Capitolo 1
La
Spia
Gli
ordini di Silente
«Mi
scusi signore, che cosa?» Chiese Hermione, spostando incredula lo
sguardo tra Il Preside e Draco Malfoy, che da un angolo della stanza
osservava la scena con espressione cupa. Non si era nemmeno
disturbato a guardarla, ma la ragazza notò comunque la famigliare
smorfia disgustata sul viso della Serpe, contrapposta alla sua
maschera di preoccupazione.
«Capisco
che ci sia molto da accettare e assimilare signorina Granger»
Rispose Silente pazientemente. «Le sto chiedendo molto, e sa, lo
faccio solo perché credo profondamente nelle sue abilità di
mantenere tutto sul piano professionale»
Hermione
voleva girare gli occhi. Era ovvio che Silente voleva sottometterla
tramite lodi. Sentì Draco sbuffare in lontananza e ricordò perché
la richiesta del Preside sembrava così assurda.
«Ma
signore» provò ancora Hermione, abbassando leggermente la
voce «E' sicuro che ci possiamo fidare? Voglio dire, come
possiamo
essere certi che non sia un qualche piano di Voldemort?» chiese,
lanciando sguardi sospettosi al ragazzo biondo.
La
sua smorfia divenne più intensa e spostò lo sguardo altrove,
pensando che la presenza di Hermione al quell'incontro fosse del
tutto superflua.
Non
solo tu, "amico" pensò Hermione.
«Le
posso assicurare che ci si può fidare del Signor Malfoy» Disse
Silente. Aveva uno strano scintillio negli occhi, mentre guardava il
ragazzo, il quale sembrava essersi deciso a ingorare entrambi.
Hermione
si fidava completamennte di Silente, ma come poteva essere tutto
vero? Come poteva quello stronzo arrogante essere veramente venuto da
Silente in cerca di protezione?
«Certamente.
Ho piena fiducia in lei, signore» spiegò la Grifondoro «Ma
lui...». Pprima che potesse finire la frase, Draco si alzò dalla
poltrona su cui sedeva e sospirò pesantemente.
«Sono
ancora qua, Granger» borbottò «Quindi, invece di continuare a
parlare di me come se fossi sordo, forse sarebbe meglio se tornassi
semplicemente alla mia Sala Comune, cosicché voi possiate continuare
a parlare di me come se non ci fossi».
Hermione
non avrebbr potuto pensare a una migliore idea.
«Certamente,
dev'essere molto stanco signor Malfoy» acconsentì Silente «Prego,
vai pure. Sono sicuro che la signorina Granger le farà poi sapere
quando incontrarvi» Il suo sorriso era caldo, e Draco voleva
esserne invaso, ma il conflitto di emozioni che aveva dentro non gli
permetteva di provare niente tranno uno strano mix di rilievo,
fastidio e terrore.
Quando
se ne fu andato, Hermione concentrò ancora la sua attenzione sul
Professor Silente.
«Signore
lei sa che farei di tutto per l'Ordine, e mi fido ciecamente di lei,
ma non capisco proprio perché abbia bisogno di me. Sono sicura che
lei, o il professor Piton siate molto più qualificati per un compito
del genere. Voglio dire, Io non sono una Spia» spiegò la ragazza.
«Non
posso darle torno Signorina Granger» sorrise Silente «tuttavia,
come sicuramente Harry le avrà accennato, sono attualmente occupato
da alcune missioni per l'Ordine, dalla direzione della Scuola e
dall'aiutare Harry a prepararsi a uno scontro con Voldemort. Il
professor Piton provvederà a istruire Draco per quanto riguarda
l'essere una Spia, ma lei Signorina Granger, è l'unica che lo può
aiutare con tutto il resto» rispose il vecchio Preside.
«Che
cosa significa?» Chiese la ragazza irritata «Perché sono la
migliore per questo lavoro? Lui mi odia, e nemmeno io vado pazza per
lui» ammise.
