How
to Start a story
-
che sia d'amore, o un
racconto del passato -
Harry
se ne stava seduto ad osservare Ginny ed Hermione che provavano per
l’ennesima
volta il giusto modo per piegare i tovaglioli per il matrimonio di Bill
e
Fleur. Ovviamente sotto ordine della Signora Weasley, che aveva chiesto
poco
più di un’ora prima, a lui e a Ron, di sistemare
la stanza di quest’ultimo,
cosa talmente impossibile che avevano rinunciato dopo appena cinque
minuti,
approfittando del fatto che la madre era uscita a fare la spesa con
Kalie, una
giovane strega che aveva visto aggirarsi spesso per la Tana in quei
giorni; a
dir la verità gli sembrava di averla vista diverse volte di
sfuggita, durante
le ‘segrete’ riunioni dell’Ordine. Il
‘prescelto’ osservava la rossa con aria
assorta, mordendosi un labbro per l’ennesima volta al ricordo
dei momenti
felici passati insieme a lei e, a giudicare dall’espressione
imbambolata che
aveva Ron guardando Hermione, avrebbe scommesso che stava rimpiangendo
i
momenti infelici passati insieme a Lavanda. Un moto di tenerezza nei
confronti
della bionda amica di Calì lo fece rimpiangere del brutto
pensiero appena
fatto, ma era certo che Ron avrebbe dato qualsiasi cosa pur di tornare
indietro
nel tempo ed andare alla festa di Natale del Lumaclub insieme alla
ragazza di
fronte a lui.
“A breve la mamma sarà di ritorno, lo
sapete?” cominciò Ginny, lanciando un
breve sguardo a Ron e uno un po’ più intenso in
direzione di Harry “vi conviene
farvi trovare in camera di Ron, tanto è talmente disastrata
che non penserà che
non abbiate fatto niente, solo che siate ancora in alto mare”
scoppiò quindi in
una risatina, seguita da Hermione, cosa che finalmente destò
Ron dai suoi
pensieri.
“Che?” bene, anche lui era perfettamente sveglio.
“Tua madre… spesa… camera
disastrosa…” riassunse Hermione, con un sorrisetto
ironico ancora stampato sulle labbra.
“Non c’è problema… ci inventeremo
qualcosa” Ron
scrollò le spalle, come se
il quel momento la madre fosse l’ultimo dei suoi pensieri.
Per lo meno, ormai si era spezzato quel silenzio da parte dei due
ragazzi, cosa
che fece risollevare di molto l’umore di Hermione e Ginny che
si sentivano
decisamente osservate dai due, fin troppo muti per i loro gusti.
Passarono un
quarto d’ora tranquillo, nonostante Harry continuasse a
fissare il frammento di
specchio che gli aveva regalato il padrino. Sobbalzò infatti
quando, la voce
tranquilla della più piccola della famiglia Weasley
salutò la madre, con in
mano una delle buste della spesa e una sacca del pane.
“Bentornata signora Weasley!” si unì al
saluto anche Hermione, con un sorriso
tranquillo, mentre piegava il ventesimo fazzoletto di quel pomeriggio.
“Oh che bel lavoro che avete fatto ragazze mie! Harry, Ron,
avete messo a posto
le galline, nel pollaio?” fortuna volle che
l’avessero fatto proprio quella
mattina Fred e George.
“Certo mamma… abbiamo finito poco fa”
l’accontentò Ron, sorridendole
tranquillo.
“Oh per Merlino, Harry! Ma quello non è lo
specchio che ti ha regalato Sirius?”
subito dopo si tappò la bocca, facendo cadere la busta del
pane, senza neanche
accorgersene, guardandosi intorno dispiaciuta
“ops… io…” Harry
sentì una morsa
allo stomaco: perché stavano ancora tutti così
attenti a non nominare davanti a
lui il padrino? Anzi, sentirne parlare gli avrebbe fatto bene, ormai a
distanza
di un anno. Era un altro il nome che aveva paura a sentir nominare.
“Signora Weasley… non si preoccupi! È
passato più di un anno ormai io… sto
bene” abbozzò un sorriso, ma la donna sembrava
ancora tremendamente preoccupata.
“Eh? Oh… scusami Harry caro…
certo… io… beh” i figli, Hermione e il
nominato la
guardarono sorpresi “in realtà… non
è per te che evitiamo di nominarlo… Kalie!
Ecco dov’eri finita, cara! Su vieni dentro con quelle
buste” le sorrise, mentre
Harry la guardava sconcertato: non era per lui? “ma
è tutto a posto, giusto?
Non parliamone più!”
“Di cosa? Che succede qui dentro? Non li avrai ancora
riempiti di lavoro questi
poveri ragazzi?!” la donna
appena
chiamata entrò in casa, con un paio di buste tra le braccia,
spostando lo
sguardo sereno sui quattro ragazzi, verso i quali sorrideva,
soffermandosi
qualche istante di più sulla figura di Harry “come
state?”. Harry la osservò
per qualche istante: era una bella donna, doveva avere più o
meno l’età di Lupin,
capelli castano chiaro, praticamente biondi, e gli occhi di un caldo
color
ambra.
