Sabaku no Gaara osservava con aria annoiata il paesaggio intorno a lui;
viaggiavano da diverse ore, chissà perché sua madre aveva deciso di andare
dall’altra parte dello Stato in macchina, con almeno 30° esterni, per
raggiungere il padre in quel maledetto paese di mare in cui si era
rifugiato.
Fosse stato per Gaara, avrebbe risparmiato qualche soldo per una bella
vacanza con i suoi amici, ma sua madre non aveva voluto sentir ragione:
quell’estate, lui e i suoi fratelli avrebbero passato l’intero periodo in
compagnia di loro padre.
Perché poi? Gaara non faceva che chiederselo dal momento che suo padre
li aveva abbandonati quando lui ancora era un bambino e da allora non
aveva più fatto nulla per riaverli con sé, di conseguenza, Gaara, non
aveva nessuna voglia di passare del tempo con un uomo che era pressochè un
estraneo e che di sicuro non sarebbe nemmeno stato presente durante il
periodo della loro permanenza.
Dal poco che gli era stato detto su suo padre, Gaara sapeva che
lavorava come tutto fare e che spesso dava una mano ad amici e vicini nel
costruire chissà quale oggetto, perciò per la maggior parte del tempo, il
signor Sabaku sarebbe stato fuori casa.
Con un sospiro, Gaara pensò ai suoi amici, che in quel momento si
stavano preparando per una bellissima vacanza in giro per la Spagna;
avrebbe dovuto esserci anche lui, ma all’ultimo era stato costretto a
rinunciare per fare contenta sua madre.
Non capiva perché la donna avesse insistito tanto e non avesse voluto
sentire ragioni al riguardo: lei era forse quella che detestava più di
tutti il signor Sabaku e fino ad allora aveva cercato in tutti i modi di
tenerlo il più possibile lontano dai suoi figli.
Poi, quell’estate, qualcosa era cambiato e non c’era stato verso di
trovare qualche scusa per non partire.
All’ennesimo sbuffo di Gaara, la signora Sabaku alzò lo sguardo sullo
specchietto retrovisore lanciando al figlio un’occhiata di rimprovero “Per
l’amor del cielo, Gaara, smettila! Non stai andando alla scuola militare,
vai solo da tuo padre!” esclamò con aria esasperata, alzando gli occhi al
cielo.
Gaara sbuffò di nuovo e lanciò un’occhiata ai suoi fratelli: Temari
dormiva con la testa appoggiata sulla spalla di Kankuro, che guardava
fuori dal finestrino con aria annoiata ascoltando l’i-pod a tutto
volume.
Gaara sospirò per l’ennesima volta e guardò fuori dal suo finestrino,
accorgendosi solo in quel momento che erano usciti dall’autostrada già da
un pezzo e che stavano entrando a Brentford, paese di mare dove da anni
viveva il padre.
Sua madre non faceva che indicare ai ragazzi tutto le possibili
attrazioni del posto: c’era una lunghissima spiaggia di sabbia bianca che
seguiva tutta la costa fino all’ orizzonte, tempestata da ombrelloni e
sedie a sdraio; i bambini giocavano sul bagnasciuga, mentre un gruppo di
ragazzi si sfidava a beach volley poco più avanti.
C’era un enorme ruota panoramica vicino al pontile, che dava proprio
sul mare e le coppiette ci salivano per ammirare Brentford dall’alto e
scambiarsi tenere effusioni.
Molte persone costeggiavano il marciapiede in bicicletta o con i
pattini, vestiti solo in costume da bagno; qualcuno prendeva il sole
sdraiato sugli asciugamani e ascoltando la musica dai loro i-pod.
Sul lato opposto alla spiaggia, c’erano un sacco di bar, ristoranti e
locali serali, ghermiti di giovani che, in gruppo, chiacchieravano e
scherzavano prendendo qualcosa da bere, seduti sui motorini o sulle
penchine lì di fianco.
Tutto sommato, pensò Gaara, Brentford non era poi così male: per lo
meno non era uno di quei paesi con al massimo 100 abitanti e tutti sopra i
70 anni.
Quando la macchina si fermò, Gaara vide con la coda dell’occhio che
Kankuro dava dei colpetti gentili sulla guancia a Temari, per svegliarla;
Gaara afferrò il suo zaino e scese dall’altra parte, preparandosi a dover
affrontare l’uomo che in quel momento si trovava sul vialetto di casa
propria e si stava asciugando le mani sporche di grasso con uno straccio
lurido.
