14.
Il
Leopardi si deprime
- Oh,
andiamo... - sorrise Justin prendendogli il viso tra le mani - Siamo sempre
stati noi due, no...? -
Già, loro due. Davvero, loro due.
- Posso prendere il tuo silenzio per una risposta affermativa? - Gli si
avvicinò sfiorandogli le labbra - Entriamo, chiariamo e mandiamo via Ethan e
quel suo stupido gatto... -
- Si chiama Wolfram.
- disse Brian, senza smettere di guardarlo - E non voglio che se ne vada. E
nemmeno Ethan. -
Justin lo guardò come per accertarsi che non stesse scherzando.
Non stava scherzando affatto.
- Brian, sei pazzo! - esclamò allontanandosi di colpo - Tutto a un tratto non
mi vuoi più?! -
- Esattamente. - annuì - Ora però, se permetti vorrei rientrare in casa. Hai...
Come posso dirlo? Urlando e bussando come un forsennato alla mia porta hai
interrotto qualcosa che mi stava piacendo molto. -
Justin scosse la testa, non aveva parole.
- Dopo tutto... Quello che c'è stato tra noi! -
- C'è stato, esatto Justin, e chi è stato dei due che ha voluto che
tutto finisse?! Tu! - sbottò concitato - Quindi adesso non venire a
piangere da me pretendendo che tutto torni come prima, niente è come prima,
fattene una fottutissima ragione, prova a crescere! -
- Avresti dovuto aspettarmi! - protestò Justin - Allora non era vero che mi
amavi! Io dovevo partire! Pensavo mi capissi! Avrei potuto capire se tu avessi
voluto qualcuno con cui scopare, avrei capito chiunque! Ma... Ma tu... Tu mi
stai lasciando perché me ne sono andato o... O perché è Ethan? -
- Per Ethan, cazzo! - esclamò prima che se ne rendesse conto. Solo dopo fece
caso a quel che aveva detto - E probabilmente anche per il suo gatto. -
Justin lo guardava a bocca socchiusa.
- Cosa? -
- Sai... Quando io e Ethan abbiamo parlato, dopo che te ne sei andato, ho
capito perché ne sei stato attratto. - disse riacquistando la sua flemma.
Il ragazzo continuò a guardarlo interrogativo.
- Mi somiglia. -
- Cosa? Sei così feticista di te stesso? -
- No! - replicò spazientito - L’ho capito standogli vicino, lui è come me. E’
uno stronzo, è acido, è scortese, è fatto in tutta la sua fottutissima maniera,
che è anche la mia! Quando sono con lui mi trovo sulla stessa lunghezza d’onda,
riusciamo a discutere, a parlare, ad andare più a fondo, lui... Mi scava
dentro... -
- Perché, noi due no?! -
Brian sospirò guardandolo in tralice.
- Quando mai abbiamo fatto un discorso serio, noi due? -
- Ma... E' colpa tua! - ribatté Justin - Sei tu che non volevi parlare, per te
era tutto scopare o frasette
senza profondità, io ci ho provato, ma tu eri sempre talmente restio! -
- Appunto. - annuì Brian, rimanendo poi in silenzio per qualche minuto - Con te
non ci riuscivo. Con Ethan sì. -
Justin rimase in silenzio, passandosi una mano sul volto, esausto.
- Qualsiasi cosa io possa dirti, hai fatto la tua scelta, non è vero? La tua
scelta sbagliata. Riuscirai davvero a buttarti alle spalle tutto quello
che c'è stato tra noi? Guardami. Sono davanti a te. Dove sono sempre stato. Non
può cacciarmi per poco tempo che me ne sono andato. -
Brian sospirò di nuovo, guardandolo.
- Justin, perché sei tornato? - gli domandò, seriamente - Non hai trovato il fantastico
lavoro che sognavi? -
- Il lavoro ce l'ho eccome. - replicò a testa alta - Ero tornato per chiederti
di venire con me a New York. -
- ... Come, scusa? - chiese lentamente Brian.
- Uno con la tua bravura non farà fatica a trovare un buon posto da
pubblicitario a New York. Farai il doppio dei soldi che guadagni qui! E
potremmo riprendere il nostro rapporto. -
- Io... Io ho già provato ad andare a New York, ma... -
- E' stato quattro anni fa. - replicò lui - I tempi sono cambiati, e anche le
agenzie. Ho provato a mandare qualche mail e credimi, sembra che stiano
cercando uno come te. -
Brian lo guardò in tralice.
