Sotto, la sabbia scorre di crimsontriforce (/viewuser.php?uid=1320)
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“Ashe, Basch, Vossler, questa terra è
una terra straniera” by Juuhachi Go ma dai ma tu guarda ma
chi
l'avrebbe mai detto) @ Notte Bianca 3, maridichallenge :) E oh,
graziegraziegrazie a tutte per tutti i commenti degli ultimi tempi :)
Sotto, la sabbia scorre
Ashe si appoggiò al parapetto
arrugginito dell'oleodotto, sfregando le mani callose sul ferro
scaldato dal sole. L'Ogir-Yensa era uno snodarsi di cerchi, linee e
scale che tagliava il grande mare di sabbia come una pennellata rossa
a indicare la strada per Raithwall e la principessa si sentiva spinta
dal sentiero; non altrettanto la sua scorta, radunata sotto uno
spicchio d'ombra ad armare balestre e ribattere chiodi. Uno sguardo
accigliato non velocizzò il processo. La principessa
tamburellò per
stizza. A un tocco delle protezioni che adornavano il dorso dei suoi
guanti, il tubo metallico del corrimano rimbombò da una
torre
all'altra.
“Mia signora. Siamo in terra
straniera.”
Vossler si affrettò al suo fianco, ma
Ashe si alzò in piedi arrestandolo sui suoi passi. Come se
non lo
sapesse: ferro rozarriano infiltrato in territorio Urutan-Yensa. Come
se qualunque suolo in Ivalice non fosse terra straniera, per Ashelia
B'nargin Dalmasca: come se non lo fossero i giardini di Bhujerba
sordi ai lamenti, come se non lo fosse Dalmasca stremata alle sue
spalle. Della patria le restavano due cavalieri e, volente o nolente,
tutto il terreno saldo su cui poteva essere certa di appoggiare i
piedi andava dall'uno all'altro.
“Siamo pronti a proseguire”,
annunciò Basch chinando il capo.
Lo lasciò passare avanti con un cenno.
Aveva dovuto accettare che il capitano la difendesse: la sua spada
gli aveva dato fiducia già sulla Leviathan, quando aveva
aperto la
guardia per un affondo nella certezza istintiva che un'altra lama
avrebbe protetto il suo fianco. Era capitato in seguito che levasse
non armi ma parole in sua difesa, semplici, ma rispettose.
Restava pur sempre il primo bersaglio
dell'elenco di maledizioni con cui Ashe si accompagnava ogni mattina.
Era un buon protettore e un penitente
esperto. Che camminasse ancora a lungo in quella duplice via.
Vossler le guardava le spalle. Il suo
guardiano era tirato e stanco e Ashe faticava a leggere nelle sue
espressioni la complicità che Amelia era stata abituata a
esigere.
Taceva e la trattava come una bambola di ceramica da quando aveva
raggiunto il gruppo, certo pronto a impedire che un predone del
deserto – o un pirata dell'aria – le torcesse un
capello. Seppur
nobile e dovuto da parte sua, quel silenzio le pesava. Ashe non
intendeva considerarsi un pupazzo.
Dall'avanguardia, Fran diede il
segnale.
Avanzarono in terre straniere.
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