Fulmini

di JKEdogawa
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Il vento soffiava scompigliandomi i capelli. Mi portava odore di pioggia proveniente da Ovest. Guardavo da quella parte assorta nei miei pensieri. Era mio padre. Si scagliava contro qualcosa a diversi chilometri dal mio punto d'osservazione. Forse era semplicemente il suo modo di dire " Ci sono", oppure non sapeva nemmeno che stavo guardando il suo spettacolo.
Lampi e fulmini illuminavano a giorno quella notte senza luna. Proiettavano una luce bianca sui palazzi che mi ricordavano flash di vecchie macchine fotografiche, di quelle a polvere da sparo. Quello spettacolo mi rinquorava. Mi sentivo protetta da una parte di me che forse non avrei mai conosciuto di persona.
Continuai a guardare quello spettacolo sperando che non finisse mai. Prima di ogni bagliore arrivava un rombo assordante e agghiacciante, per le persone normali. Per me era stimolante e mi dava carica da far esplodere al momento del fulmine. Sentivo energia calarmi dal celo ed evaporare per tornare ad esso. Come tutte le cose belle, come le rose che durano un giorno o poco più, anche quello spettacolo cessò con un rombo e un lampo più forti dei precedenti. Sperai che non fosse vero, che il grande Dio dei cieli Zeus si fosse arreso. Ma dopo mezz'ora di attesa le speranze erano ormai smarrite. tutta la mia energia era sparita e ogni mia voglia di vivere era tornata a dormire dentro di me.
<< O potente Zeus, donaci ancora uno dei tuoi spettacoli luminescenti!>> pensai con tutta me stessa con le mani giunte appoggiata alla finestra, il capo chinato verso il basso quasi a pentimento e gli occhi chiusi in uno sforzo inesistente.
Un rombo vicinissimo mi fece rialzare dalla mia posizione. Alzai lo sgardo. Il vento soffiava molto più forte da Est costringendomi a guardare dalla parte opposta. Ciò che vidi mi fece sorridere se non esultare. Una raffica di fulmini si schiantava al suolo mandando un bagliore anche più potente di una giornata di Agosto senza nuvole. Rimasi lì quasi in adorazione di quello spettacolo, forse mi addormentai sulla finestra. Cullata dall'unica persona così simile e così lontana da me.
Mio padre.





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