- Lo stai dicendo solo per convincermi. -
- Cerca tu, allora. - rispose altezzoso - Vedrai chi ha ragione. -
Si fissarono ancora qualche istante e poi Justin sorrise.
- Puoi pensarci, ora. Io me ne vado a salutare mia madre e mia sorella, starò
un po’ con loro. Pensaci bene Brian, è un'offerta molto ghiotta. - Detto ciò se
ne andò, scendendo con passi leggeri.
Brian rimase qualche secondo ad osservarlo mentre scendeva le scale, poi
rientrò nell'appartamento.
Ethan era silenzioso, e notò, si era riallacciato la camicia.
- ... Hai per caso origliato? - domandò piano Brian.
- No. - rispose Ethan voltandosi verso di lui - Non era difficile sentire la
dolce voce di Justin, non c’era alcun bisogno di origliare. -
Brian fece una smorfia.
- Beh, credo che questo sia un lieto fine. - commentò il ragazzo con un sorriso
sulle labbra.
- Che vuoi dire? -
- Io vado a Milano, tu a New York. Non è così male. -
Brian non capiva. Non capiva quella sua aria tranquilla, quel suo sorriso
pacifico, quell'atteggiamento pacato.
Non gli importava niente?
- Dai, non fare quella faccia! - allargò il sorriso - E’ la nostra occasione
per fare successo. Io come musicista e tu ti farai conoscere ancora di più nel
tuo campo. -
- Fino a dieci minuti fa, mi sembrava di aver capito che non volessi andartene.
- lo interruppe Brian.
- Dieci minuti fa... - riprese Ethan - Justin non ti aveva offerto un'occasione
ottima . -
- E se non me l'avessi offerta? -
Ethan sospirò appoggiandosi allo schienale, Wolf arrivò
poco dopo.
- Senti... Justin è tornato, e ti ha chiesti di andare con lui, no? Non è
quello che avresti voluto? -
- Che avrei voluto. Forse, in passato. Mi spieghi che cazzo di senso
avrebbe ora che ci sei tu e ti ho chiesto di rimanere, eh? -
Ethan si voltò verso di lui, boccheggiando.
- Beh... -
- Beh cosa?! -
- Non credevo... Non credevo che t'importasse tanto. - ammise guardando da
un'altra parte - Pensavo che io fossi solo uno dei tanti. -
Brian alzò gli occhi al cielo e sospirò, sedendosi vicino ad Ethan.
- Continua a fare l'idiota in questo modo e mi farai invecchiare precocemente,
stupido! -
- La smetti di insultare?! Sono dubbi leciti, cosa credi?! -
- E perché avresti questi dubbi del cazzo? - chiese con una pazienza ben
celata.
- Perché tu sei Brian Kinney!
- sbottò - Sei famoso a Pittsburgh, al Babylon, e
inoltre mi sono scopato il tuo ormai ex ragazzo, quindi ho sentito parlare
della tua reputazione fino alla nausea... -
- Eppure sei ancora qui. -
Ethan abbassò lo sguardo stringendo le mani.
- Lo sai tanto, perché sono qui, no? E' stato solo un lento procedere ed
evolversi... E meno male che tu mi abbia bloccato mentre stavo per dirtelo! Non
sarei riuscito a vedere l'espressione idiota che ti sarebbe comparsa in volto!
-
- Dirmi cosa? - Ethan gli lanciò un'occhiataccia, e Brian sorrise in modo
adorabile - Non mi offendo se ammetti che sei innamorato di me, sai? -
- Io non sono innamorato di te! - si affrettò a dire - Era solo
autosuggestione! -
Brian fece una risatina, prendendolo sottobraccio, trascinandoselo addosso e
ignorando le sue proteste.
- Io non sono innamorato di te! - reiterò Ethan addossato al il pubblicitario,
portando una mano sul suo petto ancora scoperto.
- Mhmh.
