charming
agg. incantevole,
affascinante.
adj. 1
very pleasant, attractive.
La donna si sedette sorridendo sulla poltroncina di pelle bianca che la
aspettava. Doveva essere la sua giornata fortunata, tre interviste in
un giorno e alla fine era riuscita a trovare quell'uomo misterioso,
dove sembrava confluire tutto il gossip degli ultimi sei mesi; la
chiave di tutto. Lui era già seduto, composto ed educato, a
mento alto, mani appoggiate sulle ginocchia e un sorriso cordiale, come
se la confusione da cui la sua figura era circondata semplicemente non
fosse affare suo.
- Buongiorno. - la salutò al suo arrivo, annuendo tra sé e
sé.
- Salve. - rispose la giornalista, con una voce leggermente roca.
- Ho sentito che, apparentemente, mezzo showbiz mi vuole parlare, anche
se non ne comprendo il motivo. Allora ho pensato, quale persona
migliore di lei? Non ero a conoscenza di quanto fosse impegnata la sua
giornata, mi dispiace averla fatta correre per tutta la
città. -
disse amabilmente, come se stesse per prendere un the, passandosi una
mano tra i capelli corvini e lucidi.
- Non si preoccupi. - sussurrò la donna, squadrandolo e
giudicando ogni capo che indossava. Un bel completo nero, di cui non
riconosceva la marca, probabilmente fatto su misura; delle scarpe nere
eleganti e una camicia grigio scuro, a cui era annodata una cravatta di
seta nera. Gli occhi erano leggermente cerchiati di eyeliner, una
versione sobria del giovane a cui sembrava tanto legato; la barba di
qualche giorno gli crescieva ispida sul viso. Dei tatuaggi spuntavano
timidi dalle maniche della camicia come arbusti troppo deboli per non
essere strappati.
- Allora. - disse l'uomo, schiarendosi la voce. - Voleva pormi qualche
domanda in particolare?
- Oh, sì. - sussurrò la donna, estraendo il block
notes.
- Fonti certe, nonche i diretti interessati, sostengono che lei abbia
un affair sia con un noto cantante che con una attrice particolarmente
in voga. Cosa ha da dire al riguardo? - chiese senza
interrompere il contatto visivo, sicura e compiaciuta della sua domanda.
- L'italiano, lo spagnolo, il francese e il tedesco sono lingue
terribili, non trova? Così sessiste. - iniziò
piano, dopo
qualche secondo di silenzio, interrotto solo dal ticchettare
dell'orologio al polso della donna. - Tutta questa attenzione al
genere. Un uomo, una donna. Un amante, un'amante. E' così
importante, quell'apostrofo? Non possono essere
semplicemente persone? L'inglese è perfetto. Lover, non potresti
mai dire precisamente se si sta parlando di un maschio o di una
femmina, da questa parola. L'amore non ha genere, non ha sesso. - disse
quasi sussurrando, come se stesse parlando a se stesso. - E' perfetto.
- ripetè.
La giornalista sbattè le palpebre un paio di volte, sembrava
non capire la risposta dell'uomo che si ostinava a non raccontare
niente di se.
- Mi scusi, - disse lei, schiarendosi la voce. - Temo di non capire.
Sta confermando una delle voci? O entrambe? O vuole forse smentire
tutto? Non la seguo. - era visibilmente a disagio, non le capitava
spesso di non capire che cosa le fosse detto.
- Lei mi è stata descritta come una donna intelligente ed in
gamba, dalla mia modesta esperienza personale, posso confermare. Questo
lo lascio alla sua discrezione, ci ragioni su. - sorrise. Non era un
sorriso sarcastico, o beffardo, o tantomeno timido. Era un semplice
sorriso, che non comunicava niente se non felicità e
gentilezza; ma allo stesso tempo particolare, che faceva desiderare di
potere parlare con lui, essergli amico e, sopra di ogni cosa, di vedere
quel volto brillare ogni giorno nello stesso modo.
L'uomo si alzò senza perdere il buonumore e la grazia che
sembravano contraddistinguerlo, e i suoi occhi incontrarono quelli
della donna di mezza età che gli sedeva davanti. Si
lisciò i pantaloni, e prese fiato.
- Sono addolorato, - sussurrò - ma devo assentarmi, adesso.
Sa, ho un impegno urgente, che non posso rimandare. Mi ha fatto piacere
parlarle, comunque, mi ha fatto davvero una buona impressione. Sono
sicuro che lei svolgerà il suo lavoro al meglio.
Arrivederci. - aggiunse, allontanandosi con assoluta calma, lasciando
che il suo peso oscillasse sulle ginocchia e che i suoi piedi
esitassero ad ogni passo.
L'intervistatrice percepì subito il desiderio di gettare il
taccuino a terra e seguirlo.
Guardò il quadrante in madreperla rosata del prezioso
orologio che aveva al polso. Le diciotto e quarantasette.
Non era passata nemmeno un'ora dall'inizio dell'intervista, eppure
quello sconosciuto la aveva totalmente rapita. Era conquistata, nel
senso più assoluto e letterale che riuscisse ad immaginare.
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