30 Maggio 2009
E’
venerdì mattina. Niente scuola. Oggi esame
d’inglese per il corso aggiuntivo. Non sono nervosa, ma tanto
so che gli ultimi cinque minuti prima dell’esame
inizierò a tremare. Come al solito no? Il cielo è
grigio, pioviggina, eppure ieri c’era un sole bellissimo. Non
mi piacciono queste giornate schifose, non sono neanche le nove di
mattina, già sono addormentata, con questo tempo
poi…
Entro nella sala
d’aspetto della sede d’esame e vedo la Gio e Dome.
E poi… Eccola
la luce dei miei occhi.
Fili è seduto
in fondo accanto a Domenico, mi guarda ma io abbasso lo sguardo timida,
non so perché mi comporto così, non riesco a
reggere quegli occhi che dolci mi guardano sciogliendomi il cuore. Gli
lancio qualche occhiatina velocissima, quasi non lo vedo talmente sono
veloce. Loro sono in fondo alla sala, Giorgia mi saluta dandomi un
bacio sulla guancia, - Ciao Kikka! -.
Mi fa qualche domanda,
cos’ho portato, se sono nervosa, ma io penso al mio Fili,
lì in fondo alla sala, penso che non vedo l’ora di
salutarlo e di saltargli in braccio, anche se non avrò mai
il coraggio di farlo.
Finalmente ci
avviciniamo, ci sono altre ragazze e ragazzi dell’altra
scuola che ci vedono entrare.
Ecco che saluto Fili con
un sorriso e un “ciao“, spero che lui riesca a
capire quello che gli voglio trasmettere con quello sguardo,
perché il suo mi da tanto.
Arrivano poi anche
l’Ari e la Glenda e il gruppo è al completo. Tutti
pronti per l’esame orale.
Sono agitati, tutti. Io
invece no. Faccio finta di essere un po’ preoccupata anche
io, devo sempre fare l’asociale al contrario di tutti? No!
Non è il caso con i miei amici.
Fili si alza e si
appoggia al muro di fianco a me, e mi guarda.
Cavolo quando fa quegli
occhi non resisto, mi viene voglia di stritolarlo e urlargli che lo
adoro o di dargli una sberla, almeno la smette con quello sguardo
stra-super-tenero.
Non riesco a
trattenermi, gli stampo un bacione sulla guancia, caspita è
più forte di me, come fai davanti a un ragazzo che
più che un ragazzo sembra un peluche che urla
“ABBRACCIAMI!”?
Lui mi rimane vicino con
il volto, aaah Fili questi attimi dovrebbero proprio durare per sempre.
Ecco che entra la
segretaria bionda scassa-maroni e ci dice di FARE SILENZIO, come se non
bastasse la spilungona della Farè che continua a fare
“SHHHH”, la strozzerei quella. Lo dico pure.
- Sopprimetela vi prego
-.
Dobbiamo sederci. Uffa
ma è obbligatorio? Se ho voglia di stare in piedi?
Allora mi metto in
braccio alla Gio mentre parla con Domenico e Fili armeggia con la sua
carta d’identità mostrando fiero la foto di quando
aveva sì e no otto anni.
E’ un amore.
Lo è anche adesso. Ma è proprio un amore.
Domenico ride un casino
e inizia a fare battute. Cazzo se vedessero la mia, Filippo mi
lascerebbe in meno di due secondi e gli altri non mi rivolgerebbero
più la parola fino alla morte. Lasciamo stare. Ero un mostro
in quinta elementare. Come se non lo fossi anche adesso,
Quindi la tengo
sigillata in borsa, a proposito di borsa, non so neanche
perché la apro ma tiro fuori i fazzoletti di Titti.
Glenda si siede in
braccio a Domenico, caspita vorrei avercelo io tutto ‘sto
coraggio… Invece sto tornando la solita timida del cacchio.
Ma forse è meglio così, prima ero fin troppo
menefreghista e cogliona. Però a volte mi piacerebbe
spiccicare qualche parolina, beh ogni tanto lo faccio… Ogni
due anni.
Fili indica i miei
fazzoletti: - Anche io li ho!!- quasi lo urla.
