could
we share this poison apple?!
Tutti lo credevano un ragazzo
dai facili costumi, persino lui dopo aver sentito l'ennesima balla sui
suoi confronti ci aveva creduto, cominciando veramente a comportarsi
così. Non aveva niente da perdere, visto che i vari ragazzi
- o ragazze- che avrebbe incontrato per la sua strada lo avrebbero
ritenuto tale anche senza averne la certezza o la conferma
nei suoi comportamenti, tanto valeva provarci, no?
Ed era così che era
diventato ancora più
famoso di quanto avesse mai sospettato. Era diventato
persino un talent scout, certo il criterio di selezione lasciava a
desiderare, però era comunque un talent scout.
Patrick glielo ripeteva tutti i giorni che quella non era la sua vera
indole, che prima o poi si sarebbe perso nei meandri del personaggio
che si era creato, che un giorno guardando al passato non avrebbe visto
altro che errori e che nel momento in cui si fosse disgraziatamente
innamorato realmente sarebbe finito male, ma lui era testardo, lui non
ascoltava i consigli altrui neanche se si fondavano su basi ferree e
solide. Lui doveva sbatterci
la testa, prima di capire.
Il destino aveva voluto che sotto alla sua ala protettiva passasse un
gruppo di ragazzini alle prime armi, sembravano appena usciti
dall'asilo, timidi,
riservati e con un casino di turbe psichiche consone all'adolescenza
nella quale erano invischiati fino al collo. Un gruppo di
ragazzini con tanta voglia di sfondare ma con poca voglia di scendere a
patti, timidi riservati e tutto il resto, ma non erano cretini. Pete
non aveva notato proprio tutti quei ragazzini, quattro per l'esattezza,
ne aveva notato solo uno, quello che poi si sarebbe rivelato il loro
front man. Sembrava
diverso dal resto del gruppo, così attento alla sua immagine
e così spavaldo da sembrare un cantante o un attore
già abituato alla notorietà e agli impegni
pubblici, era sicuramente l'unico che sarebbe sopravvissuto in
quell'ambiente, l'unico che non si sarebbe fatto sconvolgere o
annientare da quel mondo fatto di sorrisi e lustrini che nascondevano
la vera faccia della notorietà. Pete la conosceva bene
quell'altra faccia, quella che aveva affrontato a forza di pasticche e
di tentativi di suicidi, lui ne sapeva troppo e non avrebbe mai
lasciato cadere qualcun altro in quel baratro. Ed era forse per
questo che aveva preso a cuore gli altri tre, lasciando a sé
stesso il front man che riteneva capace di fronteggiare tutto quello
che quella vita gli avrebbe riservato.
Patrick, ancora una volta, lo aveva messo in guardia, commentando quel
suo comportamento con una frase ai limiti della banalità "Non giudicare un libro dalla
copertina, Pete" .
Ma lui aveva deciso, ancora un volta, di non ascoltarlo e di fare di
testa sua. Aveva preso sotto alla sua "ala protettiva" Ryan,
quello che sembrava essere il più fragile e autolesionista
del gruppo, quello dal faccettino dolce e dall'aria perennemente
assorta nei suoi pensieri, sembrava persino troppo puro per crescere e
sfondare in quel mondo, troppo cattivo per uno come lui. Invece Brendon
era il contrario, era spavaldo, aveva quella faccia tosta e quell'ego
che lo avrebbero portato lontano, che lo avrebbero portato in poco
tempo alla notorietà assoluta. Ed era forse per questo che
nel primo video compariva quasi soltanto lui, stretto in quell'abito
rosso, con le sue labbra ed il suo sorriso malizioso e quel cappello
che gli donava perfettamente, ma questo Pete non l'aveva notato, o
forse aveva fatto finta di non notare nulla del corpo del piccoletto, lui doveva proteggere Ryan,
doveva anche cercare di amarlo quando gli rimaneva un po di tempo, non
poteva dedicarsi a
nessun altro.
« Il video è perfetto.
» aveva commentato osservando il risultato finale « Siete stati bravi.
»
Gli altri gli avevano rivolto un sorriso, osservando con gli occhi
sognanti il video che li avrebbe portati alla notorietà.
« Perfetto
è un eufemismo. » aveva commentato Patrick, sempre
intento a dire la sua « Sublime,
complimenti ragazzi, vi
ho sottovalutato. »
Pete aveva sorriso a Ryan che,
scostandosi un paio di ciuffi dal volto, gli aveva sorriso di rimando
con la sua solita aria impacciata ed indifesa, un cucciolo, non era
nient'altro che un cucciolo di un qualche strano animale, andava protetto.
