Yes, i'm your destiny di AnImoR_7 (/viewuser.php?uid=99353)
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Cap. 27 Ultimaltum
Capitolo 27
ULTIMATUM
Bella
-Edward nooo- urlò Alice quando capì che suo fratello stava per scagliarsi contro il lupo.
Lui si voltò a guardarla, il suo viso era a dir poco sconvolgente.
Solo in un'altra occasione lo avevo visto così, ovvero nella sua
vera veste, ma quel giorno pensai che stesse mostrando davvero il
peggio del peggio di sè.
Per la prima volta da quando lo conoscevo ne ebbi paura.
I suoi occhi dorati lampeggiavano, parevano sputassero lapilli
infuocati, i canini agli angoli della bocca splendevano bianchissimi e
affilati, pronti ad azzannare il lupo alla giugulare. I tratti gentili
e delicati del suo viso erano stravolti da una rabbia inaudita.
Nella sua mostruosità dovetti ammettere però, che era tremendamente affascinante.
Il lupo dal canto suo, nonostante l'imponenza della sua stazza, se ne
stava acquattato in un cantuccio, calmo e fresco come un quarto di
pollo.
Fiutava l'aria in attesa di capire chi, dei due vampiri lo avrebbe attaccato per primo.
Io non volevo che Edward lo attaccasse, non volevo che si spargesse una
sola goccia di sangue a causa mia. Ne che fosse quello bollente di un
lupo e ancor meno che fosse quello gelido di un vampiro, del mio
vampiro.
Non ero certa che Alice riuscisse a calmare Edward, così intervenni.
-Eeed- urlai con quel pò
di fiato che avevo ancora in corpo. Lui
spostò lo sguardo da Alice a me e prese a fissarmi
perplesso, dispiaciuto. Corrugò la fronte assottigliando lo
sguardo.
Non sopportava l'idea che lo vedessi di nuovo in quello
stato. -Ti prego non arriviamo a questo. Ti prego- lo implorai -se
dovessi ferirlo, non potremmo tornare indietro. Ti supplico fallo per
la tua famiglia. Se attacchi Jacob, non passerà molto tempo che
subirete l'ira del branco. Tu Carlisle e gli altri ne paghereste le
conseguenze.-
Edward riflettè qualche istante, poi lentamente si rilassò e ritrasse i canini.
Indietreggiò di qualche passo verso il letto dandomi le spalle, temeva qualche gesto inconsulto del suo avversario.
-Va via cane- sibilò a Jacob -per questa volta sei salvo-
Il lupo però non si mosse allora Alice tentò un'altra
strada, si spostò velocissima verso una delle finestre della
stanza e la spalancò.
-Jacob- lo chiamò in tono
dolce e calmo sorprendendomi non poco -ascolta Edward ti prego. Vai via
prima che accada l'irreparabile.-
Jacob sembrava indeciso,
guardò a lungo Alice poi Edward infine
guardò me, ancora sconvolta da quello che stava accadendo in
quella stanza. Quindi emise una sorta di guaito, e a passo incerto
s'incamminò verso la finestra. Giunto sul davanzale si
voltò di nuovo verso Edward e gli mostrò i denti
digrignandoli. Stava avvertendo il suo nemico giurato che comunque non
sarebbe finita
lì. Un balzo, e fu fuori nella notte buia.
-Awww- strepitai lasciandomi cadere stremata sul letto, sentivo che la
febbre era tornata a bruciare il mio corpo. Edward mi fu subito
accanto, e sul suo viso riconobbi i tratti delicati del mio
dolce Eeed.
-Angelo mi dispiace tanto, come stai?-
Lo guardai e non risposi, d'improvviso mi sentii tanto stanca anche per
aprire bocca. Lui lesse i miei pensieri, annuì e mi prese tra le
braccia per cullarmi.
-Scotti di nuovo- disse tastandomi la fronte con le labbra.
Cosa facciamo adesso? gli chiesi mentalmente.
