Note
Questa
fanfic è un esperimento molto azzardato. Ho alle spalle una
Draco/Hermione che, sebbene mi convincesse (e tutt'ora mi convinca),
non è approdata ad alcun finale, restando incompiuta. Diciamo che Draco
non è il personaggio sul quale preferisco scrivere, ecco...
Ma
era da parecchio tempo che mi frullava in testa questa storia, che
fondamentalmente è un libera rivisitazione del film The Departed
(se l'avete visto, capirete da subito come ho intenzione di
sviluppare la vicenda), e fin dall'inizio avevo in mente di fare di
Draco il protagonista... ciò che mi mancava era solo la
coprotagonista, che ha cambiato identità parecchie volte, fino a
stabilizzarsi su quella canon - e quindi meno ovvia -: Astoria Greengrass
in Malfoy (che nel mio personale cast mentale ha il volto di Emily
Blunt, nel caso v'interessasse).
E
così eccomi qua... buona lettura e, mi raccomando, lasciatemi
una vostra impressione, ci terrei a sapere se l'idea vi garba! :)
Prologo
All
around me are familiar faces
Worn
out places
Worn
out faces
-
Mad World -
Quando
scoppiò la guerra io avevo 15 anni. A malapena sapevo che cos'era
una guerra e la decisione della mia famiglia di tenere me e mia
sorella a casa, ci privò di vivere in prima persona quegli eventi
che sarebbero stati poi ricordati come la Seconda Guerra Magica.
Nemmeno
dopo ci diedero il permesso di tornare a Hogwarts. Mia madre aveva
dei parenti in Francia e venne presa la decisione di mandarci a
studiare all'Accademia di Beauxbatons. Daphne, pur essendo
maggiorenne, non ebbe il coraggio di ribellarsi a tale decisione: era
abbastanza grande da temere ciò che stava succedendo in patria.
Così,
mentre i nostri genitori impegnavano tutte le loro risorse per
sopravvivere alla rappresaglia che stava spazzando via i
simpatizzanti del Signore Oscuro, noi passavamo l'immediato
dopoguerra tra le colline color lavanda della Provenza.
Non
so bene come mia sorella abbia vissuto quel periodo, non eravamo
abbastanza in confidenza allora – né lo saremmo state in seguito.
Se le mancavano i suoi amici, non lo dimostrò. Certo è che non
strinse alcun legame a Beauxbatons e ricordo che alla fine dell'anno,
dopo il diploma, si mostrava assai sollevata all'idea di
ripartire.
Per
quanto riguarda me, quelli furono senza dubbio i tre anni più sereni
della mia vita. In breve tempo dimenticai il grigio di Londra, la
neve di Hogwarts e i colori di Slytherin. Feci del francese la mia
lingua madre e mi adattai placidamente all'azzurro dell'uniforme
dell'Accademia. In poche parole, mi costruii una nuova casa.
All'epoca
pochi erano informati di ciò che stava accadendo aldilà della
Manica e questo, assieme al carattere notoriamente liberale dei
francesi, mi permise di stringere amicizia con le mie compagne di
corso senza troppe difficoltà. I parenti dai quali alloggiavo
durante le vacanze natalizie erano un'insignificante parentesi, che
tuttavia ebbi modo di volgere in mio favore: grazie alla loro
intercessione, riuscii a strappare ai miei genitori il permesso di
passare le estati laggiù, ospite presso i Rolland, la famiglia della
mia cara amica Madeleine.
La
mia adolescenza trascorse in un clima quanto più lontano da quello
che si respirava in Gran Bretagna, né dalla asfittica corrispondenza
che tenevo con mia madre avrei potuto immaginare cosa mi aspettava
una volta tornata in patria. Così presi le mie oneste O ai
M.A.G.O. e feci le valige inconsapevole. Salutai Madeleine con la
certezza che ci saremmo riviste presto, dal momento che era nelle
nostre intenzioni frequentare insieme Psicomagia a Londra.
L'ultima
cosa che avrei immaginato, nella mia totale e sciocca ingenuità, era
che rimettere piede in Inghilterra mi avrebbe stravolto la vita, come
effettivamente successe. Innanzitutto perché ebbi modo di conoscere,
nella stessa occasione, il mio primo amore e il mio primo paziente.
Ed anche perché non mi fu difficile capire in fretta che la guerra,
laggiù, non era affatto finita.
~~~
Adesso
so che l'avrei dovuto immaginare. Ma a distanza di anni, privo della
patina emozionale del momento e illuminato dalla saggezza dell'età,
appare tutto più chiaro, no? Quindi serve a poco rimuginare. Anzi,
non serve proprio a un cazzo, ecco.
Tutta
la mia fortuna si era esaurita sette anni prima, tra le ombre
della Foresta Poibita, quando mia madre aveva fatto la scelta che
qualcuno sa. Da allora, non potevo che sperare di sopravvivere a
quello che mi circondava.
Ma...
Merlino! Possibile che fossi così disperato da dare fiducia a
Potter?!
Umpf...
va bene... ero così
disperato.
– Ovviamente
la tua identità dovrà restare occultata. –
Ovviamente...
Già
da quel dettaglio poco allettante avrei dovuto subodorare la
fregatura. Ma si vede che ero pronto a farmi infinocchiare per bene.
E chi è causa del suo mal...
– Sarai
protetto da un Fidelius. Solo l'agente Weasley ed io sapremo chi
sei. –
Fissai Lenticchia con aria scettica: – E questo dovrebbe essermi di
conforto? –
I
due si scambiarono un'occhiata d'intesa.
– Con
tuo padre ad Azkaban e tua madre al San Mungo, eviterei di mantenere
questo atteggiamento. –
Avevo
la sgradevole sensazione di essere di nuovo a Hogwarts, nell'ufficio
di Snape. Che fossi il suo cocco non gli impediva di esercitare anche
su di me la sua seccante attitudine a rompere le Pluffe, ma
notoriamente la maggior parte degli idioti che frequentavano Hogwarts
era cieca alle sfumature.
– Cosa
ci guadagno? – sospirai.
Avrei
accettato, ovviamente. Lo sapevano anche loro. Ma mi avevano
insegnato che fare il prezioso non guastava mai e tale insegnamento
mi aveva salvato il culo più di una volta.
Potter
prese una pergamena in bianco e vi batté la bacchetta sopra. Me la
porse.
Inarcai
un sopracciglio, cercando di contenere la sorpresa davanti a ciò che
vi leggevo. Il totale rilascio dei beni di famiglia, attualmente
sequestrati dal Ministero, era molto più di quanto mi aspettassi.
Non era contemplato il ritorno a casa di paparino – cosa della
quale, detto tra di noi, facevo volentieri a meno.
Mi
buttai sul sarcastico: – Non mi aspettavo cotanta generosità. –
– Firma,
facciamo il Fidelius e a fine missione ognuno per sé.
– disse Potter in tono secco – Altrimenti levati dai Bolidi e non
farti più vedere. –
Trattenni
una risata: Potter che faceva il gradasso era uno spettacolino
patetico che non avevo il piacere di vedere da tempo immemorabile.
– Ho
scelta? – agguantai una piuma e firmai distrattamente la pergamena.
La
porsi con due dita a Potter, che la sigillò e la fece evanescere,
presumibilmente in posto sicuro.
– Bene.
– schioccai la lingua – E chi avrà l'onore...? –
Weasley
si fece avanti. Emisi un banale, stupido “oh”.
Lui
fece una smorfia: – Oh? –
Be',
avrei dovuto immaginarlo. Ti pareva se Potter non mandava avanti
qualcun altro pur di non esporsi?
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