Five Methods - 4
Round 4
Per un intera settimana, Harry non prese in minima
considerazione l'idea di andare avanti con il piano di Ginny. Quel giorno,
tuttavia, la professoressa McGranitt tornò alla carica, ricordandogli che
mancava solo una settimana al test in cui avrebbe dovuto prendere un Oltre
Ogni Previsione. Harry prese in seria considerazione l'idea di studiare e di
prendere ripetizioni da Hermione. Era la via più semplice e la meno dolorosa,
pensò, mentre si strofinava la guancia attaccata dalla mano dell'amica.
“Io proverei ancora con i
miei metodi, Harry.” Gli disse Ginny, una sera che la Sala Comune era deserta.
“In caso
di fallimento, hai comunque del tempo per studiare.”
Harry sondò le parole della
giovane Weasley per un'intera notte. La mattina seguente se ne venne fuori con
la sua decisione.
“Ok, ci provo.”
E mentre rileggeva il metodo #3 più e più volte, Harry si
rese conto che tra i due, era sempre stata Hermione a dargli conforto o anche
solo incoraggiarlo. Egoisticamente parlando, lui aveva problemi forse un tantino
più pericolosi rispetto alla ragazza. Tuttavia, sia lei che Ron gli erano sempre
rimasti a fianco, rischiando quanto lui e forse anche di più. Erano due persone
che amava, due persone che potevano benissimo essere sfruttate da Voldermort per
il suo tornaconto.
Sì, non c'aveva mai pensato.
E forse, fu proprio in quell'occasione che Harry prese ad
osservare Hermione con più attenzione.
Si sorprese di non aver mai notato che Hermione era molto
spesso sola. Certo, parlava di frequente con le sorelle Patìl, con Ginny, ovvio,
con Luna e qualche altra Grifondoro, ma Harry dubitava che si confidasse
realmente con una di loro - forse, solo con Ginny. Sedeva in Biblioteca da sola,
passeggiava e andava a lezione da sola. Eppure, Hermione era una delle ragazze
più sociali che conosceva. Non si faceva scrupoli a parlare con le persone. Non
aveva quella sorta di timidezza che possedeva Ron e decisamente, non era
impacciata.
Sapeva mettere in riga i componenti dell'altro sesso, lui e
Ron erano l'esempio lampante. Rispondeva a tono a Malfoy. Insomma, Hermione
Granger non aveva motivo per dover essere sola.
Quando una mattina Harry scese a colazione, notò che Hermione
non era presente.
“Hermione
ha la febbre, Harry.” Lo informò Ginny, mentre addentava una fetta di crostata.
“Ha il
permesso della professoressa McGranitt per rimanere nel dormitorio.” Senza farsi
notare, la rossa ammiccò ad Harry ed il ragazzo sorrise. Ovvio cosa intendesse
dire. Poi, osservò la ragazza portarsi una mano alla bocca e muovere le labbra,
puntandolo con lo sguardo.
'In basso, in alto, una volta
a destra, due a sinistra'
Harry la guardò sorpreso, dopo
aver letto il labiale di Ginny. La puntò confuso, ma la ragazza tornò a
concentrarsi sulla sua colazione.
Oh, bella questa.
Harry pensò alle parole di Ginny
per tutta la prima ora, beccandosi così un compito supplementare da parte di
Piton e cinque punti in meno a Grifondoro per la sua distrazione. Nonostante
tutto, il mago si dimostrò impavido e non prestò attenzione fino alla fine della
lezione, quando si avvicinò a Ron, portandolo in disparte dal flusso di studenti
che usciva dall'aula.
“Hai
mica idea di cosa significhi In basso, in
alto, una volta a destra, due a sinistra?”
Ron lo guardò allibito. “Ha-Harry... fo-forse devi
fare un salto in Infermeria.”
“Perché?
Sai cosa vuol dire?” Domandò, curioso per la reazione dell'amico.
“No-no.
Ma... non è che soffrirai un po' di... frustrazione se-sessuale?”
Harry sgranò gli occhi e per
poco le lenti non gli caddero a terra. Neanche a dirlo, avvampò tanto ad
assomigliare ad un pomodoro maturo. Decise di lasciar perdere Ron e trovare
un'altra soluzione. Avrebbe chiesto direttamente a Ginny.