Kankuro diede una mano alla madre a scaricare le valigie e insieme a
Temari, si avvicinò al padre per salutarlo con un breve abbraccio, prima
di recarsi verso l’interno della casa.
Gaara rimase in disparte ad osservare la villetta in legno bianco che
sarebbe stata la sua casa per i successivi tre mesi: oltre il vialetto per
mettere la macchina, c’era un grosso garage piuttosto disordinato dove si
trovava il furgone a cui stava lavorando il padre fino a poco prima.
La casa era circondata da un porticato, adornato da vasi di fiori e
vicino alla porta c’era un dondolo piuttosto malandato; le finestre erano
grandi e ad alcune mancavano le tende per far passare così più luce.
L’interno della casa era completamente in legno scuro e il soggiorno
sembrava piuttosto disordinato; la casa sembrava essere piuttosto piccola,
ma, al di là del disordine, sembrava accogliente; inoltre, sul retro si
intravvedeva un enorme spiaggia deserta, probabilmente privata, almeno in
parte.
Gaara si fece coraggio e afferrò la sua valigia avvicinandosi ai due
adulti che parlavano tra di loro a bassa voce “Ehi, campione, non viene a
salutare il tuo vecchio?Come stai? Ne è passato di tempo, sei davvero
cresciuto!” lo salutò il padre allungandogli la mano così che Gaara la
stringesse.
Gaara fissò prima la mano tesa e poi suo padre, senza sorridere, come
se si chiedesse chi fosse quel tipo e cosa volesse da lui.
Il signor Sabaku sorrise nervosamente lanciando un’occhiata imbarazzata
alla ex-moglie e ritraendo la mano, prima di schiarirsi la voce “Beh,
scommetto che sarai stanco e affamato…Ho preparato uno spuntino, vuoi che
ti dia una mano a portare dentro la valigia?” chiese allora, leggermente
scoraggiato dalla reazione di Gaara, che afferrò la sua valigia facendola
cadere di proposito sui piedi del padre “Sì, grazie” disse sorridendo in
modo falso e lanciando un’occhiataccia alla madre “Vado a fare un giro”
annunciò prima di dare le spalle ai suoi genitori e allontanarsi, diretto
verso la spiaggia.
Il signor Sabaku osservò il suo figlio più piccolo allontanarsi senza
nemmeno voltarsi indietro e non poté biasimarlo: lui stesso si odiava per
aver abbandonato in quel modo i suoi figli, specialmente Gaara che era
ancora così piccolo, ma si era ripromesso che quell’estate avrebbe fatto
di tutto per migliorare il rapporto con i suoi tre figli e avrebbe
spiegato loro che nella separazione della madre loro non c’centrava
assolutamente niente e che amava i suoi figli più di ogni altra cosa “Ce
l’ha proprio a morte con me, non è vero?” chiese alla sua ex-moglie non
sitogliendo lo sguardo dalla figura ormai lontana di Gaara “Tu non ne hai
idea, Kenzo” rispose la donna affiancandolo e seguendo il suo sguardo “Non
ci ha mai perdonato…né me, né te…Era troppo piccolo e si è sentito
abbandonato…” mormorò la donna con malinconia “Lo so…” rispose lui in un
sospiro “Farò di tutto per fargli capire che non è così…Voglio che i miei
figli sappiano quanto gli ho voluto bene” rispose Kenzo Sabaku sorridendo
tristemente alla ex-moglie prima di invitarla a partecipare allo spuntino
“D’accordo, ma solo 10 minuti, voglio essere almeno a metà strada, prima
che diventi buio” rispose lei scherzando e seguendo l’uomo all’interno
della casa.
Gaara passeggiava vicino al bagnasciuga sorseggiando una coca cola
ghiacciata presa in un chiosco poco più indietro; dalle occhiate che gli
lanciava la gente, si rese conto che forse, prima di andare in spiaggia,
avrebbe dovuto indossare un costume da bagno o qualcosa di adeguato per il
mare.
Invece era rimasto con in sui jeans neri attillati, gli anfibi dello
stesso colore e la maglietta dei Metallica con le maniche strappate.
