Studi
sul Volo:
Il
Paracadute.
<< Marina! >>
Urli più forte, lanciando uno sguardo alla
finestra posta molto più in alto di te. << Chi
è? >> Un urlo femminile, armonioso, attraversa
le inferriate arrivando alle tue orecchie. << Sono io,
chi vuoi che sia!? >> Rispondi, mentre i passanti
iniziano a guardarti, sussurrando parole come " Che maleducato " e
simili a cui non fai naturalmente caso. << Leonardo? Se
sei Leonardo sali! >> Dice lei, accorciando il discorso.
Sbuffi e apri la porta, salendo per le scale e arrivando in una camera.
Quella non era casa tua, ma la conoscevi benissimo. E stessa cosa
valeva per la ragazza seduta vicino alla finestra.
<< Dovresti essere più diffidente, se non
fossi stato io? >>
Ti sorride, aggiustandosi una ciocca sfuggita alla crocchia di capelli
biondo cenere. << Riconosco la tua voce da lontano. Per
favore, aiutami. >> Ti tende le mani e tu, già
conoscendo il significato di quel gesto, la prendi tra le braccia,
fortunatamente è leggera. << Non tenermi
così! >> Sbotta, rossa in viso.
<< Ne abbiamo già parlato, preferisco restare
chiusa in casa che andarmene in giro in braccio ad un uomo!
>>
Conosci quel discorso a memoria, ormai. << Marina, devi
uscire a prendere aria! >> << E allora
tienimi in collo! >> << Come i bambini?
>> << Come i bambini. Si nota di meno,
così. >> Conclude, lanciando un'occhiata alle
gambe che non sente sue. Senza insistere te la posizioni sulla schiena
e lei si lascia rigirare come una bambola, compiendo l'unica azione di
stringersi al tuo collo con le braccia.
Scendete nella città, Firenze in quei giorni era una folla
di passanti laboriosi che quasi correvano per le strade.
Tu e Marina vi conoscete da quando, nel 1462, tuo padre ti aveva
portato in quella splendida città e subito era diventata la
tua migliore amica, la protagonista dei tuoi primi ritratti. In ogni
quadro lei era seduta o stesa; ma tu avresti sempre voluto disegnarla
in piedi, con la mano a raccogliere il lungo vestito, improvvisando un
giro di danza.
Non fai in tempo a definire il colore della veste che una botta alla
spalla ti sveglia, seguita da un'esclamazione sorpresa di lei, che si
stringe al tuo collo, quasi soffocandoti, per non cadere.
<< E state attenti! Vi sembra il modo di camminare per
strada?! >> Sbotta l'uomo che hai urtato, andandosene
senza neanche aspettare le vostre scuse.
Lei sospira, già sai cosa sta per dire.
<< Torniamo a casa, ti prego >>
<< Non se ne parla, devi prendere aria! >>
<< Leonardo, ti prego! Io mi sento... a disagio.
>> La sua voce s'incrina, mentre senti lo sguardo
abbassarsi ancora di più di quanto già non lo
sia. << Non hai motivo di esserlo! >>
<< Si che ce l'ho! Ne ho due, tanto per essere precisi!
>> Quasi urla, mascherando quella disperazione che ha
rivelato solo a te.
Perché lei? Perché Dio ha dato un male
così grande ad una persona così bella?
Non aggiungi una parola di più, giri i tacchi e ti
allontani, portandola via dalla folla, nell'unico posto in cui nessuno
la può guardare.
<< Il signor Verrocchio non si arrabbierà se
ci trova qua sul tetto, vero? >>. << Ma
figuriamoci se ci vede!>>
Dal tetto della bottega si poteva vedere tutta Firenze, ma Firenze non
poteva vedere voi, stesi sulle tegole rosse.
<< Se sei imbarazzata dal fatto che ti tenga in
braccio, non ti devi preoccupare. Inventerò un qualcosa
come... una cosa in cui potrai metterti a sedere, con le ruote, e ti
spingerò da dietro.... anzi, no! Andrai da sola, ci vorrebbe
un sistema di fili che facesse muovere le ruote e.... >>
<< In poche parole una carriola a molla? >>
Dice, alzando un sopracciglio.
