Ora piace anche a te
l’estate?
Yayoi si
affacciò alla finestra aperta.
Un alito di vento caldo le accarezzò il viso e i
capelli, strappandole un sorriso soddisfatto.
Lei adorava l’estate…
Riteneva infatti che fosse la stagione ideale, in cui una
ragazza potesse trovare tutto quello che desiderava.
Lunghe giornate quasi interminabili, gonne leggere da
indossare, lo stridio cantilenante delle cicale, che le facilitava
paradossalmente il sonno e tanto tempo libero per visitare posti
romantici con il proprio fidanzato.
Al pensiero di Jun, istintivamente si voltò a
guardarlo.
Il ragazzo, gomiti poggiati alla scrivania, stava sfogliano
un libro voluminoso dal quale prendeva numerosi appunti, trascrivendoli
su un quaderno.
Il colorito pallido sul suo volto le strappò un
sospiro silenzioso e il sorriso si spense, sconsolato.
Jun Misugi infatti detestava l’estate, al pari di
quanto lei l’adorava.
E per un sacco di buoni motivi, che la ragazza non poteva di
certo ignorare.
Motivi che l’avevano portata a rinunciare
tacitamente a passare qualche giornata in spiaggia o in piscina, per
prendere un po’ di sole e fare il bagno.
Yayoi fissava il viso concentrato del ragazzo che amava
mentre i bei lineamenti si contraevano, rilassandosi poi di nuovo,
quando la penna tornava a scivolare sicura sul foglio.
Quella era la loro ultima estate da liceali ma Jun sembrava
intenzionato a passarne buona parte sui libri.
In realtà non sapeva se tanto zelo fosse fine a
se stesso o se quella dello studio era solo un’eccellente
scusa per sottrarsi come ogni anno, dal recarsi in luoghi in cui era
un’esigenza scoprirsi.
Non le era mai pesato fare delle rinunce per amor suo
però, perché capiva perfettamente come Jun
potesse sentirsi, solo all’idea di doversi spogliare in
pubblico, esponendo così la sua debolezza allo sguardo
indiscreto di chiunque.
La cicatrice sul suo petto non sarebbe mai potuta passere
inosservata, proprio perché posta a marchiare il corpo di un
ragazzo tanto giovane.
Yayoi sapeva benissimo poi che Jun detestava l’estate,
perché non si sentiva libero di viverla come gli altri, non
essendo padrone di sbottonare nemmeno una camicia, un paio di asole
sotto al collo, senza provare disagio.
Sapeva anche che il suo ragazzo avrebbe voluto portarla al
mare, in piscina e ovunque fosse voluta andare ma non essendone in
grado, non ancora almeno, non faceva che sentirsi in colpa oltre che un
debole.
Quando Jun alzò il viso e incrociò il
suo sguardo, Yayoi gli sorrise dolcemente.
“Ti va un hakuto jelly*?” chiese, mentre
il ragazzo ricambiava il sorriso.
“Oh grazie! Con questo caldo è proprio
quello che ci vuole!”
Yayoi non se lo fece ripetere due volte e senza aggiungere
altro, corse al piano di sotto.
Dopo aver aperto il frigorifero rovistò alla
ricerca di contenitori a forma di pesca e quando li trovò,
li aprì velocemente, leccandosi le labbra.
Appena la pellicola di plastica liberò
l’odore fruttato della gelatina, Yayoi inspirò
soddisfatta quel profumo prelibato, ricordando di aggiungere anche il
dolcetto nel suo elenco di preferenze accordate all’estate.
Una volta sistemati gli hakuto jelly su un vassoio di
vimini, tornò poi al piano di sopra, osservando il tremolio
gelatinoso nei piattini mentre saliva le scale.
Quando fece rientro nella sua camera però, Jun
non era più alla scrivania ma se ne stava in piedi al centro
della stanza, davanti allo specchio che lei usava per vedersi a figura
intera.
Ignaro della sua presenza, Jun stava sbottonando
completamente la camicia, mettendo così in bella vista il
segno verticale sul suo petto.
Yayoi si morse le labbra in un’espressione
sofferente quando lo vide sfiorare la cicatrice con la punta della dita
mentre con sguardo gelido, contemplava il solco posto sopra al suo
cuore.
Jun era il ragazzo più forte che lei avesse mai
conosciuto, ma questa sua forza celava una grande fragilità,
anche se lui cercava costantemente di mascherarla.
Era un mondo delicato fatto di attenzioni e scrupoli, quello
che lei condivideva con Jun, nonostante le rassicurazioni dei medici.
In mondo in cui Yayoi avrebbe sempre cercato di proteggerlo,
fin dove era in grado.
