Il Limbo. Un luogo oscuro e misterioso il cui accesso è
severamente proibito ai mortali,
l’i intermedio tra la vita e la
morte, tra la memoria e l'oblio...
In lontananza si potevano udire le voci delle anime
destinate al paradiso e gli urli penosi e strazianti di quelle condotte con
forza agli inferi.
L’angelo custode non era mai stato in quel luogo, come
d’altro canto nessuno della sua razza. Egli guardava freneticamente in ogni
direzione, cercando disperatamente una via di uscita da quell’oscurità maledetta,
uno spiraglio di luce nell’ombra.
“qualcosa non va? Oh… devo essere proprio un pessimo padrone
di casa se non riesco a far sentire a suo agio un ospite”
disse Marvel mostrando un sorriso che non prometteva nullo
di buono ed eseguendo un piccolo e armonioso inchino, più che un dio della
morte ora dava l’impressione di essere un diavolo.
Se ne stava
tranquillamente poggiato a ciò che doveva essere una parete (era molto
difficile distinguere i muri dal vuoto in quel buio), con le braccia incrociate
sul petto la gamba sinistra accavallata all’altra. Aveva un aria tranquilla ma
gli occhi brillavano in modo sinistro, pareva un falco che da un albero
osservava un piccolo coniglio bianco, pronto a prendere il volo e affondare gli
artigli nelle carni della vittima.
L’angelo strinse forte l’impugnatura della spada, gli era
molto difficile nascondere l’ angoscia. Gli occhi di un azzurro splendente
erano fissi sul ragazzo dai capelli rossi,
la mano affaticata dalla forza esercitata nello stringere la spada, tremava.
”Hai intenzione di fare qualche cosa? O vuoi restare
immobile a pensare cose che un angelo non dovrebbe pensare? Suvvia, ho un
appuntamento con la tua amica”
Generalmente il dio non scherzava in quel modo con un
avversario, ma aveva passato una pessima giornata e sentiva il dannato bisogno
di scaricarsi su qualcuno.Indicò un punto non preciso con la mano mentre
pronunciava quelle parole,
attendendo pazientemente la mossa del custode senza muoversi.
Non fu
costretto ad attendere a lungo, l’angelo si lancio contro di lui e gi fu
addosso in un attimo, Marvel riuscì ad evitare il colpo per un soffio, a pagare
le conseguenza dell’attacco fu il bel soprabito lungo, che venne lacerato.
“molto
bene, sono piacevolmente sorpreso. Credo che non mi annoierò con te”
affermò
mentre guardava il taglio provocato dalla lama.
Dal
tatuaggio sulla mano di Marvel usci di nuovo un ombra nera, che questa volta
andrò a forgiare una lunga falce affilata.
I due
diedero inizio alla lotta vera e propria, le lame si scontrarono diverse volte,
producendo freddi stridori di cristallo e ombra.
“vi
addestrano bene per proteggere gli umani dai diavoli tentatori”
commentò
il dio evitando un fendente diretto al suo petto con un scatto all’indietro,
atterrando su un ginocchio mentre l’aria veniva squarciata dalla falce .
“ma, per
quanto talento tu possegga nella lotta sei ancora un dilettante, hai poca
esperienza, ti conviene arrenderti”
“mai!” e
che Dio mi perdoni!”
attaccò
di nuovo, ma Marvel questa volta fu più veloce e riuscì a colpire l’angelo allo
stomaco con il bastone della falce. L’angelo traballo, per poi cadere a
terrà.Si portò una mano sulla parte lesa, la botta era stata così potente da
togliergli completamente il respiro.
I suoi
occhi glaciali erano pieni di ira, ormai stava perdendo la ragione, era quasi
totalmente dominato dalla rabbia che gli infuocava l’anima. Un angelo non è
abituato, per sua natura, a provare sentimenti come l’odio e il desiderio di
vendetta, ormai non pensava più a Caterina, il suo unico desiderio, in quel
momento, era quello di sconfiggere il dio della Morte.
Appena
ebbe ripreso fiato cercò di alzarsi usando la spada come sostegno, intenzionato
a continuare la lotta, ma prima che potesse farlo la lama argentea della falce
si era posata sul suo collo, il contatto con la lama gelida e affilatissima lo
fece rabbrividire.