«A
Draco servirà un contatto con l'Ordine. In quanto gli unici membri
dell'Ordine che vivono ad Hogwarts sono i Professori, già impegnati
in altre Missioni, e lei, Harry e Ron, capisce perché lei è l'unica
opzione?
Hermione
abbassò le spalle in segno di sconfitta. Sicuramente Harry e Ron non
sarebbero mai stati in grado di aiutare Draco con niente, tranne
forse ad indicargli la stradaper la torre più alta e a facilitargli
la caduta.
«Signorina,
capisco che lei e Draco abbiate un passato molto oscuro alle spalle»
disse sinceramente l'uomo «So che non sarà facile, per nessuno
dei due, ma lui vuole veramente aiutare. Solo immagini quanto deve
essere stata dura per lui dare le spalle alla propria famiglia per
aiutare i "nemici", per battersi dalla nostra parte. Se noi
non lo accogliamo tra le nostre fila, che cosa penserà di noi?»
«Certo,
ha ragione» ammise Hermione «ma non so cosa fare con lui. Lui
non mi ascolterà, questo glielo posso garantire»
«Le
chiedo solo di fare tutto quello che può»
l'assicurò Silente «Tutti i suoi ordini arriveranno
tramite lei: sarà necessario che
lui si fidi»
«Ma
sicuramente lei lo farebbe molto meglio» provò ancora la ragazza.
«Vista
la sua missione per conto di Voldemort, troppi incontri con me
sarebbero compromettenti e per niente saggi» Spiegò lui «Infatti
tutto questa operazione dovrà rimanere assolutamente segreta»
«Che
mi dice di Harry e Ron?» chiese subito Hermione. Il solo pensiero
di prendere parte a qualcosa di così grande, così importante e nnon
poterlo dire ai suoi due migliori amici la faceva impazzire.
«Certo,
potrà dirlo al signor Weasley ed io stesso innformerò Harry, ma è
tutto qui. Molti dell'Ordine non sapranno nemmeno del coraggioso
cambio di cuore del signor Malfoy. Questo, certamente, per la sua
stessa sicurezza».
«Solo
un'ultima cosa» chiese timidamente lei « In cosa consiste la
sua missione per Voldemort?»
Silente
posò lo sguardo a terra, per un attimo interessato alle venature del
parquet. Fu solo un secondo, ma abbastanza lungo affinché Hermione
capisse che qualunque cosa fosse, non poteva essere nulla di buono.
La sua risposta arrivò poco dopo.
«Credo
che tocchi al signor Malfoy raccontarle questa storia, ma le assicuro
che se diventasse necessario per il suo compito, le spiegherò
personalmente ogni cosa» Disse Silente. Hermione annuì, delusa.
Si alzò per lasciare l'ufficio, ma prima si girò indietro un'ultima
volta.«Professore» chiese timidamente, rimettendo a posto una
ciocca ribelle «E' sicuro che io sia la persona più adatta per
farlo? Ho solo sedici anni. Non sono una spia professionista o uno
stratega militare. Se lui sta per intraprendere un ruolo così
importante, non sarebbe meglio che avesse un "contatto" più
vecchio e di esperienza?»
I
tratti di Silente si ammorbidirono mentre le sorrideva con affetto
«L'età non porta comprensione più di quanto non
porti saggezza.
Forse lei è giovane, ma è già talmente saggia che
posso
assicurarle che lei è l'unica persona per questo compito»
«La
ringrazio Preside» disse Hermione, lasciandosi andare a un caldo
sorriso, nonostante la stretta allo stomaco che le faceva venir
voglia di vomitare. Con ciò girò i tacchi e uscì dall'ufficio del
preside, la mente divisa tra due dilemmi: Come avrebbe fatto a
passare del tempo con Draco Malfoy senza ucciderlo? E Come l'avrebbe
detto a Ron e Harry?
...