“Abbastanza bene… grazie” rispose
Hermione per tutti, con un sorriso semplice,
non sapeva bene come comportarsi con lei, visto che la Signora Weasley
era
intenzionata a tenerla lontana da loro almeno quanto cercava di tener
separati
loro tre.
“Sì… signora Weasley,
davvero… si può nominare ormai il nome
di…”
“Harry caro, non vuoi forse qualche dolcetto?” la
donna nominata agitò
improvvisamente le braccia, nervosa, tant’è che
portò i tre ragazzi a pensare
che in nome di Sirius fosse maledetto.
“Il nome di chi?” Kalie sbatté un paio
di volte le palpebre curiosa “abbiamo un
altro tabù? Vi prego ditemi di no, mi dimentico sempre i
nomi che non vanno
pronunciati! Chi è stato lasciato da chi?”
guardò torva Harry e Ron, convinta
che si trattasse di loro due, ma poi l’espressione si
riaprì in un sorriso
sincero.
“Lascia perdere cara… non si tratta di nessuno in
particolare di loro!” le
sorrise, trascinandola nella cucina “ti prego, pensa tu a
sistemare la spesa”
detto questo la fece sparire dietro la porta e si sedette vicino ad
Harry, con
un lungo sospiro. “ah… che fatica… voi
ragazzi non mi aiutate per niente!” i
quattro la guardarono stralunati.
“E’ ovvio! Se non ci spieghi niente, come facciamo
a sapere cosa dobbiamo o non
dobbiamo fare?” sbottò la rossa più
piccola, con l’espressione dura.
“Harry, so benissimo che per te Sirius è stato
importantissimo e tu sei una
delle persone che lui ha più amato nella sua
vita… ma non puoi pretendere di
essere stato l’unico! La vita del tuo padrino non si chiudeva
solo a tuo padre,
Remus e quel Minus! Cerca di capire” ma lui la
guardò stupefatta: aveva passato
dodici anni ad Azkaban, non poteva certo essersi portato un
Dissennatore
domestico. O sì?
“Intende dire che aveva altri amici?” chiese Harry,
mentre già sentiva
mugugnare dalle parti di Hermione: ne sapeva sempre una più
del diavolo lei.
“Oh Merlino… scusali Sirius”
sospirò la signora Weasley, alzandosi dal
divanetto e raggiungendo Kalie in cucina.
“Cosa
avrà voluto dire?” chiese Ron, in
direzione dell’amico. Al contrario, Hermione e Ginny si
scambiarono uno sguardo
eloquente, sospirando: gli uomini non capiranno mai.
“Pensateci, magari ci arrivate” disse Ginny, per
poi ridacchiare,
allontanandosi insieme ad Hermione verso la cucina: evidentemente
volevano
togliersi i dubbi che già avevano.
“Molly Weasley! Ho finalmente capito di cosa parlavate
prima!” esclamò acuta la
voce di Kalie, che attirò a se praticamente tutta la
famiglia Weasley e amici,
radunandoli in cucina: era raro che qualcuno si rivolgesse con tono
autoritario
alla donna. Infatti subito dopo, la castana arrossì fino
alle punte dei
capelli. “emh… scusami, è che ero
così sorpresa!”
“Non capisco di cosa tu stia parlando, cara” disse
cercando di dissimulare il
nervosismo, che in realtà le trapelava dalle mani agitate.
“E’ forse il nome di Sirius che non si
può rinunciare?” chiese, a tono un po’
più basso, ma ugualmente serio, in direzione delle due
non-coppie.
“Emh…” cominciò Harry,
indeciso su cosa risponderle “ecco….”
“E’ per te, Harry? Ti da fastidio sentirlo
nominare?” gli chiese in un sussurro
dolce, materno, che lo fece sentire come davanti alle domande curiose
di una
mamma.
“No ecco… a me non da fastidio,
perché?”
“Molly, ma” fece una piccola pausa “penso
di averlo superato dopo un anno.
Posso almeno sentire il suo nome” e forse le parole della
Signora Weasley
adesso cominciavano ad avere un senso: era Kalie a non dover sentire il
suo
nome. Perché però? Cosa c’era tra loro?
“Signorina Moran?” chiese piano Hermione.
“Dimmi” si voltò anche verso di lei,
sorridendole.
“Lei era… la fidanzata di Sirius?”
La domanda di Hermione spiazzò tutti, eccetto la Signora
Weasley e Ginny. Non
si sapeva bene il perché, ma l’idea che Sirius
fosse fidanzato non era mai
passata per la mente a nessuno. La giovane strega arrossì
leggermente, mentre
Fred e George già se la ridevano, non con cattiveria
ovviamente: lo credevano
davvero impossibile. Harry fissava Kalie, ammutolito, non aveva mai
pensato ad
una simile eventualità in effetti: da quanto? Si erano
conosciuti durante le
riunioni dell’Ordine? Se fosse stato vero, avrebbe avuto
tante domande da
fargli…
“Emh… che parola grossa… fidanzati! Ma
insomma, cosa vuol dire essere fidanza…”
aveva cominciato, interrotta poi dalla signora Weasley.
“Andiamo Kalie, non sei più ad Hogwarts! Che senso
ha nasconderlo?” le
sorrise, spronandola a parlare. Anche
Kalie fissava Harry, cosa che lo portò a pensare che Sirius
le avesse parlato
spesso di lui, naturale dopotutto.