- annuì Brian accarezzandogli la schiena - Neanche io lo sono. -
- Mi stai prendendo in giro? -
- Ovviamente. - annuì Brian. Ethan gli diede un pugno sulla spalla - Allora
spiegami perché adesso non vuoi più Justin! -
- Perché sono cambiato, ok? - ammise - E sturati bene le orecchie, perché non
ripeterò questa frase a nessuno, e se me lo chiederà un avvocato in un'aula di
tribunale sotto giuramento, negherò ogni cosa, intesi? -
- Sei sempre così esagerato che... -
- Tu faresti la stessa identica cosa, lo so orma, siamo così simili che so
benissimo cosa ti passa per testa! Ma adesso, chiudi la bocca e apri le
orecchie! -
- Muoio dalla curiosità. - commentò Ethan sardonico, staccandosi da Brian.
Effettivamente, non c'era bisogno che sentisse il ritmo martellante del suo
cuore.
Brian gli diede sulla guancia un qualcosa a metà tra uno schiaffo e un
buffetto.
- Io ero quel gran dio del sesso prima che arrivasse Justin. Dopo, tutto si
è... Appiattito. Fare sesso con sconosciuti, uno dopo l'altro era sì eccitante.
Ma non soddisfacente. Sai cosa intendo, vero? -
Ethan annuì senza parlare.
- Sì... Ero innamorato. - disse calmo - Sarei stato disposto a sposarlo, a vivere
con lui, a rinunciare agli altri per lui. Beh, forse ogni tanto... Comunque.
Direi che grazie a Justin mi sono rammollito, come si dice di solito.
Rammollito, e col cuore tenero. -
- E questo cosa c'entra con me? - domandò perplesso - Ti ho forse fatto tornare
quel bastardo che eri prima dell'innamoramento babbeo che hai avuto per Justin
e che ha portato alla vostra rottura? -
- No. - rispose dandogli una pacca sulla testa - E che ormai... Ormai non sono
più quello di prima. Adesso non sono altro che... -
- Una checca di mezza età. - Gli diede un leggero pugno - Ahia... -
- Adesso mi piace l'idea di stare con qualcuno, quando lo trovo, va bene?! -
- E sarei io quel qualcuno... mr.
Brian Kinney?
- Ethan si sporse, sedendosi poi sulle sue gambe e guardandolo con un’amabile
sorriso di superiorità, che in realtà era di troppa contentezza - Certo, ti
serve qualcuno vicino per la vecchiaia. -
Brian diede un colpo alle ginocchia e per poco Ethan non cadde sul tappeto,
trattenuto solo dalle mani dell'altro.
- Fai poco il furbo. - sibilò - Ti avverto che se riferirai queste cose a
qualcuno, il tuo uccello si ritroverà misteriosamente staccato dal corpo. -
- In pratica, Brian, cosa stai cercando di dirmi? - sorrise lui
guardandolo sornione.
- L'idea di partire per New York... E’ molto allettante se la vedo da un punto
di vista professionale. Ma il fatto è che mi basta la carriera che ho qui.
Quindi... Ethan, vuoi rimanere a vivere qui con me e il tuo stupido gatto? -
Wolfram
miagolò offeso.
- Questo me lo avevi già detto prima! -
- Ma ora te lo sto chiedendo, stupido! -
- Non so se sono pronto a fare un passo del genere... - disse in tono
sibillino, facendosi pregare.
Wolf
miagolò di nuovo, alzò la coda e se ne andò lontano da quei due che sembravano
essere uno più tonto dell'altro.
- Senti Ethan... Non farmi perdere la pazienza! -
- Sei tu che mi vuoi, no? Non riesci a mettere due parole in fila. Potresti
baciarmi come prima. Ti riesce molto meglio che parlare, sai? -
Brian gli pizzicò un fianco, e prima che il ragazzo potesse protestare, gli
chiuse la bocca con un bacio languido, rilassandolo all'istante.
- Davvero... Tu dovresti smettere di parlare. - confermò Ethan convinto - E
continuare a comunicare solo così, al massimo scrivi dei biglietti! -
- Mi diresti che non so scrivere. - replicò Brian, suggendogli la lingua.
- Vero.. Ok, continua solo così che vai bene! -
Continuarono a baciarsi, fino a ritrovarsi stesi sul divano, dove Brian
incominciò un lavoretto particolarmente interessante all'orecchio di Ethan, che
apprezzò molto.
