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SECRET GARDEN
About this story: Bene la mia mente malata ha sfornato un’altra
creaturina…per cui dovrete sopportarmi ancora per un po’…ah ah ah! XD Due
parole a riguardo di questa storia: la vicenda parte alla fine del quinto
anno, ovvero cosa sarebbe successo se Lucius Malfoy non fosse stato
spedito ad Azkaban? Da qui parte la mia storia con un ipotetico sesto
anno…(AU perché ho inserito altri fatti che sconvolgono la situazione dei
protagonisti)
Ringraziamenti:
- Dedico questa storia a colei che me l’ha anche ispirata con la sua
–ormai- storica frase: "Draco Malfoy?! È il male incarnato!", quindi
grazie Osama perché sei una persona stupenda e sono stata molto
fortunata ad averti incontrato!
- Un grazie di dimensioni gigantesche alla mia super beta-reader
Suzako-sensei per il lavoro, la pazienza, il tempo passato in chat a
cercare di chiarire le mie confuse.
- Grazie agli amici del blog e della chat che mi sostengono e mi fanno
passare delle splendide ore! (grazie a Takao, Simmy Lu, e alla mia super
pucci Sihaya a cui faccio pure gli auguri di buon
compleanno!)
Desclaimer: I personaggi non appartengono a
me, ma alla geniale penna di JKR. Io non scrivo a scopo di lucro, ma
solamente per puro diletto. Ritengo dunque che nessun copyright sia stato
leso.
Buona lettura…e fatemi sapere le vostre opinioni!^^
Shizuka
PROLOGO |
Ottobre era appena iniziato e gli
alberi stavano già abbandonando la loro sgargiante veste autunnale per lasciare
posto ai rami spogli, che annunciavano un inverno particolarmente gelido ad
Hogwarts.
Hermione sedeva all’ombra di un
faggio imponente, consultando un antico volume di aritmanzia.
Un nuovo anno era da poco cominciato
a Hogwarts, e per lei, ormai, sarebbe stato il sesto. Erano già passati sei anni
da quando, una calda mattina di settembre, aveva varcato la soglia della scuola
di Magia e Stregoneria più importante di tutta la Gran Bretagna, e aveva
conosciuto i suoi due migliori amici: Harry Potter e Ronald Weasley.
Ma da quel momento molte cose erano
cambiate e molte altre erano destinate a cambiare.
Hermione alzò gli occhi aggrottando
le sopracciglia verso un gruppo di ragazze serpeverde, che la tediavano col loro stucchevole chiacchierio, tra le quali
spiccava la faccia da carlino di Pansy Parkinson.
Non c’era proprio verso di studiare
con quelle oche intorno, pensò la ragazza; sospirò e richiuse il libro con un
gesto stizzito. Chissà poi cos’avevano da dirsi di tanto importante per
starnazzare in quel modo. Decise di andare nella sala comune dei Grifondoro,
forse lì avrebbe trovato un po’ di pace.
Si alzò, rassetandosi la gonna
velocemente, ma non abbastanza per non sentire i discorsi delle Slytherin, che
avevano alzato il tono di voce, colte, probabilmente, da un’improvvisa
sordità.
“ Ma avete sentito?! ” squittì la
Parkinson, con aria da cospiratrice “ Pare che quella sporca mezzosangue della
Granger si sia ripassata Potter e Weasley per tutta l’estate!
”
“ Oh! Ma era prevedibile! Quei tre
stanno sempre insieme! ”
“ Piuttosto…non aveva sempre detto
che non gliene importava nulla dei ragazzi?! ”
Pansy esibì un sorriso malizioso “
Forse, intendeva dire che due ragazzi alla volta le bastano…”
Hermione serrò le labbra per
impedirsi di urlare. Cosa ne sapevano loro di quell’estate? Cosa ne
sapevano?! Ignorale, si ordinò. Ignorale, sono soltanto delle
pettegole. E girando i tacchi se ne andò, mentre alle sue spalle
echeggiavano risatine divertite.
“ Hermione! ”
la voce di Ginny Weasley che si
sbracciava dalla finestra del corridoio le fece
aumentare il passo.
“Hermione…eccoti finalmente! La
McGrannit ti cercava…” la informò la minore dei Weasley, passandosi una mano tra
i capelli simili a lingue di fuoco. Hermione si ritrovò ad invidiare quei
capelli così lisci e scarlatti –sempre perfettamente in ordine- che
contrastavano con quegli occhi azzurri e limpidi.
“ Grazie Ginny, ci vado subito ”,
disse in fretta, facendo per andarsene.
Ma la voce dell’amica la trattenne.
“ Hermione…sei sicura di stare bene?
”
Lo stesso tono accorato di Molly
Weasley.