“Beh, sì… siamo stati insieme. Tanti
anni…” aveva distolto lo sguardo da lui,
mentre lo diceva, ma alla fine era tornata a guardarlo, come se avesse
voluto
fargli capire qualcosa di importante, con le ultime due parole.
“Tanti anni? Dai tempi di Hogwarts?” stavolta fu
Ginny a parlare: neanche
quella opzione gli era venuta in mente! Conosceva anche i suoi genitori?
“Ma no no no… non da quei tempi noi allora ci
scannavamo… ci sopportavamo a
malapena e…” si beccò
un’occhiataccia dalla madre di Ron e Ginny e
arrossì
ancora più di prima “… si, dai tempi di
Hogwarts. Contenta, Molly?” tirò un
sospiro di sollievo.
“Sì, sono alquanto soddisfatta mia cara”
e ricominciò a sistemare la spesa nei
vari scompartimenti nella cucina. Mentre Hermione e Ginny riempivano
Kalie di
domande, Harry continuava a fissarla, mentre nella testa si affollavano
mille
pensieri, mille quesiti. Voleva sapere. Voleva sapere di più
e il più
possibile.
“Ehi ehi… ok, una domanda per volta, va
bene?” a quel punto spostò lo sguardo
su di lui “Harry, c’è qualcosa che
vorresti chiedermi anche tu? Te lo leggo in
faccia” ridacchiò.
“Come fa a saperlo?”
“Hai la stessa espressione che aveva Lily quando voleva
chiedermi o dirmi
qualcosa”
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Si erano seduti, e la cosa non dispiacque affatto ad Harry; gli
tremavano le
gambe sin da quando aveva pronunciato il nome della madre: voleva dire
che
conosceva anche lei? Grazie a lei si era avvicinata a Sirius? Fin
quanto
conosceva il padre? Molly posò con un movimento della
bacchetta le diverse
tazze da the, una di fronte ad ognuno di loro, sul tavolino contornato
da
divanetti e poltrone. Aveva deciso di sedersi sulla poltrona di lato a
quella
dove era seduta Kalie, e si distrasse solamente quando sentì
il profumo di
fiori di fianco a lui: Ginny si era seduta a terra, alle sue gambe,
come faceva
fino a qualche mese fa, ad Hogwarts. Fu difficile tornare con lo
sguardo sulla
donna, ma la signora Weasley lo ridestò dai suoi pensieri.
“Ginny, tu vai di là, su. Non credo che a Kalie
faccia piacere che tutti le
facciano domande”
“Mamma… non è possibile che tu cerchi
di tenermi fuori da tutti i discorsi” si
lamentò la rossa, non muovendosi di un solo millimetro dalla
sua posizione.
“Suvvia Molly, dopotutto solo lei ed Hermione
c’erano arrivate all’inizio. A me
non da fastidio, anzi credo che alcuni particolari possano interessare
più loro
due che Harry stesso” ridacchiò complice, mentre
la simpatia di Ginny nei confronti
di Kalie saliva esponenzialmente. Anche per Harry, Ron ed Hermione era
lo
stesso, si sentivano a loro agio.
“Grazie Signorina Moran!” annuì
soddisfatta Ginny, mentre la nominata scuoteva
la testa.
“Perfetto! Ma chiamatemi Kalie per favore. Chi vuole
cominciare con le domande”
“Hai la stessa età di Sirius, Lupin e dei signori
Potter?” chiese Hermione.
“Cosa ti piaceva di più di lui?” chiese
Ginny.
“Eri anche tu tra i Grifondoro?” aggiunse Ron. Lui
invece aveva una domanda ben
precisa.
“Che
rapporto avevi con i miei
genitori?” gli era uscita immediatamente dopo le domande
degli altri, arrossì
un poco: la domanda
era forse fuori dal
tema? Ma lei sorrise, comprensiva.
“Beh non andiamo proprio in ordine. Sì ho la
stessa loro età, ero anche io tra
i Grifondoro” spostò lo sguardo su Harry
“conoscevo tuo padre da quando eravamo
piccolissimi, e tua madre l’ho conosciuta il primo anno di
Hogwarts. Siamo
diventate grandi amiche” guardò Hermione e Ginny
di sfuggita “le migliori. Lei
e James… erano i miei migliori amici” sorrise ad
Harry, che continuava a
fissarla: lo sapeva! Se lo doveva aspettare. Ed ecco che milioni di
domande si
affollavano su di lui, voleva e doveva sapere. Sui genitori, su Sirius,
su
Remus. Anche di lei, perché ad ogni parola che diceva, il
suo affetto
aumentava.
“E la domanda di Ginny?” lo risvegliò la
voce di Ron, che fece arrossire non
poco la donna, ancora una volta.
“Come dicevo prima, io e lui ci scannavamo davvero. Ci
urlavamo contro, e ce ne
dicevamo di tutti i colori” fece una breve pausa
“con il senno di poi penso che
in realtà ci fossimo sempre piaciuti, ed era quello il
problema: ci faceva
paura. Mi piaceva il fatto che fosse sempre così sincero, mi
mandava ai pazzi
il fatto che fosse così strafottente. Ma era un amico
fedele” sorrise nel vuoto
“anche un ragazzo leale, non giocava mai sporco. Neanche
negli scherzi che
faceva a Severus” rise, mentre la mandibola di Harry si
contraeva al suono di
quel nome.
