Capitolo
1
Smell
Of Sex
Il getto d'acqua calda che
sgorgava dalla doccia precipitava sul corpo esile di Hachi e il
frastuono delle gocce che si frantumavano sulle candide piastrelle di
porcellana della cabina copriva quello dei suoi sospiri affranti.
Non era in grado di
cancellare l'odore di Takumi dalla propria pelle, o, forse,
quest'ultimo era rimasto impresso nelle sue narici dopo che avevano
fatto sesso.
Per quanto si strofinasse
rabbiosamente con la spugna quell'odore non sembrava avere intenzione
di sparire, né tanto meno di attenuarsi. Era nauseata.
In quei sei anni che avevano
trascorso assieme era diventata sempre più insofferente nei
confronti del marito: a 20 anni, quando si erano sposati, credeva che
col tempo avrebbe imparato ad amarlo; a 23 era troppo occupata a
prendersi cura della sua bambina di 3 anni per pensare al suo
rapporto con lui; a 24 anni a tenerli uniti era il sesso; ora, a 26
anni, non sapeva più se avrebbe potuto resistere accanto a
lui.
Ricordava precisamente il
giorno del matrimonio, quando si erano giurati di amarsi eternamente,
qualsiasi cosa fosse accaduta. Hachiko aveva sempre desiderato
sposarsi, avere dei figli e badare alla casa. Non aveva alcuna
ambizione più alta: non voleva essere famosa o potente, voleva
essere amata.
Ma l'amore non l'aveva
ottenuto. Aveva il resto: una meravigliosa e pestifera bambina di
nome Satsuki e una graziosa casa da tenere in ordine. Però, a
volte, non sembrava bastarle.
I suoi amici più
cari, Kyosuke e Junko, continuavano a frequentarla qualche volta, ma
sempre sotto lo sguardo vigile di Takumi. Hachiko non aveva mai
incontrato nessuno che la considerasse un oggetto di propria
proprietà quanto Takumi, ad eccezione di Nana. Ma lei e Nana
erano unite da un legame così esclusivo che nessun al di fuori
di loro poteva comprendere. C'erano addirittura momenti in cui
Hachiko stessa si era interrogata a proposito, era troppo profondo
per essere definito amicizia, tuttavia non vi era in esso alcuna
traccia di passione carnale che lo determinasse come amore. E allora
cos'era? Hachiko aveva smesso di chiederselo quando i rapporti tra
lei e la donna erano stati bruscamente interrotti da Takumi.
L'uomo era così
geloso che aveva proibito alla moglie di frequentare ancora Nana o un
qualsiasi altro membro dei Black Stones, o persone legate in qualche
maniera alla band. Temeva che Hachiko si rendesse conto di quanto la
sua vita fosse perfetta soltanto in superficie, temeva che lei
avrebbe cominciato a scavare nel suo cuore scoprendo le fondamenta
putride sulle quali era stata fondata la loro relazione, temeva che
lei si rendesse conto di aver commesso un gravissimo errore a
sposarlo e tornasse tra le braccia di quell'inetto chitarrista
biondo. E lo infastidiva che qualcun altro potesse utilizzare i suoi
giocattoli.
Certamente non considerava
la donna soltanto un oggetto. Convivevano da ormai 6 anni e,
nonostante non le fosse stato troppo fedele, si era affezionato a
quella buffa ragazza che gli aveva dato una figlia. Una figlia
bastarda, ma pur sempre una figlia.
In fin dei conti era stato
lui ad allevarla, Satsuki era a tutti gli effetti sua figlia. Anche
se i suoi capelli erano biondi come la paglia e ribelli come la
criniera di un leone e il colore dei suoi occhi assomigliava in
maniera impressionante a quello del mare quando i raggi del sole di
luglio lo fanno splendere come un gioiello prezioso.
Nessuna delle puttanelle con
cui era stato era anche solo lontanamente paragonabile ad Hachiko,
tuttavia la sua spontaneità e la sua vitalità non erano
bastate a farlo innamorare. Ma non era colpa di lei, forse era
soltanto il suo cuore ad essere difettoso. Forse le bestialità
a cui la vita l'aveva sottoposto avevano represso la sua capacità
di legarsi in maniera così totale e disarmante ad un'altra
persona. Non riusciva ad abbassare la guardia, a lasciarsi andare.