-Ci penseremo noi tu sta tranquilla piccola, andrà tutto bene. Adesso riposati.-
-Resta con me- sussurrai in un soffio.
-Non mi muovo.-
-Tieni questa- sua sorella prontamente gli diede una coperta per
frapporla fra me e il suo petto, non volevano che congelessi anche se un
pò di refrigerio avrebbe dato sollievo al mio corpo
incandescente. -Vado a
chiamare Carlisle- continuò Alice -è meglio che rientri
subito, dobbiamo chiamare anche gli altri e organizzarci.-
Non sentii la risposta di Edward, miracolosamente presi sonno, il riacuirsi della febbre mi fece crollare.
*****************
La notte precedente
Angelo,
scusami ma non voglio
costringerti a scegliere
tra me e tuo padre
cosi ho deciso di ..
La penna scivolò via dalle mie dita, avevo scritto e riscritto il biglietto tre volte, ma non riuscivo a finirlo.
Le stavo scrivendo che andavo via, da solo. Ma ero talmente nervoso a
quel pensiero, che ogni volta che arrivavo a quel punto la mia mano
tremava e si rifiutava di continuare la frase.
Come facevo a lasciarla? Come?
Lei era tutta la mia vita, tutto il mio mondo.
Lei era il mio amore.
Lei era il mio angelo.
Nonostante ciò, ero dilaniato.
Non potevo costringerla a lasciare tutto.
Il mio allontanamento era l'unica soluzione possibile.
Quella notte più di ogni altra, Bella era inquieta.
La sua mente in subbuglio creava pensieri su pensieri, un vortice
intricato di dubbi e perplessità. Era convinta che a breve
avrebbe dovuto abbandonare la sua famiglia in modo definitivo, e questa
cosa la devastava.
La cosa che invece devastava me, era che l'avrebbe fatto comunque.
Perchè, non potevo negarlo, lei mi amava moltissimo.
Ma chi ero io per costringerla ad un simile atto?
Chi ero io per rovinare la vita a Renèe e soprattutto a Charlie?
Ricordavo bene le notti che quell'uomo aveva trascorso a piangere,
quando sua moglie portò Bella a Phoenix. Conobbi il suo
dolore, e per un verso lo provai anch'io.
Per anni non potei
andare a trovare la bambina in Arizona.
-Eddy cosa credi di fare?-
Mia sorella mi raggiunse in camera mia dopo che avevo ridotto in polvere
l'ennessimo foglio di carta, e mi accingevo a riempire una borsa con l'indispensabile per il viaggio.
-Non vedi? Le valigie, vado via.-
Alice strabuzzò gli occhi.
-Cosa? Ma sei impazzito brutto imbecille?!-
-No! Semmai sono stato un pazzo a darti ascolto e venire qui .. a
conoscere Bella, e illudermi che avrei potuto vivere con lei per
sempre.-
-Non puoi farle questo- disse parandomisi davanti -le spezzerai il
cuore.- Io la guardai e per un attimo il dubbio, mi attraversò il
cervello.
-Ormai ho deciso- risposi svuotando i cassetti della biancheria,
-Diooo come fai a essere così idiota Edward?-
-Il suo cuore si spezzerà comunque Alice. Quando sarà
costretta a lasciare suo padre e sua madre, e lei a sua volta
spezzerà i loro. E' un un circolo vizioso non credi? Una tragedia
infinita-
Abbozzai una specie di sorriso.
-Io non capisco quale sia il vero problema. Non dovevamo
preoccuparci dei lupi? Di Jacob Black? Perchè adesso metti in
mezzo Bella e il fatto che deve abbandonare i suoi genitori. Questa
eventualità era scontata fin dall'inizio.-
-Alice è molto più complicato di così-
-Bè allora spiegami perchè il mio cervello al momento è un'immensa distesa di sabbia, un deserto-
-Bella è stata la spinta
definitiva o la
goccia che ha fatto traboccare il vaso .. vedi tu come vuoi meglio
interpretarla. La verità è che non voglio costringervi ad
uno scontro coi licantropi. Così come non voglio costringere la
mia ragazza ad abbandonare tutto ciò che le è più
caro al
mondo, dall'oggi al domani. In fondo la questione è mia, e avrei
dovuto affrontarla a quattr'occhi con quel cane rognoso. Ma quel
bastardo è troppo codardo, e ha dovuto coinvolgere per forza
tutto il branco. Maledetto Black- mormorai stringendo i pugni per la
stizza.