“Kalie” scacciò il pensiero
dell’uomo e si chinò in avanti, anche se si
accorse
chiaramente di sfiorare i capelli di Ginny con il braccio
“io… ho tante
domande. Vorrei sapere… davvero. Di più sui miei
genitori. Su Sirius” si morse
il labbro: si comportava esattamente come il suo ultimo anno ad
Hogwarts. Si
stava dimenticando della lotta con Voldemort, della ricerca degli
Horcrux. Non
poteva. La strega capì subito che si trovava in
difficoltà e allungò il braccio
per fargli una carezza sulla spalla.
“A quanto mi ha detto Molly” cominciò
“voi tre non tornerete ad Hogwarts,
giusto? State per intraprendere un viaggio…”
disegnò con le dita delle
virgolette nell’aria “segreto” Harry
annuì.
“Sì, ma non chiedermi anche tu di venire con noi!
Come ho già detto a molti
non…”
“No Harry… qui ho altre cose da fare, te
l’assicuro” gli sorrise, e lui si
sentì rincuorato del fatto di non dover mettere sotto
pressione nuovamente i
propri nervi “Ma secondo me… è meglio
se continuiamo questo discorso quando
tutto sarà finito. Quando tornerai a casa. Siamo
d’accordo?” No che non lo era.
Voleva sapere, lui non sapeva se sarebbe tornato vivo dalla battaglia
contro
Voldemort. Sapeva bene che non c’era certezza nel suo futuro.
“Va bene… solo una cosa, però”
“Dimmi pure”
“Tu sapevi che Sirius era innocente?” la
guardò in tralice, se erano tornati
insieme, lui aveva potuto accettarla nonostante il fatto che
l’avesse sempre
creduto un assassino?
“Sì, l’ho sempre saputo”
rimase a bocca aperta.
“Cosa?! Sapevi dello scambio del custode segreto?”
chiese Hermione, a bocca
aperta come tutti nella stanza “e non ha testimoniato a suo
favore?”
“Ovviamente… ma ero giovane ed innamorata,
credevano che mi avesse fatto il
lavaggio del cervello. Che volessi solamente che tornasse in
libertà. Non mi
hanno creduto” un sorriso amaro si dipinse sul volto di
Kalie, che fece venire
ad Harry una tremenda voglia di abbracciarla, nel tentativo di
consolarsi a
vicenda.
“Mi dispiace… tanto” aggiunse senza
muoversi, ma vide la stessa espressione di
disagio anche negli occhi degli altri tre. Riascoltò
mentalmente il discorso
con la donna, immaginandola al fianco dei suoi genitori, di Sirius.
Strinse i
pugni: aveva trovato un altro motivo per sopravvivere a Voldemort.
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Era passato così tanto tempo. Finalmente era libero da
quella che era, da
sempre, la sua maledizione. Da quando lui l’aveva scelto come
suo rivale, da
quando i suoi genitori erano morti. Ed ora era
semplicemente… libero. Libero da
colui che lo voleva morto più di chiunque altro, libero di
vivere una vita sua,
libero di amare chiunque lui desiderasse. E Harry sapeva bene chi
desiderava:
durante la battaglia, durante la ricerca, l’aveva delineata
nella sua mente più
e più volte: i suoi lunghi capelli rossi, la sua espressione
radiosa, il suo
profumo di fiori, le sue labbra morbide.
Ormai erano passate diverse settimane dalla battaglia e, molto
lentamente,
stavano riprendendo le loro vite di sempre. Non ce la faceva
più a vedere la
propria faccia sul giornale, ed era più che felice di stare
nella tranquillità
della Tana. Specie per il dolore lancinante che provava ogni volta che
ripensava alle persone che aveva perso durante lo scontro, se pensava
al viso
delle persone che amava distrutto dal dolore.
Nonostante l’euforia per la sconfitta di Voldemort aveva
aiutato molto a
risollevare il morale, non era ancora riuscito a parlare con Ginny.
Aveva
diverse priorità in quel momento, prima tra tutte
c’era la ragazza dai capelli
rossi che ora gli era seduta di fronte, a bere una tazza di the fresco;
dopo
venivano Ron ed Hermione che ancora, dopo il loro bacio, non si erano
svegliati
affatto, si guardavano imbarazzati ogni tanto e per il resto era come
sempre;
la terza ed ultima priorità riguardava Kalie: voleva sapere
di più, ora che
anche Remus si era unito ai genitori e a Sirius il desiderio era
cresciuto in
lui, esponenzialmente. Si morse l’interno del labbro
inferiore, andando anche
lui a versarsi in un bicchiere un po’ di the freddo.
“Harry?” la voce di Ginny lo fece trasalire per un
secondo.
“Sì?”
“Ti… va di fare una passeggiata?” le
guance si erano tinte di un leggero rosso:
evidentemente anche lei pensava che avessero aspettato abbastanza.
Così
uscirono, dopo un mormorio di assenso da parte di lui, e si
incamminarono nei
dintorni della casa. Gli dava una strana sensazione camminare al suo
fianco,
così in silenzio. Già non vedeva l’ora
di dirle… già. Cosa voleva dirle?
