Una mesta compagnia

di Girl_in_Blu
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 Una mesta compagnia

 


Seduto sul divano, con i gomiti poggiati sulle gambe e le braccia che cingevano la testa per sorreggerla e proteggerla da ciò che era accaduto poco prima, rifletteva.
In quella sorta di posizione fetale si sentiva al sicuro dal male che lo circondava, la sua non era stata certamente una vita tranquilla.
Il sarcasmo e l’ironia innati erano le armi migliori contro la paura, la tensione e l’ansia; tutti sentimenti che provava da troppo tempo e troppo spesso.
Non era stato facile essere, dapprima innamorato poi, amico della cacciatrice e adesso che era un uomo, comprendeva tutti i pericoli di quel legame, non che non li avesse mai capiti da ragazzino, ma il desiderio di avventura era più forte, poiché alimentato dall’incoscienza adolescenziale.
Ma, ancora, non era abbastanza maturo.
Aveva abbandonato Anya, cosa gli diceva il cervello?
Aveva paura del matrimonio, di fallire come in tutte le altre cose della sua vita; il fallimento –ormai- era un amico fidato che spesso gli faceva visita.
La paura di perseverare nell’errore lo aveva spinto a sbagliare, ancora.
Aveva, però, compreso e stava cercando di rimediare, ma lei non gli offriva l’agognata possibilità di riscatto.
Per un momento pensò di aver spinto, lui, Anya tra le braccia di un altro e poteva accettarlo; in fondo l’aveva abbandonata, ma ciò che non sopportava era l’uomo, anzi il vampiro, con il quale era andata a letto.
Scopare con Spike; un assassino meschino, un succhia sangue infame, non capiva cosa l’avesse spinta verso quell’essere così diverso da lui.
Ma Anya un tempo era un demone e il vampiro da troppo frequentava il loro gruppo, ormai, poteva essere definito un compagno.
Non appena tentava di razionalizzare da uomo, il ragazzino che era in lui tornava prepotente.
Era lei ad aver sbagliato, lei era andata a letto con un altro, lei aveva compromesso il loro futuro.
Era colpa sua.
Per quanto sciocco e immaturo potesse essere, quel pensiero lo sollevava.
Ancora rannicchiato pensò poi a ciò che aveva scoperto, Buffy e Spike insieme.
Era assurdo e senza alcun senso, cosa aveva quel vampiro di tanto speciale?
Aveva provato simpatia per la sua perseveranza e pietà per la freddezza con la quale la cacciatrice lo trattava, per un momento aveva perfino parteggiato per lui.
Che sciocco era stato!
Sentiva di aver perso la fiducia verso la sua amica, lei non gli aveva detto nulla, aveva deciso di mantenere il segreto perché conscia che ciò che faceva fosse sbagliato.
Ne era certo, ma non bastava per consolarsi, lui non voleva saperne e non gli avrebbe fatto -mai- piacere conoscere una verità scomoda, non era adatto per affrontarla.
In fondo un tempo la amava e anche se adesso erano amici, provava un affetto profondo, così radicato nello spirito da perdonarla, nonostante lei avesse sbagliato.
La sua era una certezza, sapeva che presto ci sarebbe riuscito, ma come poteva farlo?
Forse, la facilità con la quale perdonava era inversamente proporzionale al suo coinvolgimento personale, lui non c’entrava nulla, Buffy aveva deciso di scopare un vampiro, anzi due, ma Anya no; lei aveva commesso l’errore di sentirsi sola e abbandonata a causa di un suo ennesimo sbaglio.
Anche quella notte sentì che il fallimento gli avrebbe tenuto compagnia, ma con il sorgere del sole sarebbe sparito come sempre e come quel maledetto succhia sangue causa del suo malumore, Spike –però- sarebbe rimasto a sbeffeggiarlo.
 
 
 
 











































Angoletto di Girl_in_Blu:
Allora la storia è un’introspezione e rappresenta come ho sempre immaginato Xander, un uomo che spesso viene sopraffatto dal ragazzino che è in lui.
Ama Anya, ma la abbandona e trovo che per ora accettare di essere parte di quello sbaglio sia troppo, quando sta per comprendere soggiunge il sedicenne a giustificarsi, non so… io l’ho sempre visto così; sarcastico e ironico per difesa e impaurito dal fallimento.





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