Condividere la sua malattia l’aveva fatta
indubbiamente crescere alla svelta, ma non tanto da impedirle di temere
per lui fino a farsi di condizionare, per paura di essere proprio lei
causa di qualche complicazione o di un malore.
Quando avevano fatto l’amore per la prima volta,
Yayoi aveva comunque provato un senso di colpa, almeno in una parte
recondita delle sua mente, come se avesse messo la vita di Jun in
pericolo, in modo irresponsabile e sciocco.
Il suo sguardo si posò istintivamente sulla
cicatrice sul petto del ragazzo, riflessa nello specchio,
finché non incrociò quello di Jun, che la
osservava sorpreso ma senza accennare minimamente a coprirsi.
Misugi infatti poteva evitare come la peste gli sguardi
altrui, ma non si era mai preoccupato di nascondersi con lei.
Yayoi lo vide voltarsi e avvicinarsi per prenderle il
vassoio dalle mani e poggiarlo sulla scrivania, dopo averle regalato un
sorriso di nuovo sereno.
“Ma dove li hai trovati?” le chiese Jun,
affondando di nuovo il cucchiaino nella gelatina.
“In centro!”
“Oh se sono così quelli di
città, immagina gli hakuto di Okoyama!”
esclamò soddisfatto il ragazzo, alzando gli occhi al cielo e
sorridendo.
Yayoi rimase a fissarlo immobile, trattenendo il cucchiaino
tra le labbra.
Nella sua mente affiorarono immagini d’incantevoli
spiagge a sud del Giappone, con dei romantici tramonti da osservare in
riva al mare…
Tutte cose che lei non avrebbe mai visto.
“Già...” mormorò,
abbassando lo sguardo per nascondere la delusione.
Decise però di lasciar perdere come sempre,
quando Jun sfiorò la sua mano.
Forse il suo cambio d’umore non gli era sfuggito e
Yayoi non voleva essere fonte di preoccupazione per lui.
Tornò così a guardarlo negli occhi,
cercando d’ignorare quel velo calato nei suoi.
Jun la conosceva infatti troppo bene, per non capire cosa le
passasse per la mente.
Così gli sorrise allegra, pensando che
l’importante era trascorrere anche quell’estate
insieme, anche se rinchiusi tra quelle quattro mura.
Yayoi camminava spedita verso la villa dei Misugi.
Sandali ai piedi, gonna corta e cappello a tesa larga sulla
testa, per ripararsi dal sole.
Jun l’aveva chiamata quella mattina per invitarla
a raggiungerlo, senza spiegarle altro ma l’aveva fatto con un
tono così allegro, che alla ragazza era completamente
passato di mente di chiedergli il perché di
quell’appuntamento.
Non che sentisse l’esigenza un pretesto per
incontrare il suo ragazzo ma Yayoi amava tenere le situazioni sotto
controllo.
Giunta all’imponente cancellata della villa,
suonò al citofono palesando così la sua presenza.
Il personale di servizio la fece subito accomodare,
invitandola poi a recarsi nel cortile posteriore, posto vicino al
boschetto di aceri, come da richiesta del più giovane
padrone di casa.
Yayoi attraversò così un paio di
corridoi prima di giungere alla veranda che dava su quella parte di
giardino più intima e privata, che era a uso esclusivo di Jun.
Una volta sul prato, il sole la costrinse a chiudere gli
occhi, improvvisamente accecati dal riverbero ma quando
riuscì a riaprirli, la ragazza notò subito una
macchia blu in lontananza.
Dopo aver messo a fuoco, stringendo le palpebre e calcando
la tesa del cappello sulla fronte, si rese finalmente conto di cosa si
trattasse e allora scoppiò a ridere allegra.
Senza pensarci due volte, si mise subito a correre verso la
piscina gonfiabile, lasciando che una folata di vento le portasse via
il cappello quando era a metà strada.
Uno spruzzo d’acqua la colpì in pieno
volto non appena raggiunse la struttura blu, strappandole un strilletto
divertito.
Jun emerse allora dall’acqua, inclinando la testa
all’indietro e dopo aver incrociato le braccia sul bordo, ci
appoggiò il mento, sorridendole felice.
Yayoi arrossì come se avesse ancora una cotta
mentre osservava il viso del ragazzo, incorniciato dai capelli bagnati.
La leggera abbronzatura che stava allontanando il candore
dalla sua pelle rendeva i suoi lineamenti più marcati e
maturi.
Jun era come sempre semplicemente bellissimo.
“Sorpresa! Oggi non si studia, ok?”
esclamò il ragazzo, distraendola dai suoi pensieri.
Yayoi annuì senza smettere di sorridere.
“Dai, vatti a cambiare e raggiungimi! Si sta
così bene qui!”
“E come faccio? Non mi hai detto di portare il
costume!” obbiettò la giovane, poggiando le mani
sui fianchi e inclinando la testa con aria scoraggiata.