Harry non si sentiva di
esagerare nel dire che la sua sfortuna era colossale. Non trovò Ginny, da
nessuna parte, tanto che sembrò scomparsa del tutto. Provò perfino a chiedere a
Luna Lovegood, ma la breve conversazione con la ragazza lo aveva lasciato
stordito per i successivi dieci minuti e di Ginny neanche l'ombra.
Gli doleva ammetterlo, ma la sua
unica soluzione era solo una persona. Una detestabile persona.
“Che
vuoi Potty?” Domandò Draco Malfoy, voltandosi per guardarlo con aria di
sufficienza.
“Uh. Sai
dove è Ginny?”
“Dipende.”
Gli rispose il biondo. Harry lo fulminò con lo sguardo.
“Le devo
chiedere una cosa.”
“Cosa?”
“Gli
affari tuoi, no, eh, Malfoy?”
“Sputa
il rospo Potty.” Draco incrociò le braccia al petto.
“Stamattina mi ha detto una frase che non ho capito.”
Draco aggrottò la fronte.
“E speri che ci creda?”
“Non mi
interessa se ci credi o no, devo solo trovare Ginny.”
“E che
ti avrebbe detto di grazia?” Domandò Draco, imperterrito. Harry sbuffò. Gli
mancava Malfoy a ridergli in faccia per completare la giornata.
“In
basso, in alto, una volta a destra, due a sinistra.”
Draco sembrò assimilare la
frase, ma, con grande sorpresa di Harry, rimase serio.
“E' il
candelabro.” Disse, semplicemente.
“Ok,
grazie lo stesso. Ciao Malfoy.” Harry fece per andarsene.
“Aspetta,
idiota! In basso, in alto, una volta a destra, due a sinistra significa come
devi muovere il candelabro per entrare nel dormitorio femminile di Grifondoro.”
Harry spalancò bocca ed occhi.
“Ma-Malfoy non-non
voglio sapere perché lo sai!”
“Bravo,
immaginalo e basta.”
*
Effettivamente un candelabro c'era. E proprio di fianco alla
porta, in cima alle scale, che dava al dormitorio femminile. Harry rabbrividì.
Se qualcuno l'avesse scoperto, maschio o femmina che fosse, non avrebbe fatto in
tempo a dire Quidditch, che si sarebbe trovato faccia a faccia con il
naso appuntito della McGranitt. Harry rimase immobile per qualche secondo,
inalando quanta più aria possibile.
Ok. Forse non si rendeva pienamente conto della situazione.
Non si rendeva conto di 'sapere' qualcosa dall'inestimabile valore. Il metodo
per entrare nel dormitorio femminile. Merlino solo sapeva quanti suoi compagni
agognavano a conoscere ciò che conosceva lui e... bhé, Malfoy.
“Harry,
che stai facendo?”
Harry balzò mezzo metro da
terra, afferrandosi il petto con entrambe le mani. Ron, esattamente dietro di
lui, lo guardava stranito, mentre con gli occhi seguiva la serpentina delle
scale che dava al dormitorio femminile.
“Harry?”
“Ciao,
Ron, tutto bene?” Il moro tentò di mantenere un tono della voce credibile.
“Io sì,
piuttosto tu che com-”
“Ciao
Ginny!” Gridò improvvisamente Harry, notando la sorella di Ron entrare nella
Sala Comune. Sorpreso da quella fuoriuscita, il giovane Weasley sbuffò,
farfugliando qualcosa sulla pazzia che dilagava ad Hogwarts.
“Ciao,
Harry. Draco mi ha detto che ti ha parlato.” Ginny sorrise, con voce sicura.
Harry arrossì un poco e fece un cenno con il capo. Notando che il fratello si
era avvicinato a loro, la ragazza emise un colpo di tosse.
“Quando
si ha mal di testa e si vuol rimanere da soli l'ora di cena è la
migliore, vero Harry?”
Harry rimase per qualche secondo
imbambolato, poi, cogliendo la dritta della ragazza, annuì in modo vistoso.
“Oh, Merlino!” Sia
Ginny che il mago si voltarono a guardare Ron.
“Stanno
impazzendo tutti! Tutti!”
