Questa è la mia decima storia *W*
Festeggiamo tutti insieme
con un Avada Kedavra di
gruppo!
Premettendo che le vere note saranno alla fine,
chiedo solamente scusa per quello che i più coraggiosi e sciocchi di voi stanno
per leggere.
Vorrei dedicare questa shot
alla mia sorellina, che questa notte mi è stata utile come un calcio nello
stinco e senza cui, probabilmente, tutto questo non
sarebbe nato.
Ci rileggiamo giù,
buon proseguimento!
La peggior nemica di Hermione
Granger
Era una calda notte estiva
ed Hermione Granger attendeva in camera da letto il ritorno del suo adorato
maritino, inviato in una mortale spedizione alla ricerca di Marron Glacé
rigorosamente della pasticceria in cui li aveva assaggiati con i suoi genitori
durante la vacanza in Francia.
Ridicolo? No, era la
voglia più accettabile che avesse avuto negli ultimi tempi.
Hermione accarezzò con
deliberata dolcezza il suo pancione, accomodandosi meglio sul grande e comodo
letto, fresco grazie ad un incantesimo refrigerante magistralmente lanciato, e
cominciò a rilassarsi, pensando che, magari,
un pisolino in attesa del ritorno del coniuge non sarebbe stato male.
Abbracciò il cuscino - da
quando si era sposata ed era andata a vivere con l’amato sposo non poteva certo
abbracciare il Grifone di peluche che le avevano regalato i genitori da
bambina, per più motivi - e chiuse gli occhi, in attesa di cadere fra le dolci
braccia di Morfeo.
Però, quando i suoi sensi
avevano appena iniziato ad intorpidirsi, ecco un
rumore.
No, non un rumore qualsiasi, ma il rumore. Quello che aveva tormentato
la sua vita da non sapeva più quanto tempo, che le aveva rovinato momenti
meravigliosi e che nell’ultimo periodo era diventato sempre più frequente.
Hermione sentì la rabbia
montarle in corpo come le nausee mattutine avute qualche mese prima. Scalciò via
le lenzuola con un’agilità che non aveva mai avuto - doveva ringraziare le
sedute di “fuga al Mangiamorte” fatte con Harry qualche anno prima - e si alzò
in piedi, la bacchetta puntata verso una zona non ben definita della stanza.
Iniziò a guardarsi
intorno, circospetta, cercando la fonte di quel determinato rumore e non
riuscendo ad individuare nulla.
« So che sei qui, ti ho
sentita… »
Continuò a guardarsi
intorno, come il leone che cerca la sua preda, facendo improvvisi scatti
convinta di poter sorprendere l’avversaria.
Un rumore, alle sue spalle!
Hermione si voltò in
direzione, non riuscendo a scorgere altro che una velocissima ombra. Non era
stata abbastanza veloce per sorprenderla, ma ce l’avrebbe
fatta.
Un altro rumore, sempre
alle sue spalle.
« Stupeficium! » urlò, agitando la bacchetta a caso
e non ottenendo altro che una enorme crepa nella
parete della camera. Quella maledetta le era scappata.
Camminò lentamente,
facendo attenzione ad ogni minimo particolare, assottigliando gli occhi come la
migliore delle cacciatrici e continuando a guardarsi intorno con circospezione.
La camera era sigillata,
non aveva via di fuga e lei l’avrebbe trovata e fatta a pezzi.
Un altro rumore, alla sua
sinistra.
Si voltò quasi indemoniata
e scagliò un altro schiantesimo. Anche questo finì unicamente sul muro.
La sua avversaria era
veloce e furba, doveva ammetterlo. Ma lei era Hermione Jean Granger, la
studentessa più brillante mai passata ad Hogwarts, e non si sarebbe fatta
infinocchiare in quel modo.
Allora iniziò a lanciare
incantesimi da ogni possibile parte della camera, ottenendo solo pezzi di muro
staccati, mobili e soprammobili distrutti ed un numero esorbitante di crepe. Ma
del corpo della sua avversaria, neanche l’ombra.
La giovane donna, a quel
punto, si convinse che doveva essere stato tutto un brutto scherzo giocatogli
dalla sua mente e dagli ormoni da donna incinta. Forse non c’era nessuno, oltre
lei, in quella stanza. Ripulì il letto dai calcinacci con un colpo di bacchetta
e tornò a dormire, ignorando i nervi che ancora le irrigidivano il corpo.
Passarono dieci minuti e
lei risentì il rumore. Quella volta non poteva di certo esserselo immaginato, quindi,
alla fine della fiera quella lì la stava prendendo per i fondelli.
