Buon
Salve a tutti! XD
Eccomi
con la mia prima storia di Criminal Minds. Questa è stata
scritta in
appena tre giorni, rubandomi tutto il tempo che avrei dovuto
dedicare allo studio, visto che fra poco ho un esame.
Per
me è stato più difficile scegliere un titolo che
scriverla. Mi è
nata di getto e non l'ho nemmeno ricontrollata.
Vi
devo avvertire che gli episodi sono ambientati nella quarta
stagione e
che se non li avete
visti sono pieni spoiler. L'ultimo caso è stato scritto
oggi, dalla
sottoscritta, completamente inventato. Se poi è simile a
qualcun
altro non lo so perché non ne ho letti così XD
Adesso
vi lascio alla lettura. Un bacio =)
Disclaimer:
i personaggi
di Criminal Minds
non appartengono a me. I personaggi da me creati sono quello di Sam e
di coloro che si trovano nell'ultimo caso (membri della squadra
esclusi). Non intendo violare nessun copyright né offendere
nessuno.
Spero solo che vi divertiate a leggere questa storia tanto quanto io
mi sono divertita a scriverla. Baci
IMPORTANTE:
mi stavo
dimenticando di dirvi
che la cronologia degli episodi è stata modificata e che JJ
ha
partorito prima del previsto tornando a lavoro prima del previsto
ù.ù
Non troverete quella mora che l'aveva sostituita. Inoltre la storia è già completa. La devo solo postare, e mi dispiace che non vi siano citazioni, ma l'ho scritta tanto velocemente che non ci ho proprio pensato. Baci
Quella
mattina la squadra della BAU era stata chiamata in sala riunioni, ma
cosa strana non era stata JJ a chiamarli, bensì Hotch.
-Abbiamo
un caso.-
-Perché
non ne so nulla?- chiese JJ all'uomo, abbastanza confusa.
-Perché
non è un caso ordinario.- Disse Hotch passando delle
cartelline
gialle dell'FBI al resto della squadra. Su queste spiccava un nome:
Samantha Miller.
-Vittima?-
chiese Morgan.
-No.
È una studentessa di chimica che ha superato il test per
diventare
una profiler con il 100% di risposte esatte.-
-Non
è possibile. Nessuno ha mai superato quel test senza un
errore.-
esordì Emily.
-Esattamente,
per questo dobbiamo scoprire se questa ragazza ha risolto tutto da
sola o se si tratta di un caso di invalidamento del test.-
-Insomma
dobbiamo capire se questa ragazza è stata aiutata o se
è davvero
una profiling eccezionale.- Commentò Rossi.
-Reid,
Morgan, domani mattina la incontrerete all'Università di
Chimica. La
informerete che collaborerà con noi per un certo periodo. In
prova.
Intanto dovremo capire chi è realmente questa ragazza.-
-Non
ci sono problemi.- disse Morgan a Hotch. Poi gli altri tornarono chi
nell'Open Space e chi nel proprio ufficio.
-Morgan,
ti dispiace se domani mattina ci incontriamo direttamente
là? Vorrei
andare un po' prima e seguire la sua ultima lezione.-
-Ok,
piccolo genietto. Ma non farti notare troppo.- Gli sorrise e se ne
andò.
La
mattina successiva Sam stava seguendo come sempre i corsi e dalle 10
si trovava nel laboratorio di Chimica Bio-inorganica Avanzata. Quel
giorno era l'unica a non avere un compagno di laboratorio e spesso il
professore passava vicino a lei a vedere come se la cavasse.
Nonostante fosse leggermente indietro rispetto agli altri se la stava
cavando egregiamente. Dalla posizione della sua cappa poteva
osservare tranquillamente la scrivania del professore e dopo circa
un'ora, forse un po' di più, vide un ragazzo che stava
parlando con
il suo prof. Quest'ultimo si voltò a guardarla, poi
fornì al
ragazzo un paio di occhiali di protezione e la indicò.
Capì che
c'era qualcosa di strano, così si soffermò a
guardare il ragazzo.
Aveva una pesante borsa a tracollo beige, i capelli leggermente
lunghi erano stati fermati dietro le orecchie e indossava pantaloni
beige, come il gilet con scarpe marroni, poco più chiare
della
cravatta, una camicia bianca e la cravatta marrone scuro a completare
il tutto. A prima vista poteva sembrare un ragazzo della sua
età, ma
qualcosa le diceva che non solo era più grande di lei, ma
doveva
fare ogni giorno con episodi che lo facevano sembrare anche
più
vecchio. Non dovevano essere piacevoli. Timido sicuramente visto lo
sguardo basso che teneva e il fatto che avesse salutato il suo
professore con un cenno di mano, ma doveva avere a che fare o doveva
aver studiato chimica. Non era la prima volta che si trovava in un
laboratorio. Era a suo agio e riusciva a evitare i vari studenti che
andavano di qua e di là con un quintale di becker e beute in
mano
senza nemmeno guardali. Doveva aver avuto anche esperienze, lui o i
suoi genitori, con la droga, probabilmente eroina, visto come si
toccava ogni tanto il braccio sinistro. Probabilmente non si rendeva
nemmeno conto di quell'atteggiamento, ma comunque sembrava avesse
superato la cosa.
