One-Summer-Shot
I personaggi presenti in questa storia
non sono di mia proprietà, ma appartengono a Stephenie Meyer;
questa storia non è stata scritta con alcuno scopo di lucro.
Questa è la prima fan fiction che pubblico, anche se non la prima che scrivo.
È la prima idea che mi è venuta quando ho visto il
concorso “One-shot dell’estate” e credo che sia
venuta fuori una cosa abbastanza decente! :)
Essendo la mia prima storia che pubblico, sarebbe importante per me se lasciaste un commento (positivo o anche critico)! :)
One-Summer-Shot
Era da tanto tempo
che non andavo in spiaggia. Precisamente dal 1914, quando mia madre mi
portò in Florida per passare due settimane assieme. Ricordo
ancora quel periodo: mio padre era rimasto a Chicago per lavorare, ma
mia mamma non aveva intenzione di rimanere bloccata in città per
l’estate.
“C’è troppo vento”, si era lamentata, poi
avevamo fatto i bagagli ed eravamo partiti.
Ora le
parti si erano modificate: ormai ero io diventato il genitore carico di
borse che portava la famiglia in spiaggia, che doveva piantare
l’ombrellone nella sabbia e seguire la figlia che andava a riva e
poi tornava indietro con il secchiello pieno d’acqua salata. Ma
per me non sarebbe stato un sacrificio.
Fermo in
piedi sul ruvido marciapiedi che separava i camerini dalla spiaggia
privata, fissavo il sole che si rifletteva sui milioni di granelli di
sabbia. Era da tanto che non lo vedevo con i miei occhi. A La Push il
sole era costantemente coperto dalle nuvole e non si poteva avere lo
stesso effetto che stavo ammirando in quel momento.
Era stata
una decisione forse avventata quella di fare i bagagli e prendere il
primo aereo per la California, ma volevo passare un po’ di tempo
con la mia famiglia. Soli. Non accerchiati da fratelli turbolenti e
sorelle moleste. Per una volta, desideravo un po’ di pace e
tranquillità.
Ovviamente dopo decine di raccomandazioni da parte di tutti.
“Non esporti troppo al sole!”
“Stai attento agli sconosciuti!”
E queste erano
state le esortazioni più leggere. Ma ormai ero cresciuto,
riuscivo a badare a queste cose con più facilità rispetto
all’inizio.
Scacciai quei pensieri, tornando alla realtà.
Finalmente,
mi decisi a togliermi le infradito e a posare i piedi sulla sabbia.
Sentire sulla pianta dei piedi il calore del sole, rapito dai granelli,
mi faceva tornare indietro nel tempo, a quando ero ancora bambino.
Chiusi gli occhi per un solo istante, godendomi il momento.
Il vociare alle mie spalle mi fece tornare al presente.
“Mamma!”, esclamò la sua vocina. “Guarda!”.
Mi voltai
verso le mie due donne per vedere mia figlia additare qualunque cosa
vedesse con espressione sorpresa. Sorrisi felice. Che bellissima
scenetta...
Camminai fino al
centro della spiaggia affondando con i piedi nella sabbia ad ogni
passo. Posai le borse per terra e mi concentrai nell’impiantare
l’ombrellone, mentre mia moglie correva dietro alla bambina che
si era fiondata verso il mare tutta vestita.
“Tesoro,
fermati!”, esclamò, sollevandola da terra prima che
toccasse l’acqua. Il prendisole che indossava l’aveva
cucito su misura mia sorella e si sarebbe arrabbiata molto se si fosse
rovinato!
Dopo aver disteso
i teli sotto l’ombrellone, ci spogliammo tutti, rimanendo solo in
costume. La benedizione della spiaggia privata! Nessuno poteva vederci,
commentare ciò che facevamo e cose del genere. D’altra
parte, il denaro può tutto. Addirittura corrompere il
proprietario della spiaggia.
Frugai nella borsa
frigo e ne tirai fuori una borraccia. “Amore, hai sete?”,
chiesi, guardando mia figlia che tirava le braccia verso di me. La
piccola annuì energicamente, così le porsi la borraccia
trasparente e lei la afferrò, iniziando subito a succhiare dalla
cannuccia.
Un odore
flebile, diverso da quelli che provenivano dalla zona che occupavamo,
giunse fino alle mie narici. Alzai gli occhi per incontrare quelli di
Bella.
Non era l’odore del sangue animale che stava bevendo Nessie dalla sua borraccia.
Non era nemmeno l’odore di nostra figlia.
Era un odore umano.
Ci voltammo
verso la parte destra della spiaggia in tempo per vedere una famiglia
con due bambini che ci guardavano. I genitori ci fissavano a bocca
aperta, mentre il figlio cercava di attirare la loro attenzione
additandoci, proprio come aveva fatto prima Nessie. “Mamma!
Papà! Quei signori brillano!”. La bambina più
piccola, che prima di accorgersi di noi stava mangiando un gelato,
dallo stupore inclinò il cono che aveva in mano tanto che la
pallina rosa che era posata sopra cadde sulla sabbia.
Cosa ci facevano
lì quelle persone? Non riuscii a distogliere lo sguardo dalle
loro espressioni stupefatte. Anche senza leggere le loro menti avrei
potuto capire cosa stessero pensando.
Una famiglia
di persone dalla carnagione bianca che brillava al sole. Una bambina
che beveva un liquido denso e rosso. I loro occhi di un colore
innaturale.
C’erano gli elementi per pensare a qualcosa di strano.
Nessie
continuava a succhiare imperterrita dalla cannuccia, fissando la
bambina umana con curiosità. “Chi è,
papà?”, domandò indicandola.
Sentii Bella afferrarmi il braccio e mi voltai verso di lei.
“Volevamo passare una giornata normale, senza problemi...”, disse con espressione sconfortata.
“Sì”, mormorai io.
Mi fissò con gli occhi spalancati. “Edward, sarà stata una buona idea??”.
Nota dell'autrice
Grazie davvero mille a tutti quelli che hanno letto la mia storia!
Questa fic l’ho scritta con l’intento di lasciare celata
l’identità dei personaggi quasi fino alla fine, anche se
credo che si possa capire già dall’inizio... Doveva essere
una scenetta divertente, quindi spero che leggendola abbiate almeno
sorriso! :)
Se siete arrivati sani e salvi fino alla fine, vi prego di lasciare un commentino, sarebbe davvero importante per me!
E ora ditemi: ce lo vedete Edward in infradito??
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