“Sai, erano diversi giorni che pensavo di
parlarti… non sapevo bene quando
farlo in effetti” le sorrise “dopotutto non
è stato un periodo esattamente
felice, sconfitta di Voldemort a parte. Quindi sono contento di poter
stare con
te” fece per avvicinare la mano a quella di Ginny ma si
bloccò.
“A dir la verità Harry, anche io ti aspettavo da
giorni” la sua espressione era
seria, si era fermata e ora lo fissava dritto negli occhi. Cavoli se
era bella.
“mi chiedevo quando ti saresti deciso a venire da me. Non
voglio che finiamo
come mio fratello ed Hermione” e scoppiò a ridere,
cosa che lo mise
definitivamente a suo agio. Quanto era meravigliosa. Lui
seguì la sua risata.
“Neanche io in realtà” Harry si
avvicinò e prese la mano della più piccola
della famiglia Weasley “voglio dirti molte cose Ginny. Prima
della sua
sconfitta, davanti a me… nel mio futuro… vedevo
solo Voldemort. Eppure, quando
contemplavo un possibile desiderio, quello che si delineava nella mia
mente era
un me stesso al tuo fianco” lui non arrossì, e lei
neanche, anche se sorrideva
radiosa “ora posso dirti tutto quello che non ho potuto in
questo tempo” prese
fiato “Ti amo, Ginny. Non riesco ad un futuro senza di te.
Ora lo so” Ginny lo
guardava dritto negli occhi, i suoi brillavano. E ancora una volta non
pianse.
Sapeva che ora l’avrebbe potuto avere per tutta la vita.
“Anche io ti amo, Harry” gli sorrise
“all’incirca da
un’eternità” si lasciò
andare in uno sbuffo divertito, che si trasformò in
un’espressione dolce nel
momento in cui lui la prese e l’avvicinò a
sé, in un abbraccio tanto
desiderato. Con la mano libera dalla stretta, Harry le
spostò una ciocca di
capelli dietro l’orecchio e le carezzò il viso.
Guardandola si sentì quasi a
disagio, gli sembrava di stare per dare il suo primo bacio.
Deglutì con
difficoltà e si lasciò andare in un sorriso un
po’ imbarazzato prima di posare le
sue labbra su quelle rosee della ragazza. Un bacio. E un altro. Un
altro
ancora. Finché non decisero di approfondirlo; e li un mondo
di emozioni nuove
lo avvolse: era libero. Poteva amarla, poteva baciarla, poteva ridere,
scherzare, ridere. Poteva vivere.
Non aveva più niente da temere, niente da combattere. Aveva
solo lei, e gli
bastava. Altroché se gli bastava.
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I giorni erano, finalmente, cominciati a scorrere felici. Per Harry non
era mai
stato facile stare a questo mondo, ed ora l’unica cosa che lo
teneva lontano
dalla felicità completa era vedere l’eterno
dilemma tra i suoi due migliori
amici. Il fatto che ancora il bacio non li avesse svegliati lo mandava
davvero
in bestia. La stessa cosa era per Hermione che, il giorno in cui lui e
Ginny
erano tornati insieme, si era rinchiusa nella stanza insieme
all’amica per
farsi raccontare tutto, mangiare schifezze e sfogarsi con lei.
“Non so che devo fare con tuo fratello, Ginny! Pensavo
che… le cose sarebbero
cambiate!” Hermione si morse un labbro per il troppo nervoso:
perché quel
ragazzo doveva rendere tutto così complicato.
“sono stata io a baciarlo!”
“E’ solo un po’ timido. Non
saprà di certo cosa pensare” fece spallucce Ginny
“io quasi quasi farei apparire una lettera di
Krum… ehi!” si illuminò
“facciamo
arrivare una finta lettera di Krum”
“Oh così sì che sarebbe davvero la
fine… meglio lasciar perdere”
Ginny sospirò guardando la sua migliore amica in
difficoltà: quant’era stupido
Ron!
Dal canto suo il rosso, stava passando le giornate intere a riflettere.
Sapeva
bene cosa provava per Hermione, cercava solamente il momento e il modo
giusto
per dirglielo. Un giorno poi, erano rimasti soli. Harry e Ginny avevano
deciso
di accompagnare la signora Weasley a fare la spesa, mentre il Signor
Weasley
era ancora al lavoro. L’imbarazzo e la tensione erano
palpabili nell’aria,
perché era davvero raro che loro due riuscissero a stare da
soli. Hermione tra
l’altro era anche molto nervosa, ogni volta lui cercava di
starle lontano
dopotutto. Ron se ne stava seduto sul divano a giocare con Leotordo
quando lei
entrò in sala per sedersi, subito dopo di fianco a lui.
“Oh. Ciao Hermione” ‘Ciao
Hermione’?! era tutto quello che sapeva dire. Lo
sguardo della ragazza si assottigliò, irritata.
“Oh, Ciao Ron!” lo scimmiottò lei,
continuando a fissarlo. Grattastinchi,
benedetto sia quel gatto, saltò sulle gambe di Ron e
afferrò, delicatamente, il
piccolo gufo con la bocca, per poi liberarlo lasciandosi seguire
nell’altra
stanza. Persino gli animali sono più svegli di Ronald Bilius
Weasley. Con
l’aria stupefatta, osservò i due animali
allontanarsi, prima di spostare lo
sguardo su Hermione. E fu come guardarla per la prima volta: era
lì, così
bella. Ecco perché aveva evitato lei per tutti quei giorni.