Mentre
pensava a tutto questo Sam non si accorse che la sua beuta aveva
iniziato a bollire, così quando si rigirò verso
la cappa e si
accorse del mezzo guaio che stava per combinare prese subito la beuta
e la mise a raffreddare in un becker da 800 pieno di acqua fredda.
Nel compiere quel gesto troppo velocemente però
dimenticò di usare
della carta e si scottò le dita.
-Maledizione!-
borbottò togliendosi il guanto destro e mettendo la mano
sotto
l'acqua corrente, provando appena un po' di sollievo.
-Dovresti
stare più attenta. Avresti potuto farti davvero male.-
-Si,
visto che la soluzione contiene anche acido solforico, se l'avessi
fatta cadere avrei combinato un bel guaio. Comunque piacere. Io mi
chiamo Sam. Samantha Miller, e tu sei..?- Sam gli porse la mano
sinistra, visto che la destra era ancora sotto il rubinetto, ma la
ritrasse subito quando vide che il ragazzo di fronte a lei alzava
semplicemente la mano per salutarla. Atteggiamento non troppo maturo
ma proprio di chi è in imbarazzo.
-Spencer
Reid. Piacere di conoscerti.-
-Dunque
Spencer, immagino tu abbia circa la mia età. Io ne ho 24...
tu forse
27, 28. Sei abbastanza timido, ma non ci vuole un genio per capirlo e
i tuoi colleghi di lavoro ti proteggono in quanto tu sei il
più
giovane, cosa che risalti con certi tuoi atteggiamenti. Hai avuto o
hai a che fare con dei laboratori, probabilmente proprio di chimica
ma il tuo lavoro non ha a che fare con questo. Penso piuttosto sia un
lavoro terrificante. Ma non nel senso negativo del termine.
Piuttosto nel senso che ti mostra cose inquietanti ogni giorno e
ciò
ti fa sembrare a prima vista più vecchio di quanto tu non
sia in
realtà. E a volte ti tocchi inconsciamente il braccio per un
motivo
non del tutto casuale, ma non entrerò nel merito. Penso di
aver già
ficcanasato abbastanza.- Gli disse tutto questo con un sorriso mentre
lui rimaneva con la bocca spalancata dallo stupore. Poi lei si
girò
e quando si accorse che la beuta si era raffreddata continuò
l'esperimento.
-E
tu hai capito tutto questo semplicemente...-
-Guardandoti.-
Completò la frase Sam. -Posso chiederti perché mi
stavi cercando?
Ho notato che mentre parlavi con il prof questi si è girato
verso di
me, e non avendo oggi una compagna di laboratorio immagino stesse
guardando proprio me.-
-Posso
darti una mano se ti va. Ho un dottorato in chimica.- Disse evitando
di rispondere subito alla domanda di quella ragazza.
-Come
immaginavo. Eccoti dei guanti. Ti dovrebbero andare bene visto che
sono L... Ho le mani da pianista e più piccoli non mi
vanno.- Gli
sorrise.
Mentre
lavoravano rimasero in silenzio per alcuni minuti durante i quali
Reid poté osservare la ragazza. Era sopra la media per
altezza,
considerando che indossava delle semplici scarpe da ginnastica. A
occhio e croce circa un metro e settanta, magra. I capelli lunghi e
lisci di un biondo molto chiaro, più chiari di quelli di JJ,
e occhi
azzurri come il mare. Era molto chiara di pelle, di quelle
tonalità
che anche al sole non si abbronzano. Ben curata, indossava dei
normali jeans chiari con presumibilmente una camicia, azzurra,
coperta però dal camice bianco, macchiato qua e
là da sostanze
chimiche. I capelli erano raccolti in una pratica coda alta, e dietro
di lei vi era una grande borsa bianca, presumibilmente la sua.
-Adesso
ti va di dirmi perché mi hai cercato, Spencer? Posso
chiamarti
Spencer, vero? Tu chiamami Sam.-
-Certamente
Sam.- disse Reid balbettando appena non abituato a una confidenza
simile da parte di una semi-sconosciuta.