Era troppo inquieto e la sua indole troppo aggressiva per potersi
concedere di amare qualcuno.
Essere amato non lo
dispiaceva: adorava la sensazione di essere coccolato e riverito da
un'altra persona. Ma non era essere in grado di restituire quel
sentimento. Il massimo che poteva fare era ripagare quell'altra
persona con il mero soddisfacimento delle pulsioni sessuali. E in
quest'area era, modestamente, un maestro.
Quasi ogni notte, per quanto
stanco fosse dopo il lavoro, per quanto tardi potesse tornare, quando
si infilava tra le coperte e trovava la moglie ancora sveglia,
immersa in chissà quali riflessioni, lasciava che le sue mani
scorressero sotto la sua camicia da notte, sfiorando quella pelle
soffice e bollente. Le pizzicava i seni e le massaggiava i capezzoli
con piccoli movimenti circolari, poi scendeva sul suo stomaco piatto
dipingendo ampie spirali, infine accarezzava il bordo delle mutandine
di cotone, prima di farci sgusciare dentro la mano e di stimolare il
suo sesso bagnato di umori.
Ascoltava i sospiri di
Hachiko e la osservava dimenarsi, e mordersi le labbra fino a farsi
male, poi interrompeva bruscamente la sua opera e attendeva che lei
lo implorasse di continuare.
Lo faceva sentire in qualche
modo potente il fatto di sapere di avere la donna in sua balia. Deve
essere così che gli dei si sentono, pensava, quando gli
uomini rivolgono loro le preghiere.
Ma per quanto lei
supplicasse Takumi non si lasciava mai smuovere: prima di continuare
doveva essere Hachiko a restituirgli il favore. E com'era intuibile,
lei sconfitta si sollevava e infilava una mano nei suoi boxer
estraendo il suo membro, poi, con aria quasi rassegnata si chinava e,
dopo essersi umettata le labbra, circondava il fallo con la propria
bocca e continuava a succhiare, sostenuta soltanto dall'idea di
raggiungere l'orgasmo più tardi, fino a quando l'uomo non le
faceva cenno di smettere. Dopo di che la faceva voltare brutalmente e
la montava come se fosse un animale.
Erano come due bestie in
accoppiamento. Non c'era alcuna traccia di amore o rispetto in quello
che facevano, era sfogo degli istinti allo stato puro.
Takumi la penetrava ad un
ritmo frenetico e qualche volta, in un impeto di passione, le
afferrava i capelli e le tirava indietro la testa, senza farle troppo
male, chiaramente. Dal canto suo la donna lo assecondava e accettava
le sue spinte di buon grado, avendo ormai imparato che il marito non
era il genere d'uomo che gradiva fare l'amore, Non amava la dolcezza,
le carezze e le parole appena sussurrate. Gli piaceva la violenza, le
parole forti ringhiate all'orecchio del partner, le posizioni che lo
facevano sentire più virile.
I loro orgasmi erano come
fiamme che divampavano nella notte, ma entrambi si costringevano a
soffocarli per non svegliare la bambina che dormiva nella stanza
adiacente.
Una volta che entrambi
avevano raggiunto l'acme del piacere si dividevano e si baciavano con
una bramosia urgente che prendeva dimora nei più reconditi
angoli dei loro animi oscuri. Le loro lingue ingaggiavano una
battaglia attorcigliandosi e respingendosi per poi cercarsi
nuovamente. E i loro denti mordevano violentemente le labbra
dell'altro invitandolo ad avvicinarsi nuovamente e intanto le loro
mani si esploravano come se fosse la prima volta con curiosità,
senza alcun pudore.
Infine ricadevano sul letto
sospirando e si addormentavano senza scambiarsi una parola.
Per pochi minuti Hachiko
restava sveglia a pensare a ciò che era appena accaduto, da un
lato sfinita dall'amplesso e dall'altro disgustata per la facilità
con cui Takumi la dominava.
