Carlotta era allegra e simpatica.
Carlotta era solare e spensierata.
Carlotta non era mai a disagio
perché era amica di tutti.
Carlotta amava sé stessa
ed il mondo intorno a sé.
Carlotta non ha mai pianto,
perché mai ce n’è stato motivo.
Ma adesso Carlotta non è
più così.
Il suo cuore è marchiato
da un dolore profondo che non ha
fine.
Un dolore che può essere
provocato solo e soltanto da un
amore non ricambiato.
Nell’esatto momento in cui
ha lasciato perdere i suoi
sentimenti decretando un fallimento a grandi linee, è
entrata in uno di quei
dolori che ti logorano da dentro, uno di quelli che entra feroce nel
tuo cuore
spalancandone i portoni e chiudendosi dentro a chiave.
Ma quello che Carlotta si chiede
continuamente da quel
momento è: “Si può uscire perdenti da
una guerra mai iniziata? Esiste un
plotone di attacco che è caduto in battaglia? E un esercito
che a testa bassa
ritorna in patria?”
Forse il problema è che
ripete fin troppe volte a sé stessa,
fino a convincersene del tutto, che tutto quello che aveva creato
intorno a sé,
tutto quello splendore caratterizzato da nuvole rosa, cupidi volanti e
gente
felice ed innamorata facevano soltanto parte del suo enorme impero di
illusioni.
Ma il problema è che
quando qualcuno si accorge di aver
sperato nel nulla, tende a continuare per quella strada in cerca di un
appiglio, qualcosa che gli gridi “Hey, tutto questo
è reale!”
E anche per Carlotta è
così.
Perfino adesso, aggrappata ad uno
scoglio di Mergellina,
scruta il mare ascoltando lo scrosciare delle onde ed il vento sulla
pelle.
Ha le ginocchia strette al petto in
una tipica posizione da
difesa, e con la mano poggiata sulla superficie irregolare dello
scoglio, ne
tasta la realtà.
Le certezze sono quelle cose che ti
permettono di difenderti
dal resto del mondo ma quando sei da sola o con la persona che ami,
sono
proprio quelle a cadere a brandelli e riempirti la testa di dubbi ed
incertezze.
E Carlotta ne ha abbastanza di tutte
queste domande.
Afferra la tracolla e scende dagli
scogli, accendendo il
cellulare.
La scritta che compare sullo schermo
la fa sorridere
amaramente.
“7 Luglio 2000. Io, Erica
Rossi, ho preso Carlotta Fimiani
come mia legittima sposa, per amarla e onorarla finché morte
non ci separi”
Erica glie lo scriveva
sempre come frase della schermata iniziale
di qualunque cellulare Carlotta comprasse.
Avevano 5 anni allora e gli anelli
che si scambiarono
andarono perduti in chissà quale posto.
Li cercarono a lungo, ma poi
constatarono che non servivano
loro degli anelli per dimostrare quanto si volevano bene, lo sapevano
dal
profondo del cuore e questo bastava loro.
Avevano cinque anni, ed erano
inseparabili.
Ad 11 anni di distanza le cose
sembrano non essere cambiate
per nulla. A parte il fatto che Carlotta ha deciso di abbandonare il
campo di
battaglia cercando di reprimere i propri sentimenti
che, inevitabilmente, l’hanno portata ad
allontanarsi dall’amica.
Erica dal canto suo,
nell’ultimo periodo non ci aveva
nemmeno fatto tanto caso, troppo presa dai suoi impegni
“segreti”.
Mentre posa il cellulare nella tasca
dà una veloce occhiata
alla data odierna.
7 Luglio 2011.
Da quel giorno del 2000, ogni 7
Luglio le due amiche si
riunivano in casa – dell’una o dell’altra
era indifferente – per passare ogni
singolo minuto di quelle 24 ore insieme.
Come fossero davvero sposate.
E oggi che Carlotta ha fatto di tutto
per non organizzarsi
con l’amica, oggi che non ha mandato all’altra il
messaggio di Auguri che
sempre le mandava, Erica non si è fatta viva.
“Che giornata
triste” pensa Carlotta, ed una smorfia di
amarezza non può che prendere possesso del suo viso.
<< Scusa, sai che
giorno è oggi? >>
Carlotta non si gira neppure.
<< E’ il 7
Luglio. >>
<< Credi
sarà una bella giornata? >>
Seppur sorpresa, Carlotta non si cura
ancora di girarsi, investita
com’è da una profonda tristezza.
<< Ci sono tutti i
presupposti. Il sole è alto nel cielo
e questo leggero venticello appanna il calore del sole, che non brucia,
ma
accarezza la pelle. Per te può essere più che
un’ottima giornata, per me è la
peggiore di tutta la mia vita.>>
Mentre aumenta il passo per
allontanarsi dalle domande
strane di quella persona, un richiamo caldo la blocca di colpo.
La sua interlocutrice addolcisce il
tono:
<< Cal…
>>
Lo strano nomignolo affibbiatole
dall’amica molto tempo
prima, le rimbomba nella testa.
