Kanda odiava l’estate. Lavi la adorava. Kanda
detestava le spiagge assolate, piene di persone urlanti, in cui non si
poteva mai avere un attimo di calma. Lavi andava in visibilio appena
sentiva il rumore del mare ed il calore del sole sulla pelle.
Qual era il problema?
Nell’ultima missione Lavi gli aveva salvato la vita, e come
ringraziamento voleva assolutamente andare al mare con lui, con Kanda.
“Tsk. Che seccatura” pensò senza aprire
bocca quando il ragazzo gli comunicò giulivo
l’assenso di Komui per la loro settimana di permesso.
-Non ti va, vero?- il tono di Lavi era diventato improvvisamente mogio,
mentre l’occhio verde, prima scintillante come quello di un
bambino, si era spento e lo scrutava da sotto il sopracciglio
aggrottato.
Kanda spostò lo sguardo sulla sua guancia, dove spiccavano
rossi i punti di una ferita ottenuta in combattimento. Il suo cuore si
strinse, ma non disse niente.
Lavi sospirò –non fa niente. Vorrà dire
che ci riposeremo. L’ultima missione è stata
difficile- anche senza guardarlo in viso ci si sarebbe potuti rendere
conto di quanto ci fosse rimasto male, ma il giapponese si
alzò dal letto ed uscì dall’infermeria,
dirigendosi verso la propria stanza.
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Stava fissando il soffitto, cercando di far tacere il dolore delle
ferite e quello del suo cuore, quando la porta si aprì
lievemente per richiudersi subito dopo.
Si alzò di scatto mentre una figura familiare gli lanciava
dei vestiti sul letto.
-Yu? Ma che ci fai qui..?- sussurrò, ma l’altro si
appoggiò un dito sulle labbra ed indicò i
vestiti, poi uscì dalla stanza. Lavi si cambiò
alla velocità della luce e lo seguì: era
appoggiato al muro, che lo aspettava.
Kanda iniziò a camminare senza una parola, con lui che gli
caracollava dietro, ancora troppo stupito per chiedere qualsiasi
spiegazione.
Non appena furono usciti dall’Ordine, un buio ancor
più fitto di quello della notte calò sulle sue
palpebre.
-Ehi, ma che..!-
-Zitto, vuoi che ci sentano tutti?- il sussurro di Kanda
così vicino al suo orecchio lo fece ammutolire
all’istante, ma non certo per la sua voglia di obbedienza.
Non oppose resistenza quando il ragazzo lo aiutò a salire a
cavallo, montando dietro di lui. Quando partirono si
aggrappò forte alla criniera, cercando a tentoni le briglie.
-Non cadi. Ti tengo- di nuovo, sentì le labbra
dell’altro a pochi centimetri dalla sua pelle. Il fatto di
non vedere niente acuiva le sue percezioni, e la schiena gli
mandò un brivido che per poco non lo fece sussultare.
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Sciolse il nodo della benda e fece un passo indietro, osservando la
reazione di Lavi.
Dapprima sul viso del ragazzo comparve un’espressione un
po’ inebetita, evidentemente cercava di realizzare dove
fosse. Poi all’improvviso fece un sorriso da un orecchio
all’altro, voltandosi a guardarlo.
-Il mare! Yu, mi hai portato al mare!- esclamò. Era
l’immagine della felicità, mentre si toglieva le
scarpe e correva sulla sabbia in direzione dell’acqua.
Kanda osservò prima lui, poi il paesaggio calmo della notte.
Si udiva solo lo sciabordio delle onde, illuminate dalla luce di una
splendida luna piena e scure quanto il cielo sopra di loro. La sabbia
sembrava fatta d’argento, tiepida ma non rovente, mentre
anche lui camminava piano verso Lavi in piedi sulla riva.
-E’ meraviglioso- sussurrò il ragazzo quando
furono di fianco.
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Non era mai stato così felice: i doni di Yu, forse
perché così rari, andavano sempre a centrare i
suoi desideri.
Il mare a quell’ora sembrava un dipinto, mostrava tutta la
bellezza che nelle ore diurne era offuscata dalla folla che lo
calpestava. Svelava un aspetto nascosto cui Lavi non aveva mai pensato,
calmo ed infinito.
-Quanto vorrei fare un bagno…- sussurrò cercando
di puntare lo sguardo il più in là possibile in
quelle onde che sembravano finire direttamente nel nero del cielo.
-Puoi. Siamo in estate, l’acqua è calda anche
adesso- sentire Yu parlare, dopo tutto quel silenzio, fu una sorpresa
nella sorpresa.
Il giapponese si sfilò la casacca da sopra la testa e si
avviò in acqua, voltandosi solo quando fu immerso fino alla
vita.
-Allora? Non volevi nuotare?- chiese, la voce secca come al solito, ma
meno acida. Poi si tuffò.