La falce
si spostò leggermente, costringendo l’angelo a sollevare il mento. Il suo
sguardo incrociò quello di Marvel, gli occhi del dio erano identici a prima,
durante l’incontro la sua espressione non era minimamente mutata. Lo sguardo di
un cinico bastardo.
L’angelo
strinse in un pugno la mano sinistra fino a sanguinare, stava perdendo la
ragione.. cosa stava facendo? Lui aveva giurato di proteggere la sua umana a
qualsiasi costo, la aveva vista nascere… e ora.. stava fallendo… la Morte la
avrebbe portata via.. no… no non lo poteva permettere.
“lei non
può morire! Non deve! è troppo presto!”
urlò con
tutto il fiato che aveva, mentre le lacrime scorrevano abbondanti sul suo volto
diafano, velando gli occhi e
appannandone la vista
“ne sei
sicuro?
Chiese
l’altro continuando a fissarlo
“cosa?”
“lei
è mortale, e come tale dalla sua nascita l’orologio dell’anima ha iniziato a
scandire il suo tempo.. gli umani devono morire quando il loro ciclo vitale si
esaurisce.. non esiste “presto” o “tardi”, si muore, tutto qui.”
L’angelo era totalmente disgustato, come poteva, come poteva
quel.. “dio” dire una cosa tanto ripugnante?
“tu non capisci… tu non capisci cosa provo per lei!”
fece l’angelo scattando indietro. Riuscì a liberarsi dalla
morsa della falce provocandosi un leggero taglio al collo, ora era di nuovo in
piedi e impugnava la spada. Marvel sorrise
“lo capisco, invece. Se non ricordo male per voi angeli
certi sentimenti sono proibiti, ma questo non mi importa. Lei morirà.”
Questo era veramente troppo, l’angelo attaccò di nuovo,
questa volta mirando diretto al cuore dell’avversario.
Marvel lo anticipò e si abbasso di scatto, colpendolo con
forza dietro alla ginocchia, facendolo cadere di nuovo, l’angelo urlò di
dolore.
“ti avverto, sto perdendo la pazienza”
la voce suonava molto più minacciosa ora
“come puoi dire di amarla, se la costringi a vivere?”
Marvel posò la falce a terra, poggiando l’asta alla sua
spalla destra in modo che la lama passasse dietro la sua schiena
“dovrei forse lasciarla morire??? Che diavolo stai dicendo?”
Marvel alzò gli occhi al cielo, possibile che quel tipo non
si fosse nemmeno reso conto del male che stava provocando a quella povera
ragazza? Scosse la testa e tornò a posare gli occhi su di lui
“come ti ho già detto… tutti i mortali hanno un “termine”
per quanto riguarda la loro vita terrena. I corpi si deteriorano in un lasso di
tempo che può essere lungo o breve, ciò è soggettivo.. alla fine muoiono e
tornano alla terra. Tu stai costringendo un anima sana a restare con forza in
un corpo malato, anzi, in un corpo morto. È un gesto fottutamente egoista,
oltre che proibito secondo le leggi del paradiso...”
L’angelo era visibilmente confuso, fece un piccolo e incerto
passo indietro scuotendo la testa, incapace di credere a quelle parole, Marvel
continuò nella spiegazione, chissà.. forse c’era ancora una piccola speranza di
riuscire a convincerlo con le buone ad arrendersi.
“…L’anima di Caterina si sta ribellando, vuole abbandonare
il corpo, vuole morire. Ma non può, perché tu la trattieni come se avessi
catturato una farfalla per le fragili ali... e lei non può fare nulla per
liberarsi dalla morsa”
L’angelo si mise un palmo sulla fronte, ispirando
profondamente
“piantala…”
la voce tremava fortemente
“piantala!”
“non vuoi proprio capirla, eh?”
borbottò Marvel grattandosi la testa
“avrei forse motivo di mentirti? Credi che mi diverta?”
aggiunse alzando un sopracciglio. L’angelo cercò di
rimettersi in piedi, ma prima di riuscirvi cominciò a tossire, per poi sputare
del sangue e cadere di nuovo rovinosamente a terra.
