" Racconti
di sabbia" partecipa
all'iniziativa I
♥ Shipping indetta da Collection
of Starlight. Mi sono sentita abbastanza masochista da
gettarmi in quest'ennesima
questa nuova impresa mastodontica: un'antologia di fan fiction
concentrate su tutte
le ship ufficiali (canon e fanon) della Vecchia Generazione. Non so se
sarò in grado, ma sento di volerci provare. Al massimo, ci
rimetto le penne. :)
QUI
trovate l'elenco di tutte le ship sulle quale scriverò -
possibilmente in ordine, ma dal momento che sono schifosamente
disordinata, non ci giurerei.
→ Per
chi non lo sapesse, la mitologia narra che la ninfa Eco - costretta da
Era a ripetere sempre le ultime parole udite - si fosse innamorata di
Narciso. Il bel giovane, tuttavia, la respinse, ed ella
fuggì fra le vallate solitarie, finché di lei non
rimase che la voce. Da qui, il titolo "Eco e Narciso".
Racconti
di sabbia
Fan
fiction perdute nel tempo
*
Eco
e Narciso
Sirius
Black/Dorcas Meadowes
Aveva
creduto di morire
così tante volte che ora non le riusciva proprio di
accettare il
fatto che stesse morendo realmente. Eppure, lui era
lì, con
la bacchetta puntata verso il suo petto, e l'unica cosa a cui lei
riusciva a pensare era che la sua tomba sarebbe stata piena di
narcisi.
La
bocca di Lord
Voldemort si storse in un sorriso soddisfatto.
«È
un piacere
rivederti, Dorcas Meadowes».
*
Sirius
aveva la nausea
al solo pensiero di attraversare la solitaria stradina che lo
separava dal cimitero di Ottery St. Catchpole.
Aveva
sempre detestato
le funzioni religiose (in verità, aveva sempre detestato la
religione in sé, perlopiù perché non
era mai stato in grado di
capirla) e, in particolare, detestava quelle funebri. Sosteneva di
ritenerle inutili ancor più delle altre; nella morte non
c'era
proprio nulla che qualche bel discorso potesse migliorare ed era da
idioti cercare di farlo. Non c'era possibilità di ribattere,
con
lui, e nessuno dell'Ordine aveva avuto la fortuna di convincerlo a
presenziare al funerale di Fabian e Gideon Prewett. Nemmeno James,
l'unico a cui Sirius tendesse a dar retta, di norma, aveva avuto
successo.
Era
arrivato pochi
minuti dopo l'inizio della cerimonia, si era seduto sul bordo del
marciapiede all'altro capo della strada e si era acceso una sigaretta
con una lentezza quasi riguardosa, come se volesse rimarcare il fatto
che sì, Sirius Black odiava i funerali, ma rispettava la
morte.
Aspirò la prima boccata e gettò indietro il capo,
sbuffando
nell'aria un leggera nuvola di fumo grigiastro. Rimase a fissarla
mentre saliva verso il cielo limpido e si dissolveva nel nulla.
Non
credeva in Dio ma,
a volte, aveva davvero l'impressione che qualcuno si stesse prendendo
gioco di tutti loro – e di lui, innanzitutto. I McKinnon non
erano
morti che da due settimane e loro stavano già seppellendo i
Prewett;
non gli era concesso nemmeno il tempo di accettarne la scomparsa e
avvertire il morso straziante della loro mancanza. Restavano solo un
sacco di stupidi funerali celebrati di nascosto e Sirius li
odiava, perché gli facevano sempre pensare che
c'erano anche un
sacco di buche ancora vuote, lì attorno.
«Che
diavolo stai
facendo, Sirius?».
Sirius
emise un leggero
sbuffo e alzò vagamente le spalle.
«Qua
ci fottono tutti»
rispose amaramente, scuotendo la chioma corvina. «Ci stanno
davvero
fottendo un po' tutti».
Dorcas
annuì
tetramente e rivolse uno sguardo tormentato in direzione del
cimitero. Dopo pochi secondi, scoppiò in una risatina priva
d'allegria.
«A
Fabian e Gideon
sarebbe piaciuto, come elogio» spiegò.
«Già.
Non erano tipi
da stronzate, loro».
«Hai
una sigaretta?».
Sirius
si rigirò fra
le dita quella che stava fumando e gliela allungò con un
sorriso
sghembo. La guardò fumare silenziosamente per qualche
istante.
Dorcas non era una di quelle donne che saltavano all'occhio per la
propria bellezza. Era graziosa, magari, ma aveva un naso troppo largo
e gli zigomi troppo pronunciati per poter essere considerata bella.
Tuttavia, i suoi modi di fare si erano rivelati abbastanza
accattivanti da ingarbugliare Sirius quel tanto che bastava a vederla
più di una volta. Non era accaduto molte altre volte,
dacché si
ricordava. Aveva avuto un discreto numero di belle accompagnatrici,
ma Sirius era certo che di nessuna di loro avrebbe serbato un ricordo
nitido quanto quello di Dorcas.
Non
ne era innamorato,
esattamente come lei non era innamorata di lui, e non se ne sarebbe
mai innamorato, esattamente come lei non si sarebbe mai innamorata di
lui, e al momento nessuno dei due chiedeva altro.