Lavi non se lo fece ripetere due volte: si svestì
velocemente come si era vestito e gli corse dietro. Quando fu
nell’acqua, si meravigliò di come fosse calda.
Yu riemerse accanto a lui, i capelli neri che sembravano trarre il loro
colore direttamente dal buio in cui erano immersi.
-Non ti butti?- sulle labbra del ragazzo comparve un lieve sorriso
ironico.
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-Ecco… ho paura. E’ tutto buio- Lavi
parlò così piano che dovette andargli vicinissimo
per sentire. Sbuffò: era proprio un bambino.
-Non succede niente. Avanti- sott’acqua gli sfiorò
una mano, stringendola nella sua e tirandolo piano verso il basso.
Ma Lavi continuava a restare rigido, sebbene la sua mano non accennasse
a mollare quella di Kanda.
Un sorriso gli increspò le labbra. Forse era proprio
perché erano così diversi, che nei suoi confronti
si sentiva a quel modo.
Lavi era un adulto rimasto bambino. Lui un’infanzia non
l’aveva avuta.
Si tirò su leggermente e lo baciò sulla bocca,
senza dargli il tempo di fare niente.
Il ragazzo rispose al bacio come suo solito, aggrappandosi forte alle
sue spalle. Kanda infilò le dita nei suoi capelli,
afferrandoli. Dopo un po’ si scostò bruscamente
–trattieni il fiato- gli sussurrò a fior di
labbra. Lavi fece come gli veniva detto. Il giapponese lo
baciò nuovamente e lo trascinò con sé
sott’acqua.
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Nell’istante in cui le labbra di Yu si impadronirono delle
sue, Lavi staccò il cervello.
“Farò quasiasi cosa. Sopporterò di
tutto, ma ti prego, Dio, fa’ che non smetta”
pensò stringendosi a lui con tutta la forza che aveva.
Malgrado la sicurezza che in quanto futuro Bookman ostentava, lui era
fragile. E aveva bisogno di qualcuno cui appoggiarsi.
Yu era sempre scontroso, duro e silenzioso come una roccia, ma proprio
come essa gli dava sicurezza. Lui non sarebbe crollato.
Quando gli disse di trattenere il fiato lo fece senza esitare, e si
lasciò trascinare dal ragazzo verso le tenebre
dell’acqua, senza che il giapponese gli consentisse di
lasciare le sue labbra.
Fu un bacio lento, immerso in un silenzio irreale, in cui la percezione
che entrambi avevano del corpo dell’altro così
vicino veniva acuita a dismisura.
Lavi sentiva la pelle di Yu scivolargli sotto le dita, le sue mani
afferrargli i capelli, stringendolo decise. Era sempre stato
così: Yu era sfuggente, sgusciava via come
l’acqua, ma con la sua stessa forza era in grado di domare il
fuoco di Lavi, di imprigionarlo e di avvinghiarlo a sé.
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Riemersero senza fiato, gocciolanti, guardandosi negli occhi.
La mano di Kanda non accennava a mollare la presa sui capelli di Lavi.
Il giapponese si avvicinò di nuovo a lui.
-Non era così terribile, no?- sussurrò. Si
stupì lui stesso di come la propria voce suonasse roca e
senza fiato, ma si disse che ormai avrebbe dovuto farci il callo. Da
quando le cose con Lavi avevano iniziato a prendere quella piega era
sempre stato così. Si era sentito sempre più
coinvolto, suo malgrado.
Quando Lavi si era buttato davanti a lui per proteggerlo
dall’akuma, per la prima volta dopo molto tempo aveva avuto
paura.
Paura di perderlo. Paura che quel lampo che all’improvviso
aveva squarciato la sua solitudine potesse sparire.
Voleva proteggerlo. Non avrebbe più permesso che accadesse
di nuovo una cosa simile.
-Perché c’eri tu. Altrimenti non ce
l’avrei fatta- Lavi mosse un passo ed appoggiò la
testa sul suo petto. La mano di Yu non si sfilò dai suoi
capelli, ma per il resto il ragazzo rimase immobile come una statua,
mentre le braccia dell’altro gli cingevano la schiena.
-Grazie, Yu- sussurrò. Il respiro di Lavi sulla sua pelle
bagnata risultava quasi freddo, nonostante il tepore dell'aria, e Kanda
ebbe un brivido che non riuscì a reprimere.
-Stupido coniglio- sibilò, scostandolo bruscamente per poi
riavvicinare i loro visi e incrociare le loro labbra con molta
più decisione della volta precedente.
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Era sempre così. L’amore fra di loro non aveva
niente di dolce.
Yu prima lo offendeva, poi lo voleva. Era come se anche lui non
riuscisse a decidersi.
Caddero ben presto sulla sabbia ancora tiepida, i morsi che il ragazzo
gli lasciava sul collo e sulle spalle si fecero più forti.
