Aprile
Piove.
Passeggio
nel mio quartiere e piove. Non è la solita
pioggia invernale, fitta e fastidiosa, oramai è
l’estate ad arrivare. O forse
mi sembra così, sotto al mio ombrello color arcobaleno.
Domani
è un altro giorno, si vedrà, dicevano.
Sì,
proprio. È tutta una sensazione, pioveva ieri e pioveva oggi.
Lancio
ancora un’occhiata a quel dannato telefono.
Chiamami, cazzo, chiamami. Ok, magari il nostro primo incontro non
è stato il
migliore, io ero ubriaco e ho cercato di abbordarti in maniera ben poco
dignitosa. Però sai che è stato un caso.
Una
settimana dopo ci siamo rivisti. Ti ho chiesto
scusa, ma ti ho dovuto prendere per il polso. Pensavi fossi un
ragazzino
qualunque, che beve per sentirsi figo. No, semplicemente sono un
ragazzino che
ha paura. Una enorme paura di avvicinarsi agli altri, una paura che mi
paralizza. Bevo solo per riuscire a parlare. Non dico tanto. Ma quella
sera era
diverso, bevevo per dimenticare.
Ci
siamo conosciuti, hai visto la parte migliore di
me, hai visto come potessi essere estremamente burbero e come potessi
essere
estremamente dolce. Sei entrato nel mio sguardo, mi rendevo conto che
vedevi il
mondo attraverso i miei occhi.
Credo
di averti lasciato troppo spago. Sono uno che
predica bene, ma razzola malissimo. Ho sempre odiato le persone che si
annullavano nel fidanzato o nella fidanzata. Ma non c’era
scelta. Non avrei mai
potuto averti senza farmi sottomettere. Che stupido sono stato, un
ingenuo
bambino di vent’anni. Complimenti a me.
Dicevi
di apprezzare le mie mani. Mi avevi visto
suonare il piano, suonavo il piano per tirare fuori il peggio di me e
per non
scaricare tutto su di te. Sbagliavo, ancora. So perché
apprezzavi le mie mani,
e sicuramente non era il mio suonare il pianoforte a piacerti.
E
ora è finita. Ti ho trovato con un altro ragazzo.
Perché l’hai fatto? Ti eri stufato di me? O
semplicemente volevi il brivido di
provare qualcosa di nuovo? In realtà non è
successo questo, non te ne fregava
niente di me da un po’. Oramai ti servivo solo come facciata,
per sentirti
migliore. Ma eri già pronto alla scoperta.
E
non mi chiami. Mi sono rassegnato, a te non
importa più. Potevi scegliere tra affrontarmi e
abbandonarmi. Le due parole
sono simili, ma estremamente diverse nel significato. Evidentemente hai
trovato
più affascinante e fuggevole l’accostamento di due
f. Io cammino e piango, sto
immergendomi nella natura interamente. Purtroppo non sono
però la natura. La
natura vive, ma oramai subisce solo, mentre io son convinto che
l’uomo possa
cambiare e superare tutto. E io ti supererò, lo premetto a
me stesso. Ti supererò
in questa stagione che mi fa solo venire voglia di sciogliermi e di
abbandonarmi. E lo farò da solo, abbandonerò
quelle maledette sigarette sul mio
comodino. Non le butterò, però. Per ricordarmi
sempre che ho la forza di
superare tutto.
In
ogni caso, di una cosa sono felice: mi hai
distrutto, mi hai lasciato solo nella pioggia. Ma nessuna
nota chiara o scura sui miei tasti sa di te.
Angolo dell’autore:
Ragazzi
cari, buonasera! Se qualcuno pensa che io
abbia scritto qualcosa su EFP in passato non si sbaglia, ero utente
attivo nel
2008! Oggi ho preso la decisione di tornare a pubblicare qualcosa.
L’ispirazione
mi è giunta stamattina ascoltando una canzone magnifica,
Aprile, di un gruppo
italiano chiamato Dama (e consiglio a tutti l’ascolto,
ovviamente), da cui ho
preso spunto e ho copiato precisa l’ultima riga di questa fan
fiction dalla
canzone (potete anche capire perché mi piaccia
così tanto!). A tal proposito
preferisco precisare che non sono il proprietario della canzone
(purtroppo) e
che tutti i diritti spettano al gruppo e alla casa editrice.
Ho
preferito non dare sesso all’altra persona, anche
se in un punto è abbastanza comprensibile. Spero vi piaccia
questo piccolo
ritorno sulle scene di EFP, ciao a tutti!
P.S:
Forse introspettivo non è la sezione giusta
dove inserirlo, ma sinceramente non ho trovato una sezione
più adatta. Spero
possiate perdonarmi!
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