Hermione sorrise in modo enigmatico,
senza lasciar trasparire i sentimenti che si agitavano in fondo al suo
cuore.
“ Ma certo, non
preoccuparti.”
* * *
Hermione aveva sempre ricordato
l’ufficio della McGrannit accogliente come una tana, quasi protettivo e
rassicurante, con il fuoco del caminetto che emanava calore e una luce
particolare, e gli scaffali strapieni di libri polverosi, con quell’odore di
carta che amava tanto.
Ma, quel giorno, a Hermione Granger
sembrava più una gabbia per leoni, o sarebbe stato più corretto dire, per
grifoni. Così si sentiva: imprigionata. E sapeva che avrebbe tirato un
sospiro di sollievo, fuori di lì. Anche se ad accoglierla c’era l’aria fredda e
pungente di quell’ottobre stranamente rigido.
“ Signorina Granger… ”, incominciò
Minerva McGrannit esibendo il sorriso più indulgente che possedeva.
“ l’ho convocata solamente per
accertarmi che…l’incidente di quest’estate… non pregiudichi la sua brillante
carriera scolastica. ”, continuò pacata, ma il suo tono era deciso.
Hermione non mutò espressione,
continuando a fissare un punto imprecisato nella figura
dell’insegnante.
“ Non si preoccupi professoressa, non
è mia intenzione buttare al vento cinque anni di studi. ”
“ Mi fa piacere sentirlo.” concluse
la McGrannit, scrutandola
“ In ogni caso, se avesse bisogno di
una mano, si ricordi che sono sempre a sua disposizione…ora può andare. ”
La Grifondoro si congedò e quando
uscì dalla stanza trasse un lungo respiro. Quell’anno non sarebbe stato come
tutti gli altri.
Decisamente, quest’anno sarà molto
più lungo…
* * *
Draco sedeva annoiato su una panchina
fuori dall’edificio scolastico, assaporando l’aria frizzante e godendosi un po’
di sano e meritato riposo, mentre le sue inseparabili guardie del corpo, Tiger e
Goyle, controllavano che nessuno disturbasse la quiete del loro capo, il
rispettato Draco Malfoy, l’ultimo rampollo di due caste dal sangue purissimo.
Cresciuto nel lusso, adorato e riverito da tutti, affascinato dal timore e il
rispetto che derivavano dalla sua casata. Essere un Malfoy era sempre stato un
onore, come essere amico di un Malfoy.
Un vanto, un vantaggio.
“Capo…” Goyle lo scosse leggermente,
per richiamare la sua attenzione. Draco sbadigliò.
“Cosa c’è?”
“Ehm…”
Malfoy socchiuse pigramente gli
occhi, irritato da tutta quell’ingiustificata indecisione.
“Allora?” ripetè, guardando anche
Tiger, che si girò lentamente indicando il portone d’ingresso con un sospetto e
reverenziale timore.
Un giorno o l’altro avrebbe dovuto
liberarsi di quei due idioti, pensò il ragazzo dal volto pallido e affilato.
Chissà cosa diavolo avevano per agitarsi in quel modo…Poi rivolse lo sguardo
verso l’entrata e…sbiancò ancora di più.
Una figura simile alla sua, avvolta
in un mantello di velluto nero, avanzava con passo elegante e cadenzato in
quella direzione. Lo sguardo era di ghiaccio, gli occhi penetranti guardavano
dritto verso il figlio.
Lucius Malfoy era ad Hogwarts. La
mente di Draco ci mise qualche istante per registrare quell’informazione: suo
padre era ad Hogwarts.
“ Draco. ” gli occhi gelidi di Lucius
indugiarono qualche secondo sul figlio. Tiger e Goyle sparirono
all’istante.
“ …Padre. ” Una parola che avrebbe
voluto esprimere molto di più di un semplice legame familiare. Una parola
ricolma di sentimenti contrastanti dove predominava ancora quella nota di
ammirazione che nonostante tutto non si era mai cancellata.
“ A Natale non tornerai a casa. ” Il
tono freddo e tagliente del padre, trafisse Draco come la lama di una spada ben
affilata.
“ C-come? ”,
balbettò incredulo.
Lucius Malfoy non era solito ripetere
due volte la medesima cosa, quasi il suo fiato valesse come l’oro della
Gringott, e neanche questa volta fece eccezione.
“ Io e tua madre partiamo. E abbiamo
affidato la tua tutela a Bellatrix. ”
Il volto di Draco si indurì in una
maschera di ceramica, mentre la brezza fresca che spirava tra gli alberi, era
diventata improvvisamente gelida. Bellatrix. Bellatrix Lestrange, la pazza
assassina.
E il castello dorato in cui aveva
sempre vissuto cominciò a sgretolarsi…
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