-E allora? Lui ha il branco e tu hai la tua famiglia. Siete in parità-
-Alice non capisci?-
-No mi spiace non capisco-
-Io non ho intenzione di trascinarvi in una guerra
solo perchè non ho voluto accettare il fatto che sarei dovuto
rimanere solo .. Perchè mi sono ostinato a cercare una compagna.-
-Tu non hai cercato un bel niente e lo sai. Se c'è un colpevole
qui, sono io- disse stringendosi nelle spalle -Sono io l'artefice di
tutto. Ti ho martellato per anni per poi costringerti ad andare a
Forks.-
Questa volta risi sul serio e di cuore. Era vero, mi aveva "costretto"
ad andare in ospedale la sera che Bella nacque. Ma da quel 13 settembre
in poi, niente e nessuno mi avrebbe dissuaso da stare vicino a quella
piccola umana.
-Bè costretto .. Sì, ma non è che hai dovuto insistere poi troppo-
-Certo! Appena hai visto quel frugoletto, ti sei rincretinito-
Mi ero completamente rincretinito, quel nasino all'insù e quella
boccuccia a forma di cuore mi apparvero come l'ottava meraviglia del
mondo. E sentii per lei un profondo e immediato affetto.
-Hai capito che era destinata a te- affermò mia sorella compiaciuta.
-Avrei potuto cambiarlo il suo destino- dissi
amaramente -Se solo avessi dato ascolto ai miei dubbi. Bella a
quest'ora starebbe con Jacob. Suo padre sarebbe felice e lei non
dovrebbe chiedersi se stare con me oppure .. -
-Stare con te oppure cosa? Che vuoi dire?-
-Niente-
-Non è vero, Bella c'ha ripensato? E' impossibile- si disse scuotendo la testa -almeno questo l'avrei visto.-
-Alice non stanno così le cose-
-Allora com'è che stanno?-
-Lei non sopporta il pensiero del dolore che darà alla sua
famiglia. Rimugina su questo di continuo. Di giorno di notte, ogni
singolo istante si tortura, si interroga se sia giusto ciò che
dovrà fare. Io non voglio che in un futuro non così
lontano, lei debba
pentirsi di avermi incontrato e amato, e soprattutto rinunciato alla
sua vita e la sua famiglia. Per me.-
-Ma hai carpito tra i suoi pensieri qualche fondato tentennamento? Qualche segno inequivocabile ..-
-No- risposi e Alice sospirò di sollievo. Mi
parve strano dato che aveva appena affermato che non aveva
visto cambiare il futuro di Bella -Lei nonostante questo vuole
andare avanti. E' disposta a fuggire anche domani.-
-Bene va tutto secondo i piani, allora continuo a non capire-
Come faceva a non capire? Era tutto così facile da intendere.
-Maledizione Alice!-
-Maledizione tu caro Edward! Stai commettendo un enooorme sbaglio.-
-Perchè la fai tanto lunga?-
-Perchè non ti capisco-
-Vediamo se adesso riesco a essere più chiaro.
Punto primo: non voglio che combattiate con i
licantropi a causa mia. Punto secondo: per evitare questa
eventualità l'unica soluzione sarebbe la fuga. Punto terzo: di
conseguenza una fuga significa per Bella sparire dalla faccia della
terra, e dalla vita dei suoi cari dall'oggi al domani. E per sempre. Capisci adesso razza di testona?-
-Diciamo di si. Ma la tua geniale fuga in
solitaria non aggiusterà un fico secco. Sei sempre il solito esagerato melodrammatico.-
-Alice- la chiamai esasperato -Allora non hai capito nulla di quello che ti ho detto-
-Io capisco solo che sei un idiota, e che ti stai facendo un sacco di
inutili paranoie. Già affrontate un sacco di volte, per altro.