“Non potevo rovinare l’effetto sorpresa!
Ti ho comprato un costume nuovo, è nel sacchetto dietro di
te, sulla sedia a sdraio.”
Yayoi si voltò verso il pacchetto a strisce rosa
e nere, dall’inconfondibile logo nel mezzo.
Elettrizzata, lo aprì e ne estrasse un due pezzi
colorato, che sembrava proprio della sua misura.
“Vado a cambiarmi!” annunciò,
regalando al ragazzo un sorriso malizioso prima di correre di corsa
verso la veranda e infilarsi in casa.
Una volta chiusa in bagno si cambiò
così velocemente che in pochi minuti fu di nuovo in giardino.
Con passo lento questa volta, si avvicinò alla
piscina sentendosi addosso lo sguardo di Jun, che sembrava non essersi
spostato di un millimetro nel frattempo.
Yayoi si fermò solo davanti alla scaletta, per
legare i lunghi capelli color mogano in una coda scomposta, lasciando
però che alcune ciocche ribelli le ricadessero sulle sue
spalle e andassero a incorniciarle in viso.
Salì così i gradini e quando fu il
momento d'immergersi, Jun le andò incontro, porgendole la mano per
aiutarla.
Yayoi rabbrividì a contatto con l’acqua
ma si lasciò andare, scivolando tra le braccia del ragazzo.
“Ti sta bene il costume...”
“Oh sì! È proprio della mia
taglia! Non preoccuparti!”
Jun allora le sorrise, avvicinando la fronte alla sua.
“Non era una domanda la mia ma
un’affermazione...”
Yayoi arrossì leggermente per il complimento
ricevuto ma anche all’idea che Jun potesse conoscere
così bene il suo corpo, da non sbagliare nemmeno di un
centimetro le sue misure.
Abbassò così lo sguardo, che
andò a posarsi sulla cicatrice del ragazzo, ancora
più visibile grazie al quel minimo di abbronzatura, che ne
evidenziava maggiormente il contrasto sulla pelle.
La sfiorò con le dita, come ogni volta che ne
aveva occasione.
In quel segno sul corpo era impressa la condanna ma anche la
salvezza del ragazzo di cui era innamorata.
Di riflesso, lei detestava quella cicatrice ma allo stesso
tempo l’amava, perché le ricordava che Jun era
vivo proprio grazie a quel profilo sul suo petto, che sotto le sue dita
sentiva liscio, levigato marmo.
“Scusami, Yayoi. Per ora questo è il
massimo che riesco a fare…”
La ragazza riportò lo sguardo su Jun, che la
stava guardando con un’espressione seria.
“Mi piace questa estate...”
cercò di tranquillizzarlo.
“Ma...”
“Mi piace ho detto! Come tutte le altre che ho
passato con te!” lo interruppe, scuotendo leggermente la
testa, per allontanare da lui qualsiasi inutile senso di colpa.
“Grazie...” lo sentì
mormorare, leggendo effettivamente nel suo sguardo quella gratitudine
espressa a parole.
Yayoi allora gli sorrise dolcemente, inclinando la testa e
cingendo il suo collo con le braccia.
“Sei il mio amore...”
bisbigliò sulle labbra del ragazzo, prima di baciarlo e
stringersi a lui.
Yayoi Aoba adorava l’estate.
Le cicale stridevano ritmiche, l’acqua lambiva il
suo corpo e quello era il luogo più romantico del mondo.
“Ora piace anche a te
l’estate?” chiese, approfittando
dell’unico attimo in cui le sue labbra furono libere da
quelle del ragazzo.
Jun Misugi sorrise prima di tornare a baciarla con trasporto.
Lei non poteva sapere che grazie a quel momento, anche lui
aveva appena iniziato ad amare l’estate.
* Hakuto jelly: dessert tipicamente estivo, è una
specie di gelatina composta da succo di pesca.
Durante la mia vacanza a Manhattan un paio di settimane fa,
ho scovato un delizioso negozio di dolci giapponesi, il Minamoto
Kitchoan, proprio sulla 5th Ave. Oltre a un sacco di altre cose, ho
effettivamente assaggiato gli hakuto e posso tranquillamente affermare
che sono davvero deliziosi!! *___*
Questa storia è nata in uno dei miei tanti deliri
notturni, questa volta ispirato dal contest indetto da EFP
sull’estate.
Volevo scrivere da tempo su Jun&Yayoi,
così immaginando le loro estati nell’adolescenza
ho trovato plausibile che Misugi potesse avere avuto qualche
difficoltà all’idea di mostrare la propria
cicatrice in pubblico.
Ringrazio infine gli eventuali lettori di questa shot per
avermi regalato un po’ del loro tempo...^^
OnlyHope
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