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Due ore, una dolorosissima strigliata con il guanto
di crine di un qualche animale dal pelo ispido e durissimo, una maschera ristrutturanteliscianteaddolcenteantidoppiepuntesenontivengonoicapellimorbidiconquestaalloraègiuntoilmomentodiradertiazero
che puzzava di salvia e pomodoro come un’insalata mista, un
salvataggio dell’ultimo minuto (Rodolfo era caduto nella vasca da bagno e
si sa che conigli di polvere e acqua non vanno propriamente a braccetto) e una
seduta di manicure-pedicure-ristrutturazione del viso
dopo, il Principe poté finalmente osservarsi allo specchio.
- Sono un figo!- esclamò – Dannazione, Rodolfo, guardami!
Sembro un modello di Abercrombie!- il coniglio alzò una zampa, cercando
di fare il pollice alzato, per poi accorgersi che era privo di pollici
opponibili. Andò a piangere fra i capelli della Fatina.
- Proprio un modello di Abercrombie -
continuò il Principe osservandosi – solo meno unto, meno alto,
meno muscoloso, meno figo, meno…
La Fatina lo guardò affranta mentre si
rattrappiva su se stesso piagnucolando – Paperottolo, credo che il
prossimo passo sarà un sano corso di autostima. Credo che tu abbia
bisogno di un po’ di fiducia in te stesso.- disse porgendogli Rodolfo. Il
Principe allungò le manine tremanti, stringendo fra le dita il suo
polveroso amico – Ma non puoi farmi diventare assolutamente narcisista,
egocentrico e ricolmo di fiducia in me stesso con la magia?- domandò con
gli occhioni lucidi.
- Tesoro, se facessi una cosa del genere
l’associazione Psicologi del Regno mi denuncerebbe. Sai bene quanto sono
diventati nevrotici da quando tua madre ha imposto la Gioia Obbligatoria a
tutti gli abitanti del Regno, o quantomeno a quelli fotogenici.
Il Principe sospirò affranto, sistemandosi la
camicia – Non ho mai messo una cosa così piena di- ci pensò
un po’, osservando il pregiato capo di sartoria che la Fatina gli aveva
praticamente cucito addosso in trenta secondi – fronzoli. Mi sento un
po’ una bomboniera di quelle che si danno alle cresime. Magari scelta
dalla zia. Dalla zia con dei gusti davvero orribili.
- Paperottolo, questa è l’ultima moda!-
chiocciò la fatina ridendo divertita – Vero Rodolfo caro?
Rodolfo, che da quando gli era capitato di
zampettare in mezzo alle gambe della Fatina (godendosi così una vista
panoramica dei suoi scintillanti gioielli della corona) provava un’
indefessa ammirazione per lei ed era sempre d’accordo con qualunque frase
uscisse dalle sue labbra color Ruoge Coco,
annuì vistosamente. Il Principe sbuffò – Sarà. Io
preferivo una cosa con meno fronzoli, però.
- Paperottolo, un’altra parola e ti trasformo
la lingua in una tagliola.
- Puoi farlo?
- Certamente! Come credi che abbia ottenuto
l’abilitazione di Fatina Madrina, altrimenti? Tutti ammirano i miei fantasiosi incantesimi!
- I tuoi terribili
incantesimi.
- Finezze linguistiche. Ora, passiamo ad altro.
– la Fatina sfoderò la bacchetta – Ora ti darò una
piccola iniezione di coraggio!
- Mi darai dell’erba pipa? Figo, non
l’ho mai provata e sono sempre stato curioso di vedere
com’è!
- Ma no, sciocchino!- esclamò lei con un
vezzoso gesto della mano – Ti farò una piccola magia che ti
permetterà di parlare con più sicurezza!
- Ah- il Principe abbassò il capo,
osservandosi le scarpe con’aria affranta – l’erba pipa mi
allettava di più, però.
-Suvvia, suvvia! Ora lasciami ricordare
qual’era la formula…Ah, giusto!- la
Fatina pronunciò un paio di parole incomprensibili ai più, ma che
suonavano proprio come “Decolté
di Vuitton!” e una scia di luce fucsia dai riverberi azzurri
partì dalla sua bacchetta per poi posarsi sulla fresca e candida pelle di…
Rodolfo.
La Fatina lo guardò a lungo – Ora
spiegami perché hai usato il coniglio come scudo, paperottolo.
- Scusa, ma dopo la battuta sulla lingua a tagliola
ho avuto un lieve accenno di sfiducia nei confronti dei tuoi incantesimi- disse
il Principe – senza rancore, eh, Rodolfo?
- Cazzo, certo che ti porto rancore, damerino figlio
di puttana!- gracchiò una voce. La Fatina e il Principe si guardarono
attorno stupiti – Chi ha parlato?- esclamò il ragazzo, brandendo
Rodolfo qua e là – Chi mi ha insultato?!