Eddy ne abbiamo già parlato fino alla nausea del futuro di
Bella. Lei sa chi sei, ma soprattutto sa cosa sei. Lo ha accettato.- disse con orgoglio -Ti
ama cavolo! Che poi si faccia degli scrupoli per i suoi genitori, mi
stupirei del contrario .. è una cara ragazza, sensibile e
coscienziosa. La ami tanto anche per questo no?-
Annuii. L'amavo tanto anche per quello.
-Riguardo a noi invece .. bè ti stai attaccando ad
inutili particolari .. Sai che c'è Eddy?-
-Che c'è?- chiesi quasi temendo la risposta.
-Pensò che hai paura-
-Paura? E di cosa?-
-Del fatto che sei a tanto
così, da
realizzare il tuo sogno- e fece un eloquente gesto con le dita, con la
quale io intuii quanto poco ci voleva per ottenere ciò che
più desideravo -e questa cosa ti
spaventa a morte. Quasi più di un vampiro neonato assetato di
sangue-
-Tu vaneggi Alice, io non ho paura
di nulla- grugnii infastidito dalla recondita possibilità che
potesse avere ragione -Adesso vado a fare due passi, ho bisogno d'aria-
Mi allontanai da mia sorella e andai a prendere la giacca a vento poggiata sul sofà vicino la finestra.
-Eddy- la voce di Alice tremava stavolta -lei ne morirà, sul serio. Non pensi a questo?-
-No- risposi ormai convinto della mia scelta -lei sopravvivrà invece.-
Sono io quello che morirà Conclusi nella mia testa.
-Okay fratello, vai pure via- sbottò -sono sicura che non appena
metterai piede fuori da Forks nella mia mente compariranno una serie
di eventi tragici. E sarà solo colpa tua! Stupido vampiro cocciuto-
Dette queste ultime frasi sibilline (che mi procurarono non pochi
brividi lungo la schiena) mia sorella uscì dalla stanza
sbattendo la porta, talmente forte, da scardinarla.
Era chiaro che non approvava il mio comportamento.
************************
Sarei partito quella sera stessa,
avrei aspettato che Carlisle ed Esme
tornassero dalla caccia per salutarli. Al solo pensiero di vedere
l'ennesimo sguardo addolorato di mia madre per causa mia, sentivo lo
stomaco
contorcersi. Ancora una volta sarebbe stata male per me, ero proprio un figlio cattivo.
Girovagai
come un matto per un pò nel giardino della nostra tenuta,
sembravo un diavolo che ardeva tra le fiamme dell'inferno. Alice mi
aveva
confuso di più le idee con i suoi discorsi da oracolo in pausa
di riflessione. Il sospetto che avesse ragione, e che io in
realtà avessi solo paura di raggiungere finalmente la
felicità con Bella, mi infastidiva, peggio mi innervosiva.
Dovevo allontanarmi da lì, dovevo riprendere il controllo di me stesso. Decisi di andare nel bosco. Il posto
più caro a me e Bella.
Ci baciammo lì la prima volta e
accadde proprio in un giorno come quello, grigio e piovoso.
Con la pioggia il bosco assumeva un aspetto particolare, tutto sembrava
un pò sfocato e colorato di tante sfumature azzurre, piuttosto
che verdi. Era simile alle ambientazioni dei sogni.
Ammesso che i miei vaghi ricordi di umano dormiente fossero validi.
Appoggiato ad uno dei tronchi delle sequoie secolari mi abbondai ai
ricordi, quel piccolo angolo di paradiso ne evocava tantissimi e meravigliosi.
