Tadaaaan!
Rieccomi con una storia che mi frulla per la testa da un paio di mesi,
ancora prima del Reality... Ero in un periodo di crisi, e a pensare
storie allegre non ci riuscivo proprio, così mi sono detta
"perché non qualcosa di drammatico?", ed ecco quello che ne
è venuto fuori XD Non è il mio solito stile, in
quanto in questa fiction (che annuncio già da subito,
sarà piuttosto breve) non troverete situazioni comiche o
demenziali, ma al contrario sarà piuttosto triste, in quanto
affronterò a modo mio l'argomento della Morte; per questo ho
messo il rating Giallo, in quanto è un argomento piuttosto
delicato... Ah si, lettori del mio Reality non disperate, non lo ho
abbandonato, mi sono solo presa una piccola pausa, ma credo che
aggiornerò le due store contemporaneamente :)
Detto
questo, ecco a voi il primo capitolo, sperando che vi possa piacere :)
Il Destino non esiste
Capitolo 1: Quando pensi sia la Fine, è solo un nuovo
Inizio
Yusei
continuava ad avanzare verso la propria meta, o sarebbe meglio dire
verso il compimento del suo incarico; balzava da un tetto all'altro ad
una velocità per lui sostenuta, dato che non aveva fretta:
in fondo dopo centinaia di anni che svolgeva bene quel lavoro, cosa
sarebbe successo se fosse arrivato un paio di minuti in ritardo?
Suppose niente, anche se molti dicevano il contrario e altri la
consideravano la peggior cosa da fare.
Era
l'imbrunire e i lampioni delle strade erano appena stati accesi, come
anche alcune luci nelle case e appartamenti. Yusei si fermò
su uno dei grattacieli più alti di Neo Domino City e
contemplò il paesaggio: a ovest il sole era quasi sparito
nelle acque dell'Oceano Pacifico, colorandole di gradazioni dal rosso
all'arancione sempre più scure, mescolandosi con il blu
intenso del mare; era uno spettacolo che molti avrebbero considerato
stupendo, ma non individui come lui, che di tramonti ne avevano visti a
migliaia e di molto più belli. Sotto di lui e tutt'intorno
la città si estendeva in tutta la sua vivacità in
cui si caratterizza una serata di fine agosto, nella quale molti
uscivano per appuntamenti o semplicemente per fare una passeggiata. Le
migliaia di luci di ogni colore rendevano l'atmosfera molto festaiola e
allegra, ma Yusei non riusciva a percepire quelle sensazioni.
Dopo un paio
di minuti decise di avviarsi alla destinazione; si assicurò
meglio il mantello nero sulle spalle, strinse forte la mano destra
sulla sua fedele falce e ricominciò a balzare da un palazzo
all'altro, atterrando leggero come un gatto e ripartendo con la stessa
agilità. Avrebbe dovuto essere abituato ormai a quegli
incarichi, ma non sapeva perché ma a volte gli veniva un
nodo alla gola; il tutto passava dopo il completamento della missione,
però prima era un altro discorso.
Dovrei
esserci...,
pensò Yusei avvistando il palazzo di una ventina di metri
che corrispondeva alla descrizione di quello dell'incarico,
Se non sbaglio dovrebbe avvenire per le 19 in punto... Sono un po' in
ritardo, ma pazienza.
In quel
momento, quando era ancora a mezz'aria, avvistò un piccolo
balcone sul quale una ragazza stava appoggiata alla ringhiera guardando
la città.
Eccola.
Yusei
atterrò sul terrazzo posto sopra quello di lei, si sedette e
iniziò ad osservarla; gli piaceva quella parte del lavoro:
osservare le persone lo affascinava sempre, perché aveva
ormai capito che non ne esistevano due uguali in tutto il mondo, in
qualunque epoca fosse. Per esempio, quella ragazza sembrava tranquilla
mentre osservava fuori dal balcone, ma avrebbe potuto essere una
pluriomicida per intenderci. Dalle informazioni che aveva
però, Yusei era sicuro che non fosse così: era
una ragazza sui venti anni, capelli rossi tenuti a bada da una fascia
da cui spuntavano due ciuffi; aveva gli occhi color nocciola e in quel
momento vestiva con un paio di jeans e una maglia di un colore misto
fra il grigio e il blu; da quello che aveva letto, Yusei sapeva che era
una ragazza molto testarda e orgogliosa, ma con un'intelligenza acuta e
una mente brillante, amata da tutti quelli che l'avevano conosciuta.
Chissà
come mai tocca già a lei...
Guardò
l'orologio che teneva al polso: le 18 e 58, doveva muoversi.