Draco
sospirò, mentre cercava di calmarsi, a meno di dieci passi dalla sua
Sala Comune. Ora non si tornava più indietro. La sua fottuta
coscienza aveva avuto la meglio su di lui in un momento di debolezza,
e ora era in trappola. Non poteva lasciare i Mangiamorte. Il loro
marchio era inciso a fuoco sul suo braccio. Ormai non poteva più
cambiare idea dato che Silente gli aveva dato la sua completa
fiducia, e anche perché non ne sarebbe mai uscito vivo se tornava
indietro ora. La scelta era una sola : Affidarsi totalmente a Silente
e ai suoi paladini della giustizia, oppure sarebbe finito morto o
peggio per mano di Voldemort.
Ma
dopotutto lui era un Serpeverde, e i Serpeverde sanno sempre cosa
devono fare.
«Oi
Malfoy» lo salutò Tiger da un divano al centro della stanza. Tu
e la tua parlantina, eh Tiger pensò Draco prima di unirsi a lui
e a Goyle nella Sala Comune. Da quando gli era stato dato il Marchio
Nero, i Serpeverde l'avevano trattato come se fosse un reale, anche
più di prima. L'unico apparte lui ad aver ricevuto il Marchio era
Theodore Nott, ed era anche l'unico da cui avrebbe dovuto guardarsi
le spalle.
«Dov'eri?»
chiese Pansy dalla poltrona accanto a loro mentre si toccava assorta
i capelli.
«Detenzione»
mentì lui con una smorfia «Vitious mi ha beccato a manomettere la
bacchetta di Paciock» era una bugia semplice da credere. Era
sicuramente qualcosa che lui farebbe, e se pianificava partecipare ad
altri incontri con i membri dell'Ordine allora doveva abituarsi a
dover inventare quel tipo di scuse.
Pansy,
Tiger e Goyle risero insieme «Paciock» sbuffò Pansy «ecco
quello si che è un ragazzo la cui intelligenza supera a malpena
quella di una pietra»
«Giusto»
disse Draco annuendo verso di lei. Stava a malapena prestando
attenzione alla loro conversazione, che come al solito era degradata
in una lunga lista di insulti a danno dei Grifondoro. La sua mente
era altrove, impegnata a trovare altre scuse per le notti in cui
avrebbe dovuto assentarsi. Cercava in tutti i modi di non pensare che
quelle notti le avrebbe dovuto passare con
Hermione-so-tutto-io-Granger. Dannato Albus Silente!
...
«Ragazzi
possiamo parlare?» chiese Hermione, facendo segno a Ron ed Harry
di seguirla verso una zona più appartata della loro Sala Comune.
«Cosa
c'è Hermione?» domandò Harry un po' preoccupato quando la vide
pronunciare il Muffliato. C'era comunque pochissime persone nella
stanza, e sapeva quanto lei odiasse usare incantesimi del Principe
Mezzosangue, perciò doveva essere importante.
«Devo
dirvi una cosa ragazzi» Disse lei, lanciando occhiatine nervose a
entrambi «e prima che lo faccia, voglio che voi promettiate di non
perdere la testa o di fare qualcosa di stupido e afrettato. Ci siamo
capiti?»
«Accidenti
Hermione, perché mai dovremmo farlo?» adesso anche Ron era
preoccupato.
Hermione
lo fissò con uno sguardo alla McGranitt e lui capì la stupidità
della domanda, arrossendo.
«Forza
Hermione, resteremo calmi» disse Harry. In quel momento avrebbe
detto qualsiasi cosa per farle sputare il rospo.
«Sto
tornando da un incontro con Silente... e...» prima di continuare
deglutì « Draco Malfoy»
Le
dita di Harry si strinsero in un pugno e mentre lo sguardo di Ron si
accigliò visibilmente.
«Che
cosa ti ha fatto quella Serpe Hermione?» chiese Harry, la sua voce
pericolosamente bassa.
«Niente!»
spiegò lei «E' stato Silente a volere l'incontro. Non era una
cosa disciplinare» li assicurò. Hermione aspettò che si
calmassero, ma visto che l'espressione accigliata di Ron non saprì
continuò comunque.
«Avevi
ragione Harry, Malfoy è un Mangiamorte»
«Lo
sapevo io!» esclamò lui, cominciando a muoversi nervosamente
avanti e indietro nell'angusto spazio.