*
Anche agli occhi
dell'osservatore più attento, la Sala Comune di Grifondoro era completamente
vuota. Il fuoco emetteva piccole scintille dal camino, una partita di scacchi
magici era stata lasciata a metà su un tavolino, libri sparsi un po' ovunque,
piume ancora intite dell'inchiostro più nero. A qualche metro dalla porta, si
poteva sentire il rumore provocato dalle forti mandibole della Signora Grassa,
intenta nel suo pasto serale assieme alla Dama di due quadri più in là. Insomma,
non c'era veramente nessuno.
Sbagliato.
Bastava osservare le candele. Le
piccole fiamme, perfettamente immobili e tremule, andavano ondeggiando
selvaggiamente, per poi tornare nuovamente ferme. Questo perché Harry Potter,
avvolto con il suo Mantello dell'Invisibilità, passava incurante di fronte a
loro, sicuro di non poter mai essere visto. Una sicurezza che aveva ragione a
possedere.
Il Bambino Sopravvissuto - e
adesso Invisibile - era sgaiattolato dalla cena di quella sera, simulando una
splendida recita che Ginny aveva contribuito a rendere vera agli occhi del
fratello. Ron aveva insistito a portarlo in Infermeria - che credeva l'unico
luogo sicuro da qualsiasi forma di pazzia - ma Harry aveva gentilmente declinato
l'offerta dell'amico. Era corso fino alla Torre di Grifondoro, aveva buttato
all'aria tutto il baule che teneva in fondo al letto, estraendone il mantello di
suo padre, ed adesso era lì, all'inizio della 'fatidica' scalinata.
Harry si portò il palmo della
mano all'altezza del naso. Vi aveva scritto, per sicurezza, la tanto desiderata
combinazione. Onde evitare che, sul più bello, un blackout anomalo della sua
mente lo tradisse.
Salì su per le scale due gradini
alla volta.
Si guardò alle spalle e quando
realizzò che non vi era realmente nessuno, estrasse un braccio da sotto le
pieghe del mantello e afferrò il candelabro.
In
basso, in alto, una volta a destra, due a sinistra.
La porta emise un leggero crack e uno spiraglio di
luce, proveniente dal corridoio antistante, illuminò le sue scarpe da
ginnastica. Harry fece un respiro profondo, come se costretto ad andare in apnea
per molti secondi, e si chiuse la porta alle spalle.
Adesso era in territorio nemico, per alcuni, nel Giardino
dell'Eden, per altri.
Si guardò intorno, incerto se provare eccitazione o
delusione. Delusione perché il dormitorio femminile appariva identico a quello
maschile. I suoi amici non si rendevano conto del tempo che perdevano a
fantasticare su quel luogo.
Delle risatine sommesse, decisamente femminili, provennero da
oltre una porta. Harry si riscosse dai propri pensieri, deciso più che mai a
giungere al piano del sesto anno. Camminò lungo un primo corridoio e salì una
rampa di scale. Secondo anno. Altra rampa di scale. Terzo anno. L'aria iniziava
a mancare ai polmoni di Harry. Merlino, il loro dormitorio si estendeva
solamente su due piani. Quarta rampa di scale. Per sua fortuna, quarto e quinto
anno.
Toccato l'ultimo gradino che portava al piano del sesto anno,
Harry si accasciò all'angolo del corridoio, riprendendo fiato. Adesso, capiva
perché Hermione si stancava raramente nelle corse.
Un movimento improvviso lo fece maggiormente aderire alla
parete dietro di lui, mentre una Parvati Patìl vestita solo di un reggiseno e
con il sotto di un pagiama, gli sfrecciò davanti, quasi urtandolo. Harry si
aggiustò gli occhiali sul naso. Merlino!
Decise di rimanere immobile, tanto per sondare la situazione.
E fece bene, perché Lavender Brown, amica per eccellenza di Parvati, corse lungo
il corridoio, rischiando di travolgerlo. Harry arrossì violentemente notando che
la ragazza indossava unicamente un accappatoio.
Il Bambino Sopravvissuto - e adesso, possiamo dire in tutti i
sensi - scosse il capo, facendo mente locale. Doveva trovare la camera di
Hermione e non doveva farsi distrarre. No, no, no. Hermione. Harry pensa ad
Hermione. Decisamente, anche se invisibile, non poteva rischiare di entrare
in tutte le porte che si affacciavano su quel corridoio. Infine, ricordò che
Hermione spesso si lamentava delle risatine noiose di Parvati e Lavender fino a
tarda notte, tanto che la ragazza aveva desiderato molte volte di cambiare
stanza e non avere più la sua accanto a quella delle due ragazze.
