kiki chan
In
your eyes, I
trust.
“È
solo per te che ho visto il mondo e tu lo sai...
Volando
con te, fra cose che io non ho visto mai.
E
nel tuo sorriso ho visto splendere una grande stella... gente
così
non nasce dal nulla.”
~
“Aladdin e il re dei ladri”
Nei
suoi occhi Jasmine aveva visto ben più di uno straccione
–
come volgarmente veniva definito –, la prima cosa che la
colpì
riguardo Aladdin fu l'immensa profondità delle sue iridi.
Quasi
le parve di affogare, la prima volta.
Jasmine
pensò che la vita sapeva essere proprio ingiusta, specie coi
meritevoli: donava perle di raro splendore a coloro meno fortunati e
sperperava bontà agli egoisti.
Tristemente
vero.
La
giovane principessa del regno di Agrabah, però, era
destinata a
cambiare il corso degli eventi – insieme ad Aladdin,
ovviamente, il
primo che le aveva aperto
gli occhi
–,
avrebbe provveduto a metter
fine a quelle ingiustizie.
Quando
aveva accettato Aladdin come suo sposo, Jasmine capì di
esser
veramente cambiata da pochi anni a quella parte: se si guardava
indietro vedeva una prigioniera – chiusa entro le mura di un
castello incantato ma pur sempre barricata nel suo mondo –,
una
ragazzina superficiale che aveva sviluppato ben poche doti rispetto a
quelle che spettavano ad una futura regnante.
Aladdin
le aveva mostrato il mondo, glielo aveva offerto su un piatto
d'argento: lei non aveva fatto altro che afferrare la sua mano,
stringerla forte e lasciarsi andare... su,
su, tra
soffici batuffoli e pezzi di
cielo.
Era
quella la felicità, a suo modo di vedere le cose, alla fine:
poter
avere tutto, in cambio di tutto; era così che Aladdin
l'aveva
conquistata e, allo stesso modo, si era fatto perdonare infinite
volte.
Quando
la sua mente realizzò ciò che era accaduto solo
poche ore prima, si
trovò temporaneamente destabilizzata: ricordava la
cerimonia, il
grande buffet, i saluti e gli auguri di tutti gli invitati, le
avversità che avevano dovuto superare prima di arrivare a
quel
fatidico
“sì”,
il bacio che suggellava l'eterna promessa e... la loro storia, in
poche parole, fra
le dita.
«
Aladdin! »
Esclamò
entusiasta, lasciando cadere la spazzola e voltandosi in sua
direzione; ora, al chiaro di luna, Jasmine riusciva a trovarlo
persino più affascinante... quasi che, sotto una luce
diversa,
vedesse suo marito – incredibile averlo ammesso per la prima
volta,
non senza un leggero sussulto nel cuore – da una prospettiva
diversa.
Forse
era l'agitazione:
sì, molto probabilmente si stava lasciando condizionare da
essa.
«
Jasmine, non aver paura. »
E,
ancor più incredibile, era come ogni emozione che provasse
non
sfuggisse affatto ad Aladdin: in qualche modo, le sue sensazioni
filtravano attraverso i suoi occhi, negar l'evidenza le riusciva
impossibile e non poteva fare nient'altro se non consentirgli di
scavare dentro se stessa.
Afferrò
la sua mano, come quella prima volta che gli
protese un pezzo
del suo cuore; fu una mossa assai curiosa, in verità,
sembrava quasi
che stesse salendo le scale mobili della felicità.
Un
tappeto magico, grossomodo, la stava trasportando senza alcuna
difficoltà verso un'ignota destinazione.
Poter
affondare tra le braccia di Aladdin, senza alcun pudore, sfiorare i
suoi lineamenti e, poi, giù fino alle scapole ed ai muscoli:
facile,
sì, come liberare la folta chioma e fare a meno del diadema
e degli
ornamenti.
Nulla
li tratteneva, nessun inconveniente, nessun genio dispettoso o
pennuto impiccione: nessuno, tranne loro. Sembrava
tutto così
magicamente perfetto che quasi stentavano a credere alla stessa
quiete.
In
quel momento capirono quale fosse il mistero delle notti d'Oriente:
le ore che precedevano il giorno erano magiche,
l'atmosfera
stessa era incantevole ed entrava nel cuore delle persone in maniera
del tutto singolare.
L'atmosfera
li aveva completamente travolti, rendendoli due persone del tutto
diverse: la differenza tra “io”
e “tu”, a quel
punto, non sussisteva più; c'era un “noi”,
nei loro
occhi, che valeva più di ogni altra cosa.
Anche
cercarsi – con le mani e persino con il
cuore – non
sembrava un'impresa così ardua.
Alla
fine bastava lasciar scivolare innocentemente un capo e tutto
prendeva improvvisamente forma: le dita di Aladdin erano come cubetti
di ghiaccio sulla pelle di Jasmine, per quanto si concedessero ben
più di un semplice tocco, sapevano essere un brivido freddo
ma
assolutamente irripetibile, ancora desiderabile.
