Ashes to ashes, mouth to mouth di bitchyheartkiller (/viewuser.php?uid=11034)
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SPECIAL NEEDS (cap.2)
Mesi passano statici. Un amniotico,continuo flusso temporale. La
convivenza è diventata il loro modo per espiare la colpa.
Lancinante. Sempre presente. Si sussurrano frasi dolci nelle orecchie.
Sempre cercando di non far ricadere il dolore sull’altro.
Sempre in procinto di salvarsi. Ma mai del tutto. Forse un
po’ vogliono sentirsi male. L’angoscia ormai
l’ hanno inglobata. È un’amica
confortante con cui si possono relazionare.
Di notte si sentono risate forti. Giochi silenziosi sul divano. Mani
che sfiorano carne. Solletico incessante. Finché uno dei due
non decide di smettere. E allora lui la trascina sulla sua spalla. E
stanno così,a volte,per ore. Abbracciati. A guardare un film
o ascoltare musica. Tante,troppe volte in silenzio. A gioire soltanto
del reciproco contatto. Questa è la loro unica consolazione.
Appagante.
Gli altri li vedono poco. Per volontà propria. Per il fatto
che non li hanno mai considerati parte della loro vita. Erano amici di
Buffy –oddio,il suo nome- non loro. Certo,ogni tanto passano.
Ma lo fanno per il ricordo di sua sorella,non certo per lei. Obblighi
ridicoli. Insignificanti visite di convenienza. Falsità
servite su un piatto d’argento. Non che le importi. Ha altro
a cui pensare. A stare tra le sue braccia,per esempio.
Dormono insieme. Nel letto che una volta occupava sua madre. Vicinanza
che cura. Lo stesso bisogno. Infinito. Non c’è
niente di sconveniente. Lei è ancora pura come una rosa
bianca o un abito di seta dello stesso colore. Ma prima o poi
succederà. Oh,lo sa. Lo sente nell’aria. Lo vede
nei suoi occhi quando la guarda o nei propri davanti allo specchio.
Libero arbitrio. Che lei sfrutterà.
Fanno il bucato a turno. Ma qualche volta si ritrovano comunque nello
scantinato. Hanno attaccato un sacco da box al soffitto. Dicono che
serva per allenamento ma entrambi sanno che il suo scopo è
un altro:liberatorio. Saltuariamente hanno pianto mentre tiravano calci
e pugni. Viscerali.
Ora Dawn va a scuola. Non sempre,s’intende. Ci sono giorni
che non vuole. O meglio, non ci riesce. Non è un problema
per Spike. La lascia a casa. Gli tiene compagnia. E la compagnia non fa
mai male.
Due giorni a settimana lei ha lezioni serali. Recupero obbligatorio per
tutte le ore che ha perso. E lui è sempre lì ad
aspettarla. Per tornare a casa insieme. Per difenderla.
Le sue compagne indagano. Chiedono chi sia. Lei non si sbottona mai. Le
silura con un “è il mio mondo”. Ogni
volta rimangono pietrificate sul posto. Credono che sia il suo ragazzo
o qualcosa del genere. Qualcosa del genere sarebbe la definizione
più appropriata.
Un braccio attorno alle spalle,quello di lei allacciato alla sua vita.
Verso casa. Sempre passando per il cimitero,però. Per
salutarla. Seduti ai piedi della tomba. Per poi passare a quella di
Joyce. Spesso non dicono una parola. Ognuno pensa quello che vuole.
Spera e si autoconvince. Non serve parlare. Completamente inutile.
Lacrime retoriche.
Il venerdì e il sabato sera vanno a ballare al Bronze.
Vicini. Sensuali. Disperati. La gente li guarda incuriosita. Sconvolta.
Non riescono a capire che genere di rapporto li unisca. Nessun bacio a
svelare l’arcano. Nemmeno una volta.
Xander una notte li ha visti danzare al ritmo di “The
end” dei Doors. Sembrava che stessero facendo
l’amore. Ha preso Spike da una parte. Ma è bastato
che il vampiro lo guardasse un attimo per capire che non era aria e che
era meglio stare zitto. Ravvivandosi i capelli è uscito di
scena. Sconvolto,anche lui.
Ritorna dalla sua bambina danzante col sorriso strafottente. Innocua
finzione per il benessere d’entrambi.
Le ha insegnato a guidare. Una volta ogni sette giorni la fa andare al
volante della sua De Soto e l’indirizza verso la campagna.
Mentre sono in macchina accende l’autoradio a tutto volume.
Sex Pistols più che altro. Ma anche Nirvana,Ramones,Clash. E
poi rock psicadelico. Brezza d’anni ’60. Led
Zeppelin,Pink Floyd,Deep Purple. Viaggiano per la notte così.
Sempre nel loro mondo. Da soli. E i sentono vivi dopo molto tempo.
Ridono. E sono risate vere,finalmente. Verso la mezzanotte sono soliti
rientrare. Un piacere settimanale. Come i giornali di musica che compra
lei.
“Passami quella spatola verde,Spike!”.
Guarda in giro. Vede l’oggetto contundente sul tavolino
vicino al telefono.
“Passerotto,mi puoi spiegare che cazzo ci fa uno sbatti-uova
vicino alla maledetta cornetta? Sbatterti fino alla morte mentre parli
con quello sfigato del Carpentiere?” tono saccente,sempre.