Voleva svicolare da
questo momento ben preciso.
“Beh” cominciò.
“Beh…” continuò lei,
scrollando le spalle.
“Come va?” e che cacchio. Parlare con quel testone
non era per niente facile.
“Sei uno stupido, Ronald!” e si alzò dal
divano, con le lacrime già che le
salivano agli occhi: lei non era come Ginny, non riusciva a
trattenersi. Non
quando si trattava di lui, almeno!
“Eh?! Ehi, Hermione! Che ti prende?” si
alzò anche lui, preoccupato, e la fermò
per un braccio. “sei pazza? Mi dai dello stupido e te ne
vai?” che nervi. Per
lei.
“Non capisci niente, stupido! Stupido, stupido” gli
diede un colpo sulla
spalla, anzi due. Anzi facciamo tre. “e stupido”
“Ma…?” era incredulo. Tonto
com’era non aveva ancora capito che, mentre lui
rifletteva sulla giusta strategia da attuare, lei era in attesa di una
qualsiasi sua mossa. Ma vedendola così debole e delicata,
così… poco Hermione,
non poté far altro che abbracciarla.
Dopo altri cinque o sei ‘stupido’, lei si
calmò e si abbandonò all’abbraccio
del ragazzo. Si detestava, non era da lei essere così
arrendevole, così debole.
E le capitava solo con lui. Da sempre. Da quando l’aveva
fatta piangere per le
prese in giro dopo la lezione di Incantesimi, a quando
l’aveva tenuta a
distanza durante il terzo anno, quando aveva avuto finalmente la grande
intuizione esordendo con un ‘Hermione! Tu sei una
ragazza!’, passando per il
suo ‘stare’ con Lavanda, fino a quando li aveva
abbandonati per colpa del
medaglione. Ed era stata sul punto di correre tra le sue braccia quando
era
tornato. L’aveva sempre amato, questo lo sapeva.
“Sei uno stupido, Ron” ma si strinse di
più a lui.
“Questo l’avevo intuito” rise lui, lei
non lo ammetterebbe neanche sotto
tortura, ma aveva sorriso. Cercò di allontanarsi un poco,
senza sciogliere
l’abbraccio, per guardarla in viso.
“Hermione” aveva sussurrato.
“Che c’è?” chiese brusca lei.
“Ti ho mai detto che” deglutì a fatica
“… che ti amo?” anche se
l’aveva
premeditato, non pensava che l’avrebbe fatto così.
Lei si morse le labbra, nel
tentativo si soffocare l’entusiasmo, ma spostò lo
sguardo su di lui.
“No questo ti era sfuggito” lo guardò di
sottecchi, ma cercava disperatamente
di non saltargli ancora una volta al collo e baciarlo.
“Beh” ricominciò lui “ti amo,
Hermione” non lo disse con scherno, ma con un
sorriso che fece crollare tutte le difese della ragazza “tu
hai niente da
dirmi?” si era chinato piano verso il suo viso, continuando a
tenerla tra le
braccia, con le mani sui fianchi. E le mani di lei sulle spalle.
“A parte che sei il più grande stupido del
mondo?” sorrise.
“Sì, a parte quello”
“Ti amo, Ro-“ ma lui l’aveva
già baciata. Gli erano bastate le prime due parole
e già era li, che sfiorava le sue labbra. E lei ricambiava,
altroché se
ricambiava. Si sentì finalmente in paradiso. Dopo essersi
rincorsi per tutti
quegli anni, dopo aver litigato mille volte, dopo aver nascosto ognuno
le
proprie gelosie, dopo aver fatto finta di niente, dopo essersi
allontanati e
poi ripresi, erano li. Se fossero stati i personaggi di un libro,
quello
sarebbe stato il momento più atteso dai lettori,
perché tutto era perfetto e…
magico. Ron non aveva mai capito cosa fosse veramente la magia,
evidentemente.
Lui l’aveva sempre posseduta. Ma ora, avendo lei tra le
braccia, tutto sembrava
giusto e fantastico, meraviglioso. Lei era meravigliosa, e
l’unica cosa che
davvero voleva avere con lui. Portò una mano alla guancia di
lei e con l’altro
braccio le circondò la vita, trascinandola in quel bacio,
ancora più nel
profondo.
Ma qualcosa li interruppe: la madre di Ron, con Harry e Ginny erano
rientrati
in casa. Perché se tra poco il moro avrebbe realizzato che
anche la seconda
priorità era realizzata, a breve avrebbe concluso anche
l’ultima. O almeno
cominciata perché si trattava di una storia lunga, ma non si
sarebbe perso
neanche una parola. Con l’apertura della porta, i due ragazzi
si staccarono ed
andarono ad accogliere il terzetto, magari con la bella notizia. Si
sorrisero,
finalmente felici, prima di scorgere che insieme ai tre,
c’era anche la donna
di mesi prima, la donna appena intravista durante la battaglia di
Hogwarts,
impegnata a soccorrere i feriti, o a combattere con un paio di
Mangiamorte. I
capelli erano più corti dell’ultima volta, il
volto più magro, ma gli occhi
color ambra, difficili da dimenticare, erano rimasti gli stessi. Kalie
Moran entrò
nella Tana con una grossa
borsa dall’aspetto pesante ed un sorriso rivolto a Ron ed
Hermione, pronta per
quelle che sarebbero state delle lunghe giornate di ricordi.
