Semplicemente Kate.
Attraversò a piccoli passi il viale
immerso nel verde dei cespugli.
Indossava solo la sua leggera camicia
da notte, ma non aveva freddo. Fresco, semmai.
Quando arrivò al cancello
dell'orfanotrofio, si aggrappò alle sbarre di ottone e guardò il
cielo nero, trapunto da bagliori di luce.
Quel fresco e quel silenzio la facevano
sentire tranquilla, quasi la inebriavano. Il profumo dei fiori era
leggero e piacevole.
Spostò lo sguardo sulla strada vuota,
sulle case dai tendaggi tirati, che nascondevano quelle stanze dove
si svolgeva ogni giorno la vita di una famiglia normale.
E lei, Michael ed Emma? Quando
avrebbero avuto una vita e una famiglia normale?
I suoi pensieri vennero interrotti da
una musica. Kate guardò incuriosita la strada, ma non vide nessuno.
Eppure, quella musica saliva d'intensità, e si trattava certamente
di un violino.
Kate si lasciò cullare da quei suoni
ammalianti, colmi di una bellezza quasi straziante.
Si attenuarono, per poi esplodere di
nuovo in un'onda armoniosa. Kate si beava di quella musica, che
sembrava l'avesse strappata alla realtà per farla volare in mezzo a
quelle note perfette, decise e cristalline.
Era uno di quei momenti in cui si
sentiva bene. Quando il mondo, la sua vita e tutti i suoi problemi
svanivano. La musica li stava cancellando, e l'avrebbe fatto ancora
per qualche minuto. Tanto le bastava. Cosa contavano le
responsabilità che gravavano sulle sue spalle, quando alle sue
orecchie giungevano suoni di tale bellezza?
Per alcuni minuti, il dolore per la
scomparsa dei suoi genitori si dissolse, e così il senso di
responsabilità verso Michael ed Emma.
Per alcuni minuti, non fu più una
sorella maggiore incaricata di proteggerli, o l'orfana Katherine P.
Per alcuni minuti, lei fu semplicemente
Kate.
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