Erano trascorsi più di sei mesi da quel pomeriggio di marzo, da
quel primo bacio, eppure era come se fosse accaduto il giorno
prima. Riuscivo ad assaporare perfettamente l'intensità delle
emozioni che provai allora.
Devastanti.
Talmente potenti da lasciarmi
senza forze, inerme. Totalmente sovrastato dalla grandezza del
sentimento immediato, che provai per quella piccola e fragile umana.
Quei momenti magici li avrei portati con me e conservati come il
più prezioso dei tesori. Mi avrebbero permesso di continuare ad
esistere fino a quando ne avrei avuto la forza, fino a quando avrei resistito
lontano dalla mia unica ragione di vita.
Ero completaamente assorto. Le fiamme del mio
inferno personale non si erano ancora esaurite e conscio di questo guardavo avanti a
me, in un punto non definito oltre una collina, quando udii la sua voce.
All'inizio pensai che la stessi solo immaginando, del resto lei era
costantemente l'oggetto dei miei pensieri. Poi però un dubbio si
fece strada nella mia testa. Udii i suoi di pensieri e capii che
non era immaginazione, Bella era lì con me.
Non potevo vederla perchè le davo le spalle, ma doveva essere lontana solo alcuni metri. Urlava il
mio nome a squarciagola, disperata, ma allo stesso tempo nella sua testa avvertii il sollievo per
avermi finalmente trovato.
Per tutto il tempo in cui ero stato a casa avevo intenzionalmente
chiuso la sua mente fuori dalla mia. Sapevo che quando si sarebbe
svegliata e non mi avrebbe trovato accanto a lei, tutto le sarebbe
stato chiaro.
Era perspicace la mia piccola.
Troppo, infatti mi aveva trovato con estrema facilità, segno che
eravamo tanto affini, anime gemelle. Due metà di uno stesso
cuore.
La sentivo che si sgolava eppure non volevo voltarmi a guardarla.
Se l'avessi fatto il mio piano sarebbe crollato all'istante, come
un castello di carte. Se avessi visto il suo bel viso, contrito dal
dolore e arrossato dalla fatica di cercarmi in quel pantano, con quel
diluvio che le bagnava ogni lembo di abito, non avrei potuto continuare
col mio intento.
Poi la sentii mormorare il mio nome debolmente, un sussurrò
appena accennato. Lo fece non a voce, mi chiamò mentalmente e
d'istinto mi voltai. La vidi in terra con la faccia nel fango, era
caduta, scivolata su un mucchio di foglie marce. In un lampo le fui
accanto.
-Bella- la chiamai, lei puntò lentamente i gomiti e fra i singhiozzi alzò di un pò il bacino.
Sembrava un gattino caduto in una pozzanghera.
Il suo viso era coperto di terra così come i suoi capelli,
ridotti ormai ad una poltiglia grumosa. Grossi lacrimoni le solcavano
le guance colorandole di marrone scuro.
Mai mi sembrò bella come
in quel momento, mai più dolce e vulnerabile. Mai l'amai tanto
come in quell'istante, ne provai addirittura dolore. Un dolore
all'altezza del petto, strano, intenso, che comparve quando Bella
alzò la testa per guardarmi. Forse se avessi racchiuso
il suo ovale impiastricciato fra i palmi delle mani e l'avessi baciata,
sarei stato meglio. Ma vidi il suo viso da sofferente trasformarsi in
sofferente arrabbiato, allora dedussi che in quel momento non avrebbe
accettato i miei baci di buon grado.
-Eri tu allora- strepitò.
Adesso il sollievo aveva lasciato il posto alla stizza, l'avevo indubbiamente combinata grossa.
-Angelo come stai? Ti sei fatta male?-
La presi per le spalle e la feci sedere sulle mie gambe.
-Credo di essermi sbucciata un
ginocchio quando sono caduta poco fa.
Mentre qui credo che mi verrà un bel bernoccolo- si
massaggiò la fronte con un gesto incerto -Auuu che male.- Ecco,
beccò in pieno il piccolo taglio che aveva sulla fronte con le
dita.
