Nota:
ecco che spuntano altri vecchi appunti \=D/ Teoricamente questo doveva
essere l'inizio di una oneshot, ma non l'ho mai finita e vedo che
l'ispirazione non arriva, quindi pubblico come punto di riflessione e
passaggio tra Memento
e Frammenti.
DISCLAIMER: ho tutti gli albi in cui compare Ulquiorra - oh, parlavate
dei diritti? Nisba, quelli no.
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Scritto
nell'aria e nell'acqua
«Dove vanno gli Arrancar, quando
muoiono?»
Il signor Urahara è seduto dall'altra
parte del piccolo tavolo; smette di girare la cannuccia in un
bicchiere tutto ghiaccio e niente gin. Il suo sorriso scompare.
Orihime potrebbe vederlo, e capire, se
alzasse gli occhi. Ma gli auspici sono cattivi, quella mattina
– le
è sembrato di vedere tre corvi con bandierine pirata sul
davanzale
della camera –, e non ha il coraggio di farlo. Quando Urahara
risponde, la nuvola sul suo viso è sparita.
«Vuoi dire quando vengono distrutti,
Orihime.»
«Uccisi... sì.»
L'uomo si ritira nel silenzio e Orihime
si sente più esiliata di quanto lui non lo sia mai stato. E'
la
condizione che ha indossato col bracciale di Ulquiorra e che non ha
mai svestito; ma pochi lo intuiscono. Nessuno lo vede.
Urahara si schiarisce la voce. Non
fosse in un limbo ovattato, lei sorriderebbe: è riuscita a
metterlo
a disagio.
«Himechan... tu sai come vivono gli
hollow?»
Un rumore di vetri rotti. Un urlo
ultraterreno e poi c'è una catena che pende dal suo collo,
pesante
come un oceano, calda come la vita.
C'è anche un uomo, vestito di nero,
all'antica. Brandisce una spada e allontana–
(Kurosaki.)
–Sora. Sora!
Si è data in ostaggio sapendo poco di
quel mondo, tutto sommato. (Poco di autostima, poco di se stessa,
poco di...) Potendo tornare indietro farebbe scelte diverse, per
conservare un po' di ignoranza, risparmiarsi gli incubi e la mania
ossessiva di non togliere la polvere dai mobili economici di casa.
Deserti morti. Venti caldi ma freddi
sulle dune e nei corridoi abbacinanti di un palazzo minoico.
Ma non tutte diverse. Quel bracciale...
Bestie bianche e nere che divorano,
cannibalizzano. Come Sora, prima che arrivasse Kurosaki.
Si chiede se bypassare un bivio
cambierebbe tutto; se avrebbe comunque modo di conoscerlo.
Poi
smette. Inutile, inutile.
«Mangiano i loro simili, ancora e
ancora.» Sempre più in alto, fino alla coscienza
di sé.
E quella coscienza, da dove viene? Cosa
li spinge a salire? Cosa guida il raziocinio di un Vast Lord,
intreccio di milioni di anime? E cosa ne è di quelle anime, dopo?
Non c'è risposta; è scritta nell'aria
e nell'acqua, dove neanche gli occhi degli dei possono leggere. Ma
questo non le impedirà di cercare.
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