Non sono una poetessa.

di sgnap
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Io, bambina chiara e inconsapevole,
emergo da fotografie a due soli colori.
Come sembra obsoleto tutto ciò
e così poco tempo è trascorso!
Mi tentavo di afferrare le volute di fumo
a mani nude: volevo imprigionarle
nel buio dei miei sogni.
Mai riuscii a coronare l'illusione da famiglia Addams
e nonostante ciò, ancora cercavo
fino alle lacrime.
Ora, lasciata ormai indietro l'età incosciente,
mi dico con sguardo che sa:
lascia andare il fumo, bambina, lascia andare il fuoco
che più lo desideri
più esso ti scotta le puerili manine.
 
 
 
 
 
Due settimane all'incirca
(che bel suono arcaico, incirca incirca incirca)
e già scordo i loro nomi
le loro voci
i loro occhi.
Quanto vorrei essere stata al livello
dei miei compagni di classe.
Più basso o più alto
ho sempre avuto la sensazione di essere su un piano diverso.
Forse è ora di trovarmi uno psicologo.
 
 
 
Ascolto.
Spalle girate al mondo,
ma non voglio che il mio idolo lo spaventi.
Il mio emisfero destro vola
sui respiri e sugli urli
di John e Yoko
trascinando il razionale.
La parte più vera e volgare
sbuffa: -Cazzo, ora vado lì
(posto irrangiungibile,
inaccessibile,
fantasticabile)
e me li limono tutti e due.-
 
(Perchè poi ti viene questa voglia enorme di ficcare spiritualmente la lingua in gola a persone morte da trent'anni.
Brutto periodo, l'adolescenza.)




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