Tuttavia pochi minuti dopo
il sonno la avvolgeva, pesante e denso come l'acqua, e per qualche
ora la sua mente trovava pace in un universo parallelo, fatto di
sogni e di scelte ed opportunità diverse.
La mattina dopo Hachiko si
alzava sempre presto e in punta di piedi sgattaiolava nella doccia.
Come una puttana.
Una volta non dava peso a
queste cose. E' vero, non aveva mai amato Takumi, ma d'altra parte
non avevano programmato di avere una relazione seria, né di
innamorarsi l'uno dell'altro. Tuttavia, sessualmente parlando, la
loro coppia funzionava: a Takumi piaceva dimostrare la propria
abilità facendola godere in modi che lei non immaginava
neppure possibili e, anche se pretendeva di essere ricambiato, alla
fin fine non c'era mai stata una volta in cui non l'avesse
enormemente soddisfatta.
Non aveva mai incontrato un
uomo che a letto si comportasse come Takumi.
Asano, che l'aveva
introdotta alle gioie del sesso, era sempre stato rispettoso nei suoi
confronti e, sebbene i loro incontri fossero sempre brevi e furtivi,
lui l'aveva sempre trattata con enorme rispetto senza mai farle male.
Shoji, con cui era stata
fidanzata per parecchio tempo, era alquanto monotono a letto, volendo
essere sinceri. I loro rapporti erano radi e quando avvenivano erano
sempre brevi e spesso si concludevano con l'orgasmo del ragazzo,
lasciandola insoddisfatta.
Nobu era diverso. Con lui
aveva provato delle sensazioni nuove ed uniche. Lui era sempre stato
dolce e premuroso nei suoi confronti. La trattava come se fosse la
donna più speciale del mondo. Le aveva dato tutto sé
stesso e lei desiderava soltanto donargli tutta sé stessa, uno
scambio equo.
Grazie a Nobu, Hachiko aveva
capito cosa significasse fare l'amore. Gli orgasmi che le faceva
raggiungere non erano intensi quanto quelli che le regalava Takumi,
tuttavia erano a loro modo fantastici. Forse perché erano
accompagnati alla sensazione di essere accanto alla persona giusta e
di aver appena compiuto un gesto meraviglioso.
Ogni volta che pensava a
Nobu non poteva fare a meno di chiedersi come sarebbero andate le
cose se lei fosse rimasta assieme a lui, ma allontanava
frettolosamente quel pensiero, perché le faceva male, come se
la morsa della malinconia e del rimpianto soffocasse il suo cuore.
Finita la doccia usciva
silenziosamente dal bagno e si concedeva una manciata di secondi per
osservare il marito addormentato. Il suo volto appariva pallido e
esanime, incorniciato dai lunghi capelli corvini, simile al volto di
un vampiro. Un vampiro meraviglioso, ma che Hachiko non riusciva ad
amare.
Tuttavia non poteva fare a
meno di preoccuparsi per lui quando vedeva le occhiaie pesanti che
gli circondavano gli occhi serrati e la smorfia di disappunto che non
lo abbandonava neppure nel sonno. E quando lo vedeva in quello stato
pietoso si rendeva conto che, per quanto poco sentimento potesse
provare nei suoi confronti, gli doveva tutto ciò che
possedeva.
La sua bella casa, i suoi
vestiti firmati, la migliore educazione per Satsuki... Senza Takumi
nulla di tutto ciò sarebbe stato possibile. E il minimo che
lei potesse fare era restare al suo fianco. Una moglie fedele e
servizievole.
Takumi lavorava molto.
Troppo. E il suo impiego gli piaceva, nulla lo soddisfaceva più
che investire tutto il proprio impegno per portare a termine le sue
opere nel miglior modo possibile, tuttavia lavorava tanto anche per
poter garantire a moglie e figlia un alto tenore di vita. Era il
genere d'uomo che credeva di potersi guadagnare l'affetto grazie al
denaro e ai regali.
Non aveva mai fatto mancare
nulla né all'una né all'altra ed era certo che Hachiko
non si sarebbe mai allontanata da lui finché le fosse stato
garantito il lusso sfrenato nel quale desiderava vivere.