In molti avrebbero pensato che era un Emo o un Punk, ma non era così:
Gaara amava la musica, ma il suo genere preferito era il Pop o al massimo
il rock; si vestiva così da ribelle solo ed esclusivamente per far rabbia
a sua madre, che avrebbe preferito di gran lunga vederlo vestito in
tutt’altro modo, specialmente davanti ai suoi amici.
Gaara era ancora perso nei suoi pensieri, quando si avvicinò forse un
po’ troppo al gruppo che giocava a beach volley: uno dei ragazzi, in uno
slancio per cercare di afferrare la palla prima che finisse fuori dal
campo, lo urtò violentemente, facendolo cadere e rovesciandogli sulla
maglietta l’intera lattina di coca cola che Gaara stava ancora bevendo
.
I ragazzi che stavano osservando la partita, iniziarono a ridere e a
battere le mani, facendo battute sulla capacità di equilibrio del loro
amico “Scusa, non ti avevo proprio visto, mi dispiace molto” si scusò il
ragazzo tendendo una mano per far alzare Gaara da terra.
Il rosso si alzò ripulendosi i vestiti dalla sabbia e dando un’occhiata
al danno fatto dalla coca cola alla sua maglietta: una grossa chiazza
marrone ricopriva praticamente tutto il davanti della t-shirt che, essendo
bianca, era diventata in parte trasparante “Beh, non fa niente….Anche se
avrei preferito berla la coca cola” si lamentò Gaara mentre l’altro
ragazzo sorrideva ancora un po’ in imbarazzo “Davvero, non l’ho fatto
apposta….Facciamo così, ti compro una maglietta nuova” si propose
sorridendo più apertamente.
Gaara gli lanciò un’occhiata tra l’incuriosito e l’infastidito “Lascia
stare, non era nemmeno la mia preferita, posso farne a meno” rispose senza
però sorridere e togliendosi dai vestiti gli ultimi rimasugli di sabbia
che erano rimasti appiccicati “D’accordo, ma lascia almeno che mi
presenti: sono Sasuke Uchiha, molto piacere” disse il ragazzo tendendo la
mano verso Gaara che la afferrò riluttante “Gaara Sabaku e non so ancora
se è un piacere visto come mi hai ridotto” rispose facendo ridere Sasuke
“Beh, perché non ti fermi a guardare la partita allora?! Magari poi sarà
un piacere parlare con un campione” si vantò il moro.
Gaara sorrise scetticamente: quel ragazzo lo stava davvero annoiando “E
saresti…tu il cosiddetto campione?” chiese sarcastico puntandogli un dito
contro “Grazie, ma passo” disse prima di voltarsi per andarsene, ma Sasuke
gli si parò nuovamente davanti “Magari cambi idea se ti fermi dieci
minuti…Vuoi vedere?” chiese avvicinando il viso a quello di Gaara, che si
ritrasse sempre più innervosito “Mi dispiace, ma ho una maglietta da
andare a comprare” lo liquidò con un sorriso falso “Ci vediamo” lo salutò
poi voltandosi e aumentando il passo per non farsi più raggiungere da
Sasuke, che continuò a fissarlo con interesse per diversi minuti, prima di
tornare alla partita.
Tuttavia, un’altra persona aveva seguito con lo sguardo l’intero
scambio di battute tra i due e ora continuava a seguire con lo sguardo il
rosso, senza però avere negli occhi lo stesso interesse che aveva
dimostrato Sasuke.
Gaara girava tra le bancarelle ormai da più di un’ora, alla ricerca di
una maglietta che gli andasse bene e che fosse anche di suo gusto, ma fino
ad ora aveva trovato solo magliette da turisti, con su stampato Brentford
in colori e caratteri diversi, o con foto stampate della spiaggia del
paese, o della ruota panoramica e cose del genere.
Gaara ne afferrò una di un rosso acceso con stampata una foto di
Brentford dall’alto, sovrastata da un arcobaleno; non era granché, ma per
il tragitto fino a casa poteva andare più che bene.
Gaara stava tirando fuori i soldi dalla tasca dei pantaloni, quando una
voce lo distrasse e lo obbligò a voltarsi “ Io non credo che quella maglia
sia fatta per te, sai? Fossi in te, sceglierei una cosa più simile a
questa” disse un ragazzo moro e pallido come un fantasma, che era sbucato
da dietro una delle bancarelle e sorrideva a Gaara con aria furba.
