Caribbean's Alchemists
Caribbean’s Alchemists
La maledizione dell’Acqua Rossa
Eccomi di nuovo su EFP dopo mesi di blocco totale, stavolta con l'adattamento a Fullmetal Alchemist di Pirati dei Caraibi!
La trama non cambia molto da quella
del film, ovviamente, per fare in modo che tutti avessero un po' di
spazio, ho dovuto aggiungere un paio di personaggi, ma di questo se ne
parlerà in seguito! :) Non mi resta che augurarvi buona
lettura, spero di non aver sforciato nell'OCC, ma sta a voi giudicare
il mio lavoro! ^^
Ezzy O
Prologo: La nave tra la nebbia.
Fin dai tempi delle prime colonie
oltremare, una parola serpeggia fra le ciurme che si spingono
arditamente su quelle coste sconosciute: alchimisti. Le storie
raccontano di questi uomini, figli del diavolo dicono alcuni, cacciati
sulla terra per aver offeso gli dei con la loro arte che gli permette
di modificare la materia; una razza macchiata di superbia, per dominare
il cielo, la terra, gli abissi.
Sarà per questo che ho così paura?
Mi chiamo Winry Rockbell, e prima che
i miei genitori morissero per l’epidemia di tre anni fa, ero
felice; adesso, sul ponte di questa nave che dovrebbe portarmi verso un
nuovo capitolo della mia vita, non sento altro che un vuoto allo
stomaco; paura, ma forse, in fondo, curiosità: sono cresciuta
con le leggende sugli alchimisti, e ora voglio scoprire le
verità nascoste tra quelle parole…
Winry alzò per un attimo gli occhi dal suo diario, che
aggiornava regolarmente, come le aveva suggerito suo zio, e le iridi
turchine incontrarono un muro di foschia bianca che si alzava
lentamente dal mare, danzando in mille volute e arabeschi che
coloravano le onde di un cupo grigio cenere.
… Ma prima di farlo, dovremo superare l’ennesimo banco di nebbia.
Appuntò, con un filo di amarezza. Chiuse il quaderno, e
restò lì, sulla prua della nave, a guardare sconsolata le
nuvole basse, che le nascondevano il mare; le ci sarebbe voluto un
po’ prima di abituarsi al clima di quei luoghi: aveva sempre
detestato l’umidità, anche quel poco che c’era ad
Amestris, e ora, per uno strano scherzo del destino, stava per
stabilirsi nel luogo più umido al mondo, le isole del Caribbean.
Sospirò, mentre una brezza leggera le sfiorava i capelli e
faceva dondolare le sartie del vascello; una vecchia canzone le
sfuggì dalle labbra, sentita in un lontano passato, sulle labbra
della sua balia.
- Yo ho, yo ho, das Schwert, den Körper, das Meer!
Wahre Freunde der Alchemisten, die das Abenteuer lieben.
Wir sind Alchimisten, und wir mögen es,
weil das Leben für uns gemacht ist!
Ipnotizzata dal suo stesso canto, si accorse solo all’ultimo della mano che le si posava sulla spalla.
Sobbalzò, spaventata.
Si volse verso il marinaio che si era accostato: un uomo sui
trentacinque, di solito taciturno e scontroso, ma in quel momento un
velo di superstizioso timore si era impadronito degli occhi cremisi.
-Zitta piccola.- le intimò –Siamo ormai nelle acque degli alchimisti, non starete cercando di tirarceli addosso?
-Basta così, grazie signor Scar!- anche il giovane tenente del
vascello, era apparso a prua, accompagnato, pochi passi addietro, dallo
zio e tutore della ragazza: Maes Huges, neogovernatore di Reesembool.
Scar, con la fronte corrugata, si scostò da Winry:- Tenente
Havoc,- cercò di giustificarsi –La ragazza cantava una
canzone sugli alchimisti!
-Non vedo il problema.
-Porta male cantare di alchimisti in una nebbia così innaturale, parola mia! Ho dovuto fermarla…
Havoc annuì:- Va bene, signor Scar, ne terrò conto. Andate, adesso!
Il marinaio si allontanò di mala voglia, borbottando qualcosa a
proposito di pericoli sottovalutati o di come portasse sfortuna avere
una donna a bordo.