Hachiko si allontanò
dalla stanza lasciando il marito addormentato e si recò in
cucina per preparare la colazione. Cucinare la rilassava, amava
mettersi ai fornelli e preparare piatti fantasiosi e squisiti, ma non
si sentiva a suo agio in quell'enorme cucina metallizzata e zeppa di
elettrodomestici tecnologicamente avanzata.
In cucina preferiva la
semplicità: la cucina in legno a casa dei suoi genitori o il
piccolo angolo cottura nell'appartamento che condivideva con Nana.
Dei fornelli a gas e un
forno le erano sufficienti. Non aveva alcun bisogno di una
lavastoviglie, sebbene le risparmiasse un sacco di lavoro dopo il
pasto, o di uno sbattitore elettrico quando poteva benissimo
utilizzare un frustino manuale. Tutti quegli aggeggi le toglievano il
gusto di cucinare.
Afferrò la caraffa
del caffè e la mise a scaldare, dopo di che prese le uova dal
frigorifero per preparare delle omelette da riempire con panna e
fragole per sé e Satsuki e marmellata all'amarena per Takumi.
Ricoprì la tavola, con una tovaglia variopinta e vi appoggiò
i piatti.
Dopo di che si intrufolò
in camera di Satsuki e la baciò dolcemente sulla fronte <<
Satsu - chan, apri gli occhi... >> La esortò con voce
melodiosa << ... E' ora di svegliarsi. >>.
La piccola si dimenò
nel sonno, ma non appena la madre la sfiorò si mise a sedere
di scatto. Vedere il volto di Hachiko la mattina presto la
rassicurava, la voce della sua mamma che la scuoteva dal sonno era la
maniera migliore per cominciare la mattinata. Gettò le braccia
al collo della donna e le scoccò due baci rumorosi sulle
guance << Buongiorno, Okaa - san! >> Trillò con la
sua vocetta acuta e cristallina.
<< Posso andare a
svegliare Otou - san? >> Saltellando sul pavimento <<
Posso? >>.
Hachiko piegò la
testa sorridendo e osservando la figlia con un impeto di affetto <<
Certo che puoi. >> E poi la spinse con delicatezza verso la
porta.
Sastuki corse in camera dei
genitori balzando sul letto e scuotendo il padre con tutta la propria
forza << Coraggio, Otou - san! E' ora di alzarsi! >>
Strillava impaziente.
<< Nee - nee...
Buongiorno... >> Sbadigliò Takumi con una voce
cavernosa, tipica di chi si è appena svegliato ma avrebbe
preferito rimanere a letto.
<< Andiamo, è
pronta la colazione! >> Replicò la bambina afferrando la
mano del padre e trascinandolo verso la sala da pranzo immersa nella
luce. Il profumo del caffè invadeva tutto l'ambiente creando
una sensazione di familiarità e intimità.
Vedendo il trio al tavolo
nessuno avrebbe avuto dubbi sulla stabilità di quella famiglia
unita dove ciascuno voleva bene agli altri: il padre burbero e
stanco, la madre discreta e sorridente e la bambina vivace e
spigliata. Sembrava una di quelle pessime pubblicità delle
merendine. Peccato che la realtà era ben diversa. E ad un
esame più attento si poteva notare la freddezza distaccata
dell'uomo e gli sguardi glaciali che talvolta la donna lanciava di
sottecchi. Soltanto Satsuki, inconscia di tutto, era genuinamente
felice. Lei era il collante che teneva ancora assieme quella coppia
così male assortita. Senza di lei probabilmente non sarebbero
stati più assieme da tempo.
The
Author's Corner: Spero che che questo primo capitolo sia
stato di vostro gradimento! :)
Specifico che nonostante la
scena iniziale sia un po' forte, il sesso non è certamente il
tema centrale della storia (anche se sono un po' ninfomane e mi
diverto a trattare certo temi xD).
Beh... Che altro aggiungere?
Spero che siate curiosi e che decidiate di continuare a seguire
questa Fan Fiction (e io spero di portarla a termine!)
Ringrazio anticipatamente i
lettori e gli eventuali commenti (sempre graditi!)
Arrivederci al prossimo
capitolo allora! ^_^
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