-Dunque,
come hai intuito, io lavoro per l'FBI, Unità di analisi
comportamentale. So che hai fatto il test per entrare a far parte
della BAU e sappi che l'hai passato a pieni voti, quindi volevamo
dirti che per alcuni giorni lavorerai con noi in prova. Dopo
verrà a
prenderci un mio collega, Derek Morgan... Non conosco nessuno che
abbia risolto i test senza commettere un errore.-
-E
immagino che tu sia venuto qui prima perché volevi vedere
chi ti ha
superato in una cosa simile. Non devono essere molte le persone che
andavano meglio di te in qualcosa, vero Spencer? Hai detto che hai un
dottorato in chimica e penso non sia l'unico... Comunque ti chiedo
scusa, quando inizio a analizzare qualcuno parto per la tangente e
non mi fermo più. Allora se devo stare un po' con voi ti va
di
raccontarmi un po' come lavorate e chi sono i tuoi colleghi?-
Mentre
concludevano l'esperimento Reid illustrò un poco a Sam il
loro modo
di lavorare e gli parlò un po' degli altri, poi quando
finirono
misero tutto a posto e Sam andò a consegnare il foglio con
la
descrizione dell'esperimento e recuperò quello precedente.
Uscirono
dal lì che lei borbottava.
-Tz.
Stupido Ford. Quanto lo odio...-
-Quanto
hai avuto?- chiese Reid avvicinandosi alla ragazza.
-27.
Gli dà fastidio che io e Jil, la mia amica riusciamo a
finire sempre
prima di tutti gli altri e non commettiamo mai un errore. Non lo
sopporto proprio.- la sua voce andò pian piano scemando e
presto si
dimenticò dell'odiato professore, guardò Reid e
gli sorrise.
D'altronde il ragazzo non era niente male.
-Ah,
ecco Morgan. Come mai già qui?-
-Abbiamo
un caso. Hotch ha detto di fare i bagagli prima di andare in ufficio.
Poi partiamo per l'Alabama. Samantha, scusa, dove abiti? Tu vieni con
noi.-
-Io
abito qui vicino. Venite con me.-
Si
avviarono velocemente verso l'alloggio della ragazza che era giusto
dietro l'Università.
-Scusa
se non mi sono presentato. Derek Morgan. Felice di conoscerti.
Samantha.-
-Il
piacere è tutto mio, chiamami Sam.- Disse la ragazza dopo
averlo
squadrato. Era davvero un bell'uomo, e infatti quasi tutte le ragazze
nei paraggi si giravano a osservarlo.
-Ecco,
siamo arrivati. Accomodatevi pure.- Disse aprendo la porta e
dirigendosi spedita in camera da letto. Derek e Spencer ne
approfittarono per dare un'occhiata in giro per la casa. La prima
cosa che notarono furono le tante cassette vicine alla tv. Erano
tutte ordinate, non erano solo disposti in ordine alfabetico, ma
anche per genere. Ne aveva una quantità incredibile,
soprattutto di
gialli e horror. Tutto nell'ordinario. Non notarono un disturbo
ossessivo compulsivo, la casa era abbastanza ordinata ma nella norma
per una ragazza di 24 anni che viveva da sola. Poi osservarono che
non vi erano piatti sporchi e la spazzatura era appena stata
svuotata. Probabilmente mangiava cibi da asporto, tipo cinese. Aveva
anche moltissimi libri, di chimica, i suoi libri di testo, di diletto
e poi moltissimi riguardanti lo studio dei criminali. La maggior
parte dei libri erano gialli. Vi erano Doyle, Agatha Christie e
Simenon, senza contare Koontz e Grisham. Vi erano quasi o forse tutti
i libri scritti da Rossi. Ne presero uno e notarono che era pieno di
osservazioni, commenti e sottolineature. La ragazza non si limitava a
leggerli, li studiava e sicuramente se avessero cercato meglio
avrebbero trovato anche quaderni con i suoi appunti sull'argomento.
Poi però notarono che nel bel mezzo di questi, nel posto
più facile
per prenderli, vi erano libri che non c'entravano nulla con
l'argomento. Vi erano i libri di Tolkien, la Divina Commedia, Delitto
e Castigo e il Faust di Goethe.
-Sono
i miei preferiti.- Commentò Sam mentre attraversava la
stanza di
fretta. Spencer la seguì in camera da letto e
scartò del tutto
l'ipotesi dii disordine ossessivo compulsivo con un sorriso. Per fare
una semplice borsa aveva messo a soqquadro la stanza.
-Ok,
sono pronta. Possiamo andare. Metterò a posto quando torno.-
Disse
poi arrossendo vedendo Spencer che le sorrideva dalla porta. I tre
poi si misero in macchina e si recarono alla sede centrale dell'FBI.
Subito si diressero in sala riunioni dove, senza nemmeno perdersi in
convenevoli, JJ li informò che marito e moglie erano stati
uccisi
nel sonno, mentre la figlia di 10 anni era scomparsa da circa 8 ore,
il che significava che avevano pochissimo tempo a disposizione per
trovarla. Dopo 24 ore le possibilità di ritrovarla viva
erano quasi
nulle. In meno di venti minuti erano già in volo per
l'Alabama, sul
loro jet privato, dove si poterono anche presentare meglio.