- Oh sì... Amo quando me lo fai... - Strinse gli occhi e sospirò -
Sorvola sul verbo... -
- No... - sussurrò dolcemente - Mi piace quando lo usi. -
- Oh Brian dai.. Non iniziare a fare così... -
- Scusa. - ridacchiò dando un ultimo bacio all'orecchio per poi mordicchiare il
lobo - Tanto so che ti fa piacere che te lo dica anche se fai lo stronzetto. -
- Tu non me l'hai mai... detto... - soffiò leggermente imbarazzato, per fortuna
il suo viso era già rosso, quindi non se ne sarebbe accorto nessuno.
- Sei diventato un romanticone
così all'improvviso? Credo che avrei dovuto aspettarmelo visto il tuo animo profondo...
-
- Fottiti. - sbottò a bassa voce Ethan, voltando il viso dall'altra parte.
Brian sorrise e gli baciò il collo, mentre le mani scendevano a sbottonare di
nuovo la camicia.
- Amo particolarmente il modo in cui mi riprendi anche mentre scopiamo, sai? -
- Preferiresti che supplicassi come un agnello come faceva Justin? -
Brian scoppiò a ridere sulla sua pelle.
- Dio, non dirmi che lo faceva anche con te... -
- Ci puoi scommettere. - annuì sorridendo.
- E io che pensavo che dipendesse tutto dalla mia incredibile e fantastica
bravura nel far... -
Ethan lo mise a tacere baciandolo.
- Ora basta, dobbiamo ancora finire il discorso di prima sul letto. Sperando di
non venire interrotti ancora... -
- Vaffanculo Justin. - fu l'eloquente risposta di Brian, prima di sdraiarsi su
di lui.
Era tanto strano pensare che ora, dopo aver confessato tutto, bene o
male, Brian sentisse nuovi brividi di piacere mentre spogliava, toccava e
baciava Ethan?
Era tutto così confuso.
Piacevolmente confuso.
- Oh, Brian... - sospirò Ethan, reclinando la testa.
Ufficiale.
Amava il modo in cui Ethan gemeva il suo nome.
Amava...
Dio, come suonava patetico. Patetico e insolitamente sentito.
Da quant'era che non lo provava? Da quanto era che non sentiva il cuore battere
così forte, e non solo in mezzo alle cosce?
- Cazzo, Brian, di più! - gemette Ethan attirandolo a sé con le
ginocchia. Avrebbe voluto implorarlo, usare un tono diverso. Ma tutto quello
che sentiva era così fantastico che non poteva non trattenere quell'ottava più
alta nel suo tono di voce. Il viso rosso, e il viso a un soffio a quello di
Brian, mentre aveva le gambe allacciate ai suoi fianchi.
Il cervello di Brian era completamente diviso, lontanissimo dalla realtà
terrena, tranne per quello fastidiosa vocina che continuava a ripetere in
lontananza Dillo, diglielo, glielo dirai... Ma dillo, eh!
Sìsìsì,
glielo dico, glielo dico! si assicurò in risposta.
Ma prima si godette l'estasiante sensazione di piacere, di orgasmo, di vita che
esplodeva in un solo colpo, stordendoli entrambi.
Quando ripresero fiato, e finalmente Ethan fu sopra Brian, nascose il viso
nell'incavo del collo dell'uomo e borbottò a bassa voce.
- ... pensochetiamo.
-
- Cosa?! -
Ethan non fu sicuro che Brian lo stesse prendendo per il culo o meno.
Imbarazzante...
- Credo di amarti... - confessò in tono sempre più basso, come se cercasse di
nascondersi.
- Credi... O ne sei sicuro? - insistette l'altro.
- Ne sono sicuro, ok?! - sbuffò Ethan sollevandosi appena e guardando dall'alto
- Ti amo, brutto idiota! -
- Non è molto romantico il modo in cui me l'hai detto! -
- Com'è possibile che tu riesca a farmi innervosire sempre? -
sbottò Ethan alzando gli occhi al cielo.
Brian gli solleticò i fianchi ridendo, facendolo ricadere sul divano, evitando
di ammazzare entrambi.
- Quanto sei permaloso, Fiocco... -
- Non chiamarmi Fiocco. E nemmeno Ian. - gli mise un dito sulle
labbra, anticipandolo.
