:
"Adam: si sono nervoso ok? oggi comincia la mia prima giornata come
insegnante all'Alfieri"
Demteria guardandomi storto disse:
"Demetria: cosa? insegnerai la, allora facciamo la strada insieme no?
la banca dove lavoro io è la vicino"
Molto tranquillo e in maniera liscia e sicura dissi:
"Adam: cosa? io e te fare la strada insieme, preferisco un ondata di
tifo in piena estate, grazie lo stesso, ma dove cavolo è
Eveline!?"
Subito misi un braccio sul bancone e sporsi la testa oltre il bancone e
urlai
"Adam: Eveline! ho bisogno del caffè!"
Una voce dalla cucina urlò:
"Eveline: la cucina è chiusa per stamattina Adam va da
un'altra parte"
Eveline era la propietaria del locale, era una giovane 33enne dai
capelli ricci color nero, due occhi verdi non molti grandi e belli, un
fisico ne sensuale ne da bruttona, di contro le piaceva vestirsi in
modo provocante, la sua voce era abbastanza simile a quella dei telfoni
erotici.
Carterialmente era una persona che non esprimeva molto le sue emozioni
attraverso la faccia, aveva spesso la stessa espressione da...morta
direi, le piacciono molto le relazioni mordi e fuggi fermandosi sempre
al sesso, le piace stare sempre con una sigaretta in bocca anche se non
è accesa le piace tenerla e quando ha voglia di fumarla, sta
pochi secondi ad accenderla; ah si piccola parentesi lei è
la figlia del vecchio propietario che è morto, ha eriditato
il locale dopo la sua morte, ma la clientela che gira non è
molta però riesce comunque a mantenersi nonostante i pochi
introiti.
Mi misi di nuovo composto e subito girai lo sgabello girevole verso la
porta e scesi dicendo:
"Adam: bene, la giornata comincia nel migliore dei modi"
Presi la 24 ore e mentre mi incamminavo fuori Ronald mi disse:
"Ronald: vai pure verso la scuola, sta attento ai giovani, io li
conosco bene, non è vero Adam?"
Ronald si esprimè con una finale risatina di compiacimento e
io uscendo dissi mentre cercavo un cigarilos nella taschina del giubboto
"Adam: sei il solito vecchio bastardo Ronald, ci vediamo a pranzo"
Uscendo il coretto dei rimasugli della feccia mi disse solo un ciao
quasi sarcastico
Appena uscito mi accesi un cigarillos con un fiammifero, ultimamente mi
piacevano i "che" una marca che un mio amico mi ha consigliato per anni
ma che non avevo mai preso prima di 2 mesi fa.
La strada per la scuola non era molto lunga dal bar e arrivato davanti
alla scuola feci giusto in tempo a finire il cigarillos, che
buttai di seguito per terra.
La scuola Alfieri era un blocco grigio con un piccolo spazio o per
meglio dire giardinetto con dei tavolini per poter star fuori durante
la ricreazione, dentro è come molte altre scuole, su due
piani, puzzolente di prodotti chimici e flatulenze degli ormoni
giovanili, piena di fogli attaccati nei muri a destra e a sinitra e
infine corridoi lunghi pieni di porte, e ogni tanto piccoli atri con
delle macchinette.
Entrato dentro la prima cosa che feci fu chiedere ad uno dei bideli una
piantina della scuola.
Sapevo già quali prime dovevo addesstrare quest'anno, e mi
era capitata solo due classe per mia fortuna, la 1^E e la 1^C.
Guardando nella piantina notai che la classe era al piano terra, il che
mi rendeva felice in quanto avrei evitato la coda di alunni per le
scale.
Decisi di andare in classe ma prima mi fermai ad una macchinetta per il
caffè, per godermi un sano caffè lungo, il fatto
che sia sano o meno è realitvo.
Suonò la prima ora e dovetti recarmi nella prima classe
della giornata, la 1^E.
Come entrai in classe lo scenario che mi si presentò fu di
una classe con gentaglia seduta sopra i banchi, chi invece in piedi chi
invece al proprio posto che chiaccherava a vanvera per fare conoscienza.
Appena videro entrare in classe una figura come me ci fu il silenzio
più totale, la situazione era imbarazzante sia per me che
per loro, così dopo aver dato un colpo di tosse, poggiai la
24 ore per terra e mi sedetti sulla sedia, dietro la cattedra e decisi
di presentarmi.