Sentendosi a cavallo, Harry si guardò freneticamente attorno.
Puntata la porta di Parvati e Lavender, Harry si avvicinò in modo circospetto.
Il ragazzo, adesso completamente di fronte alla camera delle due maghe, guardò
prima a destra e poi a sinistra. Una delle due porte dava accesso alla camera di
Hermione. Già, ma quale? A un tratto, Harry invidiò la spavalderia di Seamus.
Certamente, lui non si sarebbe fatto grandi problemi ad entrare in tutte le
stanze.
A salvarlo da quella noiosa decisione, un urlo rauco di
Hermione fece cessare le risatine delle due ragazze. Sorridendo, Harry prese a
ruotare la maniglia della porta alla sua sinistra. Hermione era capace di tutto,
anche da malata.
Tuttavia, quando Harry chiuse la porta alle spalle, non notò
nessuno. Vi erano tre letti, disposti in fila, con le testate che davano alle
finestre. Uno di questi, quello probabilmente di Hermione, era sfatto; ma non
ospitava sotto alle coperte l'amica. Harry inarcò un sopracciglio. Decise di
togliersi il mantello, facendolo scivolare dalle spalle, ma tenendolo ben saldo
in una mano in caso le compagne di Hermione fossero rientrate.
Si prese qualche minuto ad osservare la stanza dove Hermione
trascorreva parte della sua giornata. Non ebbe difficoltà a riconoscere la
scrivania della ragazza, ricoperta da libri, pergamene di ogni genere, piume e
strani alambricchi, probabilmente ottenuti dalle lezioni di Piton. Guardandosi
attorno, Harry si avvicinò al piccolo tavolinetto e riconobbe all'istante il
libro che gli aveva regalato. Con stupore, notò che il segnalibro era posto ben
oltre la metà del libro. Hermione aveva una velocità di lettura terrificante.
Spostando lo sguardo, notò qualche macchia di inchiostro che incrostava il
legno, una bustina contenente biscotti per il suo gufo, una serie di boccettine
di china disposte in fila, secondo un ordine crescente di grandezza. Sì,
Hermione era di un ordine maniacale.
Quando Harry fu sul punto di chiamarla, il suo sguardo fu
catturato da una cornice, sommersa da una serie di fogli vari. Sorrise, notando
che nel piccolo rettangolo di metallo, lui, lei e Ron sorridevano allegramente,
con alle spalle la facciata della Tana. Si trattava dell'estate di un anno fa,
quando Molly Weasley l'aveva invitato per la quinta volta, assieme ad
Hermione, a trascorrere le vacanze con la famiglia Weasley.
Provando un po' di nostalgia, Harry depose la cornice,
solamente per rivelarne un' altra. Aggrottò la fronte, notando che era una foto
di lui assieme a lei, sempre alla Tana, con Grattastinchi che, seduto sulle
gambe della padrona, lo guardava torvo. Non fece in tempo a domandarsi perché,
che lo stridio di una porta lo fece voltare di scatto.
Ciò che avvenne dopo fu un caos totale.
A due metri da lui, in piedi, di fronte alla porta del bagno,
stava Hermione Granger. Niente da dire, se non fosse stato per l'asciugamano che,
da solo, ricopriva il corpo della maga. Harry sgranò gli occhi e lasciò
cadere la cornice sulla scrivania della ragazza.
“He-Hermione, ti-ti giuro che non è come sembra!”
La ragazza aprì la bocca per parlare, tentativo inutile,
perché non riuscì ad emettere suono, mentre le sue guance presero ad infiammarsi
di un rosso acceso. Intuendo l'arrivo di un urlo, Harry scattò in avanti e serrò
la bocca della maga con una mano. Hermione, d'istinto, si portò le mani al
petto, tentando di coprirsi e tenere ben saldo l'asciugamano attorno a lei.
Ben presto, l'imbarazzo lasciò il posto ad una rabbia cieca.
“Io...
Io ti UCCIDO Harry Potter! Fosse l'ultima cosa che faccio!” Hermione emise un
grido strozzato.
“Per
l'amor di Merlino, Herm, non urlare!”
“Harry
Potter, dammi UNA sola ragione per cui NON dovrei torcerti il collo!”
Harry arrossì, tentando di
guardare fisso il volto di Hermione. “Pe-perché
toglieresti tut-tutto il divertimento a Tu-Sai-Chi.”