Si scambiarono un'occhiata e Brian non disse nulla, limitandosi a continuare a
sorridere.
- A me basta anche così. - sorrise di rimando Ethan, prima di baciarlo.
- Allora? - Justin era seduto sul divano e continuava a mantenere lo sguardo
fisso su Brian che non gli prestava granché attenzione, controllando lo schermo
- Vieni a New York con me? -
Brian non rispose, continuando a cliccare su un qualcosa di apparentemente così
interessante da catalizzare completamente la sua concentrazione.
- Brian! - esclamò lui alzando la voce.
- Ah, sì, scusa. Un attimo, eh... - digitò velocemente qualcosa sui tasti e poi
fece un'espressione soddisfatta - Non verrò a New York, Justin. - concluse alla
fine - Ma grazie per l’allettante proposta. -
- Balle. - replicò immediatamente - Tu verrai. -
- No. - ribadì Brian chiudendo il portatile - Non ho intenzione di farmi un
viaggio simile, per non essere certo di trovarlo, un lavoro migliore di questo.
-
- E' questa la scusa migliore che sei riuscito a trovare? - disse Justin con
sufficienza - Non credi di riuscire un lavoro migliore? -
- Veramente speravo bastasse per farti stare zitto. -
Justin alzò le sopracciglia in un'espressione di pura esasperazione.
- Brian, guardami negli occhi! - esclamò sbattendo una mano sulla piccola
scrivania. Lui obbedì docilmente - Te la fai con Ethan? -
- Io e Ethan viviamo insieme. E scopiamo. -
- E allora?! -
- E allora penso di voler continuare a vivere e scopare con lui. -
- Lo... - Justin si fermò. Gli faceva schifo e quasi paura pronunciare
quell'odiosa domanda - Ma allora lo ami? -
Brian non si pronunciò. Si limitò a muovere la testa un po' di qua o di là,
senza aprire bocca.
Justin ormai lo conosceva troppo bene per avere dei dubbi. Scosse la testa
emettendo un verso non propriamente riconosciuto, facendo qualche passo come se
dovesse scaricare la tensione.
- Io non ci credo! - sbottò incredulo - Ti piace davvero Ethan! -
- Guarda che non ha mica la peste... Anzi, è molto carino! -
- E' uno stronzo! Un bugiardo, un... Un... -
- E' come me. - glissò Brian secco - Ma ovviamente non in tutte le
sfaccettature. E questo mi piace. Mi piace avere qualcuno simile a me con cui
riesco a capirmi al volo e beh, potrei avere qualche debole per certe
espressioni imbronciate. -
- 'Fanculo,
sono tutte scuse! -
- No, non sono scuse. - replicò con flemma - Sì, Ethan è uno stronzo. Ma in
confronto a te, non è niente. -
- Cosa?! - Justin rimase a bocca aperta - Ti faccio notare che non sono stato
io a tradirlo, non sono stato io a prenderlo per il culo e giocare coi suoi
sentimenti... -
- Piantala con questa scenata, Justin. - sospirò lui appoggiandosi allo
schienale - Ti sei messo con lui solo per ripicca verso di me perché non ti
davo le attenzioni che volevi. -
- Ma mentre stavo con lui tu eri geloso, tentavi di farmi tornare con te! - gli
ricordò Justin - Tra noi c'è questo sentimento che non morirà mai, e tu non
puoi cancellarlo per... Vivere con uno come Ethan! -
- Uno come Ethan, è uno come me. - rispose Brian mellifluo - Prova a chiederlo
a Debbie.
E' stata lei la prima a dirlo. -
- Non ci credo! -
- Tu credi sempre e solo a quello che vuoi credere. -
- Questo non è ver...
- La serratura scattò e i due si voltarono.
- Oh. - Ethan guardò i due con un sorriso sorpreso - Mi sono dimenticato solo
una cosa, vi lascio concludere felicemente. -
Andò alla scrivania e prese una cartellina, avvicinandosi poi a Brian.
- Se quando torno sei ancora di buon umore e senza il solito sorriso odioso in
faccia, posso anche accompagnarti al Babylon, stasera. - Gli sistemò
il colletto della camicia e gli diede un bacio, con un'espressione fin troppo
trionfante - Ciao Justin, spero ci sarai anche tu stasera. - sorrise in tono
adorabilmente stronzo, uscendo poi.
