Lilium in locis
Ginevra camminava da sola nelle strade buie del suo paesino di
provincia. Quando alzava gli occhi, si ricordava di quanto
fosse noiosa la sua vita: le case tutte uguali che la osservavano
dall'altro, gli alberi grigi e morti ai lati delle vie, il noioso
tratto di strada nero asfalto che doveva percorrere tutti i giorni per
tornare a casa. Aveva sempre sognato di andare lontano, abbandonando il
suo piccolo paesino, ma aveva come l'impressione che i suoi piedi
fossero incollati al pavimento ogni volta che ci pensava. Era costratta
a rimanere in un posto in cui non desiderava stare, come un giglio nel
deserto. Ripensò a tutta la sua vita: nulla di speciale,
nessuna grande gioia, nessuna tristezza. Si fermò per due
minuti, immobile su un marciapiede con nulla di particolare,
indistinguibile da tutti gli altri. Nel suo cervello scattò
qualcosa, qualcosa che non era mai accaduto. Le buste della spesa le
caddero dalle mani, producendo un frastuono che non avrebbe mai sentito
in quella specie di ghetto futuristico. Si girò nella
direzione opposta e iniziò a correre con gli occhi chiusi.
Correva molto più veloce di quanto potesse fare una ragazza
della sua età: scappava. La borsa la intralciava: la
lasciò cadere mentre andava avanti, senza sosta.
Lanciò via la sua felpa a righe verdi e grige che si
impigliò nei rami di un albero morto. Rallentò un
secondo per liberarsi anche delle sue scarpe gialle, lasciandole nel
bel mezzo del marciapiede come una macchia di inchiostro caduta
lì per caso. Due lacrime calde le rigarono il
volto, il vento le fece perdere il fermaglio che le manteneva i capelli
in uno chignon, liberando la sua folta chioma di capelli amaranto che
le coprivano la schina, scendendo arruffati e irregolari. Vide il
binari del treno e lì attraverso senza curarsene, e mentre
li oltrepassava il suo corpo, i pochi vestiti che le rimanevano
addosso, i piedi scalzi, la fota chioma amaranto e le sue lacrime
lasciarono spazio ad una cascata di gigli, che cominciarono a volare
ovunque, librandosi tra i raggi di sole che squarciarono le nuvole.
Ginevra era finalmente felice.
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