Il colpo allo stomaco del dio era stato più critico di
quando avesse immaginato, gli organi interni dovevano essere gravemente lesi.
L’ira doveva aver avuto lo stesso effetto della morfina, non si era nemmeno
reso conto del dolore.
Ora era steso a terra, con una mano che stringeva con forza
la parte di abito che copriva lo stomaco, bestemmiò.
“tu sei.. un diavolo… stai cercando di corrompermi”
ringhiò debolmente, senza riuscire a muoversi
“devi essere completamente partito”
Marvel sventolò una mano, anche un angelo di basso livello
avrebbe avvertito che l’energia del rosso era ben diversa da quella di un
angelo nero. Evidentemente a quel povero pazzo erano partiti quei pochi neuroni
che gli erano rimasti, e lui che si era illuso di convincerlo con le buone a
lasciarlo lavorare...
Guardò distrattamente il tatuaggio per qualche secondo,
forse “lavoro” non era esattamente la parola esatta per descrivere il suo
compito.. tornò a guardare l’angelo, accertandosi che non era ancora riuscito a
tornare in piedi.
La testa dell’angelo continuava incessantemente a ordinare
al corpo di muoversi, ma il dolore lo aveva totalmente bloccato.
Marvel si avvicinò a lui, inginocchiandosi al suo fianco
“finirai per auto-distruggerti, sai?”
Mise un gomito su una gamba appoggiando il viso su una mano.
L’angelo non rispose, aveva in bocca il sapore metallico del sangue, a terra si
era formata una piccola pozza di quel liquido rosso che si stava scurendo
velocemente. Tossì di nuovo , e riuscì a sollevare il busto con un dolore
immane.
Marvel si alzò lentamente, fece un passo indietro, chiuse
gli occhi prendendo un profondo respiro,
a quanto pare, c’era solo una soluzione possibile per uscire
da quella dannata situazione, la peggiore.
L’angelo raccolse tutte le forze che gli restavano in corpo
per lanciarsi con un ultimo disperato grido contro il dio, Marvel abbassò lo
sguardo, rassegnato.
Sollevò la falce, e quando lui fu abbastanza vicino, colpì.
La lama affondò nel petto dell’avversario, straziandone il
cuore all’istante, la morte fu immediata.
Il corpo senza vita fu sbalzato di qualche metro indietro e
cadde pesantemente a terra, restò immobile in posizione supina, il pavimento
oscuro si fece lentamente vermiglio.
Nello stesso istante Caterina aveva terminato di cantare.
Avvertì un improvviso senso di libertà che coprì tutti gli applausi e rese
tutto quieto. La “maledizione” che la teneva in vita si era infranta, sorrise,
volge lo sguardo ai genitori, per poi accasciarsi a terra, tra il
disorientamento del pubblico.
Le delicate ali si erano liberate, Caterina era volata via.
Marvel uscì dal limbo, nonostante si trovasse lontano dal
palcoscenico riusciva a udire il panico creato dalla morte della giovane.
Il corpo straziato dell’angelo sarebbe stato portato via
dagli inquisitori, coloro che si occupavano dei “corrotti”(anche se in questo
caso avrebbe svolto il lavoro di “spazzini”). Chissà che fine avrebbero fatto
alla sua anima… probabilmente, considerando la gravità della sua azione,
starebbe stata servita come pasto a qualche demone.. e poi dicono che gli
angeli e gli dei sono clementi…
Ora si trovava nella stanza della cantante, si avvicinò al
divano, toccò la morbida e fredda fodera, si sedette e guardò il lampadario di
cristallo, non lo aveva notato, prima.
Risa entrò di colpo nella camera, era visibilmente scossa
“Marvel..! Caterina è..”