Anche quando l’argomento è uno stupido arnese da
cucina o le rare telefonate con Xander e gli altri.
“Non sai quanti utilizzi può avere una spatola
sbatti-uova…”.
La frase rimane sospesa a mezz’aria. E quello che sembra solo
uno stupido scherzo si tramuta in qualcosa di più
pericoloso: un doppio senso. Sotto parole di miele condensato.
Perché le ha dette lei. E la sua bocca color fragola. Lui
arcua le sopracciglia. Indurisce la mascella. Così che i
suoi zigomi siano ancora più pronunciati. È il
suo viso da sgomento. Lei lo nota e cerca di rimediare.
Perché il sesso è un argomento da non affrontare.
Rimarrebbero incastrati negli ingranaggi. E sarebbero fottuti. In
tutti i sensi. E allora non ci sarebbero più sorelle di
cacciatrici morte da proteggere e vampiri-babysitter che preparano
colazioni.
“Oh,Big Bad,stavo solo scherzando. Togliti lo sguardo da
caccia e ritira le zanne. C’è una vergine qui..e
poi..”.
A lui si addolcisce il viso.
”E poi,Dolcezza,più dolce della tua quasi torta
fatta male?”
“Non è fatta male e poi tu non è che
hai dato un grande aiuto..è solo..”
“Un –solo- e un –cosa-?”
“Oh,maledizione! Non posso farci niente,ok?stavo solo
pensando che mi sarebbe piaciuto aver la mia prima volta con
te…non con qualche cazzo di Mr. Ormone dell’ultimo
anno! Capito? Soddisfatto?”
Si volta. Per non guardarlo in faccia. Per non vedere il rifiuto
dipinto sul suo viso. Non lo sopporterebbe. Non ne sarebbe in grado.
Sono sempre a un passo dalla meta. Carezze allusive. Baci agli angoli
della bocca. Abbracci notturni. Balli proibiti. E bagni insieme. Oddio,
il suo corpo. Conosce ogni centimetro di pelle bianca,ogni cicatrice.
Particolari di una vita precedente che l’affascinano. Che
l’attirano.
Deve sapere. Deve riuscire a decifrare il suo sguardo. Penetrare il suo
stupore.
Si gira con una lentezza vibrante. E in un attimo le ginocchia sono
gelatina. E le farfalle nello stomaco si stanno uccidendo.
Insistentemente. Pochi secondi e il mondo è rovesciato.
Polvere di stelle sotto teche di vetro scintillanti. E le piace. Le
piace moltissimo.
Quello che si erano ripromessi di non fare sta avvenendo davanti ai
loro occhi chiusi nell’intento di baciarsi. Lingue che si
cercano. Ballerine sul palco dell’ignoto. È
mangiarsi. Assecondare i loro istinti di sopravvivenza. Hanno bisogno
di questo. Di stimoli fisici. Di mutare il dolore in amore.
Si staccano dal loro bacio disperato. E non hanno capacità o
voglia di parlare. Tutto è già stato detto in
quei minuti di libido.
L’abbraccia. Le sta facendo quasi male. Ma tutto quello che
lei sente è il suo profumo e le mani attorno al suo corpo
fragile.
Col suo sapore ancora in bocca lo prende per un braccio e lo tira verso
le scale. Gli fa un cenno con gli occhi indicando il piano di sopra.
Lui scuote il capo,si allontana. Ha paura. Paura di ferirla. Di farle
male,ancora. Paura di loro due insieme. Perché sarebbe
purezza. E dovrebbe essere perfetto.
“Di cosa hai paura?”
“Io..non posso Briciola”
“Perché? Ascolta,lo voglio,ok? Sentirti,intendo.
Ho bisogno di sentire ancora,Spike…e non posso
più aspettare. È passato un anno,ormai. So che
anche tu lo desideri. Lo vedo nei tuoi occhi ogni volta che mi guardi.
E lo vedo anche nei miei. Lo penso veramente. Ti
voglio,Will!”
“Piccola,sono un vampiro,per Dio! Tu sei tutta purezza e
scintillio,io,un fottuto killer!”
“Ho perso i miei sogni infantili quando mia sorella
è saltata da quella torre,e tu hai perso la tua furia
omicida quando l’ hai conosciuta,se questo non è
troppo ridicolo. Non m’interessa ciò che sei.
Guarda me,sono solo una mistica bolla d’energia verde,sai? Il
mondo non è solo bianco e nero,c’è
anche il grigio…alcune perle sono grigie e tu sei una di
loro..e ti amo per questo”.
Secondi di silenzio leggero. Sente lacrime formarsi nei suoi occhi. E non se ne capacita.
Bloccato da questa rivelazione agognata da troppo tempo.
Bocca impastata tenta vacillante d’emettere suoni non troppo
smorzati.
“Ti amo anch’io,Dawn,e lo sai”.
Sussurri rassicuranti. Si dirigono verso la loro camera. Accendono
candele. Luce soffusa e calda. Pj Harvey canta dallo stereo melodie
lente con voce roca. Pillole d’amore soffocato. Tutto il
ritmo che a loro serve per staccare le pareti del mondo conosciuto a
morsi.
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