-Ahi- mugolò Lavi a un certo punto, quando i denti finirono
dolorosamente vicini ad una ferita.
Kanda si bloccò di colpo e si staccò leggermente
da lui, sbattendo un paio di volte le palpebre. Poi lo
guardò negli occhi.
-Scusa- sussurrò. Le sue labbra, sorprendentemente delicate
e dolci, andarono a baciare la linea arrossata lasciata dai morsi di
prima.
Lavi, dal canto suo, era ancora troppo sorpreso dalle scuse del ragazzo.
E quel contatto così tenero, così diverso dal
solito, non era da lui.
Si puntellò sui gomiti, prendendo il viso di Yu fra le mani.
-Yu. Che cos’hai?- sussurrò guardandolo.
La bocca del giapponese si aprì come se volesse parlare, poi
si richiuse. Per la prima volta da quando si conoscevano, Yu
sviò lo sguardo da quello di Lavi.
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Cosa succedeva? E come faceva a dirglielo?
Come faceva a spiegargli che ognuna delle ferite che lui, Lavi, aveva
sul corpo, per lui era come uno squarcio in fondo all’anima?
Se le era fatte per lui, perché lo aveva salvato, nonostante
sapesse che lui non poteva morire.
-Non farlo, Lavi. Mai più- mormorò fissando la
sabbia attorno a loro.
Lo sguardo di Lavi si illuminò di comprensione. Riusciva
sempre a capire cosa lui volesse dire, non importava quanto fossero
poche le parole che usava.
Sentì una mano sollevargli il mento e costringerlo a
piantare di nuovo gli occhi in quello verde del ragazzo.
-Sai che non importa quante volte tu me lo chiederai. Sarò
pronto a rifarlo quando sarà necessario- sussurrò
sorridendo, ma Kanda scansò la sua mano con rabbia,
tirandosi in ginocchio.
-E invece non devi farlo! Non ce n’è bisogno,
è un rischio stupido, è un rischio inutile!-
sbottò. Non era da lui perdere il controllo così,
ma non riusciva a trovare un modo migliore della rabbia per esprimere
quello che provava.
Lavi si riavvicinò a lui, paziente come al solito, ma fermo
–non è inutile. Non dirlo più-
sussurrò abbracciandolo.
Kanda circondò la sua schiena con le braccia, stringendolo a
sé.
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Lavi capì che anche Yu non poteva essere sempre forte. Che
come il mare d'estate, anche lui aveva un lato che non mostrva mai, Che
come tutti, anche lui a volte aveva paura.
E in quella missione l’aveva avuta. Avrebbe dovuto sentirsene
rattristato, invece ne era felice, perché voleva dire che si
preoccupava per lui.
Ma per quanto si preoccupasse o si arrabbiasse, doveva capire che non
l’avrebbe mai lasciato in pericolo, che avrebbe sempre fatto
di tutto per salvarlo, qualora fosse stato necessario.
Capì che quella sera toccava a lui proteggere e confortare.
Non poteva comportarsi sempre come un bambino.
Era vero, Yu si dimostrava sempre freddo e scostante, ma Lavi poteva
sentire che aveva bisogno di lui anche nei pochi gesti e nelle poche
parole che gli rivolgeva.
-Yu, io non ti lascerò mai solo. Non devi avere paura di
questo- sussurrò vicino al suo collo.
Prima che il ragazzo potesse replicare qualsiasi cosa, Lavi aveva
invertito le posizioni: adesso era sopra di lui, le loro mani
intrecciate che affondavano nella sabbia, gli occhi di Yu che
riflettevano la luna e le stelle sopra di loro.
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Avvertì il peso di lavi sul suo corpo, le mani che
immobilizzavano le sue, la bocca del ragazzo che scendeva morbida dal
collo alle spalle, al petto, per poi risalire e riscendere in una
tortura che non aveva fine.
Sentì il proprio respiro accelerare e non fece nulla per
fermarlo, pensando che quel contatto lo avrebbe fatto impazzire.
-Lavi- sussurrò, spalancando gli occhi quando le labbra
dell’altro arrivarono ai suoi fianchi.
Lo sentì sorridere senza dire niente. Poteva indovinare ogni
espressione che passava sul suo viso in ogni momento, quando erano
insieme.
Il piacere lo avvolse a ondate, si abbandonò a Lavi
totalmente, in un modo che non aveva mai fatto. Non sapeva se fosse la
magia del luogo, oppure la paura che aveva avuto di perderlo.
Ripetè il suo nome molte volte, inframezzandolo con gemiti e
sospiri.
-Yu- la lingua del ragazzo corse sul suo orecchio –io ti
appartengo. Senza di te non vado da nessuna parte- Kanda lo strinse
ancora di più, graffiandogli la schiena.