“lo so”
mormorò Marvel spostando lo sguardo sulla piccola
“a quanto pare… è stato sufficiente fermare l’incantesimo e
il mio intervento diretto per la sua morte non è stato necessario. Era così
desiderosa di andare in paradiso che ha fatto tutto da sola… notevole.. e meno
lavoro per me ”
la falce tornò nel tatuaggio, non aveva voglia di tenere i
guanti quindi si sfilò anche l’altro, e li sistemò nella tasca della giacca
“mhmm…”
Risa lo guardò con disapprovazione, intrecciò le braccia e
picchiettò la punta piede sul pavimento
“cavolo! Raziel non sarà affatto contento”
“avrebbe dovuto occuparsene lui, allora”
Borbottò il dio alzando le spalle
“comunque.. avrai modo di lamentarti domani”
“cosa?”
“a quanto pare c’è un altro problema… comunque potevi
avvertirmi prima che avresti sistemato tu le cose.. ho volato per tutto il
teatro e quando la ho trovata l’anima era già andata via!”
piagnucolo Risa sbattendo i piedi
“ah.. scusami… problema?”
“ah! Ci vogliono in Vaticano… il custode del maestro
d’orchestra mi ha chiamata e avvertita mentre passavo per il teatro cercando
Caterina..”
“come?!?”
Marvel scattò in piedi come se avesse appena ricevuto una
scossa elettrica, aveva appena realizzato che ci sarebbe stata di nuovo una
stupida riunione che sarebbe durata… cinque, sei ore… dove avrebbero parlato
persone (o meglio, creature celesti) noiose, di argomenti noiosi, tutto molto svagante, davvero. Quasi quanto
un suicidio.
Attualmente aveva 19
anni umani, e si sentiva come se avesse lavorato per 300 anni… e considerando
che spiritualmente ne aveva qualche miliardo, non era poi molto… però diavolo…
Milano ti uccide anche se sei la morte, troppe persone, voleva una vacanza. Un
isola deserta, no anzi, un isola deserta con i servitori… no così non era
deserta…
“qualche cosa non va?”
domanda idiota, non riusciva a mettere insieme nemmeno un
paio di parole per formare una frase sensata… certo che l’isola deserta…
“si, tutto ok. Sono solo nervoso”
si massaggiò le tempie, contando fino a dieci, per poi
poggiale le mani sui fianchi sbuffando.
La bambina si avvicinò e gli prese una mano sorridendo
“dai, magari non è niente di importante, non essere così
pessimista”
“sicuramente”
sospirò, in genere quelle riunioni erano solo scuse per
mostrare quante buone azioni o quante promozioni erano state ricevute dai
membri, in fondo, erano uguali agli uomini sotto molti aspetti.
Rumori di passi si avvicinavano velocemente alla stanza.
“andiamo risa, non è il caso di farci vedere”
Marvel si staccò dalla bambina, per poi avvicinarsi ad un
muro e aprire un passaggio
“ok! Verso la prossima avventura!”
affermò alzando un braccio, combattendo l’odio per quei
passaggi. Raggiunse il ragazzo, entrambi sparirono attraverso la parete.
La porta si apri pochi secondi dopo
“uff.. a quanto pare lo ho perso per pochissimo”
il bel ragazzo dai lunghissimi capelli argentati legati in
una coda si guardò intorno sbuffando, avvertiva ancora chiaramente l’energia
del dio.. era andato via da pochissimo, ma chissà dov’ era ora.
Di fianco a lui c’era un uomo sui 45 anni, aveva un aria
composta e terribilmente seria, gli occhiali sul naso e un completo grigio
scuro gli conferiva un aria da.. professore
“signor Raziel… vuole che li faccia contattare da una
colomba?”
fece il più anziano, spostando gli occhi castani sul giovane
“oh non importa, avrò modo di parlargli domani…”
rispose quello con un grande sorriso
“bhe.. meglio andare via da qui, andiamo, voglio visitare il
mercatino!”
aggiunse candidamente mentre tornava verso la porta
“si, signore”
“e non chiamarmi “signore! Santo cielo mi fai sentire un
nonno!”
borbottò il ragazzino indicandolo con l’indice con aria
stizzita
“si.. signore. Oh! ..mi scusi..”
Raziel scosse la testa e rise, poi corse verso il corridoio
seguito dall’uomo.
Avrebbe incontrato presto il dio e la fenice, quindi ora
aveva tempo per una breve visita turistica a Milano.
La neve scendeva ancora.