Non credo se non a quello che vedo

di Ziggie
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                                                              Non credo se non a quello che vedo

- Non credo se non a quello che vedo -.

Così l’apostolo Tommaso esordì al racconto dei suoi compagni, quando gli dissero che il loro Signore era risorto. L’unico modo per farlo credere era vedere e quando il Cristo rifece la sua comparsa, il giovane miscredente si gettò ai piedi del suo Signore piangendo.

Molte sono le leggende del grande blu, tutte storie che suscitano interesse e mistero. Ogni lupo di mare che si rispetti teme il mare così come lo ama, crede ad ogni singola parola di quelle storie, rabbrividendo da capo a piedi quando, qualche capitano coraggioso, punta l’offerta di partire verso, per esempio, la fonte della giovinezza.

Sono un uomo reo di crimini, che ha chiesto e ottenuto il perdono reale per comodità, ma è la perdizione la mia guida, la pirateria il mio io e il mare il mio credo. Questa scorza dura, una vecchia pellaccia che sa di salsedine e di rum, misto polvere da sparo, ne ha viste e vissute tante. Fatti che mai avrei immaginato occupassero la mia vita: da una maledizione senza fine, sono diventato un non-morto; mi hanno ucciso e mi hanno resuscitato, per il gusto di farlo forse, per occorrenza, ma in entrambi i casi mi hanno reso un grosso favore. Riportai Calypso al dominio del mare, guidai una nave ai confini del mondo, nello scrigno di Davy Jones, dal quale uscii indenne e con l’amico, rivale di sempre. Venne il giorno in cui persi di nuovo tutto: nave, ciurma e la mia gamba. Le sartie che si muovevano come serpi, assi, bompresso e parapetto che scricchiolavano e le acque sotto la Perla torbide: Barbanera!

Le file della marina infine, mi hanno reso un buon servizio: la vendetta. Ma quegli abiti erano troppo pomposi ed eleganti per il sottoscritto, troppo vistosi per andare a Tortuga. Ed è da lì che ripartirà il mio prossimo viaggio, e sarà da lì che un altro frammento si aggiungerà alla mia storia. Svariate avventure, svariate peripezie ho vissuto; ho visto miti e sono entrato nella leggenda, ma nonostante questo non credo a storie di taverna che parlano, per esempio, di magiche guarigioni, di ricrescite di arti; non credo nelle favole, nelle storie di speranza o di redenzione, giusto a quelle di dannati e di fantasmi, dato che una di queste, l’ho vissuta sulla mia pelle. Credo in ciò che vivo, in ciò che i miei occhi vedono e le mie mani toccano.

Scettico? Forse.
Impavido? Certo.
Pirata? Fino alla fine.
  
 





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