-Vi è proprio necessario quell’uomo?- domandò
Huges, scocciato, al giovane tenente. –Non ho mai apprezzato
quelli del suo calibro…
-Burberi?
-Fosse solo quello, ciò che mi da’ fastidio sono le superstizioni che fa dilagare fra i marinai!
Havoc sorrise, accendendosi una sigaretta:- Non si preoccupi
governatore: il signor Scar potrà anche essere superstizioso e
pieno di difetti, ma se vogliamo attraversare questi mari, ci serve la
sua esperienza…
-E’ già stato qui?- Winry, che fino a quel momento aveva
ascoltato la conversazione in silenzio, fece sentire timidamente la sua
voce.
-Di più, miss Rockbell! E’ nativo di Ishbar.
La ragazza sgranò gli occhi sentendo il nome di quella
leggendaria isola, della quale, secondo i racconti, gli alchimisti
avevano fatto la loro patria e base operativa.
Anche Huges era rimasto sorpreso:- Addirittura? Allora è vero che hanno gli occhi rossi e la pelle scura…
-Ne dubitavate?
-Ero sicuro che fosse una delle tante leggende di questo mare!
-Affatto!
-Un altro motivo perché la sua presenza mi disturbi.- Sbuffò il neogovernatore.
-Non penserete che sia in combutta con gli alchimisti…
-Lo penso eccome!
-Ve lo ripeto, eccellenza: il signor Scar è al cento per cento un uomo del Führer!
Mentre i due discutevano, Winry aveva ricominciato a guardare il mare,
ancora coperto dalla nebbia; non osava rimettersi a cantare, anche se
le parole premevano nella gola tentando di uscire: sembrava come
ipnotizzata dal moto cadenzato delle onde sulla fiancata del veliero,
una dolce melodia che cullava la ragazza, come una vecchia ninna-nanna.
Si era innamorata dell’oceano a prima vista.
-Io credo che sarebbe emozionante conoscere un alchimista.- mormorò quasi in trance.
Havoc, con un lieve sorriso, si accostò a lei:- Diffidate,
signorina!- le consigliò –Sono tutti uguali, esseri
spregevoli e bugiardi, quei mostri non meritano che una cosa
sola…
Lanciò la sigaretta fuori bordo, Winry la osservò toccare
la superficie e sparire tra i flutti, poi, prendendole la spalla, il
giovane tenente la costrinse a girarsi e a fissarlo negli occhi.
-Poca corda e caduta sorda.- terminò.
La ragazza continuò a guardarlo senza capire, finché non
scorse Scar che, con una corda, mimava il gesto d’impiccarsi.
Sgranò gli occhi, inorridita.
-Tenente.- Huges si affrettò a prendere la parola
–Apprezzo molto il vostro fervore, ma ho timore degli effetti che
potrebbe avere su mia nipote quest’argomento.
-Le mie scuse, governatore.- disse Havoc senza però cambiare
tono o espressione, poi il giovane si volse per tornare alle sue
mansioni.
Winry si accostò a suo zio:- Io lo trovo molto interessante, invece…
-Già,- sospirò l’uomo –E’ proprio
questo che temo!- e si affrettò a raggiungere il tenente,
lasciando la ragazza di nuovo sola a prua.
Fu in quell’esatto momento che Winry scorse una sagoma sottile
uscire dal banco di nebbia; incuriosita, si sporse dal parapetto: un
ombrellino di pizzo rosa, di quelli che le nobildonne usavano al suo
paese d’origine per ripararsi dal sole, galleggiava
sull’acqua come un fungo capovolto, urtando leggermente la
chiglia del veliero.
Lo seguì per un po’ con lo sguardo, sorridendo come
divertita a quel fragile segno di civiltà; nemmeno per un attimo
si chiese come un ombrellino di quel genere fosse capitato in mare
aperto…
Quando rivolse di nuovo lo sguardo al mare davanti a lei,
un’altra figura era apparsa tra la bruma, più grande
questa volta; Winry ci mise qualche istante per distinguerla, ma dopo
pochi secondi non ebbe più dubbi.
Si girò verso l’equipaggio: -Un ragazzo!- gridò –C’è un ragazzo laggiù!
Havoc fu il primo a sporgersi dal parapetto: -Uomo in mare!