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A distanza di mesi, si erano seduti ancora una volta su quel divano,
sulle
poltrone, attorno a quel tavolino che la Signora Weasley aveva coperto
con
tazze da the e biscotti di ogni genere. Mentre con un colpo di
bacchetta le
riempiva tutte con del the, Kalie si sedeva sulla poltrona, in modo da
poter
tenere d’occhio i quattro durante il racconto, mentre Harry
si mise in uno dei
due divani ai lati del tavolo, continuando a fissarla.
Un sentimento nuovo lo avvolse intorno al cuore, era ansioso di sapere
di più.
Ancora una volta era pieno di domande da rivolgerle, di
curiosità che solo lei
ormai poteva colmare, eppure aveva paura: lei conosceva davvero bene la
madre e
il pensiero che la madre non fosse mai stata davvero innamorata di
James lo
fece rabbrividire. Ginny vide il suo disagio e gli prese delicatamente
la mano,
sedendosi di fianco a lui. Kalie, vedendoli, sorrise divertita ma anche
intenerita. Anche Ron ed Hermione nel frattempo si erano accomodati,
nell’altro
divano, uno di fianco all’altra.
“Anche tuo padre aveva un debole per le rosse” per
fortuna aveva tirato fuori
lei l’argomento, e anche se non aveva mai pensato a tale
collegamento, arrossì
intercettando lo sguardo di Ginny, per poi sorriderle.
“Oh, sì” abbozzò un sorriso.
“Finalmente è tornato, eh Ginny?” chiese
lei, con l’aria di chi già sapeva
tutto, che fece capire ad Harry che le due avevano avuto più
di un’occasione
per parlare. Kalie lanciò un’occhiata anche ad
Hermione, con le guance rosee ma
decisamente felice, e non ci fu bisogno di ulteriori spiegazioni, per
nessuno
all’interno di quella stanza. Harry si rilassò sul
divano, godendosi
quell’estrema sensazione di felicità, aveva Ginny
al suo fianco e i suoi due
migliori amici avevano la sua stessa espressione di contentezza.
Inoltre stava
per scoprire diverse cose, probabilmente più di quelle che
si sarebbe mai
aspettato.
“Kalie, io proporrei un bel racconto” disse Ron,
accomodandosi pesantemente
sullo schienale del divano, avvicinandosi apparentemente in modo
casuale ad
Hermione, con un braccio sullo schienale dietro di lei, carezzandole
delicatamente i capelli con le dita.
“Niente domande? Parlo solo io?” scoppiò
in una risatina, per poi cercare in
Harry una conferma. Lui annuì. “nel caso abbiate
domande, interrompetemi pure”
prese un biscotto dal tavolino, se lo mise in bocca, per poi aprire la
borsa e
tirar tre diversi album di foto.
“E’ dei vostri anni ad Hogwarts?” chiese
Ginny, sorridente e curiosa.
“Direi che una presentazione dei volti sia
d’obbligo. Dopotutto il racconto è
lungo, e ci sono diverse persone. Credo di avere la foto un
po’ di tutti, ero
io la fotografa ufficiale dopotutto” si lasciò
andare in un sorriso
malinconico, aprendo delicatamente il primo. “ci sono poche
foto dei primi tre
anni, sapete li non c’è molto da dire, eravamo
piccoli ed inesperti, inoltre
non avevo la mia macchinetta. Tra i tuoi genitori c’era
già molto attrito,
specie perché tua madre era legatissima a Severus, mentre
lui non lo
sopportava. Ma per lo meno litigavano solamente in quei momenti, nel
restante
del tempo, stavano lontani l’uno dall’altra il
più possibile. Al contrario”
fece un lungo sospiro “io e Sirius non facevamo altro che
battibeccare. Ce ne
dicevamo di tutti i colori, tant’è che spesso e
volentieri erano i tuoi
genitori a separarci” scoppiò in una risatina
“dopo una nostra litigata
particolarmente furiosa, tua madre si era accorta di quanto in
realtà James
fosse cambiato. Eppure già da allora anche noi eravamo
innamorati” scrollò le
spalle, per far finta che fosse una cosa da nulla. Eppure era tanto,
lui lo
leggeva nel suo sguardo.
“Questi sono loro?” chiese Ron, avvicinandosi un
poco.
“Esatto. Peter, il più piccolo, subito dopo James,
seguito da Sirius ed infine
Remus” guardare
le foto di James era
come guardare le foto della propria crescita, durante i suoi anni ad
Hogwarts. Sirius
aveva i capelli neri, lucidissimi, l’aria felice intravista
dagli occhi azzurri
nascosti dai ciuffi corvini. Anche Remus aveva l’aria
decisamente più sana,
nonostante la stanchezza per le sue trasformazioni: i capelli castani
formavano
un caschetto sulla sua testa, scoperta sulla fronte e gli occhi color
cioccolato esprimevano oltre che felicità, un velo
malinconico ma una grande
dolcezza. Peter, bassino e grassottello, aveva l’aria
eccitata come in quasi
tutte le foto.
