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Era forse un
trucco?
Era forse un qualche artifizio magico?
L’uomo dal lungo cappotto entrò barcollando nello
suo squallido appartamento, situato nei bassifondi di Londra. La
pioggia che scrosciava al di fuori delle sporche vetrate gocciolava dai
capelli castani dell’uomo, che avanzò per la
stanza quasi non fosse esattamente cosciente di farlo. Le scarpe rotte
in più punti, dalla suola sfondata e l’aspetto
decisamente distrutto, scricchiolavano sinistramente sulle assi di
legno vecchio.
Un divano, che un tempo poteva essere stato verde , aspettava Remus
Lupin poco lontano. Si trascinò fino ad esso con
difficoltà, un respiro spezzato che usciva a rantoli dalle
labbra screpolate. Si gettò a braccia aperte, e le molle
arrugginite emisero un suono di protesta. Il suo corpo fiaccato e
precocemente invecchiato si accartocciò come un foglio roso
dalle fiamme. Il capo dondolava di qua e di là, come se
fosse tanto pesante da non poter essere tenuto diritto.
E molto probabilmente era così.
Remus si portò una mano alle tempie, incavando le dita nella
pelle pallida e leggermente verdognola. Un tuono risuonò al
di fuori dell’appartamento.
«Basta, basta» mormorava confusamente il
licantropo, agitandosi come in preda ad una feroce febbre.
Le voci non gli davano tregua. Il viso di Sirius, suo amico e fratello,
si sovrapponeva a quello di James, di Lily e di Peter. Gemette,
figurandosi il suo sguardo folle e sanguinario. Calde lacrime
rotolarono sulle sue guance sporche e incavate, mentre il lupo
afferrava il cuore del corpo ospite.
Remus si inarcò boccheggiante, mentre una rabbia innaturale
–eppure in qualche modo conosciuta-
prendeva possesso delle sue facoltà. Strinse le braccia
intorno a sé, mordendosi nervosamente le unghie e spostando
lo sguardo sulla finestra. I capelli castani gli ricadevano sulla
fronte in sparute ciocche; era il ritratto del decadimento.
Mugolò.
«Tanta, tanta rabbia..» balbettò
piangendo come un bambino, indicandosi il petto «Ti prego,
falla sparire»
Remus Lupin non era mai stato particolarmente credente, e nessuna fede
l’aveva mai sorretto nel suo cammino difficile.
D’altronde, i maghi sono generalmente atei. Eppure, mai come
in quel momento Remus aveva avuto bisogno di credere in qualcosa di
superiore, di santo e di buono. Di giusto.
Con le unghie si grattò le guance, dapprima piano, poi
sempre più forte. Non si fermò neanche quando un
caldo liquido prese a colargli lungo il braccio decisamente troppo
magro e denutrito.
«Farò quello che vuoi, Signore»
cadde in ginocchio sul tappeto sfibrato «Ma ti
prego, liberami da questa rabbia, da questo dolore»
Chinò il capo fra le braccia e iniziò a
dondolarsi, piangendo.
La risata cristallina di Lily gli risuonò nelle orecchie.
Il sorriso contagioso di James era davanti alle sue palpebre serrate.
Lo sguardo triste di Peter poteva accarezzargli la schiena.
E infine Sirius. Sirius, che l’aveva privato delle cose
più belle e preziose che aveva –le uniche, a dire
il vero-. Sirius, che con quello sguardo sbarazzino era sempre stato il
compagno di scherzi ideale. Sirius, il conquistatore. Sirius, il fido
amico. Sirius, colui che aveva sfidato le leggi magiche per
accompagnarlo nelle notti di Luna.
Sirius, che l’aveva tradito.
«Mi sento tanto solo»
Si alzò a stento, trascinandosi fino alla finestra,
rovesciando parecchi mobili –gli unici- nel suo cammino. Con
una mano artigliò il vetro, che lasciò baci
gelati sulla sua pelle febbricitante. Guardò fuori. Il vento
scuoteva gli alberi, le nuvole sovrastavano minacciose il mondo, la
pioggia spazzava via tutto, i tuoni risuonavano in lontananza.
Cosa avrebbe fatto quando la tempesta fosse finita?
Avrebbe trovato il coraggio di uscire allo scoperto? La forza di
controllare che il cielo fosse azzurro?
La consapevolezza del contrario lo avrebbe distrutto.
Remus si lasciò scivolare lungo il muro, fissando
apaticamente il soffitto. Le ombre della notte avvilupparono la sua
fragile figura, nascondendola. Un fulmine balenò nel cielo
scuro e, per un singolo attimo, alle spalle di Remus si
stagliò l’enorme figura di un lupo feroce.
Non gli era rimasto altro.
Amen.
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Devo dire che tutto ciò è più che
altro un flusso di coscienza, una trasportare le mie emozioni dentro
Remus, che mi sembrava il personaggio più adatto a questo
esperimento. Non credo di aver seguito un vero filo logico, anche
perchè difficilemente si può dare un ordine ai
sentimenti. Soprattutto non si può dare ordine a rabbia e
dolore.
Quindi, boh xD Non so, spero vi sia piaciuta. Perdonate eventuali
errori. E un ennesimo ringraziamenti a quelli che hanno recensito
"Silenzio". Mi fate felice <3
Gin
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