I mesi erano passati velocemente, nessuno se ne era
accorto, ma erano famosi, ora. Ora erano nella cerchia di Pete, ed
essere nella sua cerchia era come avere
il mondo sotto ai loro piedi. Venivano riconosciuti mentre
facevano la spesa, mentre camminavano tranquillamente per le strade,
venivano riconosciuti ed era strano.
Soprattutto per gente come loro che a scuola non veniva mai
riconosciuta e le poche volte che succedeva non era mai un buon segno.
Pete continuava a prendersi cura di Ryan, qualche volte anche di
Spencer e raramente di Brent, mentre Brendon veniva lasciato a
sé stesso, a Travis e qualche volta a Gabe. Non proprio un
segno d'accortezza, conoscendo quanto quei due fossero deleteri. Erano
buoni, ma avevano la strana mania di distruggere tutto
ciò che toccavano, trascinandolo giù fino al
fondo dove ormai abitavano da tempo.
Mesi di show, mesi di pasticche,
erba, alcol tutto alla luce del sole, quasi che volesse che qualcuno si
accorgesse di lui, mesi di testi sbagliati, dimenticati e
stonati nel bel mezzo del concerto, ma c'era Ryan lì vicino
a parargli il sedere, mesi dei quali non ricordava nulla.
Eppure la frase di Pete era sempre la stessa « Bellissimo
concerto, ragazzi. »
Patrick aveva perso persino la voglia di spingere Pete ad accorgersi
dei segnali di quel ragazzino dagli occhi profondi e dalle labbra
carnose, così aveva deciso di prendersi cura di lui, come si
faceva con un fratello minore, spingendolo persino ad avere una cotta
per lui, ma era solo la classica reazione della crocerossina, niente di
che.
Altri mesi che correvano veloci, altre folate di vento passeggero che
staccavano i vari fogli del calendario. Era tutto troppo veloce e
sembrava tutto, troppo, un fottuto ciclone e loro si trovavano
nell'occhio del ciclone, circondati da un apparente
tranquillità ma sempre pronti a venir sbalzati via. Il primo
a cedere era stato Brent, aveva lasciato tutto in mano agli altri.
Il secondo a cedere era stato Brendon, l'aveva fatto per una settimana,
ma aveva pur sempre ceduto, e la reazione degli altri era stata simile
a quella che si ha quando le fondamenta di una casa cedono, macerie.
« Io mi arrendo.
» aveva commentato tranquillo, prendendo una sorsata di red
bull e un biscotto al cioccolato, fissando teneramente gli occhi di
Patrick uno dei pochi che c'era sempre stato « Io non ho
più niente all'infuori di questo e mi arrendo prima che
tutto si sbricioli sotto ai miei occhi lasciandomi nuovamente senza
niente. è vero, se me ne vado resto con un cazzo in mano, ma
almeno posso dire di averlo fatto di mia spontanea volontà.
»
Nessuno di loro credeva a quelle parole, era molto più
probabile che si fosse preso qualcosa che lo faceva parlare in quel
modo rispetto al fatto che credesse realmente nelle sue parole.
« Dai, Brend.
Smettila di farti di roba pesante, eh! » aveva commentato
Spencer - lasciando interdetto Pete- « Tu sei l'anima dei
Panic! »
« No, Spencer,
l'anima qui è Ryan. Io sono solo il bel visino che
canticchia malamente le canzoni, io sono solo quello che ha tutti gli
occhi puntati su di sé. Io sono solo la copertina che vende,
l'anima è ben altro. »
« Ma che stai
dicendo? » aveva chiesto Pete
« Oh, buongiorno
Pete. » gli aveva commentato ironico « Lo sai anche tu,
anzi forse sei tu che hai creato tutto questo, mi hai messo in prima
linea per proteggere lui. Perché i giornalisti vengono solo
da me, la droga è arrivata
solo da me, si può dire che tutto sia arrivato
solo da me. Io non sono sotto la tua fottuta ala, come non lo era Brent
e abbiamo visto tutti che fine ha fatto. Spencer sarà il
prossimo, ma lui è così forte da non aver
problemi. »
« Ci siete tutti
sotto la mia ala. » aveva commentato non credendo alle sue
stesse parole.