“Tu-Sai-Chi
mi sarebbe grata!” Sbraitò Hermione. Notando che lo sguardo di Harry stava
scivolando, inevitabilmente, verso il basso, la ragazza si ritrasse.
“Esci
immediatamente!”
“Non
posso!”
Hermione aggrottò la fronte. “Come
non puoi? Harry questo è il dormitorio sbagliato! Non dovresti essere qui!”
“Lo-lo
so, ero venuto a vedere solo come stavi!” Esclamò Harry, un po' arrabbiato che
la ragazza non capisse le sue 'buone' intenzioni.
Hermione rimase in silenzio,
fissando il ragazzo. “Sto
abbastanza bene, Harry.”
“Vedo.”
Ammise il ragazzo, guadagnandosi un cipiglio di Hermione. “Cio-cioè, volevo
dire, so-sono felice che tu ti senta bene!”
Senza guardare il ragazzo,
Hermione si diresse verso i propri cassetti e quando Harry notò la biancheria
intima nel pugno della ragazza, avvampò di colpo.
“Harry,
voltati!” Gracchiò Hermione, anch'essa rossa in volto. Harry fece come gli era
stato comandato, cercando di riprendere il controllo della situazione. O almeno,
fingere di riprenderlo. Tuttavia, delle voci provenienti dal corridoio gelarono
entrambi.
Quando la porta fece per
aprirsi, Hermione, sempre con indosso il proprio asciugamano, si gettò di peso
sulla maniglia.
“Hermione?
Sei tu?” Domandò la voce di una ragazza, dalla parte opposta.
“Sì,
Elizabeth! Potresti aspettare un attimo fuori?”
“Hermione,
ti senti bene? Perchè dobbiamo aspettare fuori? Non capisco.”
Hermione bloccò la maniglia.
“So-sono nuda,”
Harry arrossì di nuovo. “E-e-e devo vestirmi!”
Da dietro la porta si
sollevarono delle risate. “Andiamo
Herm, siamo ragazze! E poi non sarebbe la prima volta.”
Hermione si voltò di scatto
verso Harry ed il ragazzo, notando di avere il Mantello sempre in una mano, se
lo fece scivolare nuovamente addosso. Hermione lasciò la presa e due ragazze
entrarono nella camera. “Davvero
Granger, a volte sei strana.” Le sorrise l'altra ragazza. Hermione le rivolse un
sorriso storto e percependo la presenza di Harry passare oltre a lei, bisbigliò
minacciosa. “Ne riparliamo stasera.”
*
Ginny sbattè più volte le
palpebre, scoppiando a ridere.
“Non è
divertente!” Le gridò contro Harry, rigando il foglietto della ragazza e
sospirando.
Metodo #3. Dimostrarsi accondiscendente e
saperle dare conforto. Ora, non so cosa abbia Hermione di che preoccuparsi, ma
indaga!
Harry
sospirò. “L'unico conforto sarà quello che dovrò dare a me stesso.”
Ginny tornò ad essere seria,
trattenendo qualche risata ribelle. “Scusami
Harry. Pensavo che dato che Hermione era malata le avrebbe fatto piacere un po'
di compagnia.”
“Non
ti preoccupare, Gin.”
“A
questo punto rimane il metodo #4.” Disse, pensierosa, la rossa.
Harry aggrottò la fronte. “Ma
ne vale veramente la pena?”
“Dipende da te. Hai notato niente in camera di Hermione?” Harry sollevò uno
sguardo interrogativo sulla ragazza e Ginny gli sorrise. Non era certo che la
ragazza intendesse la foto che ritraeva Hermione assieme a lui.
“Può
darsi.” Disse, riabbassando lo sguardo.
Ginny gli diede un buffetto al
naso, sorridendo. “Allora,
sono sicura che ne valga assolutamente la pena.”
Hermione entrò nella sala,
accompagnata da un uh-oh di Ginny. Quando la giovane Weasley fece per
andarsene, Harry la trattenne per una mano. “Grazie
Ginny. A te e a quello schizofrenico del tuo ragazzo. Ma non dirgli che te l'ho
detto.”
Ginny ridacchiò. “Croce
sul cuore.”
A/N: ringrazio ancora
tutti quanti voi per le recensioni! Mi hanno fatto un immenso piacere, davvero.
=)
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