La guardai intensamente, pendevo dalle sue labbra. Anche se non era
necessario, bastava che mi concentrassi un'inezia di più e avrei
saputo cosa stava provando. Tentava di camuffarsi, non voleva farmi
intuire quanto dolore e fastidio le causassero quelle piccole
ferite. Lei non voleva dispiacermi, anche se si trovava in quello stato pietoso per causa mia.
D'impeto l'afferrai e la strinsi al petto, affondando il viso in quella
balla di fieno scura che erano diventati i suoi capelli. Odoravano di pioggia e
di terra, odoravano soprattutto di Bella.
Tra le mie braccia però, invece di tranquillizzarsi prese a piangere con più intensità.
-La mia piccola- sussurrai
stringendola di più e avendo così coscienza di quanto
mi fosse necessario più del cibo il contatto col suo corpo,
caldo e morbido. Anche il dolore al petto dopo che la ebbi fra le
braccia si attenuò.
Avevo così tanta necessità di lei solo dopo un paio d'ore .. Come avrei resistito per giorni, settimane e addirittura anni?
Avrei preferito cessare di esistere piuttosto che conoscere la risposta a quelle domande.
L'assoluta mancanza di Bella nel mio piccolo mondo non era concepibile.
D'un tratto si scostò, e mi scrutò con gli occhioni color cioccolato.
-Perchè mi vuoi lasciare?- chiese con voce rotta dai singhiozzi.
-Perchè vuoi andare via senza di me? Cosa ti ho fatto? Coosa?
Cattivoo-
Piangeva disperata.
Avrei voluto dirle che non aveva fatto proprio nulla, anzi.. che la
stavo lasciando proprio perchè avrebbe sacrificato l'amore dei
suoi cari, piuttosto che separarsi da me. Ma mi convinsi che era meglio
rimandare a quando fosse stata meno provata, nel corpo e
nella mente.
Anch'io avevo bisogno di chetare il tumulto di emozioni che mi
vorticavano nella testa e anche nel cuore, ormai senza ombra di dubbio
resuscitato.
-Angelo non fare cosi, ti prego-
L'abbracciai e la strinsi di nuovo, fino a quando non fui sicuro che si
fosse calmata.
Continuava a pensare, non mi lasciare ti prego, non mi
lasciare.
Non ti lascio, questa era l'unica conclusione, sarebbe inutile
Farei solo la tu infelicità e la mia
Anche se con Alice non volli ammetterlo, il nostro destino si era già compiuto da tempo, ci amavamo.
Inequivocabilmente.
Disperatamente.
Totalmente.
Nessuno dei due avrebbe avuto speranza di vivere in assenza dell'altro.
*******************
Una volta a casa cercai di farmi perdonare per l'assurdità del
gesto ma soprattutto, per le disastrose conseguenze che in poche ore ero
riuscito a produrre. Bella per cercarmi aveva preso talmente tanta
acqua, che dopo qualche bruciava di febbre.
Povero angelo, oltre al dolore al
cuore che le avevo inferto e quello fisico per le cadute in mezzo al
fango, si era presa anche l'influenza.
Non sarebbe bastato un anno per
ripagarla di tutto.
Ma di "conseguenza" ce ne fu un'altra, alla quale però non avrei
potuto porre alcun rimedio, e si presentò in carne ed ossa a casa mia poco dopo il nostro rientro.
Jacob Black alle 19 bussò alla mia porta con l'assurda
convinzione che avessi trasformato Bella quel pomeriggio stesso, allo scopo di
coglierli di sorpresa. Di metterli davanti al fatto compiuto. Nella concitazione del momento quello stolto prese pure le
sembianze di lupo davanti a Bella, con la speranza di
indurmi ad un corpo a corpo. Ne fui tentato, e molto, perchè quel cane
rognoso per provocarmi, infierì con frasi offensive proprio sull'oggetto della sua pazzia.
