Disclaimer:
i personaggi citati non mi appartengono e la storia non è
stata
scritta a scopo di lucro. Il titolo è ripreso da "I'll cover
you", dal musical RENT. La canzone citata in questo primo capitolo
è "Here comes the sun" by The Beatles.
Note: questa
storia nasce da un
favore che mi è stato fatto da parte di una persona che non
conosco direttamente. Sono piuttosto timida e quindi non so se
sarò in grado di ringraziarla a dovere, per cui ho pensato
fosse meglio scrivere qualcosa.
La sua
richiesta era una futurefic Klaine (e questa raccolta lo è,
tranne il primo capitolo). La cosa però mi è un
tantino
sfuggita di mano, e alla fine ho scritto sei mini capitoli. A lei
dedico il sesto, perché è quello più
"future"
che c'è (e che mi convince di più), ma visto che
ormai ho scritto anche gli altri cinque e
che tra l'altro mi sono pure stati betati ve li tenete XD
Beta: Roby
<3 La beta fangirl più veloce del mondo.
With a thousand
sweet kisses...
I'll cover you
Kurt: “Di
cosa sanno le labbra dei ragazzi?”
Brittany:
“Di solito di salsa, talvolta di hamburger. O delle mie
ascelle”.
1x18
Laryngitis
1.
Le
cose da dire in
quel momento sarebbero state infinite. Milioni di frasi dolci, parole
romantiche, sguardi sinceri e così tanto innamorati da far
sciogliere anche il cuore più restio. Oppure, in
alternativa, si
poteva anche non dire nulla. Assolutamente nulla.
Ciò
che era
certo era che in nessun caso, nemmeno il più remoto, quella
era
una frase da far uscire dalle proprie labbra e dal proprio cervello in
un momento del genere.
“Non
sanno di hamburger…”
E
fu per questo che Blaine, spostandosi con più risolutezza
dal viso di Kurt, riuscì a dire solo una parola.
“Eh?”
“Cosa?”
gli fece eco l’altro, aprendo finalmente gli occhi e
ritrovandosi
davanti lo sguardo confuso del suo ragazzo. Così distante da
lui, ora… Perché era così distante da
lui? Che
fosse uno di quei momenti in cui bisognava solo riprendere fiato? Lo
sapeva, non avrebbe dovuto tentare di rimuovere tutto quello che
gli aveva detto Brittany l’anno prima.
Da
oltre la porta di
quella stanza arrivavano attutite le note di una vecchia canzone, cosa
non così strana alla Dalton – Little darling, it’s
been a long cold lonely winter – ma in quel
momento quella musica spensierata e solare sembrava rendere la
situazione solo più imbarazzante.
“Hai
appena
detto che…” ricominciò Blaine, ancora
confuso.
“Veramente non lo so cosa hai detto. Hamburger? Hai fame?
Preferisci mangiare qualcosa piuttosto
che…” e
lasciò la frase in sospeso, allontanandosi ancora da Kurt
e mettendosi a sedere composto, assestandosi meglio la cravatta della
divisa. Tuttavia, il rossore sulle guance era piuttosto evidente.
“No!”
negò subito l’altro, che in quel momento avrebbe
solo
voluto uccidere il suo subconscio, se fosse stato possibile, per
avergli riportato alla mente un episodio che avrebbe volentieri
dimenticato. “Mi piaceva quello che… Insomma, che
stavamo
facendo…”
Blaine
sorrise,
sfiorandogli di nuovo le labbra. “Anche a
me”. Gli
prese entrambe le mani con le proprie, accarezzandole piano mentre
entrambi si appoggiavano di nuovo contro quel divano che condividevano.
Divano su cui a malapena ricordavano come ci erano arrivati, dopo quel
primo bacio scambiato in una sala comune della scuola. Quanto tempo era
passato? Minuti? Ore? Kurt sapeva solamente che cominciava ad abituarsi
all’idea di vivere incollato a Blaine, e che per questo il
suo
cervello aveva abbassato le difese, facendogli sussurrare cose che
avevano ucciso tutto quel romanticismo che invece amava così
tanto.
Little darling, the smiles
returning to the faces,
continuava la canzone, e adesso qualche voce meno timida iniziava a
cantare sopra quelle note, lungo quei corridoi riccamente decorati.
“Davvero?”
si ritrovò a chiedere, socchiudendo gli occhi. Le labbra
cominciavano a fargli male, le sentiva gonfie e indolenzite,
che
Brittany gli avesse spiegato anche questo? Be’, poco
importava
al momento, baciare quell’accenno di barba che Blaine aveva
sul
mento era più che riposante, quasi come una carezza.
“Molto”
confermò l’altro, sorridendo contro la pelle della
sua
guancia, mentre risaliva fino all’orecchio. Oh sì,
le
labbra dei ragazzi erano un milione di volte meglio di quelle delle
ragazze, pensò Kurt. Meglio di qualsiasi fantasia e di
qualsiasi
prova contro l’interno del gomito. “Ma hai
ragione”
continuò Blaine. “È meglio mangiare
qualcosa” affermò, alzandosi velocemente
mentre
cercava con lo sguardo le loro borse abbandonate sul pavimento.
“Eh?” si
ritrovò a chiedere Kurt, sorpreso. Perché
c’era
sempre qualcosa che doveva interrompere le sue… come le
aveva
chiamate di fronte a suo padre? Relazioni sessuali? Meglio non
pensarci.
“Si
è
fatto tardi, dovresti tornare a casa” gli disse, controllando
l’orologio che portava sempre con sé nella tasca
della
divisa.
“Oh.
Già”. Stupida perdita di cognizione temporale.
Blaine
gli
allungò la mano, permettendogli di tirarsi su con
facilità dal divano e di avvicinarglisi di nuovo.
“Non
voglio lasciarti andare, Kurt” gli sussurrò.
“Che ne
dici se ceniamo insieme? Hamburger. Offro io”.
Kurt
sospirò.
Non poteva nemmeno pensare a quanto fosse felice in quel momento, con
Blaine che ricambiava la sua cotta, con il suo primo, vero bacio, con
quel divano che non avrebbero mai più guardato nello stesso
modo. E se stare con lui gli avrebbe rovinato la sua perfetta dieta,
facendogli prendere qualche chilo mangiando cibi di dubbia salute e
sicurezza… Be’, quel sorriso perfetto, quelle mani
calde
sui suoi fianchi e quelle labbra così troppo vicine al
suo orecchio erano decisamente un buon compromesso.
La
canzone in lontananza terminava dolcemente – And I say it’s all
right, and I say it’s all right
– ma erano entrambi già troppo lontani per
rendersene
conto. Ma tanto lo sapevano, che sarebbe andato tutto bene.
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