Sangue di Fata

di Baby Moonlace
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Sangue di Fata

 

L’aria era viziata, la stanza buia. A Daphne mancava il fiato. Era una ladra di strada, i luoghi chiusi non facevano per lei.
Alzò gli occhi sulla finestrella, da cui filtrava la luce fioca della luna. Non poteva fuggire da lì. Era troppo piccola, neanche lei ci sarebbe passata attraverso. Circondò le ginocchia con le braccia, cullandosi appena. Si era fatta prendere come una pivella alle prime armi. Ma di una cosa era certa: appena fosse uscita di lì, il ragazzo che l’aveva fatta arrestare l’avrebbe pagata cara.
Un secondino corpulento aprì la porta della cella. La luce delle lampade a gas si riversò nella stanzetta. Daphne batté le palpebre, accecata.
La guardia la afferrò per un braccio, tirandola in piedi. “Fuori di qui, bambola”
Fu tentata dall’idea di sputargli nell’occhio. “Cosa?”
“Il tuo ragazzo ti ha pagato la cauzione”
“Il mio ragazzo?”
“Non sei molto sveglia, eh? Vattene. Sei libera.”
Daphne sbuffò, raccolse le gonne e uscì rapidamente dalla cella. Un ragazzo la attendeva nel corridoio, avvolto in un lungo cappotto nero. La luce fredda delle lampade gettava ombre scure sul suo viso pallido e affilato.
La ragazza trasalì. Era stato lui a farla arrestare.
Lui sorrise, serrandole i fianchi in un gesto di falso affetto, in una morsa che le strappò un gemito. Daphne alzò la mano per colpirlo, ma lui le afferrò il polso. Lo torse in modo da scoprire il suo marchio. “E’ una gardenia questa?”
“Perché t’importa?”
“Rispondimi e basta.”
“Sì. Contento?”
“Sì”, il ragazzo sorrise, prendendola a braccetto e guidandola fuori dal commissariato. L’aria umida della notte le sferzò il viso, portando con sé il familiare tanfo dei bassifondi. La luce bassa dei lampioni illuminava appena la strada sudicia, negli angoli bui si accalcavano ubriaconi, prostitute e delinquenti.
Blake condusse Daphne verso una carrozza scura, “Una presentazione è d’obbligo, Madame”
La ragazza sorrise. Aveva tutte le intenzioni di filarsela appena possibile. “Certo. Prima tu.”
“Chiamami Blake”
“E’ davvero il tuo nome?”
Lui la ignorò. “Il tuo nome, prego”
Considerò mentire, ma non sapeva quanto Blake avesse già scoperto sul suo conto. Era certa che sapesse più di quanto non volesse ammettere. “Sono Daphne”
Blake sorrise, la fece sedere accanto a sé. “Sono stato fortunato a trovarti. Devo informare la gilda di alcune cose.”
Daphne aggrottò la fronte. “La gilda?”
“Ne fai parte, no?”
Daphne scosse la testa, ridendo appena. “Io non faccio parte proprio di niente!”
“Vuoi dire che ti ho tirata fuori per nulla?”
“A proposito”, Daphne sorrise dolcemente, piegandosi verso di lui. I loro visi quasi si toccavano. Gli sputò in un occhio. “Ora siamo pari”
“Anche tu mi piaci, sai?”
“Vuoi che ti sputi addosso di nuovo?”
Blake rise. “Che caratterino”
Daphne arrossì, e incrociò le braccia sul petto. Blake si chinò verso di lei e le sciolse i capelli. “Ecco. Va molto meglio.”
Daphne gli affondò i denti nel palmo. “Giù quelle mani o te le stacco. Cosa vuoi da me?”
 “Sai del piccolo popolo?”
“Sono leggende per bambini. Non dirmi che ci credi.”
“So che tu puoi vederli. E anche seguirne le tracce.”
Daphne si allungo la mano per scostare la tendina della carrozza. Oltre il finestrino vide un colonnato, e le sagome scure degli alberi. Blake le afferrò il polso e richiuse la tendina.
La ragazza sorrise. Aveva visto abbastanza. Erano ad Hyde Park. Si voltò verso Blake. “Io non posso vederli. E tu dovresti andare in manicomio.”
“Quindi non puoi vedere questo?” Il ragazzo indicò il lume. Una creaturina alata e verde era rannicchiata sulla base. Al suono della voce del ragazzo voltò il capo verso di loro. Sorrise, mettendo in mostra una sfilza di zanne nere. Daphne rabbrividì.
Blake rise. “L’hai visto!” Esclamò.
“Cosa, no! Sei tu che immagini esserini verdi, non io!”
 “Non ho mai detto che era verde. Ti sei tradita, Daphne.”
La ragazza tacque, soppesando la questione. “Quindi li vedi anche tu?”
“No. Solo se loro me lo permettono. Devi essere un bambino scambiato, per poterli vedere. O un suo discendente.”
Daphne sospirò. “D’accordo. Mettiamo che ti credo. Cosa dovrei fare?”
“Un uomo sta tramando per eliminare la regina e tutti gli eredi al trono, e ha fatto un’alleanza con la sovrana della corte delle tenebre. Voglio smascherarlo, ma ho bisogno di prove. E tu me le procurerai.”
Daphne sorrise, inarcò le sopracciglia. “Sembra un piano perfetto. Una sola domanda. Dove le trovo, le prove?”
“Devi rubare un documento. Melinoe, lo ha firmato, lo troverai con facilità.”
“Melinoe?”
“La regina della corte delle tenebre”
Devo essere pazza,si disse Daphne. “E dove lo trovo il documento?”
“A casa dell’uomo. E io posso farti entrare.”
“Scordatelo”
“Allora ti riporto in carcere”, Blake sorrise, carezzandole il viso, “A meno che tu non ci ripensi, ovviamente”
“Levami le mani di dosso. Mi fai schifo. Sarò anche una ladra, ma almeno io non ricatto la gente.”
“Non parlarmi così, mi spezzerai il cuore”
“Tu non ce l’hai un cuore. Dimmi cosa devo fare.”


Innanzitutto vorrei dire a tutti quelli che sono arrivati fin qui che spero che la storia vi sia piaciuta e che continuerete a leggere anche gli altri capitoli.
Vorrei anche pregarvi di recensire, perché a scrivere ci vogliono giorni, a recensire soltanto qualche minuto, e le recensioni sono sempre molto apprezzate.
Se avete qualche critica da muovermi non esitate, so accettare le critiche, e le vedo come opportunità di miglioramento.
Questa storia è un racconto di fantasia, ogni riferimento a persone e situazioni realmente esistenti/esistite è puramente casuale. Trama e personaggi mi appartengono, e non gradisco i plagi, quindi per favore non prendeteli in prestito.
Questa storia si è classificata terza al Contest Scacco Matto! indetto da Fe85.  





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