"Adam: salve il mio nome è Navarro Adam, guai a voi a chi mi
chiama per nome prima che glielo consenta esplicitamente, sono il
vostro insegnante di psicologia per quest'anno, per il prossimo si
vedrà in quanto di questi tempi nulla è sicuro,
ma intanto il vantaggio è che io sarò quello che
vi rompera le balle e mi daranno pure soldi per farlo, non lo trovate
figo? no chiaramente, scherzi a parte, siccome è la prima
ora, non ci conosciamo e ne io ne voi abbiamo voglia di far qualcosa
direi che possiamo cominciare con un giro di presentazioni rapidi,
comincia pure te ragazzina in prima fila"
Una ragazza si alzò e cominciò a presentarsi e
una dietro l'altra si presentò, e man man che loro parlavano
io mi annotavo i loro nomi su un block notes; la classe contava 19
alunni di cui 13 femmine e 6 maschi.
Finito il giro di presentazioni, stavo per dire qualcosa, quando
entrò una bidella a dare l'orario provvisorio, e la sfortuna
volle che il giorno dopo c'ero io alla 2^ora.
Appena la bidella uscì io mettendomi le mani tra i capelli
dissi:
"Adam: oh no ho ancora voi pure domani, comunque, già dalle
vostre facce, dalla vostra postura e da come vi siete espressi nella
presentazione mi son fatto una idea generale su di voi e se devo esser
sincero, molti di voi non me la sento di chiamarvi per nome in quanto
vi considero solo delle amebe in fase primordiale, ma tranquilli il mio
scopo è pure quello di farvi crescere, perciò a
molti voi non vi chiamerò ancora per nome ma
userò dei soprannomi e nei prossimi 10 minuti mi
impegnerò per trovare dei soprannomi carini"
Subito il mio sguardo si rivolto verso qualche vittima, c'era chi era
impaurito chi se ne fregava altamente, e chi invece era attento ma non
esprimeva un filo di emozione, i miei soggetti preferiti erano quelli
che non si facevano toccare dalle mie angherie, perciò
subito me la presi con i cagasotto risparmiando gli altri
"Adam: vediamo, a te, ragazzo in prima fila ti chiamerò,
testa a spillo, ti piace? no ovvio ma tanto fino a quando non mi
dimostrerai di meritarti un nome ti chiamerò testa a spillo,
te invece ragazza in ultima fila ti chiamerò influenza
stagionale, questo per la tua intensità vocale simile a
quella di un germe e sinceramente non ho ancora sentito i germi
parlare, invece te la infond..."
Subito una ragazza mi interruppe e disse:
"Ragazza: lei è un despota!"
Io mi girai verso di lei e dissi:
"Adam: vediamo, il tuo nome è Carlotta eh? bene Carlotta te
hai vinto il tuo nome originale, brava Carlotta"
La ragazza che si era alzata in piedi rimase confusa e disse:
"Carlotta: questo su che base?"
"Adam: hai grinta, mi piace questo"
La campanella della prima ora suonò e io dovetti uscire
dicendo solo
"Adam: bene cari alunni, spero che la lezione di oggi sia stata
interessante, ahahah, ma non prendiamoci in giro, ci vediamo domani
alla 2°ora, portate il libro che cominciamo a spiegare
qualcosa, a domani gentaglia"
Usci dalla stanza con la mia 24 ore, avevo il resto della giornata
libera, ma stetti in aula insegnanti a prepare le argomentazioni per il
giorno dopo, il tempo passava, sentivo campanelle a destra e manca che
suonavano fino ad arrivare alla terza campanella che di solito nel
primo giorno di scuola è pure l'ultima.
In quel momento tutti i ragazzi uscirono, ma io dovevo ancora finire
due robe così andai alle machinette a prendermi una
bottiglia d'acqua quando non trovavo la monetina rimasta da quando mi
ero preso il caffè e tra un cerca e cerca nelle tasche
accadde che la moneta mi cadde dalla tasca; subito mi chinai per
riprenderla quando un'altra mano la prese prima di me.
Una votla rialzato non guardai nemmeno in volto guardai le mani e dissi:
"Adam: hey è la mia moneta, da qua"
Le sfilai la moneta di mano, e la misi nella macchinetta per prendere
la bottiglia d'acqua quando ad un certo punto, la persona che mi
raccolse la moneta buttò a terra i libri che teneva
sottobraccio e mi abbracciò da dietro dicendo
"???: Adam, oddio non credo che sia tu! oddio, Adam!"
In un primo momento la respinsi dalla paura e stavo per urlare "cosa
credi di fare?" però quella voce simile al rumore delle
rondini a primavera mi ricordava solo una persona, così una
volta liberato dall'abbraccio, mi girai e guardai in volto quella
persona e la riconobbi era lei, era proprio lei, esclamai solo:
"Adam: R...Railey?"
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