Ma proprio per lei, per Bella e per la mia famiglia desistetti.
In ogni caso volente o nolente, la guerra, quel pomeriggio fu
dichiarata.
Bella
Quella sera in quanto malata, avevo avuto il permesso da mio padre di
dormire dai Cullen.
Alice si prodigò nel farmi da crocerossina,
mi diede le medicine, mi fece arrivare della minestra calda (non
riuscivo mai a capire come arrivasse con tanta facilità del cibo
umano in quella casa), e bagnò la mia fronte con dell'acqua
fredda, quando dopo la comparsa di Jacob, la mia temperatura
schizzò alla soglia dei quaranta gradi.
Quindi dedussi che tra le braccia di Edward non mi ero addormentata, bensì svenni.
Alle 22.00, mi sentii meglio anche se di poco e chiesi a Edward di
portarmi giù in salotto, dove la famiglia era riunita al
completo. Dovevano decidere il da fare e io volevo essere presente.
-Edward per la tua bravata di stamattina ne ha pagato le conseguenze la
piccola Bella- disse Esme al figlio in tono di rimprovero -Sei stato un incosciente figlio mio. Impulsivo e
incosciente. Come ti senti adesso cara?-
Esme mi tasto amorevole la fronte, dopo che Edward mi
sistemò con cura fra i quindici cuscini del divano, imbozzolata
dentro una coperta di
lana.
-Meglio Esme, grazie- le dissi
grata. Quella donna (anzi vampira) era di una dolcezza infinita, capivo
bene il motivo per il quale i suoi figli e suo marito l'adoravano
visceralmente.
-Guarda che faccino provato che hai .. Lo hai strigliato a dovere almeno?-
Ridacchiai un pò prima di rispondere.
-C'ho provato, ma al momento non mi sento tanto in forze.- Edward
sorrise, appoggiò la mia schiena sul suo petto, e mi
circondò con le braccia intrecciando le sue mani alle mie. Un freschissimo sollievo si diffuse sulle mie dita bollenti.
-Mi farò perdonare mamma-
rispose in tono dolente -fosse l'ultima cosa che faccio- Poi quando
Esme prese posto accanto al marito sul divano di fronte, si
avvicinò al mio orecchio e bisbigliò -Mi perdoni angelo,
vero?-
-Non lo so- bisbigliai anch'io -Devo ancora pensarci- e mi scostai un pò da lui -mi
riservo di farlo quando sarò sfebrata e in pieno possesso delle
mie facoltà-
Lui ridacchiò e strofinò la punta fredda del suo naso nel lembo di
pelle fra il lobo dell'orecchio e il collo. Rabbrividii dalla radice dei capelli fino alle dita dei piedi, e non certo per
l'influenza.
-Va bene- rispose tutto gongolante una volta resosi conto dell'effetto che mi stava
facendo -penso sia giusto. Emh .. però posso dire qualcosa che potrà aiutarti nella decisione?-
-Che vuoi fare? Corrompermi?-
-No- soffiò di nuovo al mio orecchio -volevo solo dirti .. - esitò e si fece improvvisamente serio -oggi ho capito che pur volendo, non potrei mai separarmi da te. E neppure tu potresti separarti da me.-
-Bella scoperta- bofonchiai acida. Non mi era ancora minimamente passata.
-Angelo, stavo facendo una stupidaggine-
-Di proporzioni inimmaginabili- replicai con voce strozzata dall'emozione -Sei uno scemo con la patente.-
-Già, ma penso che avrei resistito al massimo due giorni. La
consapevolezza di non poterti più stringerti mi avrebbe ucciso
prestissimo o portato alla pazzia-
-Eeed .. non dire queste cose, ti prego-
Lui riprese a stringermi e presa di nuovo posizione ad un centimetro dal mio orecchio disse:
-Ti amo angelo, non riesco neppure a dirti quanto. E' inquantificabile .. -
Appoggiò le sue labbra sul mio lobo, io tremai di nuovo e sentii formarsi un sorriso sulla mia pelle.