« Brutta stronza so che sei qui! »
strillò, scattando nuovamente con la bacchetta alzata. Le parse di vedere un
movimento alla sua destra e, senza pensarci un solo attimo, scagliò il primo
incanto che le era passato per la testa « CRUCIO! »
Nulla di nulla, solo una
bruciatura nella parete opposta.
Hermione Granger non si
era mai sentita così insultata in
vita sua, neppure quando le avevano dato - più di una volta - della saccente
mezzosangue. Accese la luce e cominciò a guardare ogni singolo centimetro
quadrato della sua camera da letto. Una vena pulsava prepotentemente nella sua
fronte e l’adrenalina sembrava aver preso il posto del sangue nelle sue vene. In
quel momento avrebbe piegato una barra di ferro senza battere ciglio.
E poi, la svolta.
La vide, alla sua sinistra:
non si era accorta che la leonessa l’aveva avvistata.
Sul volto della giovane
donna si aprì un sorriso, no, un ghigno che non aveva nulla di angelico e
sembrava promettere le più atroci torture; alzò la bacchetta e dopo un “Addio
puttanella”, proferì l’incanto che mai avrebbe pensato di pronunciare.
« AVADA KEDAVRA! »
Il corpo dell’intrusa
cadde al suolo e, contemporaneamente, Hermione sentì crescere dentro di se un’emozione
molto simile alla soddisfazione. Si avvicinò al corpo e lo studiò con malsano
compiacimento, sorridendo nello stesso modo sinistro di pochi istanti prima.
Fu così che la trovò suo
marito, smaterializzatosi direttamente nella camera da letto.
« Mezzosangue, che diamine è successo qui dentro? » Draco Malfoy guardava la moglie come avrebbe guardato uno
dei cosiddetti “Nargilli” che Lunatica sosteneva di
poter vedere.
Accovacciata al suolo,
Hermione Granger in Malfoy fissava l’uomo in modo indecifrabile, probabilmente
tentando di ideare una scusa plausibile per la distruzione che aveva creato.
« Ehm… io… »
« No, tu niente! Ma hai visto cos’hai combinato? »
« Lo so, ma vedi… »
Hermione si rialzò a fatica, scavalcò il corpo dell’avversaria e si avvicinò a
Malfoy, tentando di convincerlo della sua tesi.
« Non ci sono scuse, mezzosangue. Non è possibile
che tu faccia sempre così, non è mica la prima volta! »
Draco le passò accanto, allargando le braccia come per farle capire la
distruzione che aveva provocato.
« Mi dispiace, ma… »
« No! Diamine, Mezzosangue! Sto esaurendo la mia
camera blindata alla Gringott per ricostruire il
Manor! Addirittura l’Anatema che uccide,
ma ti rendi conto? » Draco si passò una mano fra i
capelli, puntando poi lo sguardo sul corpo morto dell’intrusa, sospirò. « Capisco di aver avuto una cattiva influenza
su di te, ma arrivare all’Avada per una creatura come
questa… »
« Draco, davvero… »
« Basta, Hermione, adesso va in cucina e mangia i
tuoi dolci. E, per favore, la prossima volta che senti un’intrusa chiama me oppure uno degli elfi. Non
ho la minima intenzione di buttare giù il Manor per una stupida zanzara »
Uhm.
Siete arrivati fin qui? Davvero?
Maledizione, siete forti! Malfoy, che è stato
preso in ostaggio dalla sottoscritta, è davvero compiaciuto.
Vi starete probabilmente chiedendo cosa diamine
mi sia saltato in mente per arrivare alla stesura di questa… cosa, vero?
Non è colpa mia, ma della maledettissima succhiasangue
che stanotte non mi ha dato tregua (E non mi sto riferendo ad Edward Cullen). Ho
passato le ore più brutte e stancanti della mia vita, alla fine, verso le tre
del mattino, dopo quattro ore di
agonia, ho iniziato ad avere visioni profetiche dove Harry Potter cruciava suddetta creatura (E vi assicuro che dico sul
serio). Probabilmente è stato lui, dieci minuti dopo, a permettermi di far
fuori quell’immonda bestiola, dietro centinaia di lacrime ed insulti.
Okay, non credo che vi interessi ma dovevo
dirlo.
Sto divagando in un modo quasi ridicolo,
accidenti. Perdonatemi, non sono io a parlare ma le ore di sonno perdute che
trovano certificazione nelle enormi borse sotto gli occhi che mi ritrovo in
questo momento.
Spero che questa mia follia vi sia piaciuta
(Fatevela piacere o mando Draco a cruciarvi) e che
qualcuno di voi si sia ritrovato nei panni della mia nervosa Hermione.
Beeeene, io ho concluso! Spero che mi facciate sapere!
A.