Beautiful miracle unbelievable but invisible

di olor a libros
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C'era quella ragazza.
Una ragazza come tutte le altre nella scuola, niente di particolare che potesse indurre gli sguardi a fermarsi ancora su di lei dopo il primo secondo. Eppure era diversa, almeno ai miei occhi.
La prima volta che l'avevo vista nei corridoi il mio sguardo aveva in un attimo registrato il suo corpo slanciato, i suoi occhi azzurri e i lunghi capelli mossi e dorati. Era carina. Poi avevo seguito per la mia strada.

Ma la seconda volta qualcosa aveva catturato la mia attenzione. Un istante, come il flash di una macchina fotografica, ma più discreto.
Lei era seduta ad un tavolo con una ragazza dai capelli rossi, e stava sorridendo.
Quel suo sorriso, fu quello a colpirmi; non il suo bel fisico, non i suoi boccoli biondi. Grazie al suo sorriso riuscii a vederla veramente: quella ragazza aveva qualcosa di speciale. Qualcosa che nascondeva bene, ma io ne avevo colto uno spiraglio e non avrei rinunciato a scoprirlo completamente.
Così da quel giorno iniziai ad osservarla.
Avevamo alcune lezioni in comune, quindi la vedevo ogni mattina. Entrava in classe insieme alla rossa che doveva essere la sua migliore amica. Quanto avrei voluto essere al suo posto! Lei sicuramente conosceva bene ciò che a chiunque altro veniva nascosto! Era infatti con lei che parlava la mia misteriosa ragazza, a lei erano rivolti i sorrisi e tutte le confidenze.
Poi però la ragazza dal dolce sorriso si sedeva silenziosa al suo banco, e io capivo che aveva un piccolo mondo tutto suo dentro di sé al quale nemmeno la sua amica aveva accesso. La vedevo immersa nei suoi pensieri, i suoi occhi azzurri brillavano per qualcosa che solo lei vedeva.
Passavo intere ore di lezione ad osservarla, a cercare di comprenderla. Era incomprensibile quanto i problemi di matematica alla lavagna, ma lei era certamente più affascinante.
Con il tempo imparai a leggere le espressioni sul suo viso: certe volte vedevo comparire sulla sua faccia il sorriso, altre volte le sue sopracciglia si aggrottavano cercando di analizzare chissà quali pensieri. Riuscivo a vedere le sue emozioni, ma non ciò che ne era la causa.
Spesso scriveva qualcosa sulla carta, i suoi pensieri e la sua penna si muovevano insieme, seguiti dagli occhi rapidi e concentrati. 
Un giorno mi capitò fra le mani il suo quaderno di matematica che aveva dimenticato sul banco; un tesoro troppo prezioso perché non dessi un'occhiata prima di restituirlo. Guardai la copertina piena di strani disegni, fermai per un attimo lo sguardo sul suo nome scritto in centro, poi iniziai a sfogliare le pagine.
Nessuna equazione, nessun numero: era pieno di note musicali il quaderno di Taylor.





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