Subito i marinai corsero verso il ponte di tribordo, dove si accostava,
trasportato dalle onde, il pennone di una nave; aggrappato al legno, un
ragazzo dai capelli biondi giaceva svenuto.
Senza perdere tempo, i rampini si protesero oltre le murate, faticando
non poco a tirare il naufrago verso il veliero; quando si fu accostato
due uomini si calarono in mare, cercando di trarre in salvo il
ragazzino, mentre la ciurma intera assisteva, incoraggiandoli e tenendo
le funi che li sorreggevano. Dopo minuti che sembrarono eterni, il
biondino fu adagiato sul ponte della nave, salvo dal mare.
Tutti gli uomini si strinsero intorno a lui, il medico gli premeva
sulla pancia, in modo da fargli sputare l’acqua ingoiata; un solo
uomo guardava ancora il mare: aveva visto, prima di chiunque altro, una
luce, come un faro nascosto dalla foschia, e con terrore seppe a cosa
si trovavano davanti.
-Ishvara…- pregò, fissando l’orrendo spettacolo –Proteggici!
Havoc, allarmato dalla voce rotta del marinaio, si precipitò a
prua, seguito dal governatore. In un attimo gli occhi di tutto
l’equipaggio si puntarono sull’oceano, e videro: fiamme di
un viola cupo, quasi nero, danzavano nell’aria umida, schioccando
in mille scintille, mentre si avvolgevano lungo pennoni e vele, per
distruggere quello che fino a poco tempo prima doveva essere stato un
massiccio galeone.
Sulla murata di poppa, ormai quasi sommersa, pendeva alla stregua di uno straccio la bandiera di Amestris.
-Com’è accaduto?- domandò Huges, dopo un primo attimo di orrore.
-Forse…- balbettò il tenente –Forse il deposito
munizioni, i vascelli mercantili viaggiano armati in queste
acque….
Scar si girò verso l’equipaggio:- Baggianate!- disse
–C’è una sola feccia del mare che può
produrre un fuoco come quello…
-Cosa intendete, signore?
-Quel che pensano tutti.- continuò l’uomo di Ishbar -E che io ho il coraggio di dire: alchimisti!
Mormorii di paura si diffusero tra i marinai.
-Non è detto, magari… magari è stato un incidente!- provò a convincersi Huges.
Havoc scosse la testa:- Non ha importanza adesso. Uomini! Calate le scialuppe, cerchiamo i sopravvissuti!
Mentre i marinai remavano verso i detriti, Winry si avvicinò al
giovane naufrago: doveva avere più o meno la sua età,
anche se era più basso di lei di un paio di pollici. Gli
scostò una ciocca bionda, scoprendo il viso ancora un po’
infantile, e in quel momento esatto il ragazzo aprì
gl’occhi, di un dolce castano dorato.
-Dove…- la voce fu stroncata da un colpo di tosse.
-Non aver paura, - lo rassicurò la giovane –Mi chiamo Winry Rockbell.
-Ed… Edward Elric…- si presentò.
Winry sorrise:- Veglio io su di te, Edward.
Il biondo, esausto, cadde all’indietro, nuovamente svenuto. Solo
allora la nipote del governatore notò il luccicare di una catena
sul collo del ragazzo, una catena dorata; incuriosita, sollevò
il ciondolo, portandolo verso la fiamma di una lanterna.
Inciso sull’oro, un serpente si attorcigliava intorno a una
croce, sormontata da una corona alata; Winry si sentì mancare il
fiato:- Sei un… alchimista!
-Vi ha detto qualcosa?
La voce del tenente Havoc fece sobbalzare la fanciulla, che si
affrettò a nascondere il medaglione:- Il suo nome è
Edward Elric, non ho scoperto nient’altro!
L’uomo annuì:- Mettilo sottocoperta.- disse al marinaio che lo seguiva.
Quando finalmente si trovò sola, Winry si volse verso il mare,
rimirando il gioiello, e in quel mentre un’ombra bucò la
foschia per un secondo, scivolando leggera sulle onde: una nave, rossa
come il sangue rappreso; sul pennone più altro, scarlatto in
campo nero, sventolava l’immagine di un serpente che si mordeva
la coda…
L’Uroboro.
Fine del prologo! ^^ Mi
raccomando: commentate! Ci rivediamo il mese prossimo con il secondo
capitolo (che poi sarebbe il primo XD)!
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