«Vi
potreste sedere?» chiese, ma era più un ordine. Lo disse con un
tono impaziente che obbligò entrambi ad obbedire. Quando si furono
entrambi seduti sul divano alla loro destra fecero a Hermione segno
di continuare.
«E'
venuto da Silente e ha confessato ogni cosa. Vuole passare dalla
nostra parte, ma Silente pensa che sarebbe molto più utile come
spia»
«E
Piton?» chiese Ron disgustato «Una viscida Serpe non è forse
abbastanza?»
«Lo
sai che la risposta è no» sospirò la ragazza «Se a Piton
succedesse qualcosa saremmo completamente ciechi. Inoltre, secondo
quello che mi ha detto Silente, Malfoy è già arrivato tra i ranghi
più alti dei Mangiamorte. Ha una copertura impeccabile e, grazie a
suo padre, nessuno dubiterà di lui. E' davvero un bene» Hermione
non potè credere alle parole che stavano uscendo dalla sua stessa
bocca.
«E
tu semplicemente ci credi, eh?» chiese harry, la sua voce carica
di scetticismo.
«Mi
fido di Silente» ribettè lei. Certo, anche lei aveva dubbi, ma se
li avesse esposti a Ron e Harry non sarebbe mai riuscita a
convincerli del cambiamento di Malfoy.
«Ma
è Malfoy! Non ha mai fatto niente se non per avvantaggiare se
stesso» parò ron con tono stranamente razionale.
«Vero,
ma non vedo che altre scelte abbiamo» rispose Hermione «Silente
si fida, e dobbiamo farlo anche noi»
«Io
non mi fido di quel Furetto per niente» chiarì lui. «Ma
comunque cosa c'entri tu in tutto questo?» Harry annuì, anche lui
curioso del perché anche Hermione fosse presente a quella riunione.
Hermione
sospirò e apettò un secondo prima di spiegare «Silente vuole che
io sia il Contatto di Malfoy con l'Ordine. Lui lavorerà con Piton e
Silente per quanto possibile, ma sarà comunque sotto la mia
responsabilità» disse lei, sentendo già il peso di
quell'importante compito sulle spalle.
«Aspetta»
urlò Ron «Mione, sii seria! Come si aspettano che tu faccia
questo?»
«E
questo che cose vorrebbe dire?» chiese lei con uno strillo. Poco
importava che lei si fosse posta la stessa domanda poco prima.
«Penso
che lui volesse dire» subentrò Harry, dando un calciò negli
stinchi a Ron «Perché dovresti essere tu il Contatto? Perché non
Lupin o Kingsley, o comunque qualcuno che sia nell'Ordine da più
tempo?» cercò di tradurre la frase del suo amico. Tuttavia l'idea
sembrava incredibilmente strana anche a lui.
«Mi
ha scelta perché sono l'unica qua dentro che ha il tempo di farlo»
spiegò Hermione «A meno che voi non pensiate di riuscire a
comportarvi in modo abbastanza maturo da farlo al posto mio»
«Non
mi piace, Hermione» disse Harry «E se lui ha in mente
qualcosa?»
«Bhe,
allora credo che sia una buona cosa essere la migliore amica di Harry
Potter, così che possa suonargliele» disse con un sorriso. In
qualche modo doveva allontanare la tensione.
«Hey!»
disse Ron, chiaramente offeso per essere stato estromesso.
«E
certamente Ron ti può aiutare» aggiunse, abbandonandosi a una
risata.
«Stai
attenta solo» l'avvertì Harry.
«Lo
farò» promise «e voi due non potete dirlo assolutamente a
nessuno. Non importa come o perché ma la copertura di Malfoy DEVE
rimanere intatta. Non potete mandare tutto all'aria, nessuno nei
due!» disse lei, indicandoli con un dito, per mettere le cose in
chiaro.
«Va
bene, ma se prova a fare qualsiasi cosa...» disse Ron.
«Allora
saresti il primo a sapere» mentì lei. Non c'era modo che lei
dicesse a quei due del comportamento da perfetto stronzo di Malfoy.