Sentiva di volerlo, sentiva che non gli importava più nulla
di tutto ciò che era al di fuori di quella spiaggia e di
quel momento.
Con un colpo di reni inchiodò Lavi sotto di sé,
fissandolo ansimando.
Spettinato, pieno di sabbia, con l’occhio che luccicava
smeraldino da sotto la frangia.
Scese su di lui, baciandolo più dolcemente che
potè. Non voleva fargli male, non più. Non voleva
che quella sera fosse come tutte le altre.
---
Yu si fece strada in lui piano, delicatamente, senza forzarlo.
Lavi godette di ogni centimetro di quel contatto, pregando che non
finisse mai.
-Yu- lo chiamò gemendo. L’altro non si mosse,
rimase fermo dentro di lui.
-Yu- ripetè il suo nome, e la mano del giapponese
salì verso l’interno delle sue cosce.
-Ah!- Lavi sobbalzò, ma anche dopo Kanda si
bloccò.
Non resisteva più. Voleva sentire di appartenergli, voleva
che capisse che non avrebbe mosso un passo senza di lui.
-Ti prego, Yu…- sussurrò. La sabbia gli graffiava
i gomiti e le ginocchia, aggiungendo tortura alla tortura.
Piano, ad un ritmo estenuantemente lento, Yu iniziò a
muoversi dentro e fuori di lui.
-Più… più forte- ansimò
Lavi, inarcando il corpo per incontrare quello di Kanda.
-Non voglio farti male- sussurrò l’altro,
avvicinando le labbra alle sue scapole.
-Non… non mi fai male. Non… me ne hai mai fatto-
la mano di Yu iniziò ad aumentare il ritmo.
Ad ogni spinta il piacere sembrava volerlo sopraffare, sentiva le dita
di Kanda toccarlo, sentiva il ragazzo dentro di sé, mentre
tutto il mondo esterno sfumava e perdeva ogni importanza.
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Non resistette a lungo. Il corpo di Lavi sotto di sé, la sua
voce che lo chiamava, intrisa di piacere a quel modo, tutto lo incitava
ad abbandonarsi.
Si accasciò sul compagno, stringendogli le spalle.
-La… vi- ansimò prima che il piacere esplodesse
in entrambi.
Caddero a terra, sdraiati, uno addosso all’altro. I petti di
entrambi si alzavano ed abbassavano velocemente, cercando ossigeno.
La testa di Lavi andò subito al suo posto, sul petto di Yu,
che gli circondò le spalle con un braccio, trovandosi a
fissare la volta stellata del cielo.
-Yu?- lo chiamò Lavi ad un certo punto, quando i loro
respiri si furono calmati.
Lui non rispose, ma rimase in ascolto.
-Odi ancora l’estate?- a quella domanda così
esplicita gli scappò un sorriso che decise di regalargli,
voltandosi verso di lui.
Gli accarezzò il viso con una mano, appoggiando la fronte
alla sua –se l’estate è questo, non la
odio- mormorò baciandolo.
---
Lavi si svegliò non appena il sole sorse
all’orizzonte. Mosse un po’ le braccia, ma le sue
già flebili speranze si spensero del tutto.
Era solo.
Sospirando si tirò su a sedere e scrutò la
spiaggia: di Yu nemmeno l’ombra.
C’era stata davvero, la notte prima, o se l’era
soltanto sognata?
Alzandosi in piedi, lo sguardo gli cadde sulla sabbia di fianco a lui
ed un enorme sorriso gli si dipinse sul volto.
“Questa notte, questo posto e queste parole sono soltanto
nostre. Tu sei mio e di nessun altro” già questo
sarebbe stato abbastanza, per lui.
Ma in fondo, incise lievemente staccate dal resto, due parole valsero
come una scritta grande quanto tutta la spiaggia.
“Ti amo”.
Un’onda particolarmente grossa spazzò via tutto,
ma Lavi non ebbe tempo di rattristarsi. Due braccia gli circondarono il
petto.
-Ti amo- gli sussurrò una voce ben nota
all’orecchio –quelle vanno al mare, queste
all’aria. Ma non sono le parole che contano- il contatto si
interruppe, e quando Lavi si girò sapeva già che
non avrebbe trovato nessuno, ma la sua gioia stavolta non si spense.
Perché le parole non sono che inchiostro su dei fogli,
mentre le emozioni sono marchiature in fondo all’anima.
Note dell'Autrice:
One-shot estiva sulla mia coppia preferita... è la prima
volta che scrivo una cosa di questo genere, fatemi sapere che ne
pensate! Ho il sospetto (che è più una certezza
x.x) di fare un po' pena con le yaoi!
Ah, per quanto riguarda il rating, aiutatemi: ho messo arancione, ma
non so se va bene! Fatemelo notare nel caso fosse sbagliato, grazie ^^
Bethan
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