- Io brutto idiota! E se non mi metti subito
giù giuro che mi metterò a cantare tutte le bestemmie che conosco
sotto forma di madrigale, quant’è vero Iddio!
Il Principe osservò a lungo il coniglio
– Rodolfo?- lo alzò a livello del suo viso – Tu parli?
- E bestemmio anche. Con gioia, aggiungerei.
- Santo cielo, credo che questo coniglio sia donato
di favella!
- Complimenti per la sagacia, chiappette
d’oro.- commentò aspramente il coniglio,
prima di ritrovarsi la punta della bacchetta puntata sulla coda –
Chiamami di nuovo così e ti do fuoco al culetto, chiaro Rodolfuccio?
- Cristallino.-
biascicò Rodolfo occhieggiando (con chissà quali occhi) il
pericolo che si era posato sulla sua batuffolosa codina – Ora mi metti
giù, principino?
Il Principe lo posò su un tavolino –
Dunque, credo che tu voglia sapere perché parlo.
- Vorrei anche sapere perché sei un coniglio
di polvere che si muove, ma penso di poter aspettare.
- Benissimo. Dunque, è una storia iniziata
circa duecento anni or sono.
La Fatina sbadigliò.
- Ero un giovane e promettente attore, musicista,
cacciatore e amante per ricche signore a seconda del mese e di quanto vuoto
fosse il mio portafogli.
La Fatina si stiracchiò.
- Un giorno incontrai una vecchietta.
La Fatina si grattò le chiappe.
- Che mi chiese di-
- Tagliare e andare dritto al sodo?- propose la
Fatina sorridendo come uno squalo bianco in assetto da massacro. Rodolfo
sospirò – Sì, insomma, mi ha maledetto e mi ha obbligato a
restare un coniglio di polvere finché non riceverò il bacio del
Vero Amore.
- Questa vecchietta era per caso una sceneggiatrice
Disney in pensione?
- Probabile.
La Fatina lo guardò commossa – Povero
piccolino. Duecento anni come coniglio di polvere devono essere stati
tristissimi!
- Atroci- concordò Rodolfo – e
l’idea di non poter sciogliere la maledizione in nessun modo è
stata ancora più atroce.
- E perché mai?- esclamò il Principe,
ormai colmo di coraggio e speranza – Non sarà così
difficile trovare una persona che tu possa amare!
- Quello non è un problema- sbottò Rofoldo guardandolo storto – il problema è
convincerlo a baciarmi! Vorrei ricordarti che non sono un coniglio normale ma
un coniglio di polvere e a nessun’uomo sano di mente verrebbe voglia
di slinguazzarsi la spazzatura.
- Uomo?
- Sì, uomo.
- Ti piacciono gli uomini?
- Non ti angosciare, tu non sei assolutamente il mio
tipo. In tutti questi anni ho sempre preferito la contemplazione delle macchie
d’umidità sul soffitto al guardare te mentre ti spogliavi.
- Aspetta un momento. Perché fino ad oggi ho
pensato di essere l’unico idiota a cui piacevano gli uomini a questo
mondo?
- Perché non ti sei mai dato la briga di
cercarne altri, paperottolo.- rispose saggiamente la Fatina.
Rodolfo annuì gravemente, seguito dal
principe – Comunque, chi è la persona di cui sei innamorato?
Rodolfo lo guardò con occhioni sognanti
– Il Capitano delle Guardie Reali.
- Il Capitano delle Guardie Reali?
- Sì.
- Quel soldo di cacio?
- Sì.
- Con i capelli rossi e i ricci stile Candy Candy?
- Sì.
- Le lentiggini?
- Sì.
- Che passa il suo tempo a rincorrere le farfalle
fregandosene del suo ruolo?
- Non è adorabile?-
sospirò Rodolfo sciogliendosi in una pozzetta di cuori e dolcezza
– Da quando è arrivato qui non faccio altro che pensare a lui.
- Non capisco come tu faccia a trovarlo attraente.
Ha le lentiggini ovunque!
- Appunto, non è eccitante cercare
d’indovinare in quali punti non le
ha?
- Che cosa oscena!- esclamò il Principe
ricoprendosi di rose e luccichii come un fumetto anni ’80.
- Mi perdoni se ho offeso le sue vergini orecchie,
mio signore- sbottò Rodolfo – ma vorrei che tu capissi due cose
uno: ho duecento anni di pruriti mai sfogati; e due: quello è
probabilmente il pensiero più casto e puro che ha sfiorato il mio
cervello di coniglio di polvere in questi anni.
Il Principe si lasciò ricadere, affranto, fra
le braccia della Fatina.