Non voleva mica provocare la Terza Guerra Mondiale.
Li
abbracciò affettuosamente prima di ritirarsi nella sua camera per
mandare un messaggio alla Serpe. Se proprio dovevano intraprendere
quell'avventura dovevano prima trovare un modo per andare d'accordo,
e per questo serviva un incontro.
...
Malfoy
andava avanti e indietro davanti al famigliare corridoio del Settimo
Piano. Era davvero perfetto. Tutte le Serpi sapevano già che lui
spendeva molto tempo nella Stanza delle Necessità, così almeno non
avrebbero fatto domande.
Teneva
in mano il biglietto ricevuto dalla Granger.
Malfoy
Vieni
domani notte nella Sanza delle Necessità.
Pensa
: Mi serve un posto per incontrare Hermione, dove nessuno ci possa
trovare.
H.
Gignò
all'intimità del bigliettino. Se uno non sapesse la verità avrebbe
potuto benissimo vredere che fosse un bigliettimo tra amanti,
riguardo a un rendezvous sessuale. Certamente l'idea era del tutto
assurda se accostata alla Principessa Grifondoro. Era di gran lunga
la persona meno sessuale dell'intero pianeta.
Non
è che non fosse attraente. Quando si curava un pochino era davvero
molto bella. Ma la sua aria da suora so-tutto-io era abbastanza da
far diventare un uomo matto, e non in chiave positiva.
Camminò
tre volte davanti al muro, seguendo le sue istruzioni e una piccola
porta apparve. Entrò in fretta nella stanza e vide la porta sparire
dietro di lui. Lei era già lì ad attenderlo, era ovvio.
Sedeva
a una grande scrivania, intenta a scrivere su una pergamena. La
osservò per un lungo momento scrivere e scrivere furiosamente.
«Granger,
siamo qui per discutere di qualcosa di importante o mi hai invitato
qui a guardarti scrivere sul tuo diario» disse lentamente,
rigirandosi la bacchetta tra le dita, come tendeva
spesso
a fare.
«Oh,
Malfoy!» esclamò lei, alzando la testa cespugliosa dalle sue
pargamene, quasi saltando sulla sedia dalla sorpresa. Era riuscita a
scovare qualche modo per domare la sua chioma ribelle negli anni, ma
quando era particolarmente stressata, non c'era niente che
funzionasse.
Non
sapeva perché lo irritasse così tanto quel difetto della ragazza.
«Siediti»
gli indicò la sedia davanti alla scrivania.
«Se
pensi anche per un momento che siederò quà davanti a te come se
fossi una cazzo di professoressa sei più stupida di quanto pensassi»
disse. Poi si concentrò per un attimo e una seconda scrivania, di
uguale grandezza, apparve proprio di fronte a quella di Hermione.
«Bene»
sbuffò, avendone già abbastanza del suo comportamento «Prego, fa
diventare la tua ancora più grande se senti di avere qualcosa da
dimostrare, Malfoy» commentò ironica.
«Cosa
volevi Granger? Non ho tutta la giornata, e non credo che Silente
abbia già un compito per me, anche perché devo ancora cominciare le
lezioni di Occlumanzia con Piton» disse annoiato.
Hermione
sbuffò, al limite della frustrazione, ma lui continuò. «A meno
che non sia una visita di piacere, in quel caso devo dire che sono
lusingato, ma no grazie» Non potè fare a meno di frenare una
smofia, pensandoci. La faccia di Hermione era diventata di
un'adorabile tonalità rossa. Biascicando riuscì a rispondergli.
«No,
non è sicuramente una visita di piacere Malfoy» sbottò,
finalmente ritrovando la voce. «Ho modi migliori di spendere il
mio tempo, invece di sprecarlo a farti da baby-sitter, te lo posso
assicurare»
«Tipo?
Esercitarti a generare piccoli babini dalle teste rosse con la
Donnola?» disse lui, sorridendo alla propria battuta. Hermione
d'altra parte stava tutt'altro che ridendo.