Si gira di colpo, con un groppo in
gola che la logora e le
fa sussurrare solo:
<<
Erica…>>
<< Conosco bene la data
di oggi perché la aspetto con
ansia da mesi. Ma tu credi di saperlo davvero che giorno sia oggi?
>>
Carlotta abbassa lo sguardo.
Colpita.
Erica continua, con un tono
più duro.
<< Mi dispiace davvero
tanto che ultimamente hai
deciso di allontanarti da me, ma più che altro mi dispiace
che tu hai pensato
per interi giorni che io non me ne fossi accorta. Mi ritieni
così
stupida?>>
<>
<< Non tentare di
fermarmi! – le ringhia l’amica – Sto
cercando di parlare con le palle come tu non hai mai saputo fare. So
che ti sei
innamorata di me, ma se credi che questo possa dividerci, stai certa
che non
hai capito nulla.>>
Carlotta tace, con gli occhi sgranati.
<< Non potevo non
accorgermene proprio io, io che vivo
a contatto con te ventiquattro ore su ventiquattro, andiamo!
All’inizio devo
ammettere che ho avuto paura, un simile sentimento è
difficile da vivere tra
due donne, ma poi ho capito che per come viviamo in simbiosi noi due,
è
inevitabile innamorarsi l’una dell’altra. E quindi
sono qui di fronte a te a
fare il lavoro sporco che, al contrario, avresti dovuto fare
tu.>>
Erica si ferma un momento per
riprendere fiato, e chiude gli
occhi cercando di racimolare un po’ di coraggio.
<< Io ti amo, Carlotta
Fimiani. Ed oggi è il nostro
undicesimo anniversario.>>
Carlotta non osa muovere un passo,
né proferire parola.
L’amica la guarda
accigliata.
<< Bhè, non
hai nulla da dire?>>
Carlotta scuote la testa come se si
stesse risvegliando da
un sogno.
<< Sei forse
un’illusione?>>
‘Le
certezze sono
quelle cose che ti permetto nodi difenderti dal resto del mondo, ma
quando sei
da sola o con la persona che ami, sono proprio quelle a cadere a
brandelli e
riempirti la testa di dubbi ed incertezze.’
Erica scoppia in una fragorosa risata.
Qualche minuto dopo si avvicina al
viso della compagna e le
sussurra:
<< Sono più
reale dell’aria che respiri. >>
‘Carlotta
non ha mai
pianto, perché mai ce n’è stato
motivo.’
Carlotta cerca di sciogliere quel
groppo che da minuti le resta
incollato alle pareti della gola, ma il risultato è che
scoppia in un tremendo
pianto.
Erica l’abbraccia, e
cullata da quelle forti braccia che ben
conosce, Carlotta si calma.
Mentre camminano per le strade
affollate di Napoli mano
nella mano, perse ognuna in chissà quale pensiero, Carlotta
riesce finalmente a
dare voce al sentimento che per giorni le aveva fatto credere di essere
un’illusa
e l’aveva tenuta in balia di un dolore immotivato.
<< Ric, ti amo anche
io. >>
Erica sorride.
<< Lo so, ma aspettavo
che me lo dicessi per darti il
tuo regalo. >>
Aperto lo scatolino che
l’amica le aveva accuratamente
preparato, c’è mancato poco che non scoppiasse a
piangere di nuovo.
Mette l’anello con dentro
inciso ‘Cal’ al dito di Erica, e l’amica
fa lo stesso con l’anello con dentro inciso
‘Ric’.
<< Dove li hai trovati?
>>
Le chiede Carlotta, abbracciandola.
Erano gli anelli che
undici anni prima avevano perso e cercato a lungo.
<<
E’ un
segreto! Piuttosto, preoccupati di un’altra
cosa.>>
<< Cosa?
>>
<< Ora è per
sempre. >>
Carlotta spinge la compagna in un
vicolo appartato, e all’ombra
di un balcone, la bacia.
<< Per sempre.
>>
Carlotta quel giorno si rese conto di
essere stata una
stupida.
E non durante il periodo in cui
viveva sospesa tra nuvole
rosa e cupidi volanti.
Ma quando aveva deciso che le sue
erano state soltanto
illusioni.
Capì che l’amore
tra lei ed Erica era così sottile che non
avrebbe mai dovuto obbligare l’amata ad una confessione
simile, era già tutto
così evidente!
E si rese conto che non si
può essere sempre solari e
allegre, bisogna anche saper piangere ed essere antipatiche.
Ma questo lei non aveva mai avuto
occasione di impararlo
prima di allora, semplicemente perché, prima di Erica, non
aveva mai amato.
Non si può perdere una
guerra mai iniziata, nessun
plotone di attacco può cadere all’ombra
di una battaglia mai cominciata e nessun esercito può
tornare nel proprio
impero di illusioni.
Quel che può accadere
è che, qualche volta, quelle che noi
riteniamo illusioni, siano semplici e banali realtà.
Carlotta amava aggrapparsi al muro
del “Sono un illuso” perché
non aveva le palle di affrontare i suoi sentimenti.
La sua unica fortuna è che
c’è stato qualcun altro a dare
inizio alla sua battaglia e a decretare un vincitore che, per due
persone dello
stesso partito, non può esistere o non può non
coincidere.
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