-Lo stesso vale per me- dissi.
A quel punto mi scostai girandomi di tre quarti e gli cercai gli occhi. -Come hai potuto solo immaginare di vivere lontani,
hai forse dimenticato l'inferno di quest'estate? Quello che abbiamo passato
per sole poche settimane di lontananza. Adesso addirittura tu volevi .. volevi- non
riuscii a trattenere uno spasmo -non riesco neppure a pensarla una
cosa del genere. Mi viene una sincope. Tu in un modo o nell'altro mi porterai alla morte Edward Cullen.-
-Scusa- rispose, ignorando il
doppio senso della frase -hai ragione amore mio, non è neppure
pensabile. Non facciamolo più okay?-
Annuii e mi accoccolai di nuovo su di lui.
Durante il nostro colloquio Carlisle e gli altri avevano continuato ad
affrontare la spinosa questione, senza peraltro raggiungere alcun
risvolto. Bisognava decidere se affrontare i licantropi, oppure
prendere armi e bagagli e trasferirsi da qualche altra parte nell'emisfero opposto a Forks.
Jasper ed Emmett fremevano per affrontare i lupi corpo a corpo. Rosalie
Alice ed Esme, le donne della famiglia, credevano invece fosse più saggio
togliere le tende per evitare probabili spargimenti di sangue. Carlisle, ottimista fino al midollo, sperava
ancora di poter raggiungere un accordo con gli anziani Quileute.
Edward ed io, ancora un pò rintronati per la giornata trascorsa,
invece non avevamo la più pallida idea di cosa sarebbe
stato meglio fare.
Intorno alle 23.00 qualcuno bussò alla porta.
-Chi sarà a quest'ora?- Chiese Esme allarmata.
-Per non aver visto nulla, come al solito ad occhio e croce sarà qualcuno a pelo lungo- rispose piccata Alice.
Carlisle un pò tentennante andò ad aprire.
Era Jessica.
-Jessica?- Dicemmo in coro io e Edward -cosa ci fai qua?-
-Bè i miei amici hanno mandato me perchè non mi avreste torto un capello, sanno
come la penso. Ho un messaggio da parte del branco per tutti voi.-
-Siamo tutti orecchi- anche Jasper incuriosito si era alzato dal
divano, raggiungendo il gruppetto che faceva capannello attorno alla
ragazza lupo.
-Avete una settimana
per sistemare le vostre cose e andare via, senza Bella naturalmente. Se non accetterete il "consiglio" vi
cacceranno con la forza.-
-Che carini, a mandare te ..- rispose sogghignando Rosalie.
-Questo messaggio ha tutta l'aria di essere ..-
-Un vile ultimatum-
Edward completò la supposizione di Carlisle.
Aveva ragione.
La partita era cominciata e i lupi avevano fatto la
prima mossa sullo scacchiere.
Adesso toccava a noi muovere ..
Ciao a tutte, siamo a meno TRE? Oh mamma non ci posso credere!
Comunque farò qualche
capitolo extra, vedremo quanti, al momento non ne ho idea. Come avete
letto, ho deciso di riprendere il capitolo scorso per spiegare cosa era
preso a Edward, e perchè aveva partorito l'insana decisione di
lasciare Bella. Il nostro Edduccio per fortuna è rinsavito,
anche se il suo intento aveva una motivazione nobile. Dal canto sua
Bella, come dice alla fine "in un modo o nell'altro" il suo amatissimo
vampiro "la porterà alla morte".
ps come al solito ringrazio tutte
(e Silvia scusa per il ritardo) in modo inquantificabile (per
fare il verso a Eeed) e vi chiedo un favorino, e cioè di dare
un'occhiata a questo
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=726659&i=1
Sono Bella e Edward, anzi "Swan e Cullen" versione umana. Si intitola Lividi e anche se dal primo cap. non si intuisce molto, vi assicuro che è molto intensa come storia.
GRAZIE a presto
r.
|
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