Aladdin
la lasciò cadere sul materasso, ad avvolgerle il corpo solo
alcuni
strati di seta: per un momento impressionò nella mente il
fulgente
splendore della sua sposa, solo per un istante ebbe la sensazione di
non averla davvero presa in moglie qualche ora prima, poteva essere
solo un sogno.
Ma
quella sensazione sparì ben presto, quando la mano di
Jasmine si
appoggiò al suo petto ed una smorfia di sdegno le
segnò il volto: «
Ho paura. »
Due
parole semplici, alcuni le considererebbero banali, eppure
così
importanti. Già, importanti se si considerava il soggetto:
la
principessa Jasmine, l'irriverente donna della quale si era
perdutamente innamorato, gli stava confessando le sue paure e tremava
al sol contatto con le sue mani.
«
Guardami negli occhi, allora. Ti fidi di me? »
Jasmine
sussultò, Aladdin sapeva benissimo quale potere avessero
alcune
frasi su di lei. D'un tratto ricordò il loro primo incontro
e quante
avventure avessero trascorso da allora, prima di promettersi eterno
amore.
Respirò
profondamente, il suo cuore non era mai stato così leggero.
«
Nei tuoi occhi, io mi fido. »
E
lo baciò, quasi fosse stata la prima volta.
Lo
baciò, lasciando che lui la travolgesse e protraesse quel
contatto
più a lungo: le mani di Aladdin, ora, erano armoniosamente
avvolte
ai suoi fianchi, il desiderio di poterla accarezzare più in
basso
cresceva ogni istante di più. E Jasmine, a quel punto,
sentì che
avrebbe dovuto concedergli l'onere di amarla completamente, da allora
in avanti sarebbero stati un tutt'uno.
«
Ora, non aver paura. »
Jasmine
annuì tacitamente, poi strinse le dita – con
maggior forza
possibile – alle lenzuola; non pensava di certo che fosse
possibile
sentire un tale piacere crescerle dentro, così forte da
farla
sussultare e, spesso, gemere. Ma, mai come in quel momento, si
sentì
tanto legata ad Aladdin.
Assoluto,
indescrivibile, inoppugnabile piacere, che arrivava
a
sfiorarla sin nelle cavità della sua anima.
Ed
un leggero – leggerissimo –
attimo di respiro, prima di
incatenare nuovamente le sue mani con quelle dell'amato...
lasciarsi andare, ancora, con più consapevolezza e
allo stesso
tempo con maggior foga. Poiché non si poteva spiegare
razionalmente
quanto fosse meraviglioso quel momento e, allo stesso modo, quanto
fossero perfette in natura due anime come quelle di Aladdin e
Jasmine, unite sino alla fine dei loro giorni.
Jasmine
lo avrebbe capito solo l'indomani, all'alba di un nuovo giorno
–
trafitta da un raggio di sole, avrebbe aperto gli occhi –
quando
avrebbe trovato accanto a sé la figura di Aladdin, che con
un
braccio le cingeva un fianco.
Lei
gli avrebbe sorriso dopodiché gli avrebbe sussurrato,
dolcemente: «
Il mondo è nostro, ora. »
E
nei suoi occhi lo avrebbe sempre ritrovato, ogni qual volta avesse
avuto la sensazione di perderlo.
~
Note: non
posso credere di aver scritto una lime
Aladdin/Jasmine, davvero.
Non
sono abituata a vederli in queste vesti, ecco perché
è stato
difficile scrivere questa storia °_°. Alla fine,
però, ce l'ho
fatta: per leggere questa storia dovreste aver visto “Aladdin
e il
re dei ladri” (terzo ed ultimo film della trilogia),
assolutamente
spettacolare a mio parere.
La
mia fan fiction si svolge dopo il matrimonio tra i due, infatti: ho
narrato la notte d'amore tra Aladdin e Jasmine, mi sono soffermata in
modo particolare sui pensieri di Jasmine – poiché
è uno di quei
personaggi in cui mi rivedo tantissimo, tratteggiare il suo
carattere è un piacere specie se così
“irriverente” *_* .
Inoltre,
ho fatto alcuni riferimenti al primo film della trilogia: ad esempio
il “Ti fidi di me?”
è chiaramente un rimando alla famosa battuta di Aladdin...
e, in
ultimo, anche la risposta finale di Jasmine: “Il
mondo è
nostro, ora.”
(in riferimento
alla canzone del primo film, la colonna portante di questa trilogia
in fondo: “Il mondo è
mio”).
Detto
questo, mi congedo <3.
Ohibò,
spero che vi sia piaciuta almeno un po'... see you soon
-
probabilmente ritornerò con una raccolta di frasi o di
momenti...
mah, staremo a vedere l'ispirazione che ne pensa XD.
Kiki.
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