Lo sguardo stupito di Gaara si spostò dal nuovo arrivato, alla
maglietta che quest’ultimo teneva in mano: era di un colore blu elettrico
e sul davanti aveva una scritta di diversi colori che diceva “Just do
it”.
Gaara sorrise afferrandola e guardando il cartellino con il prezzo “E’
perfetta, ma costa un po’ troppo” si lamentò facendo per metterla al suo
posto, ma il ragazzo moro lo fermò afferrandogli il polso e riprendendosi
la maglietta “Beh, guarda caso oggi c’è la promozione Tutto Gratis”
rispose sorridendo e appallottolando la maglietta per metterla nello zaino
di Gaara, che però si ritrasse di scatto “No, senti, non è proprio il
caso, non faccio queste cose” disse sorridendo timidamente per
giustificarsi.
Il moro alzò le spalle rimettendo giù la maglia “Come vuoi…Io sono Sai,
comunque, piacere” disse tendendogli la mano, che Gaara accettò accennando
un sorriso “Gaara Sabaku” rispose afferrando nuovamente la maglietta e
dirigendosi verso la venditrice per poter pagare.
Sai lo aspettò a un lato della bancarella con la braccia conserte e
dopo che Gaara ebbe pagato, gli fece segno di raggiungerlo “Allora, Gaara
Sabaku….Ti va di divertirti un po’ stasera?” chiese Sai sorridendo in modo
malandrino.
Gaara ci pensò su qualche secondo: in fondo, non conosceva affatto quel
tipo e da quello successo poco prima con la maglia, non doveva essere
proprio una brava persona…Ma in fondo, era lì proprio per fare rabbia ai
suoi e non ci sarebbe stata occasione migliore di un’uscita fino a tardi
con un cattivo ragazzo “Sì, perché no…Dove andiamo?” chiese togliendosi la
maglietta sporca e mettendola nello zaino, per poi infilarsi quella appena
comprata.
Sai sorrise mordendosi il labbro “Beh, c’è un tipo con cui mi sto
vedendo che suona in una band e stasera ci sarà un concerto proprio qui”
spiegò Sai leggermente esaltato.
Gaara alzò un sopracciglio guardandosi intorno “Qui?” chiese indicando
la piazza piena di gente e bancarelle “Beh, non proprio qui qui…Lo faranno
sulla spiaggia…Ci sarà un mucchio di gente e faranno l’open bar…Allora che
ne dici?” chiese Sai continuando a sorridere furbescamente.
Gaara ci pensò ancora un attimo, anche se aveva già deciso
“D’accordo…Per che ora ci vediamo?” chiese ormai del tutto convinto.
Sai sorrise contento e diede appuntamento al rosso per quella sera alle
21 nello stesso punto; i due si salutarono e ognuno andò per la sua
strada, mentre Gaara pensava che, se quella sera si fosse trovato con Sai,
poteva ufficialmente annunciare di aver trovato il modo per far sentire i
suoi genitori ancora più in colpa.
Ok, allora, in realtà avevo in mente di andare avanti ancora con il
capitolo, ma poi ho deciso di farli più corti, almeno i primi, perché
voglio vedere prima cosa ne pensa il pubblico….ehehehehehe….Mi sono resa
conto che involontariamente assomiglia a un film che ho visto di recente,
ma già dal secondo capitolo, sarà completamente inventata da me…parliamo
un attimo dei personaggi: i genitori di Gaara, come saprete, sono stati
spudoratamente inventati da me; per quanto riguarda Gaara, in questa fic è
il tipico ragazzo ribelle, infuriato con i genitori per il divorzio, che
fa di tutto per farglielo pesare e un po’ anche per attirare
l’attenzione…Con il tempo diventerà più docile, anche se mi piace questo
Gaara ribelle…Sasuke forse risulta un po’ OOC, ma anche lui subrà dei
cambiamenti durante il corso della fic…Sai spero di averlo fatto il meno
OOC possibile, anche se è apparso molto poco e nei prossimi capitoli avrà
più spazio…Nel prossimo capitolo appariranno sia Naruto che Itachi, e
probabilmente altri personaggi più di margine…Se la fic piace, potrebbe
essere mooolto lunga, se no cerco di finirla in ogni caso, anche se magari
ci inserirò meno particolari e poi mi dedicherò alla prossima ItaGaa che
ho già in mente….Fatemi sapere che ne dite, io comincio già a scrivere il
prossimo capitoloooooo!!!!!!