Sbuffi. << Una carriola a molla. Grazie per averle dato
valore! >> Dici, sarcastico. Lei scoppia in una breve
risata, prima che le labbra le si inclinino di nuovo verso terra.
Volge gli occhi al cielo, sembra quasi che si fondano con esso.
<< Sarebbe bello essere tutti delle rondini, o delle
colombe >> La guardi, cercando di arrivare da solo al
perché di quella frase.
<< Se avessimo tutti le ali, le gambe non ci servirebbero
a nulla, e allora io non sarei differente da voi. >>
La guardi per un attimo. Un attimo solo prima che la tua mente inizi a
progettare.
*
Quanto tempo era che Leonardo non si faceva sentire? Tanto,
troppo.
Ti mancava uscire con lui, ti mancava l'aria della città
respirata con lui e salire sul tetto della bottega del suo maestro.
Era uno di quei momenti in cui desideravi poter camminare. Alzarti in
piedi, correre da lui, dargli un sonoro ceffone, chiedergli
perché fosse sparito nel nulla e abbracciarlo, contenta di
averlo ritrovato.
Un rumore di passi ti fa sobbalzare; si stanno dirigendo verso camera
tua! E ora come fuggire, come...
Sospiri, sollevata, felice di vedere quella testa di ricci
capelli castani spuntare dalla porta e venire verso di te.
<< Leonardo! >> Mille domande ti esplodono
in testa, ma adesso vuoi sapere solo cosa tiene nell'enorme sacco che
alza con una mano... e dove ti sta portando.
<< Leonardo! >> Esclami ancora, aspettando
una sua risposta. << Qualunque cosa tu voglia chiedermi,
no, non risponderò! Devi saper aspettare! >>
<< Ma-ma... >> << Silenzio,
bischera! >> Sbuffi, incrociando le braccia e soffiando
in risposta un altro insulto toscano.
Ti guardi intorno. Siete in alto; terribilmente in alto!
Per quale assurdo motivo ha voluto portarti su quel monte!?
Perché faticare così tanto, quando potevate
andare sul tetto della Bottega? Lo guardi dall'erbetta verde in cui ti
ha appoggiato: sta aprendo il sacco.
Cosa ci sarà mai dentro?! Il nodo cede, la stoffa come
esplode; nel sacco c'era... il sacco.
Un enorme lenzuolo con due pezzi più lunghi ai lati. In
poche parole...
<< ... un pannolino gigante? >>
Si volta e ti guarda storto. << I tuoi paragoni sono
sempre una gran soddisfazione >>. <<
Scusami, io non ho la tua fantasia. Cosa vorresti fare, me lo dici ora?
>>. Ignorandoti si avvicina e ti prende nuovamente sulla
schiena poi, con la stessa corda che teneva unito il " pannolino ",
lega la tua vita alla sua, provocandoti un leggero imbarazzo.
<< Co-cosa fai? Perché questo nodo enorme?!
>> Dici, indicando la corda che si è
arrotolata fino ai vostri petti. Sei incollata a lui.
<< Tieniti stretta >> Fa sei passi
indietro, due lembi della sua invenzione annodati ai pugni, lo sguardo
dritto su... sulla fine della pendice...?
<< Adesso ti avvicinerò al tuo sogno!
>> << No, fermo, no! Pazzo!
>> Urli, intuendo le sue intenzioni, ma è
troppo tardi, lui sta già correndo.
Il vuoto si avvicina, ancora, ancora, ancora, questo è
l'ultimo passo, l'ultimo passo nel mondo dei vivi.
Urli, chiudi gli occhi.
E siete nel vuoto. Bè, se questa è la morte non
è dolorosa come pensavi...
<< Apri gli occhi! >> << No,
non voglio vedere l'inferno! >> << Scema,
siamo vivi! >>.
Spalanchi le palpebre: la prima cosa che vedi è il pannolino
gonfio sopra di te; la seconda, Leonardo, sorridente. La terza il vuoto
sotto di voi. State camminando sul cielo. Anzi, no.