«Non
potresti
comprartele da sola, le sigarette?» le chiese lui, tagliente.
«No.
Mi piace il
sapore della tua bocca».
«Lo
so».
Dorcas
scosse la testa
come se stesse scacciando una mosca particolarmente tediosa.
«Che
fai, stasera?».
«Proverò
a stare
vivo, suppongo. Potrei essere io, il prossimo da infossare. Tieni a
mente che non mi piacciono i fiori e che gli uomini di Dio mi
infastidiscono, per cortesia».
«Non
fare lo stronzo
con me. Non provarci nemmeno» replicò gelidamente
Dorcas. «Pensi
che inscenare il teatrino della tragedia conti qualcosa, in tutta
questa merda?».
Sirius
parve rabbuiarsi
improvvisamente.
«Non
farmi incazzare:
sto dicendo la verità. Questa merda è una
tragedia, Dorcas.
Una fottuta tragedia. E no, non so se stasera sarò vivo,
né se
domani mi alzerò vivo, né se avrò
tempo e voglia di fare sesso con
te da vivo, stanotte. Sta andando tutto a puttane,
quindi non
farmi incazzare, oggi» ribatté tutto d'un fiato,
agitando
nervosamente le mani. «Fanculo, quanto odio i funerali. Sono
inutili».
Dorcas
continuò a
fissarlo con calma, incurante del suo tono aggressivo. Si era ormai
abituata a quell'aspetto convulso del suo carattere: Sirius era un
ordigno costantemente in procinto di esplodere e l'unico modo per
evitare che accadesse, in effetti, era ignorarlo pazientemente.
«Sono
un modo per
ricordare chi non c'è più» lo
ammonì placida, aspirando piano una
boccata di fumo.
«Sono
solo un modo per
perdere tempo. Credi che a Fabian e Gideon freghi qualcosa, di quello
che stanno dicendo di loro?».
«No.
Ma frega a me.
Frega a tutti noi. E, cazzo, dovrebbe fregare pure a te».
Sirius
scosse il capo,
infastidito.
«Stronzate:
ecco, cosa
sono. Inutili stronzate. E ci toccheranno, prima o poi, ma saranno
sempre le solite inutili stronzate».
Dorcas
gettò a terra
il mozzicone e lo schiacciò con una violenta pedata del
tacco.
«Sei
sempre stato così
cinico?».
«Non
lo so» rispose
rapidamente Sirius, mentre un'ombra triste gli incupiva i begli occhi
grigi. «Ci sono troppe cose che non so più».
«Sai
cosa vuoi fare
stasera?».
Sirius
sogghignò
divertito.
«Sì».
*
«Verrei
al tuo
funerale».
Dorcas
aprì di colpo
gli occhi e alzò di scatto la testa dal cuscino per guardare
Sirius.
Lui aveva i capelli neri scompigliati attorno al bel volto e fissava
il soffitto con aria pensierosa. La luce della luna illuminava ogni
tratto del suo corpo incredibile e Dorcas si ritrovò a
chiedersi per
la centesima volta come diavolo fosse possibile che un simile pazzo
potesse essere tanto bello.
«Cosa?».
«Verrei
al tuo
funerale» ripeté atono Sirius. «Sul
serio».
«Non
so che dire»
rispose Dorcas dopo qualche istante di silenzio. «Nella tua
ribaltata visione del mondo, Sirius, cosa diavolo significa?
È un
complimento? Un avvertimento? Un'informazione di servizio?».
«Un
fatto. Verrei al
tuo funerale, se mai dovessi morire».
«Oh.
Beh, grazie. È
proprio quel genere di cose che ogni donna spera di sentirsi dire
dall'uomo con cui ha appena finito di fare sesso».
«Non
tutte le donne
hanno la fortuna di fare sesso con Sirius Black».
«Narciso
è morto di
se stesso, sai?» sbottò divertita Dorcas.
«Scrivilo
sulla mia
tomba. “Qui giace Sirius Black, morto di se
stesso”».
Dorcas
ridacchiò
appena.
«Lo
ricorderò, razza
di idiota».
*
Gli
occhi di Lord
Voldemort erano rossi e terrificanti, ma Dorcas non riusciva a
distoglierne lo sguardo. Era terrorizzata e l'idea di morire la
spaventava più di ogni altra cosa al mondo, ma proprio non
era
capace di non guardare. Si chiese se, un attimo prima di morire,
fosse normale impazzire. Perlomeno, continuava a ripetersi senza
alcun motivo, avrebbe avuto almeno un narciso sulla propria tomba e
questo, stranamente, la faceva sorridere.
«Sorridi,
Meadowes?»
sibilò lentamente Lord Voldemort, avvicinandosi a lei con un
fruscio
agghiacciante del lungo mantello scuro. Il suo volto serpentino era a
pochi centimetri dal viso di Dorcas e lei, di nuovo, non riusciva a
distoglierne lo sguardo. «Sto per ucciderti e tu
sorridi?».
Stordita,
Dorcas scosse
il capo, sotto lo sguardo sconcertato di Lord Voldemort, e
scoppiò
in una fragorosa risata.
«Pensavo
solo che mi
sarebbe piaciuto partecipare al mio funerale»
spiegò, mentre
sentiva gli occhi bruciare per le lacrime. «Mi sarebbe
piaciuto
parecchio, davvero».
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