Si
alzò in piedi, cogliendo l'opportunità di guardare il biondino
dall'alto verso il basso, con sguardo assassino.
«Ascoltami
bene Malfoy» disse «Sono io che ti sto facendo un favore qui,
non dimenticarlo. Puoi tornartene dal tuo Lord oscuro quando vuoi, a
me non importa. Ma finché lavori per l'Ordine tu farai quello che ti
dico! Sono stata abbastanza chiara?»
Draco
voleva risponderle per bene, ma si morse la lingue caombattuto. Cercò
un posizione più comoda sulla sedia e le fece segno di continuare.
Quando ritrovò la calma anche lei tornò a sedersi.
«Ti
ho chiamato qui perché volevo trovare insieme a te una modalità per
contattarci. Certamente non posso mandarti via gufo ogni singola
notizia, sarebbe inefficiente e sospettoso» spiegò lei
lentamente.
«Quindi?
Cosa suggerisci di fare?» chiese lui, cercando di assumere
nuovamente un tono annoiato, ma la ragazza aveva ragione. Anche lui
ci aveva pensato un paio di volte.
Hermione
sorrise e tirò fuori due vechie monete d'oro, due Galeoni, e gliene
porse uno.
«Cosa
ci faccio con questo?» chiese con una smorfia.
«Ho
fatto queste monete l'anno scorso per gli incontro dell'ES» spiegò
lei «Possono comunicare tra loro. Tienilo sempre con te, e quando
ti contatterrò sentirai che il Galeone diventa caldo al tocco. Ogni
volta ti farò sapere l'ora e il posto dell'incontro» Tuttavia
l'espressione di Malfoy era ancora perplessa.
«Ti
faccio vedere» disse quindi lei, e prese dalla scrivania la sua
moneta, e puntandoci la bacchetta contro gli mandò un messaggio.
Il
Galeone nelle mani di Draco divenne subito caldo, e lui lesse.
Sei
un'incredibile coglione.
Fece
una smorfia appena vide le parole «E se volessi risponderti?
Supponiamo per esempio che l'ora che tu suggerisci non mi vada bene»
chiese, la voce curiosa.
«Tutto
quello che devi fare e toccare la moneta con la punta della tua
bacchetta, pensando a quello che vuoi dire» disse lei. Lo
osservò mentre seguiva le sue istruzioni, e poco dopo
sentì il Galeone nelle sue mani bruciare. Se lo portò
davanti agli occhi e lesse.
E tu sei un'incredibile secchiona.
La ragazza
si accigliò ma disse. «Bene, ora, prossima questione. Dobbiamo
trovare una buona scusa sul motivo per il quale non puoi andare al
cospetto di Voldemort» notò subito un cambio nel suo sguardo
appena pronunciò il nome, ma continuò «Non sarai pronto a spiare
per un paio di mesi almeno»
«Posso
sempre dire che è per via della Missione» disse e un brivido gli
percorse subito la schiena.
«Bene»
disse lei annuendo «Scrivi a tua madre. Dille che sei preoccupato
di essere scoperto, e che devi agire con molta più cautela, o
qualcosa del genere».
«Ho
già scritto una lettera prima, grazie molte» rispose irritato
lui. Odiava nel modo più assoluto di predere ordini, specialmente se
gli ordini arrivavano da lei.
«Ok»
sbottò lei «Questo è tutto per ora. A meno che tu non voglia
dirmi in cosa consiste la missione» tentò. La curiosità la stava
semplicemente uccidendo, ma non voleva sembrare nemmeno troppo
impaziente di sapere.
«Non
vedo come possa essere affar tuo» la zittì lui alzandosi in
piedi.«Ora, se è tutto, io andrei. E' stato davvero terribile
vederti Granger, come al solito» e uscì dalla stanza non dandole
nemmeno la possibilità di replicare.
Diede
un calcio a una delle gambe della scrivania, frustrata come non mai.
«Quello
stupido stronzo!» si lamentò.
Sarebbe
stato un anno lungo e sofferto, senza ombra di dubbio.
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