Eccomi qui.
Sapevo
che prima o poi mi
sarei dovuta fermare a fare il punto della situazione.
Sono
ferma davanti allo
specchio, ad ammirare l’immagine riflessa della donna che
sono, di quella che vedono gli altri… ma corrisponde a
ciò che vedo in me?
E chi
ha avuto tempo di
pensare a se stessa!
Quando
hai un figlio
piccolo il mondo ruota intorno a lui, tutti i suoi bisogni sono i tuoi,
non c’è spazio per
l’”Io” personale, perché la
tua individualità è assorbita da quella che hai
dato alla luce.
Stranamente
però
oggi mi sono concentrata su me stessa.
“Il tempo di una doccia e torno” gli ho
detto, mettendolo a dormire nella culla.
Di solito esco subito dal bagno, preda della mia ansia smisurata, ma
oggi sono particolarmente calma e la doccia è diventata la
scusa per una riflessione personale.
Non
mi guardavo allo
specchio da tanto; assorbita come sono dal mio piccolo tiranno non mi
sono nemmeno resa conto dei cambiamenti subiti da quando l’ho
partorito.
In questi primi sei mesi da madre ho allattato tutti i giorni, fatto
veglie lunghissime e cambiato non so più quanti pannolini,
ed ora che mi guardo mi rendo conto che questo lavoro non-stop si
è riflettuto sul mio fisico.
Ho trentadue anni, dicono che alla mia età si è
nel pieno della giovinezza… ma non è poi
così vero: la gravidanza mi ha lasciato delle smagliature
sul ventre, e il seno (già non più
così florido) inizia a dare segni di cedimento, che di
sicuro aumenteranno con le poppate continue che mi
aspettano…
I miei capelli sono in uno stato confusionale: è
più di un anno che non faccio una tintura!!
E da quant’è che non vado dal parrucchiere?
Le mani sono ruvide e le unghie mangiate, e non voglio nemmeno
descrivere cosa c’è sotto i miei occhi!!
Sono
davvero un
disastro…
Eppure,
se solo decidessi
di prendermi un po’ cura di me, so che tutto sommato potrei
ancora reggere il confronto e tenermi a testa alta sulla
piazza…
La
verità
è che ho volutamente posticipato l’incontro con la
mia femminilità, la sensazione di sentirsi donna
è ancora troppo legata a lui…
Solo
il pensarlo mi provoca
ancora un dolore sordo nel petto: è un anno ormai che non ho
più sue notizie, da quel mattino splendidamente tragico in
cui mi disse che se ne andava, nonostante l’amore, nonostante
il nostro bambino in arrivo. Sapevo che sarebbe successo, è
sempre stato un’anima errante, un figlio del vento.
Ha sempre rifiutato i legami.
Li anelava ma al contempo li rifuggiva: troppo intensi, troppo
dolorosi… non erano per lui, che voleva vivere senza troppi
pensieri, senza “seccature”.
Era sempre vissuto solo, e semmai avesse sofferto
nell’adolescenza, questo dolore sembrava superato nel
raggiungimento della maturità, perché non lo si
vedeva mai al centro di un gruppo di persone o nel bel mezzo di una
conversazione.
Forse
è stato
proprio questo ad attirarmi di lui.
Eh sì, la classica crocerossina attratta dal tipo difficile.
E lui è davvero difficile.
Ma chissà come, in qualche modo riuscivo sempre a capirlo, a
mettermi nei suoi panni e a comprendere i suoi criptici stati
d’animo.
E così c’innamorammo.
Sì, sono certa che mi amasse.
Non è il tipo facile ad esternare i suoi sentimenti, ma in
qualche modo io percepivo le sue manifestazioni d’affetto
dietro un sorriso mezzo accennato o uno sguardo più intenso
e mi bastavano per sentirmi davvero amata.
Sono
stata felice con lui.
Ho trascorso momenti indimenticabili e irripetibili, quelli che solo la
comunione con un’anima speciale può darti, e so
che per quanti uomini possa incontrare, nessuno mai mi darà
ciò che mi ha dato lui.
Ecco
perché nego
la mia femminilità.
Con essa nego la realtà che lui non c’è
più, che la donna che è in me dovrà
dedicarsi ad un altro uomo se vorrà sentirsi di nuovo amata,
ed è un’eventualità che ancora non
riesco a tollerare.
L’unico
uomo
della mia vita ora è mio figlio.
Quel piccolo diavoletto che mi ha fatto disperare per nascere e che mi
fa disperare tutt’ora nel crescerlo.
Quell’adorabile cucciolo dal sorriso luminoso così
somigliante a quello del padre… il mio legame eterno con
lui, la prova vivente del nostro amore…
Forse è questa la causa della mia ansia: non il fatto di
essere una ragazza madre, sola e senza un aiuto nel crescere suo
figlio, non il fatto di sentirmi totalmente negata a fare il genitore e
nemmeno la paura di non essere onnipresente per tutti i suoi
bisogni… La mia ansia nasce dalla paura di perdere
l’ultimo legame con lui…
Eppure mi rendo conto che il mio ometto non è suo padre:
l’ho tenuto in grembo per nove mesi, conosco ogni suo
respiro, il nostro legame è più forte di
qualsiasi altro!!
Eppure
irrazionalmente,
prendendomi cura di lui sento di prendermi cura anche di suo
padre…
Cielo,
quanti capelli
bianchi, devo proprio decidermi ad andare dal parrucchiere!
Qual era il colore che gli piaceva così tanto?
Ah sì, il rosso rame, il colore del sole rovente…
Un sole al
tramonto, un sole che sta per chiudere la pagina della sua
giornata…
Dovrei proprio voltare pagina
anch’io…
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