DÉJEUNER
DU MATIN
Il a mis le café
Dans la tasse
Il a mis le lait
Dans la tasse de café
La
caffettiera gorgoglia sul fornello, il caffè sta per
traboccare.
Versa
il caffè nella tazza bianca. Un regalo, un ricordo di
Berlino.
Caffè
nero come i suoi
occhi,
profondi e silenziosi. Mai mi è stato permesso di esplorare
i loro angoli più
nascosti.
Sempre
solo la superficie fredda e dura.
Caffè
nero come i suoi capelli corti e morbidi, ormai ingrigiti dal
tempo e dalla vita.
Il a mis le sucre
Dans le café au lait
Scende
la polvere bianca nell’oscurità del liquido scuro;
nel silenzio
affonda e affoga, si scioglie e si mescola alle molecole distruttive.
Lascerà
un dolce retrogusto, un ricordo della dolcezza pura e
irriverente.
Dimmi,
amore, l’hai mai conosciuta questa dolcezza?
Avec
la petite cuillière
Il a
tourné
La
lucentezza ferrea del cucchiaino brilla nella calda luce artificiale
del piccolo cucinino, prima di tuffarsi nel caffè e
rimestare in un vortice i
suoi atomi.
Dimmi,
amore, ti specchi ancora sulla superficie concava come facevi un
tempo?
Il a bu le café
Et il a reposé la tasse
La
gola possente sussulta al passaggio del caffè.
La
mascella forte. La folta barba scura.
La
tazza sbatte sul tavolo con un rumore sordo.
Le
mani grandi. Le braccia muscolose.
Sans me parler
Il a allumé
Une
cigarette
Allunga
una mano verso il pacchetto morbido di Lucky sul davanzale
della finestra. Prende l’accendino azzurro di Parigi, un mio
regalo, e fa
scattare la scintilla. Aspira forte e lascia andare il fumo.
Odio
l’odore del fumo nella stessa misura in cui amo il profumo
del
tabacco asciutto.
Il a fait des ronds
Avec la fumée
Leva
la testa al soffitto e fa scattare più volte la mandibola.
I
piccoli cerchietti si espandono e svaniscono nell’aria della
cucina.
Ho
sempre ammirato questa sua capacità. Quando vedo i ragazzi
ai
giardinetti, intenti nella prova guardando invidiosi i pochi che
riescono,
penso a lui.
Il
a mis les cendres
Dans
le cendrier
Prende
il posacenere verde dal davanzale.
Le
ceneri cadono grigie. Un cumulo di macerie e rovine polverizzate.
Ancora
qualche tiro e la spegnerà, lo so. E con il mozzicone
radunerà
la cenere e ci disegnerà un cerchio.
Sans
me parler
Sans
me regarder
Il s’est
levé
Il a mis
Son
chapeau sur sa tête
Il
a mis son manteau de pluie
Facendo
leva con le mani sul tavolo si alza.
Sistema
la sedia, facendo fremere le gambe sul pavimento.
Va
piano verso l’attaccapanni, prende il suo cappello nero,
sgualcito
dal tempo e dalla vita. Glielo ha lasciato suo nonno, me lo ricordo
quel
giorno.
Dai
suoi occhi scorrevano fiumi di lacrime, mentre le sue mani
torturavano i miei capelli rossi.
L’impermeabile,
certo, anche quando non piove. Un regalo di sua madre,
mai deludere la mamma.
Parce qu’il pleuvait
Anche
oggi piove.
Piove
da una settimana.
Le
gocce fitte battono sui vetri della finestra, sui vetri della porta.
E’
una musica continua, monotona, distante.
Est il est parti
Sous la pluie
Ora
è uscito.
Lo
immagino chino sotto il peso della pioggia, il bavero rialzato, le
mani sprofondate nelle tasche, la mente sprofondata in
chissà quali pensieri.
La
pioggia è una cortina grigia e impenetrabile.
La
pioggia è un muro
invalicabile.
Sans
une parole
Sans
me regarder
Et
moi j’ai pris
Ma
tête dans mes mains
Sola
in questa casa vuota, guardo le tazze della colazione ancora sul
tavolo, il posacenere ancora sul tavolo, il pacchetto di sigarette
ancora sul
tavolo.
Le mie
mani sgraziate tremano sulle mie ginocchia.
Le mie
spalle sussultano, ora impercettibilmente, ora con violenza.
Butto
la testa tra le mani e piango.
Et j’ai
pleuré.
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