Balzò
giù dal terrazzo e atterrò in perfetto equilibrio
sulla ringhiera sottostante. La ragazza si girò di scatto e
soffocò un grido mettendosi una mano davanti alla bocca:
davanti a lei, non sapeva come, in piedi sulla ringhiera era apparso un
uomo completamente avvolto in un mantello nero; aveva i capelli del
medesimo colore, con ciocche biondo scuro verso le
estremità; l'unica cosa che stonava in quella figura
così tenebrosa erano gli occhi, color blu intenso; in mano
aveva una lunga falce.
“Aki
Izayoi giusto?”, le chiese Yusei in tono neutro.
La ragazza
ancora spaventata annuì con la testa incapace di proferire
parola.
“Bene,
non preoccuparti, fra un po' sarà tutto finito”,
disse Yusei sempre in modo pacato; chissà quante volte ormai
aveva ripetuto quella frase.
“Sei...
sei uno Shinigami vero?”, disse lei ad un tratto; aveva
sentito molto parlare degli Shinigami, o Dei della Morte, che
apparivano alle persone in procinto di morire, ma mai avrebbe pensato
di vederne uno.
“Sì”,
rispose freddo Yusei, “ne deduco che sai quello che sta per
capitare”
Aki non ebbe
bisogno di star tanto a pensare; Yusei iniziò ad
avvicinarsi, sempre camminando sulla ringhiera.
“Aspetta!”,
esclamò Aki indietreggiando, “Non penso proprio
che sia giunta la mia ora, non sto nemmeno male! Non è che
potresti ripassare fra un po'?”
Yusei sorrise,
ma non uno di quei sorrisi caldi, da essere umano; uno di quei sorrisi
freddi e impassibili di un Dio della Morte: “Non decidiamo
noi quando una persona deve morire, quello è di competenza
del Destino, imprevedibile anche a noi”, rispose
semplicemente.
“Io
non ci credo!”, esclamò la ragazza, “Il
destino non esiste, ognuno si crea la propria strada da solo”
“Pensala
come vuoi”, rispose noncurante Yusei guardando l'orologio: le
19 in punto.
Sono
in ritardo!
Aki
indietreggiò ancora trovandosi con la schiena dalla parte
opposta della ringhiera.
“E’
inutile che tu ti opponga, è stato deciso così e
sarà così”
“No!
Tu non mi avrai oggi!”
Successe tutto
molto velocemente: i chiodi che tenevano la ringhiera ancorata al
terrazzo si staccarono, forse a causa del troppo tempo in cui erano
stati esposti alle intemperie, e Aki perse l'equilibrio, cadendo dal
terrazzo.
“Mi
domandavo infatti come avrebbe fatto a morire”, disse fra
sé e sé Yusei guardando giù sulla
strada, dove ora giaceva il corpo della ragazza, “Ora devo
solo recuperare la sua anima... Ma cosa diavolo...??!”
Yusei era
stato preso alla sprovvista quando il corpo di Aki aveva iniziato a
brillare di una luce chiara e abbagliante ai suoi occhi, abituati alla
quasi perenne oscurità; sembrava però che solo
lui la vedesse. Ad un tratto l'anima di Aki si staccò dal
corpo e iniziò a salire volando: delle candide ali bianche
le erano cresciute sulle spalle e ora sbattevano su e giù
per permettere alla ragazza di risalire.
Yusei
impallidì: un Angelo. Quella ragazza era diventata un
Angelo, il nemico per eccellenza degli Dei della Morte; per quanto loro
fossero considerati degli esseri neutrali, cioè
né buoni né malvagi in quanto si limitavano a
raccogliere anime destinate a morire, erano spesso in contrasto con
quelle entità alate, che si opponevano al Destino cercando
di salvare gli umani predestinati alla morte. Yusei sobbalzò
ad un pensiero; guardò l'orologio: le 19:02. Era in ritardo.
Non era stato un caso che la ragazza si fosse trasformata in un Angelo.
Lui aveva creato il suo peggior nemico con le sue stesse mani.
E siamo alla fine della prima parte *^* Prima che mi
dimentichi voglio avvisarvi di una cosa: c'è un'altra storia
in questa sezione intitolata "il Demone e l'Umana" (che tra l'altro vi
consiglio di leggere); prima che qualcuno lo dica, se vedete alcune
cose simili, vi assicuro che non è mai stata mia intenzione
copiare da quella storia o prenderene ispirazione. Benché mi
sembri tutta un'altra cosa, a parte l'ambientazione un po' tetra,
volevo dirlo per mettere subito le cose in chiaro XD
Dopo
questo vi lascio, spero vivamente che vi piaccia ^__^
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