State volando.
Siete circondati dall'azzurro, istintivamente alzi una mano e sfiori
una nuvola, che si dissolve nelle tue mani, lui scoppia a ridere.
<< Pensavi che fossero solide?! >> Non
rispondi, arrossisci e basta. << Adesso arriva il bello!
>> Sbuffa, nascondendo la preoccupazione.
<< Dobbiamo atterrare... >> Sussulti,
mentre tutto il tuo coraggio si dissolve come le nubi e ti riattacchi
al suo collo, quasi strozzandolo.
I suoi piedi sfiorano la vallata, s'intrecciano in tre passi fin troppo
corti. << Ah! >> Non fa in tempo a lanciare
una mezza imprecazione che cade a terra, sbattendo il viso nella sua
stessa opera, e tu cadi, ovviamente, su di lui.
<< Leonardo! Tutto bene? >>
<< Benissimo! >> Ride, alzando il viso
dalla stoffa. << Questo coso ci ha salvato la vita!
>> Tossisci, sorpresa da quell'ultima affermazione.
<< Cioè... tu non sapevi se avrebbe
funzionato?! >> << Certo che no.
>> Ti risponde, con tutta la naturalezza del mondo e tu
ti trattieni dal dargli uno schiaffo.
<< Scommetto che il tizio che devi sposare non
farà mai nulla del genere. >> <<
Ah! >> Esclami, sollevandoti sui gomiti per osservarlo
dall'alto. << L'hai fatto per ripicca? >>
Che dire, che vi piacevate non era una novità. Solo che,
mentre lui te lo aveva detto chiaro e tondo fin dal principio, tu non
avevi mai dato via libera ai tuoi sentimenti, perché eri
stata promessa dalla nascita e non volevi illuderlo.
<< No >> Dice, avvicinandosi al tuo viso e
facendo combaciare le vostre fronti.
<< L'ho fatto per vederti sorridere. Perché
quando sorridi sei così bella che nessuno può
pensare a qualcosa che non sia questo. >> Ti poggia un
bacio sulle labbra e tu ti lasci sfiorare, fin troppo felice per la
frase che ha pronunciato. In un attimo aveva fatto sparire tutta la
paura verso gli altri. In un attimo sei diventata felice di essere te
stessa.
<< Leonardo >> << Cosa?
>> << La tua invenzione... credo
che il nome perfetto per lei sia " Paracadute " >>
« Se un uomo
ha un padiglione di pannolino intasato, che sia di 12 braccia per
faccia e alto 12, potrà gittarsi d'ogni grande altezza sanza
danno di sé. »
Leonardo
Da Vinci
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Salve ~
E che dire?
Con questa storia,
l'anno scorso, sono riuscita a classificarmi prima al concorso "Diversi
Ma Uguali", per l'abbattimento delle barriere architettoniche, sezione
testo.
Il concorso prevedeva un
racconto o una poesia rientrante nelle 5 pagine, testo giustificato, in
Arial 11.
Adattandolo alla lettura
su internet ho deciso di allineare tutto a destra, mandando
più volte il testo a capo, in modo da rendere la lettura
più agevole.
Sempre a causa del
limite di tre pagine, mi è stato impossibile approfondire e
descirvere, come in relatà avrei voluto (Dio solo sa quanti
pezzi ho dovuto tagliare per stare precisa in quelle tre maledette
pagine!)
Qui trovate scritto che,
beh, non vi sto raccontando balle: http://www.0564news.it/notizia.asp?idn=8140 , io sono Barbara Giorgi!
Il sito non fa
riferimento a concorsi "esterni", ma solo di quelli attinenti a siti
web... se c'è qualche problema con la mia scelta di usare il
grassetto nell'introduzione per segnalare la vittoria, ditemi e
riparerò subito ♥
Il mio modo di scrivere
è cambianto, rispetto a quello di un anno fa, ora che lo
noto ☺
Spero che vi piaccia!
Leo è con voi
♥
Lancelot ~
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