“Oh queste siamo noi!” esclamò Kalie,
indicando tre ragazze in una foto,
intente a ridere e a fare boccacce, o a salutare verso la macchina
fotografica
“questa sono io al mio quarto anno”
indicò la ragazza al centro, biondo scuro,
gli stessi occhi color ambra e i capelli corti, le arrivavano a mala
pena sotto
l’orecchio, un po’ sbarazzini. “lei
è Mary Macdonald” indicò la ragazza
alla
sua destra, ed Harry provò un moto d’affetto nei
suoi confronti, lei così
paziente con Severus, nonostante le sue amicizie, lei preda continua di
Mulciber ed Avery. Aveva i capelli castano scuro, raccolti in due
trecce
carine, e gli occhi celesti, era la più bassa delle tre
“e lei ovviamente, è
Lily Evans” indicò quel viso familiare,
l’avrebbe riconosciuta tra mille con i
suoi capelli rosso scuri e… i suoi stessi occhi verdi. Un
sorriso nacque in
contemporanea sulle bocche di Harry e Kalie.
“Questa foto l’ho fatta di nascosto. Non erano
molto socievoli questi due, e
l’avevamo fatta per bruciarla per odio” ridacchia
“non l’abbiamo più fatto
perché era più divertente vedere Avery che
scivolava su un qualcosa di
indefinito” risa, malinconica al ricordo “te li
faccio vedere perché sono più
che importanti. Avery è questo che cade a terra. Jackson
Avery ” ridacchia
ancora, indicando un ragazzo dai lunghi capelli neri, magro e
l’espressione
corrucciata. “e questo…”
indicò con una certa riluttanza la figura di un
ragazzetto un po’ più grosso dell’altro
ma più che altro leggermente più
muscoloso, con i capelli castano chiaro a spazzola e gli occhi color
del
ghiaccio “è Richard Mulciber. Il tormento di Mary,
un ragazzo orribile” lo
sguardo si assottigliò al solo pensiero “immagino
sappiate che poi loro due
sono diventati dei fedeli Mangiamorte. Beh, Avery un po’ meno
fedele”
ridacchiò.
“Questi sono Lily e Severus” indicò i
due ragazzi, intenti a chiacchierare
sotto ad un albero nel cortile della scuola. Lui, con l’aria
particolarmente
trasandata, il naso lungo ed i capelli sporchi. Eppure era felice,
rideva anche
con lei. Salutava Kalie da dietro la foto: la sopportava. Sopportava
qualcun
altro oltre Lily evidentemente. E vide sua madre ancora una volta.
“Immagino che tu ci abbia fatto vedere proprio queste foto
per un motivo” disse
all’improvviso Hermione, appoggiata alla spalla di Ron, un
po’ rossa in viso.
“Sono le persone che menzionerò più
spesso, se proprio volete l’intero
racconto” sorrise lei, tranquilla.
“Sì, siamo sicuri” disse Harry e tutti
si accomodarono ai loro posti, lanciando
di sfuggita delle occhiate agli album.
“Come sapete i rapporti non erano facili tra i nostri gruppi,
nessuno dei tre
in effetti, e naturalmente ognuno di noi aveva anche altre amicizie
all’interno
della scuola. Eppure… tutto potrebbe essere ricollegato
all’inizio del nostro
quarto anno. Prima le giornate trascorrevano del tutto tranquille, io
che
approfittavo dei momenti in cui Lily stava con Severus per
chiacchierare con
James, Mary che se ne stava in compagnia di alcune amiche e gli
altri… beh
erano gli stessi. Il cambiamento precisamente avvenne in tuo padre,
Harry”
“Ah sì? Cosa successe?” chiese lui
curioso.
“Passati i mesi delle vacanze estive, tornammo a scuola ed
eravamo… cambiati,
ovviamente. Insomma, ad un certo punto della vita si cresce, si diventa
più
maturi anche di aspetto. Di mentalità qualcuno ci mette di
più rispetto ad
altri, anche” ridacchiò.
“Quindi? Cosa cambiò tutto?” chiese
Ginny.
“A James cominciò a piacere Lily”
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Salve a tutti!
Ok il primo capitolo non è esattamente
‘malandrinoso’, ma era solo per fare una
piccola introduzione e sistemare le cose tra i vari personaggi attuali
e fare
una breve descrizione di quelli che saranno nei prossimi capitoli. Tra
l’altro,
dal prossimo capitolo loro non appariranno più ovviamente,
se non nell’epilogo
finale in cui Kalie finisce di raccontare la storia. So che avevo
già
cominciato a scriverne una su questi anni, ma dovete sapere che ho
deciso di
cambiarla in merito alle svolte post settimo libro, infatti ci saranno
diversi
spoiler. Cercherò il più possibile di seguire il
filo lasciato dalla Rowling,
ma ovviamente non sarà facile, perché molte cose
le inventerò, o partiranno
dagli spunti che ho letto. Specialmente una cosuccia che per ora non vi
posso
dire *ç*
Buona lettura, spero che apprezzerete la mia storia! Kisses
*-._Kalie_.-*
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