Domenico invece: - Cosa
cosa?!- ah finalmente posso prendere spunto per un argomento per
parlare…
- I fazzoletti di
Titti!!- continua a urlare Fili. E tutti quelli dell’altra
scuola lo guardano malissimo.
- Sono bellissimi! -
dico io.
In realtà
nessuno di loro sa che li ho messi in borsa apposta perché
erano quelli belli e profumati sperando che qualcuno li
notasse… Anche se ce n’era dentro solo uno.
- Sono profumati!-
continua Fili.
- Me li passi?- chiede
Domenico, e inizia a sniffarli. -Umhhh sono più buoni gli
altri.-
- I Tenderly sono
buoni…- sto per dire anche –quelli al burro di
karitè- ma cazzo sembro una commessa di un negozio che sa
tutto sui fazzoletti, che poi servono solo per asciugarsi il
moccio… Mamma mia, povera me.
Ad un certo punto Glenda
fa - Kikka ma guarda il tuo tipo che faccia che ha…-, allora
lo guarda, e fa sempre quel faccino. Glenda ma che faccia ha? Ha una
faccia stupenda.
- Ma nooo è
un tenerone.- lo dico perché lo penso e lui mi sorride.
- Kikka mi si stanno
addormentando le gambe, vai a sederti in braccio al tuo
tipo.- mi fa la Gio.
- Ma sì vai
in braccio al tuo tipo…- continua la Gle.
Io non riesco a vedere
che faccia fa “il mio tipo” ma piuttosto mi siedo
sul tavolo imbarazzata.
Ammetto che mi
piacerebbe un sacco spaparanzarmi sulle gambe di Fili, ma a lui farebbe
piacere? Tutti mi direbbero “Che problemi ti fai?
E’ il tuo ragazzo” ma dopotutto sono una mongola
no? Che vuoi che faccia?
Lui mi prende la mano.
Gli punzecchio le dita.
Poi entra ancora la
segretaria scassamaroni per la decima volta, dopo il segretario
vecchiaccio un po’ meno scassone, e ci dice di sederci sulle
sedie. Quindi mi vado a sedere di fianco al Fili e vedo la sua faccia
stravolta dal sonno. Dormiglione, il cuscino che gli ho regalato gli si
addice proprio. Chissà che fine ha fatto…
Sarà sul suo letto?
Lui mi prende di nuovo
per mano, la usa come antistress, poi si appoggia e la usa da cuscino.
In questi momenti vorrei solo urlargli che lo amo e stringerlo forte
forte, ma cosa sono io? Una mongola. L’avrete capito ormai.
Ma mi va bene
così.
Ho un Fili che mi ama,
una Gle che sputazza le cicche ovunque, un Dome con il braccio ferito,
un’Ari che ride, una Gio che continua a parlare…
E non posso chiedere
nient’altro. Sono felice. Sono questi attimi di vita che
vorrei durassero un’eternità.
Sono passati più di due anni da quel momento.
Fili… ah ero proprio cotta. Ma non sapevo ancora cosa voleva
dire la parola “amore”, ora credo di saperlo. Anzi
io ora amo davvero.
Quegli attimi sono stati i più spensierati della mia vita,
per ora.
Il tempo passa in fretta, eppure sembra solo ieri.
Non sai mai cosa ti aspetta dietro l’angolo, ora Fili non lo
sento più, direi che non mi sopporta neanche da quando
l’ho lasciato, un mese dopo che ho scritto questa paginetta.
A tredici anni è così, la scuola è
l’incubo peggiore e le cotte sono sogni d’amore,
con principi e cavalli bianchi.
Non sento da tantissimo tutte le persone elencate nella storia, se le
incontro per strada ci salutiamo a malapena. Solo oggi, 13 Giugno 2011,
ho rivisto Gio dopo tanto tempo e abbiamo ricominciato a chiacchierare
come quella volta, ricordando i tempi passati.
Quegli attimi te li ricordi per sempre, anche se sono cavolate.
Poi magari tutto sembra svanire come sabbia al vento, ma quelli
rimangono lì fissi.
Non li cancelli e ti fanno sorridere, in qualsiasi modo.
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