Justin fu sconvolto, a bocca aperta, tornando a voltarsi lentamente verso
Brian.
- Tu... Tu con me non sei mai stato così! - gli rinfacciò.
- No, credo proprio di no. -
- Reputi Ethan... Migliore di me! -
- Sono felice che finalmente tu l'abbia notato. E' un paio di giorni che questo
discorso sta andando avanti e... Davvero Justin... - Brian si alzò, gli si
avvicinò posando una mano sulla sua spalla - Sarebbe meglio che ora tu te ne
andassi. -
- Mi mandi via per lui?! - Brian alzò gli occhi al cielo, sospirando.
- Justin, ma perché ti è così difficile capirlo? - gli domandò fissandolo negli
occhi - Io non ti amo più. Sono andato oltre, tu mi hai mollato e io ho
recepito il messaggio, ho lasciato andare il nostro rapporto, e forse è ora che
tu faccia lo stesso! Sei tu che hai voluto troncare, ok? Bene, sii coerente! -
- Bene. Basta. Ho capito, che per quanto io possa ripetertelo non capirai mai
che grande sbaglio stai facendo! Solo quando ferirà e prenderà in giro anche te
ti renderai conto che stai facendo una stronzata colossale! -
- Sei andato a scuola di recitazione? Era da un po' che non vedevo così tanta
patetica enfasi in uno squallido monologo. - replicò Brian scettico.
- Credi di non amarmi più? Bene. Credici finché non ti mancherò. Ma non venirmi
a cercare, perché non ti aspetto. E' chiaro?! -
- Sei tu quello che è tornato. - gli fece notare.
- VAFFANCULO, BRIAN! -
Quello fu il saluto finale di Justin, che uscì dall'appartamento molto
teatralmente, avendo anche la premura di sbattere forte la porta.
Brian scosse la testa ridendo, lasciandosi cadere sul divano sospirando.
- Basta ragazzini. -
O almeno, basta ragazzini biondi ed isterici.
Gli bastava quello moro e incazzoso.
Epilogo.
Il
Leopardi si deprime
La convivenza con Ethan continuò semplice e tranquilla. Molto più semplice di
come era iniziata.
Le litigate c'erano, le scopate pure (quelle dopo le litigate, poi, erano
particolarmente belle) e anche qualche strano momento di totale calma e relax,
dove stavano tranquillamente seduti sul divano a guardare un po’ di tv, con Wolfram
in mezzo a loro.
Ethan continuava a studiare. Milano era sempre la sua meta, ma poteva
tranquillamente accordarsi con Brian, per decidere come sistemare le cose.
Sembrava che la data per la partenza si prorogasse sempre di più, con una certa
soddisfazione da parte di entrambi.
Ethan comunque continuava a ricevere offerte di lavoro decisamente interessanti
da parte delle più grandi case stilistiche, e non solo americane. Niente
affatto male.
Scoprirono che Justin era ritornato a New York senza aver salutato nessuno di
loro, Debbie,
Ted, Emmett,
Mikey o Ben, nessuno di loro.
Cosa che fece dire a Ethan qualche cattiveria, prontamente bloccata all'arrivo
di chi non fosse Brian.
In sostanza, la vita continuava così, senza grandi scossoni, almeno per il
momento.
Era un venerdì sera quando Ethan se ne stava spiaggiato sul
divano a guardare un programma di musica classica con Wolf sdraiato
sull'addome, e Brian vagava in canottiera per l'appartamento con delle carte in
mano da sistemare.
Andò alla scrivania, ve le appoggiò ma non si sedette.
Tornò invece al divano, sporgendosi verso Ethan. Quando il ragazzo se ne
accorse, gli lanciò un'occhiata interrogativa.
- Hai bisogno? - gli domandò stranito.
- Sai Fiocco, devo dirti una cosa. -
- Non mi chiamare Fiocco! - sbottò per inerzia più che per orgoglio - Che cosa?
-
- Sai, io credo proprio che ti... -
Fine
Chiediamo
umilmente scusa per il ripostaggio dell’ultimo capitolo, ma ieri sera l’ho
cancellato per sbaglio (era tardi, pioveva, c’era buio, l’uomo nero alla porta,
giuro!D:), quindi scusate!u.u