-Miller,
io sono Aaron Hotcher, il capo di questa squadra. Non so se Morgan e
Reid le hanno già detto che lei adesso è qui in
prova.-
-Si,
me l'hanno detto.-
-Bene,
loro sono Emily Prentiss, JJ, e lui è-
-Davi
Rossi. Ho letto tutti i suoi libri.- Gli disse sorridendo. Rossi
ricambiò.
A
un certo punto mentre parlava con JJ che le stava facendo vedere
delle foto del figlio, visto che Sam adorava i bambini, sentirono la
voce di una donna provenire dal computer della bionda.
-JJ,
sono Garcia. Ho le foto della scena del delitto. Le vittime si
chiamano Jaff e Nancy Ayle. Sono stati uccisi nel sonno, gli hanno
tagliato la gola. Non vi sono segni di violenza sessuale. La figlia
scomparsa si chiama Kate, ha dieci anni.-
-Con
7 ore di vantaggio l'S.I. può essere in un raggio di 600
chilometri.
Assicurati che tendano una rete molto ampia, JJ.-
-Certamente
Hotch.-
-Chi
ha scoperto i corpi?- chiese Rossi.
-Jimmy
Shuel, il padre biologico di Kate. Era andato a prenderla per il
week-end. La polizia non lo considera un sospettato.-
-Dobbiamo
parlargli.-
-Ci
serve anche una lista degli aggressori sessuali nel raggio di 30km.-
Considerò Emily.
-David,
tu Morgan e Miller andate sulla scena del delitto. Noi andiamo a
aggiornarci alla stazione di polizia.-
Samantha
era rimasta in silenzio per tutto il tempo, osservandoli e capendo
quale fosse il criterio giusto da adottare. Quando Hotch si
girò
verso di lei fece un cenno con la testa a voler dire: non ci sono
problemi. Hotch in realtà voleva sia vedere come se la
cavasse sul
campo sia avere notizie da Spencer circa il comportamento della
ragazza.
I
tre una volta arrivati si recarono subito a casa Ayle. Il poliziotto
che li attendeva gli disse che l'S.I. Era entrato dal retro e che i
cani avevano subito perso le tracce. I vicini non avevano sentito
nulla.
-Non
deve essere difficile attaccare una famiglia in questo luogo, nemmeno
di giorno.- disse Sam.
-Si,
infatti se vi allontanate dai sentieri potreste perdervi per giorni.-
-Io
preferisco le città. Li vedi quando arrivano.-
Commentò Rossi. Lui
e Sam si recarono nella stanza dei genitori mentre Morgan analizzava
la stanza di Kate.
-Trovato
qualcosa da Kate?-
-E'
molto strano, nessun segno di lotta. Sembra quasi che non sia scesa
dal letto in fretta.-
-A
loro hanno tagliato la gola. Se c'è stato l'elemento
sorpresa
potrebbero non aver avuto il tempo di reagire.- Entrambi si girarono
verso Sam che analizzava attentamente la scena del crimine alla
ricerca di qualcosa.
-Miller?-
Sam si risvegliò da quella specie di trans e, dopo essersi
fatta
coraggio, gli espose ciò che stava pensando.
-Io
sono l'S.I.,ok? È notte quando entro nella casa e i genitori
probabilmente non si accorgono del vetro rotto di sotto, altrimenti
si sarebbero mossi. Entro prima nella stanza dei genitori per
eliminarli, visto che il mio obiettivo è la figlia
nell'altra
stanza. Per primo elimino il padre. A quel punto però la
donna si
sarebbe dovuta svegliare ed era libera di urlare. Però non
l'ha
fatto. Non poteva essere stata minacciata con una pistola
perché
sennò non avrei strangolato il marito e non vi sono segni di
corde o
di difesa sui corpi delle vittime. Io penso che qui abbiamo a che
fare con almeno due S.I. Forse sono di più. E hanno ucciso i
due
adulti contemporaneamente, per questo non hanno urlato. Almeno
così
le possibilità di Kate di sopravvivere sono maggiori.-
-Perché?-
chiese il poliziotto.
-Due
S.I. Cambiano le dinamiche.- rispose Morgan
-Tenderanno
a passare più tempo con lei.- Rossi, prima di ricevere una
telefonata da Hotch che lo informava che Emily e JJ la pensavano allo
stesso modo in base all'autopsia. E gli disse di rimanere
lì. Quando
avrebbe finito li avrebbe chiamati.
-Ben
fatto Miller.- Le disse Rossi, facendola diventare viola
dall'imbarazzo. Non aveva fatto una piega di fronte al sangue nella
stanza o alle foto dei corpi ma si imbarazzava per un complimento.
Tipico di lei.
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