« No, io sono sotto
quella di Patrick, ma Pat non sei tu. Pat è semplicemente
quel coso coccoloso che riesce a tenermi testa nel momento in cui ho qualche crisi.
» aveva commentato sorridendogli e ricevendo una
linguaccia dall'altro ragazzo « Ma Patrick non è Pete. »
Pete non aveva detto nulla, aveva solo indicato la porta al ragazzino
che si era ritrovato nuovamente a lanciare segnali contro di un muro,
invalicabile, di pietra.
« Hai fatto
nuovamente quello che credevi giusto, ma che non lo era. Hai nuovamente
scelto di proteggere il membro forte, e mi sa tanto di Mafia, ma non fa
niente. Ed io sono ancora qui a fare come Anacleto nella "Spada nella
roccia". Hai consegnato, nuovamente, una mela avvelenata a quel povero
cretino. Ed io sono nuovamente qui a dirti che sei un cretino. Strani i
casi della vita, eh Wentz? E dire che all'inizio io ero come quel
ragazzino e tu... tu
non sei cambiato di una virgola. » aveva
commentato Patrick accendendosi una sigaretta « Perché
tu ti ricordi, vero? »
Ed era vero. Era tutto vero.
Perché lui non aveva mai calcolato Patrick, non lo aveva mai
degnato di uno sguardo, troppo preso con William, o con Gabe, o con
Travis. Eppure quel biondino paffuto era lì a cercare di
attirare l'attenzione come stava facendo ora Brendon. Ma Pete era cieco
prima e lo era anche adesso. Pete non si era mai accorto che Patrick lo
amasse, almeno fino a quando lui non glielo aveva urlato nell'orecchio
dopo l'ennesimo bacio rubato sul palco. Ma era troppo tardi,
perché non era un ti amo, ma un "ti ho amato ed ora staccati
dalle mie labbra, coglione".
Ed era cieco ora, visto che Brendon aveva già lasciato lo
studio e forse aveva già fatto le valige per tornare a Las
Vegas.
Ma Brendon non
era Patrick. Brendon
aveva lasciato lo studio e la casa, ma era tornato una settimana dopo
con la coda fra le gambe mormorando frasi sconclusionate sul collo di
Patrick e lui era lì, seduto sul divano a cercare di capire.
« Vuoi che ammazziamo
il capretto? Il figliol prodigo è tornato! » aveva
commentato acido, nonostante capisse che dallo stato nel quale era
ridotto il moretto c'era qualcosa che non andasse.
Patrick gli aveva tirato un
qualcosa di fottutamente pensante sulle gambe.
« Non voglio il tuo
fottuto capretto, mettilo nel tuo fottuto culo! » aveva
urlato Brendon « Non sono tornato
per cantare nella tua preziosissima band, cerco un posto dove dormire e
l'ho chiesto a Patrick, tu non centri proprio un cazzo. »
« E come mai?!
» aveva chiesto continuando ad usare quel tono sfrontato ed
acido.
« Perché
mi hanno cacciato da casa, in quanto ubriaco, fatto, musicista e
soprattutto ateo e bisessuale. Vuoi qualche altro aggettivo? O vuoi
qualche altra cosa che faccia sembrare Ryan ancora più
cucciolo di quello che non
è? »
E Pete non aveva saputo che rispondere, realmente. Era la prima volta
che non sapeva quello che rispondere, ma sapeva solo quello che doveva
chiedere.
Patrick li aveva lasciati da soli, sperando Dio che almeno per una
volta il suo migliore amico facesse qualcosa di buono.
Domande su domande, domande su di lui, sulla famiglia e su quello che
aveva preso in quei mesi. Domande che avevano una risposta e che piano
piano facevano uscire Brendon dal suo stesso bozzolo di "grandezza" che
era così irreale da stargli persino largo.
Risposte, domande, domande, risposte. E piano piano Pete aveva
cominciato a capire, ad ascoltare quell'attrazione nei confronti del
moro che aveva lasciato per troppo tempo inascoltata.
Fino a portarlo a formulare l'ultima domanda.
«could we share this poison apple?
»
Alla quale non c'era stata una risposta, o non subito almeno.
La risposta era arrivata qualche mese dopo, quando nel bel mezzo della
registrazione del nuovo album, Brendon lo aveva preso da parte
cominciando a baciarlo fino a quando l'ossigeno nei loro corpi non era
finito.
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